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truccoIl trucco permanente è stata un’invenzione rivoluzionaria, soprattutto per tutti coloro che vogliano migliorare alcune aree del viso senza dover continuamente ricorrere a prodotti cosmetici. Anche a Napoli, così come nel resto d’Italia, spopola il trucco permanente, soprattutto perché sempre più centri estetici lo propongono, e aumentano, di anno in anno, anche i necessari corsi di formazione per coloro che si vogliano impegnare nella realizzazione di questi tipo di make up su altre persone.

Che cos’è il trucco permanente?

Il trucco permanente, che anche a Napoli https://www.truccopermanente-napoli.it sta vedendo aumentare la propria popolarità, è realizzato mediante una tecnica simile a quella del tatuaggio. Infatti, per poter applicare i pigmenti con i quali rendere più bello e armonioso il viso, si utilizzano delle “macchinette” e degli aghi che, però, differiscono sotto alcuni punti da quelle per i tatuatori.

In primo luogo, gli aghi utilizzati sono molto sottili e pulsano ad una velocità inferiore rispetto a quella prevista per un tatuaggio permanente. Inoltre, i pigmenti che sono utilizzati da chi realizzi questo tipo di trucco hanno la particolarità di potersi gradualmente sbiadire. Infatti, nel termine di 12-18 mesi, il trucco permanente sarà stato completamente eliminato dalla pelle: non si avrà, quindi, il timore di cambiare idea e di doversi tenere per sempre un make up non gradito.

Il trucci permanente potrà essere applicato sulle palpebre, sulle sopracciglia, sulle labbra e anche in zone più estese allo scopo di coprire macchie e discromie cutanee. Inoltre, aumentano sempre di più gli esperti di trucco permanente che si dedicano anche alla realizzazione di pigmentazioni sul corpo, come accade per i capezzoli. Ovviamente, proprio per le caratteristiche indicate, non si dovrebbe parlare di vero e proprio trucco permanente ma semipermanente, in quanto lo stesso tenderà a sbiadire in modo graduale.

Dove trovare il trucco permanente a Napoli

Se siete di Napoli e vi interessa l’applicazione del trucco permanente, non avrete che l’imbarazzo della scelta. Moltissimi centri estetici, infatti, si occupano di applicare questo tipo di pigmenti in differenti zone del viso.

Dovrete cercare, ovviamente, un centro estetico che abbia del personale qualificato per l’applicazione del trucco permanente, e che abbia anche locali adatti, i quali dovranno essere puliti e a norma di legge.

E se, invece, vi interessi seguire dei corsi per l’applicazione del trucco permanente, dovrete mettervi alla ricerca delle scuole di formazione che si occupino di rilasciare i diplomi grazie ai quali potrete iscrivervi negli elenchi regionali.

Pubblicato in Salute e Benessere

I truffatori dello specchietto per estorcere del denaro ci provano ancora.

Questa volta la truffa è avvenuta alle porte di Cosenza nella frazione Donnici.

Però questa volta le Forze dell’Ordine sono riusciti a fermare i due balordi a bordo della loro macchina sul ponte Mancini avente lo specchietto retrovisore sinistro rotto da loro stessi per poi poter simulare il danno subito.

Sono stati portati in Questura e la vittima della truffa ha subito riconosciuto i due truffatori, che hanno numerosi precedenti penali.

La truffa dello specchietto è vecchia e nota alle Forze dell’Ordine e invitano gli automobilisti a stare in guardia, a non cadere nella trappola.

I truffatori viaggiano sempre in due e sono molto scaltri e sanno individuare alla perfezione gli ignari ed ingenui automobilisti da poter colpire, quasi sempre persone anziane e sole al volante.

Lanciano sulla tua macchina un sassolino e poi ti sorpassano con la loro macchina e ti invitano a fermarti.

E quando tu scendi dalla macchina sostengono che gli hai rotto uno specchietto retrovisore e pretendono un risarcimento.

Chiedono che tu faccia denuncia all’Assicurazione.

Ma per farla breve si accontentano anche di un piccolo risarcimento immediato.

