"Sarò il Sindaco di tutti". Il Dott. Pellegrino ha commentato a caldo
Il dottore Pellegrino ha vinto con quasi il 60% dei votanti.
Sorrisi, abbracci e strette di mano nella centralissima piazza Cappuccini dove, a scrutinio ancora in corso ma con un trend ben delineato, scattano i festeggiamenti per l'elezione del Dott. Pellegrino a Sindaco della Città.
Il distacco del candidato dall’avversario contendente alla poltrona di primo cittadino è importante: Pellegrino infatti attesta la sua percentuale intorno al 60%, che tradotto in voti è più di 1.300 voti, in netto vantaggio sul dott. Socievole.
"Il risultato riconosce credibilità e fiducia al progetto Nea Polis e mi riempie d’orgoglio", ha in estrema sintesi commentato Pellegrino, sempre in sintesi Pellegrino ha commentato che "Sono consapevole della grande responsabilità che la Città di Amantea ci ha affidato”.
Un risultato che al dir vero risulta parziale poiché in città ha votato poco più della meta degli aventi diritto (53%).
Un dato questo che pone degli interrogativi ai quali il Dott. Pellegrino dovrà impegnarsi a cercare risposte concrete.
Dovranno comprenderne le ragioni e lavorare per riavvicinare la Città alla democrazia.
Pellegrino ha poi concluso dicendo: "Sarò il Sindaco di tutti”
La passione, l’amore per la città, la concretezza, una visione progettuale chiara, una squadra affiatata hanno consentito di raggiungere l’obiettivo all’inizio quanto mai insperato.
Da domani si comincia, passo dopo passo.
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Politica
La città è la rappresentazione fisica, nel tempo, della vita sociale: organismo vivente in continua evoluzione che riflette lo scenario della società presente sulle fondamenta di quella del passato. All’interno di questa rappresentazione il cambiamento dell’organismo urbano è l’elemento che interviene con continuità e si esplicita nella contrapposizione, sempre diversa, tra la staticità della forma e la dinamicità della funzione.
Un approfondimento sui contesti urbani e le sue evoluzioni non può prescindere dall’analizzare la relazione che esiste fra linguaggio formale ed i suoi contenuti. Eliminare i segni del passato significherebbe per le nuove generazioni crescere senza quella storia che gli appartiene, senza godere del patrimonio di esperienze che ha contribuito a forgiare il carattere della società della quale fanno parte. Questo è alla base dell’esigenza di tutelare e valorizzare il patrimonio storico ereditato dal passato che, a partire dal nucleo originario, ha strutturato la città moderna e contemporanea.
La sfida di Amantea e del Sud è la più difficile di tutta la nostra cosiddetta storia unitaria. Ma non è una causa persa. C’è una grande vitalità e capacità di innovazione, nelle forze sociali e imprenditoriali, nelle forme della cittadinanza attiva, in luoghi che rappresentano il cambiamento possibile, in realtà che sperimentano già quel modello di sviluppo sostenibile che i Meridionali sono impegnati a perseguire. In questo contesto la politica locale dovrà impegnarsi a fondo nel creare e diffondere condizioni di benessere, accelerare e supportare i processi onesti. La premessa è dare risposte alle emergenze e ai bisogni, dove necessario riconquistare territori e cittadini alla legalità.
Chi sarà chiamato ad amministrare Amantea dovrà innanzitutto ridurre i divari tra cittadini e territorio. Questa sarà la vera opportunità per riavviare uno sviluppo forte e durevole, per riprendere a investire attivando potenziali di crescita e innovazione inespressi, per creare opportunità di lavoro buono, in particolare per i giovani e le donne.
Tutto il Sud vive da troppi anni in condizioni di persistente emergenza sociale. Dopo aver subìto con maggiore intensità gli effetti della Grande recessione, oltre due anni di corona virus e per ultimo l’invasione della Ucraina da parte della Russia, non puòaver favorito una ripresa in linea con il resto del Paese ma ancor di più assai distante dalla media Ue e dell’Eurozona.
Il mancato investimento nel Sud ha determinato un indebolimento della macchina interna dello sviluppo, con conseguenze negative per tutto il Paese, che ha visto indietreggiare in Europa anche le regioni più sviluppate del Centro-Nord, non per il peso della “zavorra” meridionale ma per il mancato apporto dei reciproci effetti benefici dell’integrazione economica.
