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Villaricca è un paesone della provincia di Napoli di oltre 30 mila abitanti

Recentemente venuto alla ribalta della cronaca per lì omicidio di un ventinovenne da parte di un settantacinquenne infastidito per il volume alto della Tv e per le sue docce di mezzanotte

Oggi ritorna alla ribalta per un blitz nel quale sono state bloccate tre persone, di cui sono state ,poi, perquisite le abitazioni.

Sono state trovate ben tredicimila polizze assicurative falsificate, emesse da tutte le più importanti società italiane e straniere.

Il loro prezzo sul mercato era di 100 euro

Insomma rivendute avrebbero fruttato circa 1.300mila euro

A compiere il blitz i carabinieri della compagnia di Marcianise che hanno anche sequestrato anche duemila tra certificati di proprietà e carte di circolazione: i documenti avrebbero consentito la immatricolazione di almeno mille autovetture.

Stando ai primi risultati investigativi i certificati sarebbero stati falsificati, mentre le carte di circolazione sarebbero state rubate in Sicilia.

Sono stati poi trovati anche mille supporti per carte d'identità false.

Insomma una centrale del falso

Ad effettuare l'indagine il comandante del nucleo operativo, tenente Paolo Cristinziano sotto la direzione del capitano Nunzio Carbone.

Si tratta di una delle più importanti operazioni degli ultimi dieci anni per la quantità del materiale sequestrato.

Si pensa che il materiale sequestrato fosse destinato anche al mercato di altre regioni oltre quello campano

E forse non tutti gli acquirenti delle polizze sembra fossero a conoscenza della falsificazione.

Pubblicato in Italia

Ecco una bella notizia.

Ed era ora.

La azione giudiziaria è stata effettuata dagli uomini della capitaneria di porto di Cetraro.

Gli interventi sono stati effettuati nei comuni di Cetraro, Fuscaldo, Bonifati e Fiumefreddo Bruzio.

L’equipaggio della motovedetta CP705 della capitaneria di porto di Cetraro ha i sequestrato nei pressi del litorale di Fiumefreddo Bruzio una rete da posta ad imbrocco, lunga all’incirca 150 metri, rinvenuta non segnalata in un tratto di mare riservato alla balneazione.

Nove attrezzi da pesca abusivi del tipo “frasche” sono stati poi sequestrati dallo stesso equipaggio che li ha rinvenuti nascosti sotto il livello del mare nelle acque antistanti i Comuni di Cetraro, Fuscaldo e Fiumefreddo Bruzio.

Il personale del battello pneumatico GC135 ha invece sequestrato a Cittadella del Capo del Comune di Bonifati una rete da traino che era stata nascosta da ignoti sotto il livello del mare insieme a due piccoli divergenti in ferro, cime e catene, con il fraudolento obiettivo di procedere successivamente al suo recupero una volta riempitasi di pesce novellame.

Simili attività operative risultano particolarmente importanti in quanto l’uso di attrezzi da pesca non segnalati, che ovviamente non è consentito, può comportare seri rischi per le unità navali in navigazione e qualora gli stessi vengono posizionati in zone di mare riservate alla balneazione anche per la sicurezza dei bagnanti.

Ora tocca anche ad Amantea dove da tempo vengono denunciate reti non segnalate poste vicino alla riva e quindi pericolose per chi vi nuota.

Pubblicato in Cosenza

Ecco il testo della nota diffusa dal Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catanzaro in merito al sequestro di prodotti contraffati o insicuri:

PROSEGUE L’ATTIVITÀ DELLA GUARDIA DI FINANZA DI LAMEZIA TERME, FINALIZZATA AL CONTRASTO DELLA COMMERCIALIZZAZIONE DI OLTRE OTTOCENTOQUARANTAMILA PRODOTTI ILLEGALI, POTENZIALMENTE ANCHE MOLTO NOCIVI NON SOLO PER LA TUTELA DEL “MADE IN ITALY”, MA ANCHE E SOPRATTUTTO PER LA SALUTE E L’INCOLUMITÀ FISICA DEI CONSUMATORI.

