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20152
Riceviamo e pubblichiamo

 

RIPUBBLICHIAMO IL MANIFESTO CON CUI È NATA LA RETE COMPRENSORIALE “DIFENDIAMO LA SALUTE”.

MANIFESTO – CHE EBBE COME PRINCIPALE ESTENSORE IL COMPIANTO PEPPE MARCHESE – PRESENTATO DURANTE LA GRANDE MANIFESTAZIONE POPOLARE DI OTTOBRE 2015.

DA QUESTO MANIFESTO È INIZIATO TUTTO: IL TAVOLO TECNICO ISTITUITO DAL PROF. FATARELLA, LA PROPOSTA DI EVOLUZIONE DEL POLIAMBULATORIO, L’INSERIMENTO NEGLI ATTI DI PROGRAMMAZIONE DELL’ASP DI COSENZA DELLA CASA DELLA SALUTE DI AMANTEA.

 

Noi riteniamo che oggi ci si trovi dinnanzi ad un fatto straordinario, ovvero – che in una società caratterizzata dall’indifferenza, dall’egoismo, dalla prepotenza, ove vige la legge del potente, della strumentalizzazione, dell’ipocrisia – i cittadini si riappropriano di una capacità partecipativa e propositiva, si organizzano per occuparsi di loro stessi, afferrano con le unghie il loro diritto alle fondamentali libertà, diventano protagonisti di un destino collettivo investendo sull’importanza del senso comunitario e dell’essere comunità.

Cittadini che prendono per mano altri cittadini, costruendo una catena sociale a difesa del sacrosanto diritto a vivere una vita serena e degna di essere vissuta.

Questo è quanto sta accadendo oggi, questo è il senso della nascita della Rete comprensoriale “Difendiamo la salute”. Oggi noi prendiamo spunto da un fatto specifico, ovvero “il depotenziamento del Laboratorio di analisi del Poliambulatorio”, per coniugare una prospettiva più ampia, non miope. Perché che chiediamo oggi non è soltanto che il Laboratorio di analisi non sia depotenziato, non è soltanto una maggiore attenzione verso i servizi socio-sanitari e socio-assistenziali pubblici del Comprensorio, ma è molto di più: noi vogliamo che il diritto alla salute dei cittadini di questo Comprensorio venga adeguatamente garantito, noi vogliamo che l’uguaglianza di diritto diventi uguaglianza di fatto e che questa società sia capace di offrire sicurezze sociali, serenità, felicità.

Il Comprensorio di Amantea vanta oltre 30 mila abitanti, praticamente un venticinquesimo dell’intera Provincia ed un ottantesimo dell’intera Regione.

Ma noi crediamo che in questo Comprensorio lo Stato, la Regione, la Provincia non siano sufficientemente presenti.

La Pretura circondariale è stata chiusa.

L’Ufficio del Giudice di pace è stato chiuso.

L’Ospedale - pur assentito - non è mai nato e le cliniche un tempo presenti sono state dismesse.

L’Asl è stata soppressa dalla Regione ed appena chiusa è stata pezzo dopo pezzo, struttura dopo struttura, apparecchio dopo apparecchio depotenziata. Dov’è finito, ad esempio, l’apparecchio per la litotrissia extracorporea per il trattamento della calcolosi urinaria?

Oggi apparteniamo ad un Distretto, che è forse il più lungo del mondo, e che appare tanto una follia tecnica e giuridica, figlia di scelte che non fanno altro che generare insicurezza e distanza dal sistema di cure e di prevenzione.

Ciò che rimane di sanità pubblica in questo Comprensorio non è che un Poliambulatorio, che noi temiamo possa essere ulteriormente depotenziato – ed i segnali che vengono da quanto decretato per il Laboratorio di analisi sono una conferma rispetto a ciò – col palese ed inaccettabile rischio di mortificare quel poco che resta di sanità pubblica nel nostro territorio.

La nostra Provincia ha 34 tra Ospedali e Case di cura, cioè una ogni 22 mila abitanti.

Ma noi no! L’Ospedale più vicino è a quasi 30 km!

Siamo in una Regione che ha 75 tra Ospedali e Case di cura, cioè uno ogni 26 mila abitanti.

Ma noi no!

Non abbiamo nessuna delle 230 strutture sanitarie e sociosanitarie accreditate dalla Regione.