Serve un progetto, una capacità e volontà della prossima amministrazione pubblica di agire per compiti e conseguire risultati, che abbiano effetti immediati e offrano una prospettiva. I progetti di solito sibasano su una visione di trasformazione di medio termine, che a sua volta può svilupparsi solo incidendo da subito con determinazione sulle condizioni di contesto attuali.
Gigino A Pellegrini & G elTarik
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Primo Piano
Nota stampa del 17 maggio 2022 inviataci stamane a firma di Gianfranco Suriano
Sono passati alcuni giorni dal termine della presentazione delle liste elettorali per il rinnovo del Consiglio comunale della nostra Città. Ritengo giusto comunicare ai miei conterranei di Amantea e Campora San Giovanni i motivi della nostra scelta; lo farò a menta fredda e senza ricercare futili e inutili giustificazioni, in quanto un candidato a Sindaco deve assumersi, nel bene e nel male, tutte le proprie responsabilità.
Ahimè, dunque, la “lista civica – La Mia Città” non concorrerà alle prossime elezioni perché non sono riuscito ad approntare una squadra che racchiudesse in sé affidabilità, esperienza amministrativa e consistenza elettorale, elementi tali da consentire ai miei concittadini di poter esprimere il voto con convinzione e massima partecipazione. Voglio però precisare che la ricerca di tali elementi – fin dai primi giorni del mese di aprile scorso, momento in cui è avvenuta la mia designazione a candidato a Sindaco – è stata perseguita con determinazione da me e da tutte le belle persone che mi hanno affiancato in questa esperienza pre-elettorale.
Non me ne voglia nessuno dei protagonisti di questa fase pre-elettorale, ma probabilmente, nella nostra Città, ha pesato l’assenza totale di qualsivoglia cultura politica, l’unico ingrediente capace di poter avviare proficui dialoghi finalizzati al raggiungimento della migliore sintesi progettuale nell’esclusivo interesse della nostra Comunità.
Il movimento da me rappresentato, frutto della convinta aggregazione di quattro gruppi, aveva probabilmente previsto gli atteggiamenti poco inclini al confronto sui contenuti e sulle idee programmatiche nonché caratterizzati da scarso altruismo verso una Comunità già largamente in sofferenza a causa del dissesto finanziario e dello scioglimento del Consiglio comunale per condizionamenti della criminalità. Due eventi, quest’ultimi, nonostante i conseguenti provvedimenti adottati dalla Corte dei Conti e dal Ministero dell’Interno forse volutamente ignorati nelle discussioni e interlocuzioni avute da nostri rappresentanti nei mesi scorsi con altre realtà associative ed elettorali.
Io stesso, al fine di raggiungere la massima unitarietà di una possibile compagine elettorale, ho proposto a più raggruppamenti di aprire un dialogo tra le delegazioni in assenza dei relativi candidati a Sindaco. Questa auspicabile, quanto necessaria, modalità di aprirsi al dialogo, scevra da condizionamenti degli stessi candidati a Sindaco, non ha trovato alcun accoglimento. Infatti mentre la nostra delegazione si presentava, in mia assenza, ai tavoli per dialogare con le altre forze elettorali, dall’altra parte si è sempre trovata di fronte anche il candidato a Sindaco dell’altro schieramento: un tentativo goffo e politicamente immaturo di far credere all’opinione pubblica che si era aperti al dialogo.
E così, in modo effimero, ha vinto l’individualismo sull’altruismo, ha vinto il dilettantismo politico sulla sana capacità di mediazione (il tempo Gianfrà, il tempo ti è mancato Gianfrà…).
Ora, il 12 giugno ci appresteremo ad affrontare elezioni strane e surreali, lo si percepisce per le vie della Città, dallo sguardo triste di molte persone che incontriamo ma che ci incoraggiano ad andare avanti comunque, a non desistere. Ci piace pensare che questo incoraggiamento sia il frutto di una preliminare condivisione del metodo utilizzato dalla mia lista: il coinvolgimento dal basso delle persone umili e oneste ma capaci, per esperienze e competenze, di dare un grande e disinteressato contributo alla collettività. E allora dobbiamo proseguire nel cammino intrapreso, lo dobbiamo a chi ha lavorato al programma elettorale che non butteremo, comunque, nel cestino. Lo dobbiamo ai nostri candidati che, con coraggio e generosità, si erano resi disponibili ad accogliere questa difficile sfida. Lo dobbiamo anche ad alcuni amici di Campora San Giovanni che mi hanno e ci hanno mostrato vicinanza e stima sino all’ultimo giorno (il tempo Gianfrà, il tempo ti è mancato Gianfrà…).