LA MIRATA ATTIVITÀ INVESTIGATIVA SVOLTA DAI FINANZIERI HA PERMESSO, QUESTA VOLTA, DI INDIVIDUARE E, QUINDI, SOTTOPORRE A CONTROLLO UN IMPRENDITORE DI NAZIONALITÀ CINESE, ESERCENTE IL COMMERCIO, ANCHE “ALL’INGROSSO” , DI ARTICOLI DI VARIO GENERE, PROVENIENTI, NELLA MASSIMA PARTE, DAL MERCATO ASIATICO.

I “BASCHI VERDI” DURANTE L’ISPEZIONE DELL’ESERCIZIO COMMERCIALE UBICATO NEL QUARTIERE “SANT’EUFEMIA” DI LAMEZIA TERME, HANNO SUBITO INDIVIDUATO MOLTISSIMI PRODOTTI CHE NON RISPETTAVANO LE PRESCRIZIONI PREVISTE DALLE LEGGI ITALIANE E DELL’UNIONE EUROPEA, POSTE A TUTELA SOPRATTUTTO DELL’INCOLUMITÀ DEI CONSUMATORI FINALI DEI BENI.

L’ATTIVITÀ ISPETTIVA È STATA QUINDI ESTESA SU TUTTI I LOCALI E I PRODOTTI PRESENTI ALL’INTERNO DELL’ATTIVITÀ, PERMETTENDO IL RINVENIMENTO E L’IMMEDIATO SEQUESTRO AMMINISTRATIVO DI 839.700 ARTICOLI COMPLESSIVI, PER VARIE VIOLAZIONI CONCERNENTI, FRA L’ALTRO, LA MANCANZA DI SUFFICIENTI INDICAZIONI DI SICUREZZA E DI PROVENIENZA, DELLE ISTRUZIONI D’USO E DI ALTRI DATI INDISPENSABILI A GARANTIRE LA COMPLETA INFORMAZIONE DELLA CLIENTELA IN MERITO ALLE CARATTERISTICHE ED ALLA COMPOSIZIONE DEI BENI. TUTTI GLI OGGETTI ERANO GIÀ POSTI IN VENDITA OVVERO PRONTI AD ESSERE IMMESSI IN COMMERCIO.

UN’ULTERIORE PARTE DEI PRODOTTI RINVENUTI (PER COMPLESSIVI 1.876 ARTICOLI) RIPORTAVA ANCHE IL SIMBOLO “CE” CONTRAFFATTO E REALIZZATO CON MODALITÀ GRAFICHE DEL TUTTO IDONEE AD INGANNARE I CONSUMATORI. I PRODOTTI COL MARCHIO “CE” CONTRAFFATTO E INGANNEVOLE TROVATI IN AZIENDA SONO STATI ANCH’ESSI SUBITO SEQUESTRATI, QUESTA VOLTA PENALMENTE. DI CONSEGUENZA, IL TITOLARE DELLA DITTA È STATO ANCHE DENUNCIATO A PIEDE LIBERO ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA PRESSO IL TRIBUNALE DI LAMEZIA TERME, PER IL REATO DI TENTATA FRODE IN COMMERCIO.

SE IMMESSI SUL MERCATO, I PREDETTI BENI AVREBBERO FRUTTATO ALL’IMPRENDITORE UN RICAVO STIMATO PER OLTRE 100.000 EURO. PER COMPLETARE L’INTERVENTO, VERRANNO SUCCESSIVAMENTE SVILUPPATI DAI FINANZIERI TUTTI I PROFILI FISCALI DELLE VIOLAZIONI PENALI E AMMINISTRATIVE INDIVIDUATE.

È OPPORTUNO RAMMENTARE CHE LA COMMERCIALIZZAZIONE DI OGGETTI CON MARCHI CONTRAFFATTI OVVERO NON CONFORMI PRODUCE UN NOTEVOLE DANNO NON SOLO AI PRODUTTORI DEI BENI “ORIGINALI”-CHE SPESSO PROFONDONO INGENTI INVESTIMENTI FINANZIARI, FINALIZZATI A MIGLIORARE ESTETICAMENTE E QUALITATIVAMENTE I PRODOTTI-, MA ANCHE AI CONSUMATORI FINALI DEI BENI. QUESTI ULTIMI, INFATTI, NON SOLO AVRANNO ACQUISTATO UN PRODOTTO CHE,

NELLA GRANDE MAGGIORANZA DEI CASI, È QUALITATIVAMENTE SCADENTE, MA AVRANNO ESPOSTO A RISCHI ANCHE LA LORO SALUTE. INFATTI LE SOSTANZE DI CUI SONO COMPOSTI I PRODOTTI CONTRAFFATTI O INSICURI SONO SCONOSCIUTE E PRIVE DI OGNI CONTROLLO PREVENTIVO E SUCCESSIVO ALLA PRODUZIONE. LE STESSE, QUINDI, SONO POTENZIALMENTE ANCHE MOLTO PERICOLOSE PER L’INTEGRITÀ FISICA DEI CONSUMATORI.