Non abbiamo nessuno dei 52 Centri di riabilitazione estensiva extra ospedaliera.

Non abbiamo nessuno delle 51 Residenze Sanitarie Assistenziali per anziani, medicalizzate e per disabili.

Non abbiamo strutture residenziali riabilitative psichiatriche e case protette per anziani.

Non abbiamo nulla di tutto ciò.

Noi abbiamo un Poliambulatorio dove peraltro non è presente un mammografo e le donne dei nostri paesi devono recarsi a Cetraro - ovvero a circa 60m km - per una mammografia!

Abbiamo un Poliambulatorio dove però non è possibile eseguire una MOC (Mineralometria ossea computerizzata).

Abbiamo un Poliambulatorio dove operano 2 Oculisti ma senza l’ausilio delle necessarie strumentazioni tecniche.

Abbiamo apparecchiature radiologiche datate e non ci risulta una ridotazione in tal senso.

Abbiamo un Poliambulatorio con l’Otorino in pensione non ancora sostituito.

Abbiamo un Cardiologo presente solo 2 volte a settimana e con una lunghissima lista d’attesa: com’è possibile parlare di prevenzione e cura delle patologie cardiovascolari se per fare anche un elettrocardiogramma è necessario attendere settimane – o peggio ancora - mesi?

Siamo in pratica tra i territori sanitariamente meno serviti di tutta la Calabria e dell’Italia.

La garanzia ad eguali condizioni sanitarie a tutti i cittadini, da noi è paradossalmente e vergognosamente disattesa.

Riteniamo fuori da ogni logica il fatto che – con tali presupposti – le politiche sanitarie in questo territorio vengano fatte applicando la ratio del risparmio che taglia i servizi e rende i cittadini ancora più vulnerabili.

Noi sappiamo benissimo che in altre zone del Paese i Centri unici di analisi funzionano. Ma la Calabria di oggi – purtroppo – non è l’Emilia Romagna, non è la Toscana, non è la Lombardia. O vogliamo far finta che non sia così?

Davvero pensiamo – ad esempio - che le provette correranno spedite per le strade della Calabria e sarà garantita la celerità dei risultati?

Noi diciamo con forza che nessun piano di rientro e/o di razionalizzazione dei servizi sanitari può essere realizzato sulla pelle dei cittadini. Tantomeno creando forti sperequazioni tra utenti.

La garanzia di cure immediate ed efficienti rappresenta un diritto fondamentale dell’individuo nonché un interesse della collettività. Nel caso specifico, privare della contestualità del risultato rispetto al momento del prelievo (o, comunque, allungarne la tempistica) - soprattutto per alcuni tipi di patologie – può rappresentare un grave pregiudizio per la salute.

La contestualità dell’esito rispetto al prelievo è in molti casi fondamentale per la cura della persona: ad esempio, per gli esami concernenti i livelli di coagulazione, per la determinazione della glicemia oraria e della curva da carico glicemico o, ancora, per gli esami colturali dell’urina. Il riferimento è – soprattutto - a pazienti con patologie importanti, come - ad esempio - i dializzati o coloro i quali effettuano terapia anti-coagulante.

La preoccupazione, inoltre, è che trasportare le provette possa anche compromettere la complessiva qualità dei test di laboratorio.

E la ratio di tutto ciò quale sarebbe? Il risparmio!

Ma quale sarebbe il risparmio? Butteremo i macchinari che effettuano le analisi? Licenzieremo gli operatori?

Noi temiamo che anzi, quanto decretato rispetto al Laboratorio, non solo finisca per penalizzare l’utente, ma – in ultima analisi – produrrà maggiori costi, sociali ed economici.

Si vuole davvero risparmiare?

Allora perché non si attivano subito le procedure per il completamento della struttura del Poliambulatorio, invece di continuare a pagare fitti per uffici?

Senza considerare il fatto che non è concepibile che specialisti del Poliambulatorio debbano spostarsi di stanza in stanza per garantire le prestazioni.

Quale sarebbe l’urgenza di un intervento di questo tipo? Quando non vengono affrontate le urgenze vere, come – ad esempio – il fatto che ad oggi gli operatori del centro prenotazione dispongono di un programma – potremmo dire – obsoleto, passato che costringe l’utenza ad attese bibliche.

