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buon nataleDa oltre mezzo secolo la Calabria non riesce a ridurre il divario economico rispetto alle regioni del Centro Nord. Restano ampie differenze nel mercato del lavoro, nella struttura produttiva, nella capacità di esportare beni e servizi.

Il ritardo economico si manifesta nel permanere dei flussi migratori. In molti comparti dell’intervento pubblico vi è anche un significativo divario nella qualità dei servizi forniti ai cittadini; in importanti casi ciò ha luogo nonostante la spesa pubblica nel Mezzogiorno non sia inferiore a quella che si riscontra nelle altre aree del paese. Il flusso di risorse pubbliche verso le regioni meridionali resta ampio, riflette soprattutto il divario tra una spesa pubblica sostanzialmente proporzionale alla popolazione e basi imponibili di gran lunga inferiori in tali regioni. Qualcuno ha suggerito che il Sud si debba guardare in una prospettiva strabica. Si deve leggere nei suoi dati ricorrenti ma anche nei cambiamenti che, nonostante tutto, si manifestano nel corso del tempo che passa. È imbarazzante vedere un'Amministrazione navigare a “vista”. È imbarazzante guardarla mentre progetta qualcosa e poi scoprire che ha cambiato idea. Non si è dimenticato il rifacimento del lungomare. È ignobile come questo balletto venga presentato come il frutto di un ragionamento o di un “dibattito democratico”, quando in fondo è solo la triste manifestazione dell'incapacità ( per non dire altro) di un sindaco e la sua Giunta. Negli ultimi mesi sono stati posti dei quesiti a questa Amministrazione. Quesiti che non hanno avuto nessuna risposta. Il mare di Ulisse inquinato, le facili autorizzazioni che hanno deturpato il centro storico, le perplessità sull’ufficio comunale del demanio e le assegnazioni dei lotti estivi, i cancelli che ostruiscono l’attraversamento di un villaggio turistico. Si potrebbe continuare all’infinito. Questa è l'imbarazzante coerenza di un sindaco che pretende di governare una città tramite slogans, frasi fatte e, cosa ancora peggiore, seguendo gli umori “famigliari”. Naturalmente, chi ragiona così ha la memoria corta, ma noi no. In questo periodo il mio pensiero non può che andare agli indigenti e alla vergogna che i cittadini provano nel vedere un'Amministrazione stralunata che passa il tempo nel presenziare a qualsiasi stupido evento. Fra poco, a fianco della targa sulla mafia, affissa sulla facciata del Municipio, apparirà quella con su inciso “Stiamo lavorando per voi”. La Giunta ha capito che non serve più neanche il loro portavoce Sparaballe, bastano i volti sorridenti dei suoi componenti che quotidianamente appaiono su alcuni siti compiacenti del Web. È imbarazzante vedere un Comune che si comporta come una parrocchia, invitando i bambini a rivolgersi a Babbo Natale per ricevere qualche piccolo cadeau!  Niente, o quasi, sussidi, perché non sono educativi... e la gente, la gente ha sempre più fame. E la sorridente Giunta cosa fa? Niente, non sa cosa dire e cosa fare, balbetta articoli del regolamento, appellandosi alla facoltà di non rispondere. La politica liberal democratica dovrebbe esser fatta di programmi e di idee e una città senza una seria programmazione è spacciata. 

Risanamento - rivalorizzazione dei centri storici ed edificazione - valorizzazione delle periferie sono operazioni legate a filo doppio, anzi costituiscono due variabili di un medesimo meccanismo, frutto di quell'egemonia urbana che scaturisce dall'accordo di rendita fondiaria, imprenditoria edile e ceto politico: l'accordo più classico della città meridionale. Generazioni di architetti e urbanisti hanno, in questo secolo, affrontato di petto la questione della vivibilità delle zone urbane meridionali.  I paesi fantasmi sulle due coste della Calabria; il degrado dei centri storici, sforzandosi di pervenire, nelle aree periurbane, alla realizzazione di modelli alternativi di insediamento, ispirati ad una valorizzazione dell'uomo e dei suoi interessi e ad una modernizzazione-civilizzazione delle strutture abitative. Una ottimizzazione della rete distributiva, dei servizi e delle strutture sociali, sulla progettazione di architetture razionali ed al contempo "soft", non alienanti. Il tutto, nel Sud, è stato invano. In questo degrado ambientale e morale, forti degli interessi economici che si andavano addensando sulla zona a causa dell'edificazione selvaggia, si sono insediate con successo le organizzazioni criminali. Periferie e centri storici sono nel Mezzogiorno, accomunati dallo stesso, identico grado di invivibilità e marginalità sociale. Decadenza di valori tradizionali e difficoltà a rimpiazzarli, individualismo dilagante, stimolazione al successo e difficoltà a raggiungerlo, marginalità economica che diviene marginalità sociale e psicologica: questi i fattori maggiormente suscettibili di condurre alla devianza i soggetti marginali. Dove la mobilità è maggiore e dove di conseguenza i controlli vengono meno del tutto, come nella zona di deterioramento della città si sviluppano aree di corruzione, di promiscuità e di malcostume. Dunque, non è una bagatella da giustificare o sopportare, e cacciare questi amministratori è un obbligo di primaria importanza. Insomma, pur di evitare questi signori traviati possiamo accontentarci di un cretino o un ignorante totale che non faranno grandi cose, ma neppure grandi disastri e sicuramente, saranno in grado di ridare la luce elettrica alla statua di Padre Pio sul lungomare.

Gigino A Pellegrini & G el Tarik

Pubblicato in Calabria

gigginoLa vera Etica (il giusto) nasce dalla ontologia (dalla verità e dalla sua conoscenza). Una estetica che non sia lo splendore del vero e del giusto è condannata ad una mortale contraddizione che tanto più stridente quanto più estremo è l’impiego che se ne fa: non bastano i violini per coprire gli orrori di Auschwitz, come non basta un bel manifesto elettorale per nascondere la falsità. Così come dovrebbe far riflettere che ci siano alcuni “maestri del pensiero” in questo nostro paese che hanno grandi responsabilità nell’operare per il Bene Pubblico, con grande serenità e lucidità fanno addirittura della separazione, della scissione del vero dal giusto e dal bello la loro bandiera cultural/professionale.