L’ATTIVITÀ APPENA DESCRITTA NON È STATA ISOLATA, MA SI INSERISCE IN UN PIÙ AMPIO DISPOSITIVO DI CONTRASTO ALLA COMMERCIALIZZAZIONE DI PRODOTTI ILLEGALI PREDISPOSTO E COORDINATO DAL COMANDO PROVINCIALE DELLA GUARDIA DI FINANZA DI CATANZARO, CHE GIÀ DA TEMPO STA DANDO POSITIVI RISCONTRI.

Pubblicato in Lamezia Terme

Riceviamo e pubblichiamo il seguente comunicato

Cosenza, 4 Giugno 2014 – Nei giorni scorsi gli uomini del Corpo Forestale dello Stato Comando Stazione di Corigliano durante un servizio legato alla repressione e prevenzione dei reati ambientali hanno posto sotto sequestro una area caratterizzata dall’abbandono di rifiuti.

In particolare è stata posta sotto sequestro una area di proprietà demaniale di circa 1000 m2 in prossimità dell’alveo del torrente “Germanito” al cui interno sono stati scaricati rifiuti pericolosi e non quali calcinacci, materiale plastico, eternit, materiale ferroso, vetro, mattonelle e altro.

La discarica è posizionata nell'alveo del torrente a pochi metri dal lungomare della frazione di Schiavonea, pertanto in area sottoposta a vincolo paesaggistico.

Tale abbandono di rifiuti rappresenta oltre che un degrado del sito anche un imminente pericolo per l'ambiente, in particolare per le falde acquifere del torrente Gennarito.

Gli uomini del Comandante regionale Giuseppe Graziano hanno provveduto al sequestro dell’area e all’avvio delle indagini indirizzate all'individuazione dei responsabili.

Pubblicato in Cosenza

La polizia provinciale di Cosenza sequestra un’area di più di 2000 mq.

San Giovanni in Fiore .A pochi giorni dal sequestro che ha portato alla denuncia di un uomo per aver impiantato un agrumeto all’interno del demanio del fiume Trionto, a Calopezzati, un’altra importante operazione è stata compiuta dagli uomini della sezione Ambiente del corpo di polizia provinciale di Cosenza, diretti dal comandante Giuseppe Colaiacovo.

A seguito di numerosi sopralluoghi ed attività d’indagine, è stata individuata un’ampia area destinata a discarica abusiva di rifiuti speciali non pericolosi, tra cui materiale inerte da demolizione, materiale plastico, pneumatici fuori uso abbandonati sul terreno, in località Nunziatella, nel territorio di San Giovanni in Fiore, lungo il margine della statale 107.

L’inquinamento e il degrado coinvolgono tutta l’area circostante, compreso un fitto bosco di pini adiacente alla zona oggetto di discarica.

Al fine d’impedire la prosecuzione dell’attività illecita, ricorrendone i presupposti, si è proceduto al sequestro della discarica abusiva, circa 2000 mq di terreno, nonché alla denuncia del proprietario delle particelle, A. A. di anni 59, residente a San Giovanni in Fiore.

L’attività di tutela e salvaguardia dell’ambiente contro l’inquinamento impegna il personale della polizia provinciale ogni giorno, con servizi miranti alla prevenzione e repressione delle condotte illecite in materia di rifiuti e demanio idrico.

Pubblicato in Cosenza

La Direzione investigativa antimafia di Catanzaro ha confiscato beni per 50 milioni di euro ad un imprenditore di Lamezia Terme, Giuseppe Trichilo, condannato per reati aggravati dalle modalità mafiose, nell'ambito dell'operazione "Crimine". I beni confiscati sono diversi compendi aziendali, costituiti da beni immobili, ubicati a Lamezia, beni mobili e rapporti finanziari, sequestrati dalla Dia di Catanzaro nel gennaio 2012 su disposizione del Tribunale di Reggio Calabria.