Oggi è il giorno in cui noi diciamo basta.

Basta a chi crea file di attesa impossibili senza alcuna giustificazione e con il rischio di danni alle persone che poi si riversano sul sistema sanitario regionale.

Basta all’emarginazione sanitaria dei cittadini di questo Comprensorio.

Basta alla migrazione sanitaria.

Basta alla precarietà del sistema di cure.

Basta alla semina di questa insicurezza che avvilisce gli animi e la vita delle persone.

Basta al depotenziamento dei servizi socio-sanitari e socio-assistenziali.

E’ un fatto acquisito che tra le dimensioni del benessere su cui tutte le democrazie moderne e civili orientano le proprie politiche pubbliche, al primo posto vi è un adeguato sistema di cure. Perché dalla qualità e dalla quantità delle cure dipende il diritto alla felicità delle persone. Perché tutti abbiamo il diritto di sentirci sicuri e di essere felici.

Anche l’ONU oggi misura la qualità della vita dei Paesi membri non riducendo il tutto a criteri di tipo economico, ma guardando ad altri indicatori, quali appunto la capacità degli Stati di offrire efficienti ed efficaci sistemi di cura.

L’aspetto reddituale ha una sua importanza, ma solo nella dimensione in cui riesce a creare libertà. Non è sufficiente, infatti, avere un reddito se poi hai un infarto e non hai un pronto intervento in grado di salvarti la vita diagnosticandolo in tempo. Non è sufficiente avere un reddito se non vi è un sistema di prevenzione che ti consente di diagnosticare in tempo una malattia.

Perché la qualità e la quantità di cure adeguate che una società è in grado di offrire ai propri cittadini è un parametro per dire che quella società è giusta, moderna e civile.

E noi vogliamo che la nostra società sia giusta, moderna e civile. E che i nostri cittadini si sentano sicuri e felici.

Stiamo aspettando ormai da anni l’assegnazione di una Casa della salute, l’unico presidio capace di garantire almeno un minimo di servizi sanitari.

Sappiamo di essere difronte ad una transizione demografica, ad un invecchiamento della popolazione che trascina con sé una transizione epidemiologica con forte aumento delle malattie croniche. La risposta a questa situazione siamo consapevoli che non può essere soltanto l'assistenza ospedaliera, perché si rischia una escalation di costi a fronte di scarsi benefici. I sistemi sanitari che si orientano alle cure primarie hanno un ritorno in termine di salute, equità di accesso e continuità delle cure, superiori anche ai sistemi incentrati sulle cure specialistiche ed ospedalieri con minori spese e maggiori soddisfazione per la popolazione. Per di più ad una aspettativa di vita che cresce di oltre un anno ogni cinque si associa il drastico calo del numero di posti letto per abitante negli ospedali. In questo quadro una Casa della Salute assume la duplice caratteristica di essere una struttura fisica territoriale ben riconoscibile integrativa ed in parte alternativa all'ospedale. Inoltre risponde perfettamente alla necessità di “deospedalizzare la sanità“ e quindi anche la salute. Alleggerendo quindi la pressione che si riversa sugli Ospedali rendendoli inefficienti ed inefficaci.

Non possiamo non rilevare che il nostro territorio possiede già una struttura che consentirebbe di non partire da zero. E che le condizioni geografiche di non dispersione territoriale che ben si prestano all’aggregazione dei servizi, facilitandone l’accesso ai cittadini fanno di questo Comprensorio il luogo ideale per l’assegnazione di una Casa della Salute con l’obiettivo di potenziare il sistema di cure primarie e favorire, attraverso la contiguità spaziale dei servizi e degli operatori, la unitarietà e l’integrazione dei livelli essenziali delle prestazioni sociosanitarie, che rappresentano principi fondamentali, affermati dalla legge n. 229/1999 e dalla legge n. 328/2000.

Ma ad oggi non siamo ancora in elenco.

Un elenco nel quale vediamo gli ex presidi ospedalieri di Praia a Mare, Trebisacce, San Marco Argentano, Cariati, Siderno, Scilla, Chiaravalle, e la Piattaforma Sanitaria di Mesoraca. Ci domandiamo: qual è la logica di giustizia sociale e correttezza amministrativa di quest’elenco? Per quale ragione il Comprensorio di Amantea non è ancora assegnatario di una Casa della Salute?