Non hai provocato nessun danno, non sei stato tu che hai rotto lo specchietto, non hai provocato nessun incidente, eppure sei caduto nella trappola.

Se il malcapitato automobilista non accetta le loro richieste scattano prima le minacce e dopo calci e pugni.

Al truffato di Donnici è andata bene.

A Napoli, invece, la truffa dello specchietto è finita nel sangue.

Le vittime che non hanno voluto pagare perché erano al corrente della truffa che i balordi si erano inventati e del falso danno subito reclamato dai truffatori, sono finiti all’ospedale Fatebenefratelli accoltellati per essere medicati per le ferite riportate. Q

uasi sempre sono persone anziane vittime della truffa dello specchietto che non sapendosi difendere e per non avere maggiore grane preferiscono pagare.

Non pagate, amici anziani che mi state leggendo. Informate subito le Forze dell’Ordine, qualche amico, i parenti.

E voi, giovani lettori, se vi accorgete che persone a voi sconosciute confabulano in mezzo alla strada con un anziano, fermatevi, accorrete in suo aiuto, evitate che una persona debole ed indifesa cada vittima di truffatori malvagi e senza scrupoli.

Vi è mai capitata la truffa dello specchietto rotto?

A me sì. In Amantea sono stato fermato in Piazza Commercio, quella vecchia.

La trasmissione televisiva “Le Iene” il 27 marzo 2014 ci ha fatto vedere come funziona e ci ha messo in guardia come difenderci.

Guardatela anche voi.

E’ interessante e potrebbe farvi aprire gli occhi e non cadere vittima di truffatori.

di Francesco Gagliardi

Pubblicato in Cronaca

In carcere un uomo di 25 anni.

Gli agenti della sezione antidroga lo hanno seguito dalla stazione fiorentina di Rifredi fino a Prato. Deve rispondere di detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente.

Viaggiava in treno con la droga divisa in ovuli occultati nell'intestino.

Un nigeriano di 25 anni è stato arrestato nel pomeriggio di ieri, venerdì 30 marzo, dagli agenti della sezione antidroga della questura di Prato che hanno recuperato 250 grammi di eroina divisa in una ventina di ovuli.

Lo spacciatore è stato arrestato alla stazione centrale di Prato subito dopo essere sceso dal treno partito da Firenze e diretto in Versilia.

Le indagini della polizia hanno avuto inizio alla stazione di Rifredi perché l'attività investigativa faceva ritenere che la droga arrivasse da Napoli per mezzo di pusher nigeriani.

Effettivamente dall'intercity Napoli-Milano è sceso un giovane già visto più volte in centro a Prato. Il nigeriano è stato seguito sul treno che ha preso successivamente ed è stato bloccato una volta sceso alla stazione centrale.

Ha subito ammesso di trasportare ovuli di eroina che ha espulso poi all'ospedale dove è anche stato sottoposto ad una tac.

Per lui sono scattate le manette.

Pubblicato in Italia

Con il termine “airbnb” si intendono i cosiddetti “affitti brevi”.

Ora la giunta romana e napoletana hanno stipulato una convenzione per la esazione diretta della tassa di soggiorno tramite il colosso del web Airbn

Roma anche tramite la Booking.com.

Era un provvedimento molto atteso dalle associazioni di categoria degli albergatori.

Federalberghi in primis, ha votato a “sanare le condizioni di concorrenza sleale”.

Nella Capitale, infatti, le strutture ricettive sono costrette a imporre ai clienti un surplus sulla tariffa giornaliera che va dai 3 ai 7 euro al giorno a persona a seconda della classe (le stelle).

“Si tratta di un vuoto normativo che si sta cercando di riempire – dice a IlFattoQuotidiano.it Giuseppe Roscioli, presidente di Federalberghi Roma – e direi che questo provvedimento va nella direzione giusta”.

Resta da capire come riuscirà il Comune di Roma a combattere l’evasione da parte di strutture private non accreditate che decidono a seconda delle necessità di pubblicare annunci su piattaforme online.