A questo punto dobbiamo augurarci che chi vincerà le elezioni aiuti la nostra Città a rialzarsi. Un umile consiglio ai futuri amministratori: fatelo con amore e senza supponenza, aprendovi (come avremmo fatto noi) a quanti possono e vogliono dare un contributo!
Uno dei miei cinque maestri in politica, l’unico rimasto in vita, mi ha detto domenica scorsa: il tempo Gianfrà, il tempo ti è mancato Gianfrà… L’ennesimo insegnamento! Grazie maestro e grazie a quanti, tra i quali il mio splendido gruppo della comunicazione, hanno condiviso con me questa breve avventura, forse sfortunata e con qualche errore di valutazione fatto, ma affrontata sempre a testa alta con il solo e unico intento di contribuire a risollevare le sorti della nostra bellissima Città.
Gianfranco Suriano
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Qualcuno mi diceva che i TAR andrebbero aboliti, sono una indemocratica democrazia, visti gli ultimi eventi, compresa sentenza sulla riapertura delle scuole pubbliche, non posso dargli torto, a Lamezia Terme accade l'inverosimile, si dovrà rivotare in 4 sezioni: 2, 44, 73 e 78.
Sia per il sindaco che per i consiglieri comunali.
E' quanto deciso dal Tar Calabria-Catanzaro al termine della discussione di merito, che si è tenuta oggi davanti alla seconda sezione presieduta da Giovanni Iannini.
Il prefetto di Catanzaro, ricevuta la notifica della sentenza di accoglimento del ricorso, dovra provvedere immediatamente allo scioglimento del Consiglio Comunale di Lamezia Terme e l’Amministrazione comunale cesserà a tutti gli effetti.
La prefettura nominerà un Commissario Prefettizio che guiderà il Comune fino a nuove elezioni che dovranno tenersi entro 60 giorni dallo scioglimento.
Gli atti saranno trasmessi anche alla Procura di Lamezia.
Non sono esclusi anche risvolti penali.
La vicenda ha avuto inizio col ricorso presentato dai candidati a sindaco, Massimo Cristiano con alcuni candidati consiglieri delle sue due liste civiche e il candidato a sindaco del Movimento Cinquestelle, Silvio Zizza avverso il risultato elettorale scaturito dalle elezioni comunali del 10 novembre 2019.
All'esito dell'odierno dispositivo si è giunti dopo le verificazioni effettuate dalla prefettura (48 sezioni su 78) che, in un passo del verbale conclusivo di 10 pagine inviato al Tar, scriveva "Le operazioni di verificazione si sono regolarmente svolte e, pur rimandando al contenuto dei verbali delle sedute per i dettagli delle attività e i relativi risultati, si dà atto in questa sede che quasi ogni incongruenza, errore o vizio dedotto nei ricorsi introduttivi ha trovato riscontro nell’esame dei verbali e, ove si sia proceduto in tal senso, nel riconteggio delle schede".
Vi è da dire in particolare che è stato accolto il ricorso nelle sezioni indicate da Massimo Cristiano.
Un lavoro che è durato per molti mesi e che oggi, dunque, ha trovato parziale conferma nella, decisione del Tar di accogliere in parte il ricorso avverso il dato elettorale scaturito nel novembre dello scorso anno.
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Lamezia Terme
riceviamo e pubblichiamo
Si è costituito il movimento politico culturale “Politica, Etica, Competenza” che, come già evidenziato nel manifesto d’intenti reso pubblico nello scorso mese di marzo, vuole rappresentare uno spazio d’impegno sociale condiviso da numerosi cittadini di Amantea che, indipendentemente dalla propria appartenenza politica e partitica, intendono contribuire alla crescita sana del nostro territorio.
Un movimento, aperto e plurale, che non ha come scopo ultimo quello di concorrere alle prossime competizioni elettorali ma che, invece, attraverso la propria partecipazione al dibattito pubblico nella nostra Città, vuole offrire un contributo concreto in termini d’idee e progettualità utili al superamento delle diverse problematiche che investono il nostro territorio.