L'ingerenza della 'ndrangheta nell'esecuzione dei lavori per la realizzazione dei lavori del tratto della statale 106, in particolare la variante al centro abitato di Marina di Gioiosa Jonica, da parte della società Gioiosa scarl sono confluite nel procedimento penale che ha portato alla confisca dei beni, per 50 milioni di euro, nei confronti dell'imprenditore lametino Giuseppe Trichilo, di 39 anni.

Trichilo è stato condannato dal giudice per le udienze preliminari del tribunale di Reggio Calabria a due anni e due mesi di reclusione per il reato di illecita concorrenza e minaccia.

I beni confiscati sono capitale sociale ed intero compendio aziendale della Edil Trichilo con sede a Lamezia Terme che si occupa della fabbricazione di strutture e parti assemblate metalliche ed al commercio di materiale da costruzione; capitale sociale ed intero compendio aziendale della società C.T.

Costruzioni con sede a Falerna che si occupa della costruzione di edifici residenziali; il 50% del capitale sociale e del corrispondente compendio aziendale della "Magma srl" con sede a Lamezia Terme, dedita alla compravendita, locazione, gestione e amministrazione di beni immobili di qualsiasi specie e tipo; 50% del capitale sociale e del corrispondente compendio aziendale della "Caraffa Costruzioni" con sede in Gizzeria e dedita alla costruzione di edifici, strade ed autostrade; 30 beni mobili; 30 rapporti finanziari; 14 beni immobili; 31 mezzi industriali.

Giuseppe Trichilo è stato condannato perché ritenuto responsabile di aver agevolato la cosca degli Aquino di Marina di Gioiosa Jonica. Nel corso delle indagini il personale della Dia di Catanzaro ha compiuto numerosi accertamenti che hanno riguardato l'arco temporale compreso tra il 1998 ed il 2009. Dagli accertamenti è emersa la sproporzione del valore dei redditi dichiarati da Trichilo ed i beni posseduti.

L'operazione portata a termine oggi dalla Dia di Catanzaro rientra in un più vasto progetto denominato "Desk Interforze", da tempo avviato e coordinato dalla Procura Distrettuale di Catanzaro e finalizzato ad individuare i beni riconducibili alle cosche della 'ndrangheta. (ANSA)

Pubblicato in Lamezia Terme

Tortora.Continua l’azione di tutela del mare da parte della procura di Paola.

Questa volta addirittura in collaborazione con la procura di Lagonegro.

A conclusione di una lunga ed attenta indagine iniziata nel 2011 condotta dalla Guardia di Finanza il GIP di Paola su richiesta della procura della repubblica di Paola condotta dal PM Bruno Giordano ha disposto il sequestro dell’impianto di depurazione di san Sago in Tortora.

L’impianto è gestito dalla “Ecologica 2008 srl”, autorizzato dalla Regione Calabria per il trattamento di rifiuti pericolosi.

Il sindaco di Tortora Pasquale Lamboglia dichiara che “L’operazione di questa mattina della Guardia di Finanza e della procura della repubblica di Paola rappresenta la conferma di quanto noi abbiamo sempre sostenuto in merito agli impianto di San Sago”

Secondo gli investigatori non sarebbe stato rispettato il limite quantitativo massimo giornaliero di rifiuti liquidi trattabili in più giorni negli anni dal 2009 al 2013, limite stabilito in 300 metri cubi giornalieri.

L’impianto di Tortora riceveva rifiuti liquidi da numerosi siti non solo della Regione Calabria, ma anche dalla Campania, dalla Puglia e dalla Basilicata.

Gli investigatori hanno evidenziato una serie di criticità nel funzionamento del depuratore, tra cui la presenza di tubazioni volanti, predisposte sulle vasche per bypassare sezioni del processo depurativo o la completa disattivazione della sezione di depurazione relativa alla “denitrificazione” con la conseguenza del mancato abbattimento dell’azoto, causa della cosiddetta eutrofizzazione dei torrenti recettori e del mar Tirreno.