“Non sarà semplice. Anzi, sarà difficilissimo”, ci dice Giuseppe Canfora, presidente Asshotel Roma e vicepresidente dell’Ente Bilaterale del Turismo del Lazio.

“Ci sono già dei problemi – spiega – a contrastare l’evasione nelle strutture accreditate, figuriamoci nelle case private. E comunque il guadagno resta sempre molto alto, rispetto agli alberghi dove il posto letto per la notte non è l’unico servizio a disposizione del cliente”.

Un tema che secondo l’assessore capitolino al Turismo, Adriano Meloni, verrà risolto presto: “Grazie a questo provvedimento – afferma l’esponente della Giunta in una nota – poniamo le basi per accordi con le piattaforme di prenotazione online. Potremo, quindi, rendere più facile la riscossione, contrastando l’evasione, riequilibrando la concorrenza e facendo emergere le forme di locazione fantasma”.

La collaborazione con il Comune di Napoli è solo l’ultimo tassello dell’impegno dell’operatore online sul territorio campano.

 
“Siamo già partiti con le esperienze a Firenze, Milano e Roma, e Napoli non poteva mancare ha spiegato Alessandro Tommasi, Policy Manager Italia di Airbnb”.

 
Di recente, infatti, Airbnb ha lanciato le proprie “Esperienze” a Napoli e Costiera Amalfitana, un’opportunità economica anche per chi non ha un immobile da condividere ma vuole mettere a frutto le proprie passioni o competenze.

Pubblicato in Politica

labriChe pena mi fa nell’apprendere che alcuni ragazzi di appena 15 anni siano finiti in galera perché ladri. Dio mio come siamo caduti così in basso! A 15 anni perché ladri e banditi è una cosa molto strana e che io non riesco purtroppo a comprendere. A 15 anni io giocavo con un pallone di pezza. Andavo in giro per le strade a far rullare un cerchio di ferro ricavato da un vecchio braciere. Nelle belle giornate giocavo allu “Strumbulu” che avevo comprato in un negozio della Calavecchia o con la mazza di legno alla lippa. Giocavo a mosca cieca o con le carte napoletano a mazzetto. Potevo perdere alcuni bottoni che strappavo dai pantaloni o dalla giacchetta. A volte a guardie ladri, ma per finta. Ora devo apprendere che a 15 anni non si gioca più come una volta insieme ai compagni del quartiere, non si va a scuola e studiare, ma si sta insieme per fare del male, per terrorizzare i compagni del quartiere, per derubarli, per picchiarli. I ragazzini arrestati e condotti in galera avrebbero dovuto andare a scuola e studiare. Invece marinavano la scuola e terrorizzavano i coetanei. Li costringevano a spogliarsi e consegnare loro non solo i pochi spiccioli che avevano in tasca, ma anche gli orologi, i telefonini, gli smartphone, le felpe e le scarpe griffate che poi andavano a vendere. I malcapitati spesse volte erano costretti a rientrare nelle proprie case in mutande o solo con i pantaloni. Siamo questa volta a Milano e non alla periferia di Napoli o a Scampia. La baby gang agiva nei pressi della Metropolitana Bisaglie quasi sempre nelle ore pomeridiane. Dopo vari appostamenti gli uomini in borghese della Questura di Milano sono riusciti a cogliere in flagrante due membri della baby gang che seminavano il terrore all’uscita del metrò. Sono due ragazzini di appena 15 anni, italiani, che frequentano ancora la scuola media e arrestati con la grave accusa: tentata rapina in concorso e poi portati al carcere Beccaria, che è un carcere minorile. Tutto nasce da diverse segnalazioni raccolte dalla Questura milanese dove venivano segnalati diversi raid ai danni di ragazzini della zona di Biaggio, aggrediti e rapinati all’uscita del metrò. La baby gang si appostava all’uscita del metrò e quando individuava qualche ragazzino isolato subito entrava in azione cogliendo di sorpresa il povero malcapitato che veniva trascinato tra le auto parcheggiate e poi costretto a consegnare con le buone o con le cattive denaro e cellulare. Se si ribellava veniva scaraventato a terra e picchiato con calci e pugni. Ma questa volte è andata male alla baby gang. Gli agenti in borghese bloccano i quindicenni e consegnano al malcapitato i soldi e il cellulare che gli avevano rubato. La baby gang era composta da ragazzini che ancora, malgrado l’età, frequentano la scuola media. A quell’ora si dovevano trovare a scuola ma saltavano puntualmente le lezioni malgrado le madri li accompagnassero a scuola ogni giorno, regolarmente. Invece di studiare e stare in classe, preferivano stare all’aperto e fare la vita di delinquenti.