L’Organismo direttivo del movimento è composto da Giovanna Buffone, Pino Cavallo, Dino Colavolpe, Fabio Garritano, Biagio Miraglia, Mario Pellegrino e Michele Vadacchino. Inoltre, sono stati individuati i Coordinatori delle diverse aree tematiche: Franco De Santo (Sanità); Sergio Ruggiero (Urbanistica e ambiente); Pino Sconza Testa (Promozione turistica); Eugenio Bruni e Pino Veltri (Cultura della legalità). L’incarico di tesoriere del movimento è affidato a Giovanni Aloe.
Il movimento rimarrà costantemente aperto alle adesioni di quanti riterranno di condividere i valori, i principi e le finalità già comunicate con il succitato manifesto d’intenti. Il movimento politico culturale “Politica, Etica, Competenza”, nell’auspicare il superamento dell’emergenza sanitaria ancora in essere e conseguentemente anche delle norme di prevenzione al contagio da covid-19 che ad oggi non consentono lo svolgimento di manifestazioni pubbliche, si augura d’incontrare quanto prima la cittadinanza per iniziare a dibattere sulle principali questioni che interessano la nostra Comunità.
Infine, con riferimento al recente trasferimento ad Amantea dei migranti provenienti da Roccella Jonica, il movimento chiede alle Autorità comunali e sovra comunali, preposte alla tutela della salute pubblica, di profondere ogni sforzo al fine di garantire sul territorio il rispetto di tutte le normative anti-covid, condizione essenziale per consentire alla Comunità di Amantea di vivere in condizioni di assoluta sicurezza e tranquillità. Movimento politico culturale “Politica, Etica, Competenza”
Il Direttivo
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L’esperienza dell’amministrazione comunale si è praticamente conclusa. Ed ora è inevitabile che la nostra città venga affidata, per la transizione verso nuove elezioni, ad una gestione commissariale. L’auspicio è che si possa votare al prossimo turno elettorale della imminente primavera. Una transizione che se dovesse protrarsi per lunghi mesi, infatti, accentuerebbe una crisi istituzionale che già oggi di per sé rappresenta un forte ostacolo alla crescita ed alla organizzazione funzionale della città.
La crisi che ha portato alle dimissioni del Sindaco è stata la risultante di criticità e nodi non risolti – alcuni risalenti alle esperienze amministrative precedenti – che si sono, addirittura, ancora di più aggrovigliati nel corso della consiliatura appena conclusa. Si pensi alle dichiarazioni dello stesso ex Sindaco riguardanti la mancata approvazione del Bilancio consuntivo 2016.
Proprio per tali ragioni – con il nostro allontanamento prima e le dimissioni dei nostri rappresentanti in Consiglio poi – abbiamo ritenuto necessario agevolare l’avvio di una nuova fase capace di segnare una reale e chiara discontinuità. Un obiettivo non perseguibile se le proposte politiche non saranno capaci di ispirare un protagonismo attivo ed inedito del civismo cittadino.
In tal senso, l’idea – che è stata già avanzata – di dare vita ad un comitato civico “lavoriamo per una città migliore” è una giusta e lungimirante intuizione. E proprio per questo è auspicabile che quella diventi la sede autonoma attraverso la quale possa aprirsi un fecondo confronto intorno ad un efficace progetto di sviluppo e riorganizzazione urbana e per la selezione di una credibile classe dirigente. Le priorità della città dovranno, in questo quadro, essere chiare e venire prima degli uomini. Come andiamo predicando da tempo.
Lo sforzo dovrà essere all’altezza del compito di riqualificare la reputazione e l’immagine dell’istituzione comunale, insieme alla necessità di rilancio della funzione strategica della nostra città.