Il Gip sottolinea che si tratta di «Una gestione dell’impianto, quindi, assolutamente non in linea con le sue caratteristiche tecniche, ma utilizzato quale sito in cui far confluire, al fine di maturare ulteriori guadagni “bypassando” illecitamente i parametri e gli adempimenti imposti dalle normative e dalle prescrizioni amministrative di riferimento, il maggior quantitativo di rifiuti possibili, successivamente smaltiti illegalmente, a causa del loro mancato e/o inadeguato o comunque insufficiente trattamento, attraverso il loro scarico nel torrente Pizzinno e successivamente, attraverso il fiume Noce, nel mar Tirreno».

Gli investigatori si sono avvalsi di moderne tecniche di controllo, tra cui apparecchiature Gps, impiantati sulle auto-cisterne e seguite nei loro spostamenti , accertando numerosi episodi durante i quali enormi quantità di liquami sono confluiti nell’impianto e successivamente, non depurati, sversati nelle acque del torrente Pizzinno.

Basti pensare che nei soli due mesi di dicembre 2012/gennaio 2013 l’impianto ha sversato illecitamente nel torrente Pizzinno oltre 8.500 metri cubi di rifiuti liquidi, per lo più percolato da discarica non depurato, che hanno determinato un gravissimo pericolo per l’incolumità pubblica e per l’ambiente, così come un deturpamento delle bellezze naturali circostanti costituite da macchia mediterranea, viste le caratteristiche inquinanti del percolato e gli effetti sull’ecosistema.

Parliamo di oltre 140 mc al giorno sversati nel torrente.

Forte la preoccupazione dei magistrati che hanno evidenziato che «Per avere un’idea del danno creato basti pensare che le acque del torrente vengono utilizzate anche
per l’irrigazione e l’abbeveraggio e, sversate nel mar Tirreno, rendono quelle acque, sempre più frequentemente, impraticabili per i villeggianti. Non è un caso, infatti, che da alcuni anni in diversi tratti del mar tirreno cosentino campeggino divieti di balneazione, facendo guadagnare a questi, un tempo, apprezzati lidi, il triste primato di maglia nera della balneazione. L’attività svolta costituisce ulteriore testimonianza del quotidiano impegno profuso dalle Fiamme gialle sul territorio a tutela della salute dei cittadini e della legalità».

Tre cose:

La prima: possibile che nessuno come al solito controlli le acque del fiume?. A chi compete? Chi è responsabile di questa omissione generalizzata e vergognosa?

La seconda: se davvero vogliamo un mare più pulito si impone che tutti i soggetti che hanno inviato a San Sago i propri reflui da trattare siano costantemente controllati, da subito, dalle Procure competenti per evitare che vengano comunque immessi reflui negli alvei fluviali e torrentizi della Calabria, della Basilicata e della Campania.

La terza. E’ indispensabile che vengano condotte indagini sulla flora e fauna dei terreni a valle delle immissioni.

Pubblicato in Alto Tirreno

Guardia Costiera di Cariati appartenente al Compartimento Marittimo di Corigliano Calabro insieme all’ufficio tecnico comunale, dopo lunghe e laboriose indagini ha scoperto che il lido balneare sito sul litorale di Mandatoriccio, in località Procello, era abusivo.

Un lido importante metri quadrati con annessi bar, gazebo, giochi, docce, locali igienici, ombrelloni e sdraio che occupava ben 3500 mq di spiaggia

L'attività veniva esercitata senza i dovuti provvedimenti amministrativi

Gli agenti hanno scoperto anche che lo stabilimento balneare era stato realizzato abusivamente su area demaniale marittima e in parte anche su proprietà privata senza le prescritte autorizzazioni demaniali ed edilizie e senza permesso di costruire.

Inoltre le strutture in questione si trovano in zona a vincolo paesaggistico - ambientale, nella fascia di rispetto dei 300 metri dalla linea di costa e in un sito di interesse comunitario, le Dune di Camigliano, per cui la loro realizzazione senza le dovute autorizzazioni deturpa il paesaggio e l’ambiente costiero.

Da qui il sequestro disposto dalla Procura della Repubblica di Rossano per evitare che dal prossimo periodo primaverile e sino al termine della stagione estiva 2014 si potessero protrarre od aggravare le conseguenze del fatto.

ll responsabile dell’abuso è stato ovviamente denunciato all’Autorità giudiziaria per la violazione delle norme previste dal Codice della navigazione in materia di gestione dei beni del demanio marittimo e della normativa edilizio – urbanistica, ambientale di tutela dei siti sensibili e sismica.