Desolazione, amarezza, rabbia e senso di abbandono. È quanto manifestano i cittadini di Amantea nell’apprendere che ogni inettitudine, da parte degli Amministratori non è una giustificazione, ma una triste ammissione di incapacità di gestire la cosa pubblica. A quale conclusione deve giungere un cittadino se non che coloro che hanno prodotto tali regole sono inadatti a farlo? Si arriva alla conclusione che ogni forma di programmazione è pura fiction, pura sostituzione della realtà con una sua protesi artificiale allo scopo di procurare emozioni a chi non è più in grado di provarne nella vita di ogni giorno. Ancora una volta è dimostrato che chi è preposto alla cosa pubblica non dovrebbero essere le Autorità ma il cittadino stesso. Sono passati mesi, anni da quando le situazioni denunciate dai cittadini hanno evidenziato anomalie concrete e disagi. Sono anni che nulla viene fatto. Bisogna con forza ribadire quanto già scritto, ovvero che se il cittadino si deve sostituire a chi è deputato a fare determinati controlli, adoperandosi per sostituire chi deve amministrare la città, si ravvede la possibilità di operare dei risparmi sensibili nei costi necessari per alimentare la macchina pubblica. Così facendo risulterebbe anche meno impegnativo ed oneroso il processo di assegnazione delle cariche e degli incarichi. Ogni qual volta riflettiamo, sarebbe bene cominciare riflettendo sulle parole. Sarebbe un primo grande atto di responsabilità verso le parole, che veicolano una storia, più precisamente, la nostra storia.

Un tale atto di responsabilità terrebbe quindi conto del parlare delle parole prima che qualcuno le parli e implicherebbe un interrogarsi circa i pensieri che, attraverso di esse, potrebbero nascere nel cittadino. Esso dovrebbe precedere la scelta di ciascuna parola della riflessione, specie se si tratta di una riflessione pubblica. Premettere tale necessità significa dire già qualcosa circa l’etica, quella del parlare, e la gestione di una cosa pubblica quale è, per esempio, la lingua che parliamo. “Etica” viene dal greco ethos che vuol dire costume, abitudine, usanza. L’etica comprende il complesso delle usanze che regolano la vita sociale, così come quella di ciascuna singola persona che vive sempre, inevitabilmente, con gli altri e le cui azioni ricadono pertanto, direttamente o indirettamente, anche sugli altri. L’etica ha a che fare con il nostro vivere con l’altro e comprende, pertanto, sia la nostra vita civica che quella sociale in senso lato, ovvero la vita lavorativa, affettiva, familiare, riguarda cioè i rapporti interpersonali, anche quelli più intimi, che instauriamo. La parola “gestione”: una traduzione potrebbe essere amministrazione, che significa pure controllo e perciò tutela. “Cosa pubblica” rinvia, invece, a tutto ciò che non appartiene a un individuo, come se fosse stato lui a crearlo o acquistarlo, o perché è solo lui a usarlo, bensì qualcosa che è condiviso, che non può mai davvero dirsi proprio, che giunge dagli altri. L’etica della cosa pubblica comprende dunque gli usi che ciascuno può fare di ciò che appartiene a tutti, in quanto di ciascuno, e che, anche quando rimesso alle volontà del singolo, deve rispondere inevitabilmente dell’altro a cui pure appartiene quello spazio in cui e magari su cui egli agisce. L’etica della cosa pubblica comprende la responsabilità verso l’alterità dell’altro, verso i suoi diritti: è il dovere di garantire, nella norma, le sue libertà; è il dovere di non tradire l’altro. La gestione della cosa pubblica deve fare in modo che l’etica non venga mai trasgredita. Chi amministra non può non sapere che ogni suo agire individuale, e anche privato, con ciò che è pubblico, include una responsabilità dell’altro. Ciò che è pubblico non può mai essere  mio soltanto, tanto meno quando sono io ad averlo direttamente, per così dire, tra le mani. Al contrario infatti, in tal caso, la responsabilità dell’altro è maggiore, in quanto sono io il garante di ciò che è e deve restare di tutti.

 Gigino A Pellegrini e G el Tarik

gigino nuovaMi sono spesso azzardato ad avanzare ipotesi delle quali non ero sicuro, ma tutto quello che ho scritto qui è da poco nella mia testa ed è nel mio interesse non sbagliarmi perché mi si sospetti di aver enunciato dei teoremi di vita dei quali non avrei la dimostrazione completa.

Vi prego di darmi un parere, non sulla verità, ma sull'importanza dei teoremi. Ci sarà, certamente, qualcuno che troverà da ridire nel decifrare tutto questo guazzabuglio.

A mezzanotte un uomo mi spiava maldestramente da dietro una macchina parcheggiata sulla piazzetta. Per un breve istante, con tristezza ed imbarazzo, lo ho osservato. Sono uscito di casa per fare una passeggiata per le antiche strade di questa città con la speranza che la bellezza delle facciate dei palazzi portasse un po’ di oblio sulle misere e umilianti vicende umane. Mi sono inerpicato per una scala e su per una stradina! Una lunga strada moderna, stretta fra due muri, fatta proprio apposta per le rapine. Ma la strada saliva solo ad una chiesa dove non avevo nulla da fare. Percorsi un'altra strada. Vidi un giardino di peschi in fiore e una panchina.

 Ho chiuso gli occhi e mi è sembrato di sentire un gigante che russava. Respiri regolari, sordi, che di tanto in tanto salivano di tono e terminavano in un affanno. Era il Mare di Ulisse, che si muoveva con il vento da sud-ovest. Lo scirocco. Era una vista meravigliosa. Il mare sotto di me, così vicino che avrei quasi potuto gettarci dentro la cenere della mia sigaretta. La luna ardeva sopra l'orizzonte a sud. A nord-ovest si vedeva una piccola luce lontana che lampeggiava con lo stesso ritmo regolare del respiro delle acque. Poi giacevo di nuovo, vidi la costa agitata, simile ad un fiume di argento liquido venirmi incontro…. e mi lasciavo portar via.

Il vento cresceva e le onde salivano; diventavano altissime e si coprivano a vicenda, tanto che come mostri neri con il vello d'argento sulla schiena si inseguivano l'un l'altra, si inghiottivano e tornavano a salire; venivano a schiere, sempre nuove, in una serie infinita che non terminava mai. Il respiro si trasformava in un rantolo e i singhiozzi diventavano lacrime.

Poi ad oriente iniziava ad albeggiare! Un debole colore arancio che poco a poco diventava giallo limone. Le luci si spegnevano. Le onde si facevano azzurre e infine ecco il sole.  Ero solo di fronte all’Ulisse, qualcosa si frapponeva alla vista, non permetteva più al mio sguardo di spaziare e illuminare i miei pensieri. Per l'occhio che stava per alzarsi da queste parole è diventato solo il fondo del mio piano-doccia.