Pubblicato in Italia

Risse continue in pieno giorno, sporcizia, marciapiedi divelti, bancarelle abusive che entrano fin sulle scale dei portoni dei palazzi.

Una situazione esplosiva in corso Novara.

Da anni, il tratto compreso tra la Stazione Centrale e via Firenze è preda di un indicibile degrado.

Condizioni igieniche precarie, miasmi ed esalazioni per i bisogni espletati in pubblica piazza fanno da cornice a una delle porte d'ingresso della città.

Triste biglietto da visita per chi scende dal treno.

A pochi giorni dal blitz della polizia locale a Porta Nolana, che in 24 ore ha liberato l'area da abusivismo, spaccio e prostituzione, scoppia la rivolta di residenti e commercianti anche sul lato opposto di piazza Garibaldi.

Dopo aver raccolto decine di firme, proprietari e negozianti hanno deciso di dire basta.

Mercoledì hanno inviato un esposto-denuncia in Questura e ai vigili e diffidato il Comune e la IV Municipalità, chiedendo lo sgombero del suk abusivo di corso Novara e la riqualificazione della strada.
All'appello hanno risposto tutti, dai residenti ai titolari di uffici e negozi, dagli studi professionali al supermercato cinese.

«Ci sentiamo in pericolo scrivono .

Da anni, ormai, ci sono immigrati che occupano abusivamente il suolo pubblico, vendendo la merce direttamente sui marciapiedi.

Più di una volta si sono verificate risse.

Difficile affittare uffici e abitazioni in questa situazione».

Difficile persino rientrare a casa, visto che il mercato abusivo «occupa interamente i marciapiedi, compresi gli ingressi dei palazzi, della banca e degli esercizi commerciali».

Ma non finisce qui.

Tra i civici 3 e 5 il marciapiedi risulta divelto per quasi 2 metri, in prossimità dei cassonetti dei rifiuti.

Di fronte, fino a qualche mese fa si trovava lo stazionamento dell'Alibus, poi spostato in piazza.

Ancora oggi è luogo di passaggio di migliaia di turisti e viaggiatori.

C'è, poi, un risvolto di ordine pubblico.

Perché i sanpietrini staccati che giacciono in strada non contribuiscono certo ad abbassare il rischio che qualcuno, in caso di rissa, possa farsi ancora più male.

I residenti si sono rivolti all'assessorato alla Mobilità, segnalando «lo stato di dissesto, pericoloso per la viabilità, indecoroso per i frequentatori della zona e dannoso per l'immagine della città». Eppure, la zona ha grandi potenzialità, accresciute dopo la riqualificazione di piazza Garibaldi.

Nel giro di pochi metri, si trovano una filiale di banca, hotel, supermercati, caffè e profumerie.
Un anno fa, quando si istituì la rotatoria di corso Meridionale, per snellire il traffico, la Municipalità sollecitò il restyling anche di corso Novara, nell'ambito della risistemazione di piazza Garibaldi da parte di Grandi Stazioni.

Ma non è ancora avvenuto.(DaIlmattino)

Pubblicato in Italia

napoli 01“Napule è mille paure, Napule è na carta sporca e nisciuno se ne importa” così cantava alcuni anni fa il grande cantante napoletano Pino Daniele. Era il grido di dolore, era la sofferenza di chi amava la sua città e si rendeva conto che molti la stupravano giorno dopo giorno.