Nessun danno alla azienda visto che ha potuto lavorare quasi fino a fine estate 2013

Pubblicato in Cosenza

Le Fiamme Gialle, unitamente al personale della Guardia Costiera, all'esito di specifici controlli su strada, hanno sequestrato mezza tonnellata di "novellame di cicerello", in quanto al di sotto della taglia minima prevista dall'art. 87 del DPR 1639/68 e succ. mod. e privo di documentazione inerente la rintracciabilità e la provenienza.

Il prodotto ittico, contenuto in grandi vasche, è stato ispezionato dal dirigente medico veterinario della locale A.S.P. (azienda sanitaria provinciale) che lo ha ritenuto non idoneo al consumo ed, giuste disposizioni del magistrato di turno della Procura di Locri, è stato distrutto tramite ditta autorizzata allo smaltimento. Il responsabile è stato segnalato all' Autorità Giudiziaria.

La Guardia di Finanza della Tenenza di Bianco (RC, nell'ambito dei normali servizi d'istituto, collabora anche con le A.S.P. della provincia e con le altre forze di polizia al fine di garantire la conservazione ed il ripopolamento delle specie ittiche e tutelare il consumatore finale fornendo allo stesso, così come prevede la vigente normativa, le informazioni obbligatorie necessarie a risalire alla provenienza del prodotto ittico posto in commercio

Pubblicato in Reggio Calabria

Riceviamo e pubblichiamo la seguente nota della Polizia provinciale di Cosenza

“Il personale della Polizia Provinciale di Cosenza appartenente alla sezione Reati Ambientali è impegnato continuamente in attività mirate alla tutela e salvaguardia delle aree appartenenti al demanio fluviale della Provincia, al fine di preservare il normale deflusso delle acque e denunciare, quindi, tutti quegli abusi che, invadendo gli alvei e le zone di rispetto, di fatto, ne minano il già precario equilibrio, soprattutto nelle zone considerate a rischio esondazione. Durante alcuni sopralluoghi lungo le sponde del torrente Malfrancato in agro di Corigliano Calabro, già oggetto di numerosi sequestri nei mesi scorsi, gli agenti hanno notato la presenza di un agrumeto in produzione e di una costruzione in legno e lamiera utilizzata come ricovero attrezzi. Verificato che insistevano in una zona demaniale a rischio esondazione e, quindi, privi di titoli autorizzatori, hanno proceduto al sequestro di tutta l’area interessata dagli abusi (più di 4.000 mq), denunciando alla Procura della Repubblica di Rossano, un uomo residente a Corigliano Calabro, P. F. di anni 68, occupatore degli impianti abusivi.

Inoltre, a seguito di alcune segnalazioni pervenute presso la Sala Operativa del Corpo, lo stesso Nucleo Ambiente, ha effettuato un sopralluogo lungo le sponde del fiume Coscinello, nel comune di Lattarico, scoprendo che circa 34 alberi di pioppo erano stati abbattuti e l’attività di taglio e pulitura del legname era ancora in corso.

Gli agenti, hanno constatato che le persone espletanti tali attività, erano prive dei necessari nulla osta ed autorizzazioni per eseguire il taglio di alberi in zone del demanio fluviale. Sono stati, dunque, denunciati in due alla Procura della Repubblica di Cosenza, S.M. e P.L., entrambi residenti nel comune di Lattarico.

Si è proceduto, quindi, al sequestro delle 34 piante abbattute, per un totale di circa 250 quintali di legna, di un mezzo meccanico cingolato e di una motosega utilizzati per compiere tale illecita attività. Dall’inizio dell’anno ad oggi sono state denunciate 6 persone per reati riguardanti le occupazioni di aree demaniali e sequestrati quasi 40.000 metri quadrati di terreno su cui insistevano coltivazioni arboree e costruzioni in cemento, legno o lamiera utilizzate dagli occupanti abusivi. Il controllo del territorio in tal senso continuerà ad essere l’attività prevalente del personale specializzato in reati ambientali della Polizia Provinciale di Cosenza.

Pubblicato in Cosenza
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