Ero stanco. Stanco di guardare nel vuoto, nel nulla, e allora l'immaginazione gettò qua e là nell'azzurro qualche isola verdeggiante. Sentivo un terribile vuoto nel guardare fuori. Tutti i tentativi di raggiungerla, di distendermi sulla sua collina, finirono nel nulla.  Ovunque muri, muri di sabbia senza fine che spingevano avanti questo viandante come attraverso un tubo pneumatico per poi metterlo di fronte ad una parete oppure ad una porta chiusa e presidiata da un cane rabbioso. Come un monaco confuciano decidevo di sedermi sulla sponda di un fiume e aspettare che lei ripassasse.  “Sono le dieci, papà”. La voce di Lorenza mi riporta nella mia attuale camera da letto in Calgary. È il mio penultimo giorno in Canada e Laurel ha deciso di farci conoscere un posticino niente male nel cuore della citta’: il “1886 Cafè”. Una tarda colazione fatta da due uova, del prosciutto cotto canadese e delle patate fritte a tocchetti. Il tutto sotto lo sguardo fisso di un bisonte e la neve che veniva giù.

Gigino A Pellegrini & G el Tarik

gigino nuova“Quel che succede ogni giorno non trovatelo naturale. Di nulla sia detto: ‘è naturale’ in questi tempi di sanguinoso smarrimento, ordinato disordine, pianificato arbitrio, disumana umanita’, cosi che nulla valga come cosa immutabile”. Bertolt brecht.

Nell’attuale regime capitalistico e militaristico non esiste ancora l’uomo libero ma lo schiavo salariato. Non si può pretendere che lo schiavo divenga uomo per virtù di mistiche elucubrazioni. In questo periodo convulso e di nuove tecnologie l’uomo dovrà fare un solo passo - un passo grandioso e fecondo: trasformarsi in ribelle. In parecchie epoche storiche, l'uomo si è dibattuto contro le catene che lo imprigionavano. E spesso si è avviato fiducioso verso le promesse di nuove e grandi ideali. Ma il lavoratore, l'ultimo e più grande dei ribelli, avrà il compito di riscattare tutte le delusioni del passato, perché non dipenderà più da un altro Messia ma dalla propria forza e la propria coscienza. La libertà presente è concessa, dunque negata e questo ne preclude una sua realizzazione futura. Infatti, una libertà non conquistata è in realtà una ulteriore espressione repressiva del regime liberal democratico. È spaventoso il modo in cui si permette al sistema di potere di distruggere la pace ovunque vi sia ancora pace e silenzio, di essere immondo e rendere laide le cose, di lordare l’intimità, di offendere l’umanità. È spaventoso perché rivela lo sforzo legittimo e persino organizzato di conculcare l’Altro nel suo proprio diritto, di prevenire l’autonomia anche in una piccola, riservata sfera dell’esistenza. Nei paesi altamente sviluppati, una parte sempre più ampia della popolazione è diventata una immensa platea di prigionieri, catturati non da un regime totalitario ma dalle “libertà” dei concittadini i cui media di divertimento e di elevazione costringono l’Altro a condividere ciò che essi sentono, vedono e odorano. Il vecchio detto americano "sediamoci a ragionare" è irrimediabilmente diventato una battuta. Ma è possibile ragionare con il Pentagono di qualcosa che non sia l’efficienza relativa delle macchine per uccidere e il loro prezzo? Il ministro degli Interni può ragionare con i suoi consiglieri, e tutti insieme con i membri del consiglio delle grandi industrie. Ma è un ragionare incestuoso, perché sono tutti d’accordo sul punto fondamentale: il rafforzamento della struttura del potere costituito. Pensare di modificare questa Struttura dal di dentro è ingenuo. Oggi sembra un crimine il solo parlare di cambiamenti, mentre la società si sta trasformando in un’istituzione di violenza. Il semplice potere di questa brutalità non è forse invulnerabile alle parole, pronunciate o scritte, che lo mettono sotto accusa? Il sistema ha in sé il meccanismo dell’escalation e non si intravvede ancora come renderlo innocuo. Il 1968 fu l'anno della contestazione in tutto il mondo occidentale e al riguardo un importante ruolo fu svolto dagli studenti. La ribellione giovanile che ebbe origine negli USA per poi dilagare nell'Europa occidentale e in alcuni paesi dell'est europeo fu l'effetto di una crisi che si era andata preparando negli anni precedenti. L'intervento dell'URSS in Cecoslovacchia con il crollo del mito dell'Unione Sovietica, guida del socialismo reale, l'aspro conflitto tra l'URSS e Cina, la guerra USA nel Vietnam, le dubbie prospettive di uno sviluppo indefinito anche delle economie più ricche, i movimenti di liberazione dell'Africa nera, le lotte contro i regimi dittatoriali dell'America latina furono altrettanti detonatori della protesta, e nella particolare situazione italiana, la disoccupazione giovanile, la burocratizzazione del sistema universitario, l'affermazione di un potere studentesco. In Italia e all'estero l'irrequietezza degli studenti, il rigetto dell'ordine costituito, lo smarrimento intellettuale assunsero una carica che può essere definita di carattere rivoluzionario e la loro contestazione, attraverso vari stadi, diventò globale. Dalla scuola la contestazione si era estesa all'intera società, una società da cui tutto discendeva, non solo la scuola stessa, vecchia, corrotta, inutile, ma tutto quanto di male esisteva nel mondo, secondo la mentalità di ogni rivoluzionario che attribuisce all'ordinamento vigente ogni ingiustizia dell'Universo. Si voleva, quindi, trasformare il mondo del futuro, cambiare il sistema nel suo insieme. Comprendere a fondo la portata di una rivoluzione, in qualunque sfera essa occorra, proprio mentre essa è in pieno svolgimento, è impresa ardua, se non impossibile. E quante volte ciò che sembrava una rivoluzione al momento, si è poi rivelata una semplice correzione di rotta, o una superficiale agitazione? E tuttavia in nessun momento previsioni, attese, speranze, certezze si manifestano come nel corso di una rivoluzione. La globalizzazione delle economie pone oggi, come in passato, una serie di quesiti. Polarizza ancor più il pianeta tra Paesi ricchi e Paesi poveri o ne favorisce invece il ravvicinamento? Siamo di fronte a fenomeni nuovi o a forme nuove di problemi antichi e reversibili nel tempo, come avvenne dopo la grande crisi del 1929? La distinzione, la netta separazione tra chi domina e usa internet, i computer e i media digitali, tra chi è inserito nella nuova economia della rete e chi non può per ragioni di reddito, di infrastrutture, di livello di sviluppo o di limiti fisici costituisce il cosiddetto “ digital divide ”, la frattura tra chi è agganciato al futuro e alle sue opportunità e chi ne è, o rischia di esserne, escluso per sempre. È questa la situazione in cui l’umanità si trova oggi: la rivoluzione digitale promette, attraverso i suoi sostenitori e i suoi protagonisti, di cambiare radicalmente e in meglio sia il funzionamento globale della società sia la vita degli individui. E naturalmente genera simmetriche paure tra quanti temono invece che tali cambiamenti si possano rivelare involuzioni e regressioni. Le tensioni ideologiche sono tanto più acute in quanto alla base del cambiamento si pone una pervasiva diffusione della tecnologia nella vita sociale. Le conquiste della tecnica hanno in questi anni rivoluzionato il modo di pensare e la convivenza umana. E' in atto una rivoluzione epocale, se è vero che le grandi tappe della storia sono segnate dal passaggio dal nomadismo alla stanzialità, quando le tribù nomadi di pastori si sono convertiti all'agricoltura; dall'affermarsi della macchina a vapore che ha sostituito la fatica muscolare umana; dalla comunicazione di massa e ora dall'informatizzazione interattiva, resa possibile dalla combinazione informativa elettronica e telematica, la quale ha aumentato a dismisura l'informazione, modificata la stessa logica razionale e resa possibile la fruizione di mondi virtuali. L’emergere delle nanotecnologie è stata accompagnata fin dai suoi esordi da discorsi divulgativi e promozionali improntati a evidenziare il carattere “rivoluzionario” di questo nuovo campo di ricerca scientifica, tecnologica, produttiva e industriale. Il suo arrivo, i possibili impatti o problemi derivanti dalle applicazioni prospettate sono stati anticipati molto prima delle realizzazioni come “minaccia”, di un cambiamento radicale delle condizioni e degli stili di vita è un motivo ricorrente delle visioni che si proiettano in un mondo che procede alla cieca. Alcuni entusiasti della rivoluzione digitale sostengono che l’umanità è in procinto di sviluppare un nuovo modello di rapporto tra cittadini e istituzioni, un nuovo modello di “democrazia”. In realtà si stanno preparando a gestirla. Ma non sono in pochi a far notare i rischi impliciti in diversi aspetti di questo cambiamento, soprattutto se esso è governato in modo autoritario. Le premesse ci sono tutte. E tali rischi si concentrano soprattutto sul timore di una società iper-controllata, in cui un prevedibile potere centrale, grazie alle possibilità delle nuove tecnologie, potrebbe divenire assai simile a quel Grande Fratello immaginato da George Orwell. Non certo quello di Canile 5.