Momento difficile per la città di Napoli a noi tanto cara. C’è una escalation di baby gang che fa davvero paura, che ogni santo giorno semina il terrore per le vie della città E così Napoli è tornata ad essere al centro di interesse e del disonore delle pagine di cronaca nera. La Napoli che noi abbiamo conosciuto ed amato, la Napoli della sfogliatella, del babà, della pizza, della tazzulilla ‘e cafè, delle serenate, dei mandolini, di Marechiaro e Mergellina, è stata sostituita dalla Napoli violenta, del terrore, della paura, degli accoltellamenti, delle baby gang. Ecco il triste bollettino di guerra: In 2 mesi undici ragazzini sono stati vittime di violenza, alcuni sono finiti negli ospedali. E Napoli è piombata, come cantava Pino Daniele, nella paura. E’ da mesi che le cronache registrano a Napoli un numero crescente di violenze minorili, violenze cieche e inspiegabili. Baby gang senza freni, che senza alcun motivo insultano, picchiano, accoltellano e che conoscono soltanto la cultura della violenza. Ma chi sono davvero questi ragazzi che seminano terrore e mandano all’ospedale i loro coetanei? Spesso i protagonisti sono ragazzi di buona famiglia, malati di noia e di benessere che cercano nella gang lo strumento per conquistare un dato status sociale. Ragazzotti che nella scuola taccheggiano, insultano, picchiano e lanciano cestini e libri contro i professori, lanciano sassi dai cavalcavia, commettono abusi sessuali di gruppo.

Le aggressioni giornaliere che subiscono i nostri ragazzi ci impongono delle riflessioni operative sul loro futuro e sul futuro della città di Napoli martoriata da episodi sconcertanti e aberranti. Ciò che è successo ad Arturo in Via Foria, a Gaetano a Chiaiano e agli altri ragazzi, è un fatto che riguarda tutti: famiglia, scuola, parrocchia, istituzioni. Il Preside della scuola di Arturo, i compagni, le mamme degli altri ragazzi hanno promosso una manifestazione di solidarietà Sono scesi in strada per gridare basta alla violenza. Una manifestazione ben organizzata inimmaginabile solo alcuni anni fa. E’ un segnale molto positivo. Ma non basta. I cortei, i sit-in, le manifestazioni, le fiaccolate durano poco, anche se hanno un ruolo significativo per sensibilizzare le istituzioni, l’opinione pubblica sui problemi che affliggono Napoli e dintorni. Di chi è la colpa di tutto quello che sta succedendo a Napoli? Davvero è tutta colpa di Gomorra? I problemi da affrontare sono ben altri. Bisogna salvare i bambini di Napoli e questo bisogna farlo subito, senza esitazione. Tocca a noi genitori farlo per prima, poi alla scuola, alla parrocchia e alla società. Incominciamo a realizzare opere di bellezza nei quartieri, apriamo luoghi di aggregazioni, campi sportivi, palestre, cinema, teatri, biblioteche. Ci vorrà del tempo, lo so, ma bisogna incominciare a lavorare subito seriamente. Ci vogliono investimenti, progetti, persone intelligenti e capaci. La prevenzione e la repressione dei fenomeni criminali non ha dato ottimi risultati. Ci sono ancora tanti bambini per le vie di Napoli che non frequentano le scuole, che delinquono, che spacciano droga, che a notte fonda girano per le strade. E i genitori cosa dicono, cosa fanno? Non vedono, non sentono, ma parlano. Cercano di giustificare i loro figli, li spalleggiano e li proteggono. Sono dei ragazzi, volevano solo scherzare. Ma con i coltelli e le pistole non si scherza, si ferisce e si ammazza. Ma c’è un’altra amara riflessione da fare. Tutti i ragazzi arrestati e poi interrogati dai Magistrati inquirenti sono già ritornati nelle loro case perché minorenni. Domani li troveremo nei soliti posti con i soliti compagni a delinquere, a fare del male senza alcun valido motivo.