Segreteria PD Amantea
Circolo “Moro-Berlinguer”
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La città si interroga
Sarà approvato il bilancio? Continuerà la giunta il proprio lavoro? Arriverà a conclusione questa amministrazione? Domande alle quali è difficile dare una risposta univoca. E poi le risposte sono orientate dai personali interessi politici. E così c'è chi spera che pizzino resti e c'è chi spera di andare alle elezioni. E poco importa che la situazione dell'ente sia seria, molto seria. Ci fa credere ciò la quasi totale mancanza di una forte opposizione, di riflessioni sulla gravità della situazione. Quasi che lasciando sbagliare questa giunta domani i suoi componenti potranno far parte incontestati delle prossime liste elettorali. Ed a pagare saranno come sempre la città e la parte buona degli amanteani
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Primo Piano
Amantea ama il teatro. Questo a quanto pare se dovessimo giudicare dal piacere di Recitare che si nota negli attori del paese ed in primis nei politici che amano stare sul palcoscenico senza riuscire a scenderne. Attori grandi attori
Gente che dice una cosa mentre ne pensa un'altra. Per esempio gente che dice di poter andare tranquillo alla conclusione dei cinque anni ma che invece sotto sotto si prepara per elezioni a breve e cerca nuovi compagni di ventura. La prossima ventura. Ma allora quale è la verità?. Vallo a sapere. Certo la situazione politica non sembra tranquilla. Affatto. Ma la cosa più bella di questa situazione è che qualcuno nemmeno sa che altri stanno recitando per una nuova commedia, se di commedia si tratta. Qualcuno infatti pensa più ad una tragedia, quella di un paese che non conosce il proprio passato, non vive il proprio presente e non teme il futuro. Ama solo il teatro e spera di avere ancora pubblico. Ma forse non sarà così
E nemmeno la claque.
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Dal Circolo “Moro-Berlinguer” di Amantea riceviamo e pubblichiamo il “Programma dei lavori del Congresso” del Circolo PD Amantea per l'elezione del Segretario di Federazione, dei membri dell'Assemblea provinciale, del Segretario di Circolo e del Direttivo del Circolo.
Il congresso si terrà venerdì 20 ottobre il Congresso
I lavori si svolgeranno nella sede del Circolo "Moro-Berlinguer - in Corso Vittorio Emanuele n. 71 - secondo il seguente calendario:
ORE 15.00 - Elezione della Presidenza del Congresso
ORE 15.15 - Presentazione delle linee politiche e organizzative dei candidati alla carica di Segretario di Federazione
ORE 15.45 - Orario entro cui depositare le liste dei componendi l'Assemblea provinciale, il Direttivo di Circolo e le candidature a Segretario di Circolo
ORE 15.50 – Presentazione delle linee politiche e organizzative dei candidati alla carica di Segretario di Circolo
ORE 16.30 - Apertura del dibattito
DALLE ORE 17.30 ALLE ORE 20.45 - Orario entro cui gli aventi diritto potranno esprimere le proprie preferenze ai fini dell'elezione del Segretario di Federazione, dei membri dell'Assemblea provinciale, del Segretario di Circolo e dei componenti il Direttivo del Circolo
ORE 21.00 - Spoglio delle schede e proclamazione degli eletti
PD AMANTEA
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Cronaca
Qualche giorno fa, durante una intervista rilasciata a “Zippa 29”, sono stato poco chiaro nell’invitare la popolazione di Amantea a non votare.
In realtà domenica bisogna votare ma mettendo nell’urna una scheda bianca.
Chiaramente, considero la scelta di votare una lista il male minore, come il vero cancro metastatizzato delle democrazie moderne.
Alcuni anni or sono, in occasione di una scadenza elettorale, un celebre giornalista italiano invitò i propri lettori a turarsi il naso e a compiere il proprio dovere di cittadini, recandosi a votare per il partito allora al potere.
Il giornalista era ben consapevole che all’olfatto della gente quel partito emanava il fetore di decenni di putridume istituzionale — soprusi, corruzione, malaffare — ma la sola alternativa politica disponibile sul mercato, la sinistra, gli sembrava ancor più nefasta. Non rimaneva quindi che turarsi il naso e votare per i governanti già al potere.
Per quanto riguarda Amantea, non tutti si rendono conto della gravità della situazione.
