Sono giorni che cerco di dire (di scrivere) qualcosa di comprensibile approfittando dell’occasione per accennare en passant che anche la politica spicciola potrebbe risultare fra le esperienze mistiche e pericolose, perché toglie all'essere umano il vestito della ragione lasciandolo letteralmente nudo in balia dei venti che lo sostengono, sospeso in aria, sopra un abisso senza fondo nel Mare di Ulisse.
La Calabria è, tutti i giorni dell’anno, sulle news per due ragioni. Per le alluvioni e per la ndrangheta. Si legge di paesi che le alluvioni travolgono a valle, di ponti che crollano, di montagne che si spaccano per effetto di erosioni secolari, di fiumare che allagano i raccolti, di creature umane e di bestie che galleggiano sulla cresta dei torrenti.
L'altra ragione è la delinquenza organizzata. Se il fenomeno in Calabria appare più preoccupante è perché, messo in rapporto con la situazione politica e sociale che ne determina l'esistenza, non si vede come si possa risanare l'albero malato senza bonificare la terra intorno.
Amare questa Terra non basta. Anche se ciò che si prova è un amore passionale dovuto al fatto che i calabresi amano una terra che ha molto sofferto e subito. Ha sofferto lei e hanno sofferto i suoi figli, per avere un piccolo posto al sole, devono superare ogni giorno difficoltà che gli altri non immaginano neppure.
C'è perciò un legame fra la sofferenza della terra e la sofferenza della sua gente. Si narra che il suo creatore volle il mare sempre turchese, la rosa sbocciante a dicembre, il cielo terso, le campagne fertili, i suoi raccolti pingui, l’acqua abbondante, il clima mite, il profumo delle erbe inebriante.
Operare su tutte queste cose nel presente e nel futuro, si scoprirà che il Big Bang fu preso da una dolce sonnolenza, forse perché compiaciuto della sua opera.
Del suo breve sonno approfittò un essere mefistofelico che assegnò a questa regione le avversità: le dominazioni, il terremoto, la malaria, il latifondo, le fiumare, le alluvioni, funghi parassitari, la siccità, la mosca olearia, l’analfabetismo, il punto d’onore, la gelosia, la N’drangheta, la vendetta, l’omertà, la violenza, la falsa testimonianza, la miseria, l’emigrazione.
Dopo le calamità, le necessità: il lavoro, la casa, la scuola, le strade, l’acqua, la luce, lgli ospedali, i cimiteri. A tutto questo bisogna aggiungere la giustizia, la libertà, il bisogno della grandezza, che ogni tanto germoglia in alcuni suoi figli; il bisogno del nuovo, il bisogno del meglio. Il bisogno di esser fieri dei propri antenati.
Gigino A Pellegrini & G el Tarik