La mamma di Arturo, il giovane accoltellato, operato alla milza spappolata ed ora ritornato a frequentare la scuola, ha chiesto un confronto con i politici e con tutti i candidati alle prossime elezioni per affrontare il tema sicurezza. << Li sfido a confronto su questo tema. Dobbiamo evitare che ci siano nuovi Arturo – ha affermato – che vengano accoltellati, feriti, massacrati di botte>>. Colpisce l’età delle vittime e dei carnefici. Cosa facevano a tarda sera per le vie di Napoli? E i genitori non si sono mai chiesti che i loro figli alle dieci di sera erano ancora in strada? Che per impossessarsi di un smarthphone o di un telefonino aggrediscono e tirano fendenti mortali? Ma nessuno parla, ( la paura fa novanta),perché nessuno ha visto e nessuno si è fatto vivo.

Pubblicato in Italia

Le Chiese di Napoli e della Campania si sono riempite di fedeli e di amore .

Tanti i pranzi di solidarietà della Comunità di Sant'Egidio.

Ieri 25 dicembre nella Basilica dei Santi Severino e Sossio, erano oltre 350 i poveri che hanno festeggiato il Natale in città assieme al cardinale Crescenzio Sepe: anziani soli, senza fissa dimora, disabili, stranieri, famiglie rom, persone sole che il giorno di Natale hanno trovato una famiglia più larga attorno a cui stringersi.

Sempre nella giornata del Natale altri pranzi ci sono stati nel Rione Scampia nella chiesa dei padri Redenzionisti (100 poveri), a Fuorigrotta nella chiesa di S. Antonio Ardia (80 poveri), nel centro storico nella chiesa di Nicola al Nilo (80 poveri) e a Largo Regina Coeli (22 poveri), nel centro Oasis del quartiere San Giovanni a Teduccio con 100 poveri, ad Aversa nella chiesa di S. Anna (80 poveri).

Ancora cena e festa negli istituti per anziani a Napoli e nel quartiere Barra con 87 persone e nella Scuola di Lingua e cultura italiana, sempre al centro storico, con 350 immigrati.

Ecco questa è la strada vera della solidarietà praticata e non soltanto parlata.


«L'invito al pranzo è stata una buona notizia e ha dato dignità a chi lo ha ricevuto: tutti sono chiamati per nome e ciascuno ha avuto un regalo personalizzato -

È il segno di un'amicizia- sottolinea la Comunità di Sant'Egidio – che dura tutto l'anno, con tante visite che trasformano le giornate di chi è solo e senza prospettive».

Ora speriamo che le chiese diventino ogni giorno luogo di incontro e di solidarietà vissuta .

Oltre 500 i volontari provenienti da vari luoghi della Campania e che hanno partecipato ai pranzi. Tra questi anche alcuni migranti provenienti dal Gambia, dal Mali e dal Senegal.

Dice Antonio Mattone, della Comunità di Sant'Egidio: «Il Natale ci parla di una famiglia che non ha trovato posto e noi vogliamo pensare a tutti quelli che non hanno un posto nella nostra città, chi ha perso la casa, chi vive per strada, agli anziani mandati via da casa propria e finiti negli istituti e nelle case di riposo, ai rom che vivono nei campi al freddo e senza servizi.

Per questo in alcuni luoghi della città abbiamo allestito pranzi e feste, per essere vicini a gente sola che non sa come festeggiare il Natale, e si è ritrovata in una famiglia più larga dove l'amicizia che viviamo ogni giorno con i poveri diventa più gioiosa e luminosa, proprio perché è Natale.

Il pranzo di Natale fatto in chiesa è un po’ un presepe moderno dove brilla la bellezza della festa con i poveri e dove si confonde chi serve e chi è servito.

Questi pranzi ci parlano di futuro, di un mondo senza fame e senza solitudine, un mondo di unione di cui c'è tanto bisogno, anche a Napoli».

Ora speriamo che il Natale non sia solo una festa annuale ma quotidiana. E si che sarebbe Natale!

Una persona è morta ed una seconda è rimasta ferita a seguito dell'esplosione di una bomba carta a San Giovanni a Teduccio, in via Ferrante Imparato, rione Pazzigno, a Napoli.

Il fatto è avvenuto la scorsa notte intorno alle 3.30, orario in cui sono stati allertati i Vigili del Fuoco e l'ambulanza.