Gli Amanteani sembrano convinti che abbiamo grandi problemi: in particolare la disoccupazione, l’inettitudine dei politici, la stagnazione economica. Molti ci mettono anche il dissesto pubblico, ma al riguardo si dicono che, come si è fatto per il passato, si farà per l’avvenire. Comunque nessuno teme che le cose vadano peggio. Non solo, sono convinti che votando il male minore è l’unica cosa da fare. Restare nell’ambito del male minore non pone troppi problemi; il problema comincia nel momento in cui si esce da questo ambito, nel momento in cui lo si distrugge. Basta osservare che tra due mali il peggiore è sceglierne uno, ed ecco la polizia bussare alla porta. Se si è nemici di qualsiasi partito, di qualsiasi guerra, di qualsiasi ricco, di qualsiasi sfruttamento della natura, non si può che risultare sospetti all’occhio dell’autorità. In effetti, è qui che comincia la sovversione. Rifiutare la politica del male minore, rifiutare questo istinto che induce a conservare la propria esistenza invece di viverla, porta necessariamente a mettere in gioco ogni cosa in quanto il mondo reale e le sue “necessità” perdono di significato. Non che l’Utopia sia immune alla logica del male minore, no di certo. Durante i periodi rivoluzionari è proprio in questo modo che sono stati fermati gli assalti degli insorti: quando infuria la tempesta e le ondate minacciano di spazzare via tutto, c’è sempre qualche rivoluzionario più realista del Re che si affretta a dirottare la rabbia popolare verso rivendicazioni più “ragionevoli”. Dopo tutto, anche chi vuole mettere sottosopra questo mondo ha paura di perdere tutto.
Anche se di quel tutto, non c’è nulla che davvero gli appartenga. Sia chiaro, tutto ciò non impedisce a noi tutti di cogliere la nocività di quanto abbiamo di fronte. Sappiamo di scegliere comunque un male. Ciò che ci manca — e ci manca perché ci è stata sottratta — non è tanto la capacità di giudicare il mondo che ci circonda, la cui infamia si impone con l’immediatezza di un pugno in faccia, quanto quella di andare al di là delle possibilità date.
Dire “meglio” invece che “meno peggio” è un po’ come dire “è il meno peggio e mi dà anche soddisfazione”.
Dire semplicemente “meno peggio” significa omettere la parte sulla soddisfazione, perché la soddisfazione non c’è o non è granché.
Ma dal punto di vista del confronto tra i candidati non cambia nulla: il meglio è sempre, immancabilmente, il meno peggio. Chiarito questo equivoco, il discorso dovrebbe spostarsi sul perché e il percome Tizio sia meglio (o meno peggio) di Caia, o se invece sia vero il contrario, o se invece ancora sia meglio votare scheda bianca come atto cosciente di ribellione al sistema. Invece in tanti rimangono intrappolati nell’equivoco e si mettono a dibattere di un problema inesistente, come se ci fossero due diverse filosofie e logiche del voto e della vita – votare per il meglio o votare per il meno peggio.
Questo dibattito è fuorviante.
L’argomento del “male minore” è un argomento che puntualmente salta fuori quando vi sono da prendere determinate decisioni politiche o legislative.
I favorevoli, la stragrande maggioranza, al “male minore” si pongono sulla linea del “cedere per non perdere”, sulla necessità di “limitare i danni”. Chi sposa questa prospettiva afferma che è doveroso scegliere un “male minore” se questo può servire a evitare un “male maggiore”.
Oppure, trovandosi di fronte a due mali, si afferma l’obbligo di scegliere il minore perché bisogna avere il coraggio di “sporcarsi le mani”, mentre non scegliere affatto è considerata una condotta da irresponsabili. La logica del “meno peggio”, il ricatto morale sulle conseguenze, l’adattarsi a un’offerta scarsa, sono da sempre l’arma vincente delle politiche povere, pigre, mediocri, e delle scelte di persone inadeguate e indigeste. L’aberrante soluzione del minore dei mali.
L'opzione "Non voto" fa schifo in qualunque caso, perché come dicevo prima ognuno può interpretare questa cosa come meglio crede, e comunque chi ha votato decide (e ha più potere per capita). Qualcuno dice che il pragmatismo ci ha portato qui... Io dico che il pragmatismo è la migliore soluzione realisticamente possibile. La migliore in assoluto è l'ideologia, che però non è realistica e applicata in piccolo numero non serve a niente e fa gli interessi del più forte (chi ha più voti in teoria). A meno di essere proprio organizzati per votare in bianco, una specie di partito/movimento della scheda bianca. In questo modo l’elettore si reca comunque a votare, ma sceglie di non dare alcuna indicazione di voto.
Le schede bianche saranno comunque valide pur non contenendo alcuna preferenza e influendo, come ovvio, sul risultato finale. Voglio svegliarmi lunedì 12 giugno con la notizia che gli Amanteani hanno depositato nell'urna il 50% delle schede bianche. L’inizio di una vera e propria rivoluzione.
Gigino A Pellegrini
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Amantea Futura