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IL POST COVID

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covidddd99Stamattina, dopo essermi negativizzato dal Covid, ho fatto una passeggiata sul lungomare di Beaumont. L’Ulisse rumoreggiava e sulla sua sabbia ho trovato una pallina da golf. Nelle mie orecchie risuonarono le parole del ricco signore golfista con il quale, molti anni orsono avevo giocato sul campo da golf del Lido di Venezia.

“I luminosi vecchi tempi, son tornati a splendere di nuovo; mentre le lacrime inondano il Paese. Si avranno briciole di pane per il suddito umano. Mentre noi impugneremo la spada. Bisogna isolarli, sempre più, con salari bassi, senza protezione, facilmente ricattabili, diventando diffidenti e risentiti; sì la guerra tra poveri, impauriti, indifesi, disperati, abbruttiti. Dovranno consegnarsi a mani alzate allo sviluppo senza regole così come è richiesto dal sistema finanziario internazionale.”

Fin qui, sorvolando ed eliminando qualsiasi considerazione etica e morale, tutto bene, sorge però un problema circa il ruolo dell’essere umano all’interno di questa nuova società, evidentemente non sarebbe possibile mantenere gli assetti sociali odierni. Con il crescente disimpegno degli esseri umani dalle mansioni ordinarie e di più basso livello, a favore della nuova specie, inevitabilmente implica la necessità di diminuire il numero degli umani, in particolar modo quelli appartenenti alle fasce sociali più basse in quanto e soprattutto, per una questione economica ma anche politica, risulterebbero in surplus rispetto ai nuovi assetti sociali.

In un’epoca di grandi mutamenti e rivolgimenti del comune sentire, con le inevitabili (e spesso sottovalutate) ricadute, come quella in cui viviamo, forse gioverebbe intrattenersi un po’ sulle trasformazioni del tutto analoghe, ancorché di segno opposto, che stanno avvenendo nella coscienza collettiva e nell’orizzonte culturale dell’Occidente.

Se la crisi nella quale siamo immersi è anche l’esito dell’efficace lavoro di egemonia del postmodernismo sulla mentalità dominante e della distorsione alla quale questa tendenza sottopone la cultura di massa, si capisce che non è affatto possibile rispondere alla contorsione del significato delle parole, alla manipolazione dell’immaginario e all’avvelenamento delle relazioni sociali. Qualcuno ha scritto che bisognerebbe “riscattare la sfera del pubblico dall’impero quasi tirannico di un individualismo possessivo e politicamente apatico”.

L’affollarsi di 8 miliardi di persone nelle città dei paesi in via di sviluppo e un maggior numero di anziani ovunque nel mondo, sommate alle speranze di crescita economica specialmente per i poveri, non potevano non suscitare preoccupazioni nelle menti di chi governa il mondo sulla sostenibilità dei livelli demografici attuali e futuri . A tale proposito, il noto magnate David Rockefeller diversi anni fa fece un discorso all’ONU, in cui sosteneva la necessità di ridurre il numero della popolazione mondiale, in quanto non più sostenibile per l’ambiente e la Terra.

Il suo discorso, in apparenza “umanitario” e “ambientalista”, è stato visto con sospetto e come parte integrante di un progetto del Nuovo Ordine Mondiale e la politica di riduzione della popolazione è espressa chiaramente nelle note “Georgia Guidestones”, dove c’è scritto che bisogna “mantenere l’umanità sotto i 500milioni”.

Gigino A Pellegrini & G elTarik

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