 

Prima si pensava ad un petardo, poi si è scoperto che, invece, era avvenuta una vera e propria esplosione di un ordigno, una bomba carta

Una potente bomba carta.

L’ordigno pesava oltre un chilogrammo.

A seguito dell'esplosione dell'ordigno il cancello di un'abitazione è stato divelto, danneggiando anche due autovetture.

Sulla vicenda indagano i carabinieri.

La vittima che si chiamava Antonio Perna è un uomo di 32 anni ed è deceduto poco dopo il ricovero in ospedale a Loreto Mare.

Ma non è sopravvissuto allo scoppio e nonostante i tentativi di tenerlo in vita con l'amputazione delle gambe, è morto per l’elevata compromissione degli organi interni.

Ferita, invece, la compagna, Monica Veneruso, 43 anni, è già nota alle forze dell'ordine.

Potrà essere proprio la donna, appena le sue condizioni lo consentiranno, a dire agli investigatori per quale motivo si trovassero nei pressi dello stabile dove è esploso l'ordigno.

Pubblicato in Calabria

“Così non va bene!” dice un profugo che “vive” a Napoli di fronte alla gravissima situazione delle migliaia di profughi che vivono in mezzo alla strada.

“ Persone che vivono per strada, urinano per strada, defecano per strada” dice un napoletano

“ I nostri bambini vivono segregati in casa. Non possono uscire in strada in queste condizioni” dice un altro napoletano “Praticamente alla 10 del mattino sono ubriachi “ dice una signora di Napoli.

“Tassiamoci, mettiamo un euro , due euro ciascuno e disinfettiamo!” aggiunge un altro napoletano.

Ed il Sindaco De Magistris conclude “Non bisogna prendersela con le vittime ma con i carnefici” Ora da un magistrato come lui ci aspettiamo che denunci chi sono questi carnefici.

A Napoli c’è la guerra.

Diversamente i militari non sarebbero intervenuti.

E domenica i soldati sono stati aggrediti.

“Tre militari tengono bloccato al suolo un ragazzo e gli impediscono di muoversi. Intorno a loro, alcuni extracomunitari protestano sempre più vivacemente.

Urlano, indicano, qualcuno si avvicina.

Uno di loro va verso il ragazzo immobilizzato con l’intenzione di farlo rilasciare e viene respinto, subito dopo altri giovani lo seguono; dall’altro lato, approfittando del fatto che i militari sono rivolti verso il gruppetto che era sempre più vicino, un altro extracomunitario afferra il ragazzo e lo trascina via.

Viene allontanato anche lui ma ritorna e spintona i soldati, che intanto cercano di bloccare di nuovo il giovane che nel frattempo si era rialzato e, tra qualche altra spinta dall’uno e dall’altro lato, riesce ad allontanarsi insieme ad altri giovani.

Il ragazzo viene inseguito e fermato dopo qualche metro; nell’audio, tra i clacson, si sente la voce di uno straniero che urla “non picchiare”. In pochi secondi una trentina di extracomunitari circondano i militari, urlando e inveendo.

Il video, girato da un cittadino, dura poco più di due minuti e da domenica rimbalza su Internet e in particolare sui social network, dove gli utenti si sono divisi tra chi denuncia un eccessivo uso della violenza da parte dei militari e chi, invece, invoca una maggiore presenza delle forze dell’ordine in quelle zone dove, abbandonate al degrado, gli stranieri sono spesso coinvolti in attività illegali e microcriminalità.

Il video è stato rilanciato anche da Matteo Salvini che, parlando di “guerriglia urbana”, esprime solidarietà agli abitanti del quartiere che «purtroppo si ritrovano con un sindaco amico dei clandestini e dei centri sociali».

Di parere opposto la Rete Antirazzista di Napoli, che in un comunicato parla di clima razzista e xenofobico instaurato da speculazioni politiche, si scaglia contro la pattuglia di militari che «nel fermare un cittadino marocchino per un controllo dei documenti ha finito invece per malmenarlo duramente» e, aggiunge, «questa scena e la percezione di assistere ad un abuso ha determinato la reazione indignata di molte persone, non solo immigrati».

LINK DEL VIDEO

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