Gigino A Pellegrini & G el Tarik

gigino nuovaI luminosi vecchi tempi, son tornati a splendere di nuovo; mentre le lacrime inondano il Paese. Si avranno briciole di pane per il suddito umano. Mentre il potente sfodererà la spada "Se son ricco ho paura di diventare povero perché non voglio provare quella inaccettabile sofferenza".

 

Questa frase, sentita in una sala cinematografica canadese, mi ha riportato a qualche anno fa mentre ero a Venezia col direttore di Rai Tre per seguire il festival del cinema. Stavo giocando a golf con un ricco signore, che indossava pantaloni alla zuava, calzettoni di raffinato filo scozzese, maglioncino di cashmere e scarpe da golf personalizzate e il pon pon sulle mazze di radica di legno. Il distinto signore aveva deciso di erudirmi dicendomi: "Carissimo giovane amico, ragionare su una percezione tattile ha finalmente fornito la vera forma della ricchezza e della povertà, intesa esattamente come segno.

 

Esistono, infatti, tessuti che universalmente sono riconoscibili come “ricchi”, preziosi, associati alle situazioni di agiatezza economica. In essi l’elemento decorativo è riconoscibile e similare agli ornamenti dei palazzi, delle ville, delle cornici, dei gioielli. Con un rovesciamento della medaglia anche la povertà ha i suoi tessuti e i suoi motivi decorativi, molto diversi, generalmente lineari e geometrici, a volte narrativi, ma sempre estremamente riconoscibili.

 

Dunque, facile sotterrare la dignità di esseri umani anonimi e invisibili, sui quali nessuno ha interesse a investire. Bisogna isolarli, sempre più, con salari bassi, senza protezione, facilmente ricattabili, diventando diffidenti e risentiti, si la guerra tra poveri, impauriti, indifesi, disperati, abbruttiti, Dovranno consegnarsi a mani alzate a quello sviluppo senza regole così come è richiesto dal sistema finanziario internazionale.

La manipolazione di specie animali, quali scimmie e soprattutto scimpanzé ed oranghi è cosa già nota, se non al grande pubblico, alla cerchia degli scienziati dello specifico ambito. Fin qui, sorvolando ed eliminando qualsiasi considerazione etica e morale, tutto bene, sorge però un problema circa il ruolo dell’essere umano all’interno di questa nuova società, evidentemente non sarebbe possibile mantenere gli assetti sociali odierni.

 

Con l’introduzione di una nuova specie è il crescente disimpegno degli esseri umani dalle mansioni ordinarie e di più basso livello, a favore della nuova specie, inevitabilmente implica la necessità di diminuire il numero degli umani, in particolar modo quelli appartenenti alle fasce sociali più basse in quanto e soprattutto, per una questione economica ma anche politica, risulterebbero in surplus rispetto ai nuovi assetti sociali.

Dunque, il sistema di potere sta sperimentando nuove vie per sbarazzarsi di un po' di umanità in eccesso." Mi raccontava tutto questo, osservando il mio blu jeans e la Tshirt di "fruit of the loom" come abbigliamento stravagante di qualche suo simile e non come un semplice programmista regista di Rai salariato che, non facendo colazione nel lussuoso albergo, riusciva a pagarsi, con quei soldi, il taxi, il costo del campo da golf e la colazione presso la Club House. Al ritorno verso l'albergo ripensavo a tutto ciò che mi era stato raccontato.

 

Il mio pensiero andò a l’effetto serra alla sovrappopolazione della Terra e ad un detective newyorchese che investigava su alcuni omicidi strettamente legati alla carenza di cibo nel film “Soylent Green” con Charlton Heston e Edward G Robinson, e al genere umano che veniva “sfoltito” e sostituito da docili, obbedienti, ciecamente fedeli schiavi, avulsi da qualsivoglia aspirazione, con qualche piccolo desiderio, fatto da un prato verde proiettato su di uno schermo con sullo sfondo le note di Beethoven, in cambio di diventare pasticca di cibo verde per quelli che rimanevano sulla Terra.