Noi popolo dei Comuni di Aiello Calabro, Amantea, Belmonte, Cleto, Fiumefreddo Bruzio, Lago, Longobardi, San Pietro in Amantea e Serra d’Aiello chiediamo alle autorità competenti di invertire un comportamento che ha impoverito e penalizzato i servizi sanitari pubblici del nostro Comprensorio.

Noi invochiamo le vostre responsabilità amministrative e facciamo leva sulle vostre coscienze chiedendo di rispettare e di far rispettare ciò che la legge prescrive garantendo “in maniera uniforme sul territorio regionale, l'erogazione dei livelli essenziali di assistenza in condizioni di efficienza, appropriatezza, sicurezza e qualità”

Il Commissario ad Acta Scura ha dichiarato di “amare la Calabria”, di “mettere gli utenti al primo posto”. Ma se le sue azioni vanno in un’altra direzione, allora le intenzioni diventano solo degli slogan.

La salute delle persone non può essere ricondotta a logiche di bilancio. La vita non è un numero da incasellare il un elenco di tioli e capitoli.

Per questo l’auspicio è che questa storia finisca quanto prima. Perché le scelte sul sistema sanitario regionale tornino ad avere al centro non i numeri di un bilancio ma le persone, le loro ansie, i loro problemi.

La sanità deve tornare ai calabresi.

Noi chiediamo che tutti i Consigli Comunali del Comprensorio si riuniscano il prima possibile per approvare la proposta rivendicativa della Rete a difesa della salute.

E ci affidiamo a Lei Presidente Oliverio. Perché quando questa brutta, bruttissima pagina di Commissariamento sarà terminata, presti attenzione al diritto alle cure degli abitanti di questo Comprensorio. Perori la causa che vuole l’assegnazione di una Casa della Salute in questo Comprensorio.

E’ il popolo a chiederlo con rabbia.

Bloccare questa escalation che mortifica il sistema di cure comprensoriale ed investire sul diritto alla salute per i cittadini di questo territorio, è qualcosa di non più rinviabile. Qui nessuno ha più intenzione di farsi prendere in giro da nessuno.

Su questo oggi comincia una secessio plebis, una lotta della plebe contro ogni patriziato.

La lotta di un popolo che attende risposte non più rinviabili, perché ha già atteso troppo.

Tutti noi aspettiamo le vostre azioni a tutela della nostra salute.

E questo sin già da domani!

Amantea, ottobre 2015

 

sanitàÈ da ieri che ricevo telefonate da parte di operatori e cittadini/utenti allarmati da alcuni articoli apparsi sulla stampa che titolano una presunta chiusura del Poliambulatorio. Tesi che troverebbe le sue ragioni nel supposto trasferimento di uno dei medici/chirurghi: un provvedimento, però, mai preso dall’azienda (inutile aggiungere che prima di sparare a zero bisognerebbe quantomeno verificare le fonti)!

Non è più accettabile che - per beghe politiche e per l’affannosa ricerca di un like - si debba assistere alla meschina modificazione della realtà per scopi che non oso neppure immaginare.

Il Poliambulatorio non chiude. Anzi. La dialisi dal 1 settembre effettuerà le turnazioni ordinariamente anche il martedì e giovedì pomeriggio, nonché tutta la giornata di sabato (per un totale di 24 ore aggiuntive). Nel mese di settembre sarà aperto l’ambulatorio per la terapia del dolore. La programmazione che riguarda la struttura è in essere. Chi afferma il contrario non solo dice il falso, ma genera paure e timori ingiustificati e irresponsabili nel territorio d’utenza! Un atteggiamento che definisco vergognoso!

Sono sempre disponibile verso tutti per raccogliere istanze, ascoltare ragioni e dare informazioni e spiegazioni. Ma se questa campagna, ingiustificata, atta a screditare il Poliambulatorio dovesse continuare - a tutela dell’azienda e del cittadino/utente - mi vedrò costretta ad adire le vie legali.

Angela Riccetti

Direttrice Distretto Sanitario Tirreno

Pubblicato in Primo Piano

acqua aslA Santa Maria ed pressoché nell'intera zona Amantea Sud i cittadini continuano a lamentare la carenza idrica dell'acqua a partire già dalle prima ore mattutine difatti l'erogazione dell'acqua potabile avviene a singhiozzo.

