25 settembre 2022. Si voterà in Italia per eleggere il nuovo Parlamento. Secondo le previsioni e come i sondaggi elettorali da oltre un anno stanno indicandodovrebbe vincere la coalizione di centro destra. Esulteranno certamente la Meloni, Salvini e Berlusconi. Ma ora con la crisi economica galoppante, con bollette di luce e gas alle stelle, con fabbriche che chiudono, con l’euro che crolla rispetto al dollaro, con una guerra in corso e non si sa quando finirà, con Putin che ricatta l’Europa chiudendo i rubinetti del gas, per il nuovo governo che si formerà sarà davvero dura. E per il nuovo Presidente del Consiglio, chiunque esso sia, ci saranno tante gatte da pelare e sarà davvero difficile governare. Sarà un autunno freddo e l’inverno che verrà sarà gelido per davvero. Prepariamo in tempo la legna da ardere per i caminetti e per le stufette a legna, i carboni per il braciere. Il braciere fino ad oggi lo abbiamo usato come sotto vaso, da ora in poi lo useremo per riscaldarci come una volta. E prepariamo pure le candele steariche, i lumi a petrolio e le lucerne ad olio. E le nostre mamme e le nostre mogli impareranno a cuocere gli spaghetti a fiamma spenta. Le vie, le piazze, le chiese, gli edifici pubblici resteranno al buio, come al tempo della seconda guerra mondiale. Termosifoni addio e televisione spenta alle dieci di sera. Esagerato? Non direi con i tempi che corrono e con quello che ci aspetta. Sarà un Natale al freddo e al buio, un Natale come ai vecchi tempi antichi quando per riscaldarci un po’ trascorrevamo la notte di Natale intorno ai falò che i ragazzi accendevano davanti i sagrati delle chiese. Siamo in guerra anche se il nostro Parlamento non l’ha ancora dichiarata ufficialmente E quando si è in guerra si dovranno fare enormi sacrifici. Ritornerà la tessera annonaria? Il pane, lo zucchero, il burro, la pasta, la marmellata, il riso, il latte, l’olio e tutti gli altri beni di consumo saranno razionati? E per il caffè? Chi ne desidera “natazzulla” dovrà ricorrere al surrogato o all’orzo abbrustolito e macinato in casa. Ma queste cose le sanno i giovani di oggi? Non direi. Noi, invece, che abbiamo vissuto in un piccolo paese di provincia siamo stati fortunati perché avevamo la capretta, il maiale, le galline, i conigli e nell’orto sotto casa i pomodori, le melanzane, l’insalata e frutta di stagione in abbondanza. Per non dire dei fichi secchi nei “casciuni” nel “catoio”. Chi viveva in città pativa la fame e i pochi cibi che c’erano erano venduti a caro prezzo. Ai forni noi non facevamo la fila per acquistare il pane perché il pane lo facevamo in casa. In città davanti ai forni si facevano lunghe file per aspettare la distribuzione del pane e alcune persone si presentavano davanti ai forni quand’era ancora notte. Si faceva la fila per la sopravvivenza, per una pagnottella di 50 grammi. Pane nero fatto di poco grano e di legumi sfarinati, grano giallo di granturco, pane che si induriva, immangiabile, ma per sopravvivere si doveva per forza mangiare.Oggi, invece, si fa la fila davanti ai negozi per comprare l’ultimo modello di telefonino o dell’I-pad. Ma quanto durerà questa terribile guerra che sta sconvolgendo il nostro tenore di vita? A lungo. E nel frattempo chiuderanno le industrie e milioni di lavoratori perderanno il posto di lavoro. La gente non ne può più. Si temono disordini e occupazioni di fabbriche. Cosa fanno i partiti? Il 26 settembre tutti diranno che avranno vinto, nessuno ha perso. Qualcuno, però, sono convinto, si leccherà le ferite. E’ probabile che ci sarà un congresso del Pd e Letta sarà ancora segretario oppure dimissionario? Dipenderà da molti fattori. Certo è che Letta, secondo gli ultimi sondaggi, da sconfitto, non potrà restare leader di una coalizione inesistente. Non vorrà essere stritolato dalle guerre interne tra chi chiederà di guardare a Conte e chi a Renzi e a Calenda. Per lui non ci saranno problemi, Parigi lo sta aspettando.
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