Gigino A Pellegrini & G el Tarik

Pubblicato in Calabria

gigginoPer la prima volta nella storia umana, il  futuro è affidato alle decisioni e scelte di una singola generazione.

L'umanità è quasi arrivata alla cosiddetta "ora zero", durante la quale dovrà trovare le soluzioni alle serie minacce che si stanno manifestando nel mondo e nella vita delle singole persone. In particolare nella vita delle generazioni future. I mutamenti climatici, il crollo dell'economia, una crescente carenza di cibo e di acqua potabile, l'aumento dei livelli di povertà, dovuta alla non indispensabilità della persona umana. Non ultima, la sempre più probabile   minaccia di una guerra globale, sono crisi che interessano l'intera umanità nell'immediato e le cui soluzioni si fondano sul modo in cui l'uomo concepisce e concepirà la propria presenza nel mondo.  Un fatto e' certo, un nuovo mondo sta affiorando.  Dalle crisi globali del terrorismo, dal crollo, voluto dai potenti , dei sistemi economici e della guerra, alle credenze profondamente personali che circondano l'aborto, i rapporti e la famiglia, i temi che  dividono rappresentano un chiaro riflesso del modo in cui gli uomini concepiscono loro stessi e di conseguenza  il mondo nel quale vivono. L’irrefrenabile natura delle  divisioni di classi è anche un chiaro segno che necessita un rinnovamento della loro concezione. Alcune nuove scoperte concernenti le  origini dell'uomo, il proprio passato e le convinzioni più radicate sulla esistenza umana inducono l’uomo moderno a ripensare le credenze tradizionali che definiscono il mondo e la propria vita, credenze che provengono dalle false ipotesi di una scienza incompleta e obsoleta. Così facendo, le soluzioni alle sfide della vita diventano ovvie, e le scelte si fanno evidenti. Per esempio,  la situazione statunitense. Le 400 famiglie più ricche degli Stati Uniti possiedono la stessa ricchezza del 50 percento più povero della popolazione. Soli i sei eredi di WalMart, (La Walmart Stores Inc, è una multinazionale statunitense, proprietaria dell'omonima catena di negozi al dettaglio Walmart, fondata da Sam Walton nel 1962)  "valgono" più del 30 percento degli americani messo insieme. Il 50 percento più povero degli americani possiede solo il 2.5 percento della ricchezza del paese. L’uno percento più ricco della popolazione degli Stati Uniti ha aumentato la sua quota del reddito nazionale dal 17.6 percento nel 1978 ad un sorprendente 37.1 percento nel 2011. Negli ultimi 30 anni, la forbice fra i redditi dei ricchi e quelli dei poveri è andata costantemente allargandosi in un abisso profondo. Nell’occidente industrializzato il reddito medio del 10 percento più ricco della popolazione è circa nove volte quello del dieci percento più povero. É una differenza enorme. Le cifre pubblicate dall’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) mostrano che le differenze sociali, iniziate negli Stati Uniti e nel Regno Unito si sono allargate a paesi come la Danimarca, la Germania e la Svezia, che tradizionalmente hanno un basso livello di disuguaglianza. L'inaccettabile ricchezza dei banchieri è ora di dominio pubblico. Ma questo fenomeno non è confinato solo al settore finanziario. In molti casi, i managers delle grandi aziende guadagnano 200 volte di più dei loro lavoratori meno pagati. Questa differenza eccessiva ha già provocato un crescente risentimento, che si sta trasformando in furia che inevitabilmente si riverserà nelle strade di tutto il mondo. La tensione crescente si rifletterà in scioperi, scioperi generali, dimostrazioni e rivolte. Si riflette già nelle elezioni liberal-democratiche dei paesi occidentali  attraverso i voti di protesta contro i governi e tutti i partiti esistenti, come si e' visto di recente nelle elezioni nazionali italiane. Tutto questo, però, non sembra sortire nessun cambiamento sostanziale. Una violenta ribellione sembra imminente e come tutte le rivoluzioni sarà come il parto: dolorosa, sanguinosa, ma necessaria. Il Mondo ha le doglie e grandi trasformazioni sembrano annunciarsi, anzi molte sono già in atto. Nel mondo occidentale c’è e ci sarà sempre meno lavoro, forse bisognerà ripensare al fatto che solo il lavoro salariato sia alienante, forse è il lavoro per quanto necessario ma in quanto tale, ad esser una alienazione dal sé umano. Perché dopo marx non è venuto aprile ma dicembre e poi di nuovo novembre ancora aspettiamo un nuovo marx. Le contraddizioni causate dal dominio capitalistico ancora una volta stanno producendo crisi economica, rafforzamento della competizione tra le grandi potenze, aggressioni dirette ed indirette ai popoli dei Paesi più deboli e rafforzamento del militarismo. Ancora una volta si stanno creando le condizioni per un nuovo conflitto mondiale che tutte le classi dirigenti dicono di non volere ma che rafforzano ogni giorno di più con le loro scelte economiche, politiche e militari. Le potenze occidentali, con in testa gli USA, per quanto in competizione anche tra di loro, perseguono al momento una politica unitaria nei confronti delle potenze di Russia e Cina ma soprattutto nella manomissione e aggressione verso i Paesi più deboli. Di tale politica unitaria la NATO e' il dispositivo principale: uno strumento di convergenza e di coordinamento degli interessi dominanti dell'Establishment euro-atlantico, uno strumento offensivo al servizio  delle grandi potenze occidentali, che tanti disastri stanno provocando in giro per il mondo. Dalla ex Jugoslavia all'Afghanistan, dall'Iraq alla Libia, passando per il sostegno ai cosiddetti rivoltosi di Ucraina e Siria. I potenti della Terra hanno seminato morte e distruzione contro popolazioni e Paesi che non rappresentavano nessuna minaccia. Il  crescente militarismo, la corsa agli armamenti da essi indotto e la militarizzazione dei territori degli stessi Paesi facenti parte della NATO si rivela essere un potente strumento in mano ai governanti e alle classi dirigenti per disciplinare anche le proprie popolazioni, per imporre una gestione sempre più autoritaria delle istituzioni, per ridurre le possibilità  di ribellarsi alle conseguenze della crisi ed alle politiche che l'accompagnano a difesa dei grandi poteri economici finanziari ed industriali.