Nella giornata di ieri abbiamo, addirittura, visto l'autobotte del Comune di Belmonte Calabro rifornire di acqua potabile la ASL di Amantea, al fine di garantire, anche per la giornata di oggi, il servizio di dialisi e tutte le prestazioni mediche e ambulatoriali previste.

Il Comune di Amantea però rassicura che il flusso idrico è stato regolarmente ripristinato da subito. 

O meglio, è tornata a parola viste le numerose telefonate in redazione di cittadini inferociti per la continua carenza idrica che ha fatto ritornare la città indietro di un decennio.

Due le probabili motivazioni di questa carenza idrica, sicuramente l'effetto coronavirus ha incentivato una agricoltura spicciola, quella del proprio orto, questo ha fatto sì che molti nostri concittadini abbiano ri-coltivato il proprio piccolo pezzo di terreno che necessita costantemente di acqua;

La seconda motivazione potrebbe essere una riduzione di portata idrica da parte della Sorical per scarsità nei serbatoi idrici nell'intera Regione Calabria.

Si spera nelle prossime ore e nei prossimi giorni in una pronta risoluzione definitiva del problema, anche se ancora non siamo nemmeno nel pieno dell'estate.

Pubblicato in Primo Piano

aslama"Ogni azione umana crea continuamente dei vuoti e dei pieni, quindi apre e chiude delle parentesi, se l'uomo usa generosità per attirare generosità, apre e chiude questa parentesi; ma se è generoso con chi non potrà ricambiarlo, apre un vuoto di bene in cui entrerà dell'altro bene per colmarlo".

Metabolizzare la morte di un familiare non è mai facile, quando poi a lasciarci è un perno importante della famiglia, che sia una madre, una sorella o una nonna diventa molto doloroso.

La mamma fa parte di noi, è un dono ineguagliabile, la cosa più bella che l'albero della vita abbia mai potuto regalarci, la sua morte equivale alla morte di una parte di noi, qualcosa che è andato via per sempre e che per fortuna però prima o poi riusciremo a riavere in modo diverso.

La mamma che ha voluto questa donazione ma che purtroppo ha lasciato questa vita terrena, qualche tempo fa, è Emma Fera, mamma, moglie, nonna, sorella e grande lavoratrice ed il gesto compiuto  poi dalla propria famiglia, in suo  ricordo,  è un gesto concreto di solidarietà e generosità.

I familiari e gli amici hanno contribuito all'acquisto di 10 aste reggiflebo di ultima generazione in acciaio temperato per il reparto di oncologia dell'ospedale di Paola, reparto dove Emma   era stata curata e dove lei stessa aveva notato la mancanza e la inappropriatezza di quelle vi erano,ormai  logore ed obsolete . Un gesto di solidarietà e generosità della famiglia in memoria della loro sfortunata congiunta .

Pubblicato in Primo Piano

con2020“È da tutti ed è facile adirarsi, e donare denaro e far spese: ma farlo con chi si deve, nella misura giusta, al momento opportuno, con lo scopo e nel modo convenienti, non è più da tutti né facile. Ed è per questo che il farlo bene è cosa rara, degna di lode e bella.” Aristotele.

Come dicevamo nel titolo la dottoressa Santelli, Funzionario Dirigente del Poliambulatorio di Amantea ci invia una nota in cui ringrazia le donazioni da privati ed associazioni avvenute allo stesso plesso sanitario di Amantea.

Oggi siamo in grado di annunciare due importanti donazioni provenienti e da un privato e da un'associazione benefica nel Comune di Amantea.

Alcune settimane fa, nel pieno della drammatica crisi epidemica determinata dal coronavirus, la Regione Calabria ha sollecitato i propri uffici ad attivarsi per il reperimento di materiale sanitario che permettesse di alleviare le difficili condizioni dei nostri ospedali e dei nostri presidi sanitari.

La prima donazione è avvenuta da parte del supermercato Conad di Amantea, per aver donato alcune casse di prodotti igienici per ambienti, superfici e disinfezione delle mani.

La seconda donazione è avvenuta da parte della Fidapa di Amantea, associazione molto presente sul sociale, per aver donato mascherine chirurgiche ed un termometro laser.

Pubblicato in Cronaca
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