Gigino A Pellegrini & G el Tarik

giggino pell “Spengiti, spengiti breve candela! La vita non è che un’ombra che cammina, un povero commediante che si pavoneggia e si agita, sulla scena del mondo, per la sua ora, e poi non se ne parla più; una favola raccontata da un idiota, piena di rumore e di furore, che non significa nulla.”

 

Chi vive in un paese marcio, non può sapere che noi non siamo mai soli. Anche se crediamo che nessuno ci abbia visto mentre mentivamo agli altri e cercavamo di ingannare perfino noi stessi, un muto testimone era sempre lì presente, la Verità.

Come rendere comprensibile che l’astuzia, il nascondimento e la dissimulazione non aiutano nella lotta della vita, che nessun nascondimento e nessuna dissimulazione servono a renderci immuni alle conseguenze negative delle nostre malefatte, della nostra mancanza di rispetto, lealtà e trasparenza? Alcune persone sono così radicalmente, così inescusabilmente ignoranti e bugiarde riguardo alla propria verità interiore, fino al punto di fare quasi una virtù della propria ignoranza e un vanto della propria menzogna. I politici italiani e non solo loro.

Uomini e donne che ignorano il diamante in fondo alla propria anima; un diamante bellissimo e splendente, mirabilmente sfaccettato e di valore incomparabile... .

L'Italia è stata, negli ultimi secoli, un paese pronto a piegarsi ai peggiori governi. Un paese dove tutto funziona male, come si sa.

È un paese dove regna la corruzione, il disordine, il cinismo, l'incompetenza e la confusione: “Facite ammuina fuje nu mito melitare ca se stennette ncopp’‘a guerra pe' scredità 'a serietà d’‘a marina d’‘o Regno d’‘e Ddoje Sicilie.

Stu mito è addeventato ogge nu canusciuto favezo storeco, canusciuto int’‘a cultura popolare. Chistu documento fuje scritto comme fosse n'ordine riale 'e l'anno 1841, forse fatta d’‘e furastiere c’‘appuggiaieno 'e Savoia. Se riceva ca era n'ordine 'ra Real Marina e ca veneva ausata quanno venevano 'e cchiù avute cariche d’‘o stato”. E tuttavia, per le strade, si sente circolare l'intelligenza, come un vivido sangue. È un'intelligenza che, evidentemente, non serve a nulla. Essa non è spesa a beneficio di alcuna collettività che possa migliorare, anche di poco, la condizione umana. “Facite ammuina….”. E fu così che chi aveva dipinto le Amministrazioni pubbliche come un vero e proprio flagello si ritrovò a fare appelli per consentire alle stesse di proseguire nel loro cammino, come se 60 anni non fossero stati abbastanza lunghi. Chi nelle campagne elettorali si era proposto come "alternativa" ha finito per esserne la stampella su cui contare.

Chi, spinto dalla "delusione", avendone decretato il "coma farmacologico" ha immediatamente ritrovato la "terapia" adatta; quel cocktail di farmaci e buona cucina che ha fatto risvegliare i moribondi amministratori.

Mentre, pochi altri, rimangono della stessa opinione e cioè che queste Amministrazioni che si sono alternate sono state una vera e propria "catastrofe", in particolar modo per le collettività meridionali , intorno alle quali la parola d’ordine è sempre stata “facite ammuina". Parlamentari e assessori piagnoni dopo essersi visti approvare ogni iniziativa; altri allontanati ancor prima di insediarsi; assessori e parlamentari dimessisi (una rarità) irrevocabilmente e revocabilmente pronti a rientrare; cittadini che, se pur con "grande amarezza", avevano ritenuto "definitivamente concluse " l'esperienze liberal democratiche dalla fine del Secondo conflitto mondiale, altrettanto "definitivamente" l'hanno riaperte fino ai giorni nostri, continuando ad esercitare il “libero” voto con il quale si ha l’illusione di una libertà individuale senza fine ma inevitabilmente ristretta nella sfera privata, nel confine del consumo o di scelte individuali che non cambiano assolutamente nulla del mondo che ci circonda, se non addirittura del desiderio e dell’immaginario.

 

E lasciandoci l’illusione di essere liberi per il solo fatto che possiamo cambiare canale, colore di capelli o fidanzata ogni volta che vogliamo, questo mondo continuerà per lungo tempo ad andare avanti come va adesso e continuerà a decidere per noi.

Solo nuvole sui miei giorni/Il tempo non è più mio complice/non torna indietro da lei/che avrei voluto stendere./Il tempo non è più mio complice/Il prezioso sentimento/non sa dove appendersi.

Gigino Pellegrini

giggino pell

Questa famosa frase non apparteneva, come molti sostengono, a Steve Jobs. L’aveva creata Stewart Brand un hippie geniale e ci aveva messo dentro tutto il suo tocco poetico.

 

L’umanità, secondo alcuni illustri scienziati, sarebbe il risultato di una duplice evoluzione, biologica e culturale, e andrebbe collocato nei punti di convergenza e di divergenza fra queste due linee di sviluppo. Fra l’ evoluzione biologica e quella culturale cambierebbero i nomi che vengono dati ai meccanismi evolutivi particolari, e non semplici concetti e legami teorici sotterranei bensì profondi. In questo senso, si può ad esempio vedere come l'evoluzione culturale non sia determinata da scelte naturali, ma da esse comunque condizionata.

Questo avverrebbe perché le mutazioni genetiche controllerebbero gli organi che rendono possibile la stessa evoluzione culturale dando vita al linguaggio, la caratteristica praticamente esclusiva degli uomini. Staremmo vivendo, dunque, uno dei cambiamenti più grandi nella storia della nostra civiltà.

 

Dalla rivoluzione industriale a quella della biotecnologia.

In questo ultimo mezzo secolo due tecnologie si sono parallelamente sviluppate: l’ingegneria genetica e l’informatica, la scienza dell’informazione e le scienze naturali. In un mondo gestito completamente dall’economia, dove le macchine fanno gran parte del lavoro, la natura della conoscenza incapsulata all’interno delle stesse macchine deve, scriveva Marx, essere sociale. In conclusione, il filosofo tedesco immaginava la creazione di una “macchina ideale” di grande e infinita longevità e che non sarebbe costata nulla. Una macchina che potesse essere costruita con niente non avrebbe aggiunto nessun valore al processo produttivo e in un tempo molto breve sarebbe costata pochissimo riducendo così il prezzo, il profitto e il costo del lavoro di tutto ciò che ne sarebbe stato influenzato. Il requisito necessario è comprendere che l’informazione è tangibile e che il software è in effetti una macchina. Memorizzazione, banda larga e potere elaborativo stanno per collassare. In questo contesto, il valore del pensiero di Marx e' di una chiarezza fenomenale. Siamo circondati da macchine che costano niente e potrebbero, volendo, essere indistruttibili. Milioni di persone cominciano a prendere coscienza che è stato venduto loro un sogno, come una scommessa al lotto, con prospettive meravigliose che però sono risultate disastrose . La risposta non può che essere “rabbia” e diffidenza verso forme di capitalismo che riesce solo a fare a brandelli il mondo e l'umanità. L'umanità ha bisogno di qualcosa che va al di là dei sogni utopici e progetti orizzontali a termine e su piccola scala. Servono progetti basati sulla ragione, evidenze e riscontrabili nella loro sostenibilità. Le bandiere rosse e canzoni del movimento Syriza durante la crisi greca, e l’aspettativa che le banche sarebbero state nazionalizzate, ha fatto rinascere per poco tempo un sogno del xx secolo: l’abbattimento del Mercato e del Capitalismo. L’informazione sta minando l’abilità del Mercato di stabilire il prezzo dei prodotti. Questo succede perché il Mercato si basa sulla scarsità dei prodotti mentre l’informazione è abbondante. Il Sistema di potere pensa di difendersi creando monopoli- le grandi società di High Tech- in un numero mai visto negli ultimi 200 anni , ma che non saranno sufficienti.

Nel produrre modelli affaristici e valutazioni condivise che si basano nel far proprie, privatizzando tutta la produzione dell’informazione sociale, servirà solo a mettere insieme un fragile edificio corporativo scommettendo sui bisogni basilari dell’umanità,: lo scambio gratuito delle idee. Beni, servizi e organizzazioni sembrano ormai non in grado di rispondere ai dettati del Mercato e della managerialità gerarchica. La più grande fonte di informazione al mondo – Wikipedia – viene fatta e gestita da volontari gratuitamente abolendo, di fatto, la vendita delle enciclopedie e togliendo all’industria pubblicitaria una marea di denaro. Negli ultimi 25 anni l’economia si sta dimenando con questo problema: Tutte le correnti economiche si muovono da una condizione di scarsità, mentre l’energia più dinamica , l’informazione, abbonda. Nel 1968 Stewart Brand, un hippie geniale, rivoluzionò l'idea di informazione con una pubblicazione "Whole Earth Catalog", senza pubblicità e a basso costo. All’interno del catalogo furono raccolti ed elencati i migliori attrezzi e libri che si potevano trovare al mondo con immagini, analisi ed usi, prezzi e fornitori.

 

Il lettore inoltre poteva ordinare alcuni articoli direttamente per posta attraverso il catalogo. In quell'anno vendette mille copie a cinque dollari ciascuna. In ogni edizione del catalogo si esaminavano centinaia di prodotti. Le idee di Brand hanno anticipato molte delle istanze che sarebbero diventate di attualità con l’avvento di Internet.

Di questo mezzo infatti, e di molte spinte innovative di cui il Web si è fatto portavoce, Brand fu un autentico precursore. Lo Hippie americano ha sempre creduto nell’importanza e nella forza dell’ Informazione, come lo strumento necessario ad abbattere il sistema dello sfruttamento dell’uomo su l’uomo e alla conseguente conquista della libertà. Per tale motivo il patrimonio del sapere e della conoscenza doveva essere condiviso dal numero più ampio possibile di persone. Solo attraverso una conoscenza veramente accessibile ed aperta a tutti sarà possibile avanzare sulla strada dell’emancipazione sociale, politica e culturale. L’informazione, diceva Brand, vuole essere libera: “Information wants to be free”. Tacciato da alcuni critici di tecno-utopismo, Brand è fermamente convinto che, quando l'uomo sarà in grado di far sua la necessaria conoscenza,e tutta l’informazione e gli strumenti di cui ha bisogno, egli sarà in quel momento capace di dare una nuova forma più sostenibile al mondo che ha creato. Questa nostra Terra, secondo Brand, non è soltanto tutto ciò che abbiamo, ma in essa è anche racchiuso tutto ciò di cui abbiamo bisogno per realizzarla. E’ possibile, dunque, ipotizzare che, data la conoscenza, l'informazione e gli strumenti, gli esseri umani possano ridisegnare il mondo in qualcosa di sostenibile dal punto di vista ambientale e sociale.

Gigino A Pellegrini & G el Tarik

Pubblicato in Politica

gigino pelSe amate il golf, ci sono buone probabilità che il vostro colore preferito sia proprio il verde.

 

Verde come l’ultimo tratto di percorso che si estende tra voi e la buca conclusiva, verso cui avete appena lanciato la pallina. Giocare a golf non è certo come correre la maratona ...o nuotare da Reggio a Messina; però anche per fare 18 buche,considerando l'età media dei golfisti della domenica e le temperature tipiche del Bel Paese,è importante sapere come fare per mantenere il proprio fisico a livelli costanti ed accettabili di energia ed idratazione per un tempo che supera spesso le 5 ore.

Questo sport è senz'altro una delle attività, da sempre, più sane ed amate che permette il raggiungimento di questi obiettivi. Proprio grazie ai suoi benefici psico-fisici il golf sta vivendo un periodo di grande sviluppo finalmente anche in Italia, avendolo avuto precedentemente in tutto il mondo, ed oggi è praticato da milioni di giocatori.

 

Molti campi da golf, soprattutto quelli più vecchi, hanno al loro interno frammenti della campagna di una volta ed elementi caratteristici dei paesaggi naturali come dune sabbiose, grandi alberature, anse fluviali, formazioni rocciose ecc.

Da molti ritenuto erroneamente uno sport statico, quindi adatta alle persone attempate, il golf è da considerarsi viceversa un'attività a tutti gli effetti, perfettamente personalizzabile a soggetti d'ogni età . La sua gran componente atletica lo rende adatto ai giovani, mentre, per i suoi enormi benefici cardiovascolari, si rivela ideale anche per i giocatori più anziani.

Il golf è uno sport individuale, ma spesso è giocato in compagnia. E' quindi una disciplina sportiva socializzante che permette di conoscere nuove persone e nuovi amici con cui coltivare rapporti interpersonali.

Il golf è uno sport che aiuta a conoscere se stessi, il proprio carattere, la propria fantasia nell'eseguire i vari colpi e nel gestire le diverse situazioni sul percorso.

 

La grande coordinazione, necessaria nel gesto impiega, tutti i muscoli del corpo, molti dei quali, probabilmente, sconosciuti ai più! Un conto è colpire una palla di gomma su un tappetino di pratica al chiuso di una palestra, un altro è poter vedere una pallina “vera” volare su un green “vero” verso una buca “vera” in una giornata inondata dal sole e dalla bellezza del Victoria Golf Course in Edmonton. Uno dei più antichi campi da golf del Canada.

La sua realizzazione risale al 1896, prima ancora della stessa città di Edmonton. Ho respirato un’altra qualità di ossigeno su questo magnifico tappeto verde serpeggiante fra pini e abeti rossi dove ho giocato per molti anni con il caro amico Emilio Gatto e le sue teorie sullo swing di questo magico sport. Giorni molto intensi, emotivi e alquanto sorprendenti. Son tornato a giocare al Victoria Golf Course in compagnia di Matteo Piscopo ottimo giocatore e istruttore insieme a Kevin Hogan . In compagnia di Matteo ho passato una giornata di golf bella e piena di ricordi di gioventù, quando entrambi giocavamo nella stessa squadra di calcio: l’Ital Canadian Soccer Club. Giocare a golf significa innanzi tutto eseguire un difficile movimento con la mazza (lo swing) che richiede grande coordinazione, flessibilità e forza per colpire, e lanciare a grandi distanze e con la massima precisione, una piccola pallina. Significa anche fare lunghe passeggiate di 4 e più ore, su meravigliosi percorsi che permettono al giocatore di riscoprire un più intimo contatto con la natura, ricevendo un benefico effetto per la salute e per la mente. Per giocare bene a golf è quindi importante una buona preparazione fisica, indispensabile per eseguire colpi precisi e potenti ma anche per prevenire lesioni ed infortuni, sempre possibili.

 

Molti non sanno che è lo sport in assoluto più praticato nel mondo.

In Italia, purtroppo, così non è. Nell’ essenza del golf c’è il rispetto della persona e del campo, la correttezza nei rapporti con l’altro. E' dimostrato che un giro di 18 buche impegna il sistema cardiocircolatorio del giocatore, alzando la sua frequenza cardiaca entro la soglia aerobica, ad un livello ideale per il consumo di grassi . Infine, il giocatore di golf non è solo colui che sa fare bene uno swing e che frequenta i club più esclusivi. Essere un giocatore di golf è soprattutto uno stato mentale, una filosofia di vita che comporta il rispetto di fondamentali principi. Il golf è un gioco di cortesia, rispetto, attenzione, moralità e buona condotta; tira fuori il meglio e il peggio di ognuno e rappresenta una sfida. Se la si accetta, si ha davvero la possibilità di migliorarsi.

Gigino A Pellegrini & G el Tarik

giggino pellRiceviamo e pubblichiamo la nota di Gigino Pellegrini.

A volte succede che l’eccesso di confidenza del provinciale fa subentrare una particolare consapevolezza, rischiando così di precipitare nel Kitsch oppure nel camp. Il kitsch mira molto in alto, sfarzoso. Nell’ansia di elevarsi prova ad annientare tutto ciò che nella propria persona considera basso, volgare. Nel suo tentativo di essere ciò che non è. Il camp è invece il trash che si fa consapevolezza. In questo affannoso tentativo, si spinge, con un eccesso di confidenza in se stesso al di là e nel farlo, perde la propria spontaneità. Secondo qualche “creativo” il trash si basa su cinque pilastri: libertà di espressione, contaminazione, incongruenza, massimalismo ed emulazione fallita. Infami non sarebbero i prodotti in sè . La tendenza Camp nasce durante i primi del 900, attraversa tutto il secolo fino ad arrivare agli anni duemila. Fenomeno trasversale in quanto letterario e cinematografico; fatto sociale prima ancora che culturale, categoria estetica a partire dagli anni 60, nonché fashion trend. La critica sarebbe il peggior nemico. Per il creativo emergente, si può solo osservare ma non criticare il suo operato o pensiero. Segna il suo territorio estetico-razionale, non orinando, ma ridendo, infastidendosi e dunque “criticando” l’altrui agire/pensiero, alzando una barriera non solo virtuale, dietro la quale si illude di essere al sicuro dalle contaminazioni del ridicolo come in una famosissima canzone dei Nirvana ‘Territorial Pissing’: “ Dai gente sorridete a vostro fratello. Insieme, adesso, provate ad amarvi. …….. Quando ero un alieno le culture non erano un’opinione. Devo trovare un modo. Un modo migliore…….Mai incontrato un uomo saggio. Se è così è una donna. …….Solo perché sei paranoico, non significa che non ti perseguitano……Devo trovare un modo. Trovare una via. Devo trovare un modo, un modo migliore”. “Gotta find a way, find a way, when I'm there. Gotta find a way, a better way, a better way”. Come sosteneva Susan Sontag, non è una sensibilità di tipo naturale, se di tali ne esistono. L'essenza del camp, infatti, consiste nell'amore per ciò che è innaturale: l'amore per l'artificiale e per l'esagerato . Una sensibilità è quasi, ma non del tutto, indescrivibile. Ogni sensibilità che può essere racchiusa nella forma di un sistema, oppure maneggiata con i grezzi mezzi della prova, non è più una sensibilità. Si è concretizzata in un'idea. Chiaramente, l’atteggiamento meno consigliabile è quello “cool”, classic del kitsch, come il tentativo di conversazione della “purezza”. Questo è un approccio assolutamente inqualificabile e utilizzato prevalentemente da imbecilli, di fronte al quale qualsiasi reazione è lecita, dall’insulto verbale Al vomito. Il risultato è la diffusa tendenza a pretendere che siano gli altri a risolvere i propri problemi. In altre parole, il tentativo di vivere alle spalle dell’agire altrui. Questo è l’esatto contrario dell’individualismo, essendo la conseguenza di una cultura tesa ad annientare l’individuo – e, con esso, le responsabilità individuali – . C’è qualcosa in più che rende difficile la coesione sociale oggi. Infatti, molti cittadini sono prigionieri di una mentalità corrosa un individualismo amorale per cui l’interesse comune è visto solo in funzione di un vantaggio individuale. Si è creata di conseguenza, per dirla con il pensatore francese Emile Durkheim, una condizione anomica (carenza di regole), in cui le maggiori libertà dell’individuo si disperdono nei miti angusti e cinici di un individualismo senza compensazioni solidali….e senza dialettica vis à vis, sostituita dalla cancellazione dell’altro con una semplice cancellazione dalla lista degli “amici”(?) su FB.

Gigino A Pellegrini & G el Tarik

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