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Baby gang: Emergenza a Napoli di Francesco Gagliardi

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napoli 01“Napule è mille paure, Napule è na carta sporca e nisciuno se ne importa” così cantava alcuni anni fa il grande cantante napoletano Pino Daniele. Era il grido di dolore, era la sofferenza di chi amava la sua città e si rendeva conto che molti la stupravano giorno dopo giorno.

Momento difficile per la città di Napoli a noi tanto cara. C’è una escalation di baby gang che fa davvero paura, che ogni santo giorno semina il terrore per le vie della città E così Napoli è tornata ad essere al centro di interesse e del disonore delle pagine di cronaca nera. La Napoli che noi abbiamo conosciuto ed amato, la Napoli della sfogliatella, del babà, della pizza, della tazzulilla ‘e cafè, delle serenate, dei mandolini, di Marechiaro e Mergellina, è stata sostituita dalla Napoli violenta, del terrore, della paura, degli accoltellamenti, delle baby gang. Ecco il triste bollettino di guerra: In 2 mesi undici ragazzini sono stati vittime di violenza, alcuni sono finiti negli ospedali. E Napoli è piombata, come cantava Pino Daniele, nella paura. E’ da mesi che le cronache registrano a Napoli un numero crescente di violenze minorili, violenze cieche e inspiegabili. Baby gang senza freni, che senza alcun motivo insultano, picchiano, accoltellano e che conoscono soltanto la cultura della violenza. Ma chi sono davvero questi ragazzi che seminano terrore e mandano all’ospedale i loro coetanei? Spesso i protagonisti sono ragazzi di buona famiglia, malati di noia e di benessere che cercano nella gang lo strumento per conquistare un dato status sociale. Ragazzotti che nella scuola taccheggiano, insultano, picchiano e lanciano cestini e libri contro i professori, lanciano sassi dai cavalcavia, commettono abusi sessuali di gruppo.

Le aggressioni giornaliere che subiscono i nostri ragazzi ci impongono delle riflessioni operative sul loro futuro e sul futuro della città di Napoli martoriata da episodi sconcertanti e aberranti. Ciò che è successo ad Arturo in Via Foria, a Gaetano a Chiaiano e agli altri ragazzi, è un fatto che riguarda tutti: famiglia, scuola, parrocchia, istituzioni. Il Preside della scuola di Arturo, i compagni, le mamme degli altri ragazzi hanno promosso una manifestazione di solidarietà Sono scesi in strada per gridare basta alla violenza. Una manifestazione ben organizzata inimmaginabile solo alcuni anni fa. E’ un segnale molto positivo. Ma non basta. I cortei, i sit-in, le manifestazioni, le fiaccolate durano poco, anche se hanno un ruolo significativo per sensibilizzare le istituzioni, l’opinione pubblica sui problemi che affliggono Napoli e dintorni. Di chi è la colpa di tutto quello che sta succedendo a Napoli? Davvero è tutta colpa di Gomorra? I problemi da affrontare sono ben altri. Bisogna salvare i bambini di Napoli e questo bisogna farlo subito, senza esitazione. Tocca a noi genitori farlo per prima, poi alla scuola, alla parrocchia e alla società. Incominciamo a realizzare opere di bellezza nei quartieri, apriamo luoghi di aggregazioni, campi sportivi, palestre, cinema, teatri, biblioteche. Ci vorrà del tempo, lo so, ma bisogna incominciare a lavorare subito seriamente. Ci vogliono investimenti, progetti, persone intelligenti e capaci. La prevenzione e la repressione dei fenomeni criminali non ha dato ottimi risultati. Ci sono ancora tanti bambini per le vie di Napoli che non frequentano le scuole, che delinquono, che spacciano droga, che a notte fonda girano per le strade. E i genitori cosa dicono, cosa fanno? Non vedono, non sentono, ma parlano. Cercano di giustificare i loro figli, li spalleggiano e li proteggono. Sono dei ragazzi, volevano solo scherzare. Ma con i coltelli e le pistole non si scherza, si ferisce e si ammazza. Ma c’è un’altra amara riflessione da fare. Tutti i ragazzi arrestati e poi interrogati dai Magistrati inquirenti sono già ritornati nelle loro case perché minorenni. Domani li troveremo nei soliti posti con i soliti compagni a delinquere, a fare del male senza alcun valido motivo.

La mamma di Arturo, il giovane accoltellato, operato alla milza spappolata ed ora ritornato a frequentare la scuola, ha chiesto un confronto con i politici e con tutti i candidati alle prossime elezioni per affrontare il tema sicurezza. << Li sfido a confronto su questo tema. Dobbiamo evitare che ci siano nuovi Arturo – ha affermato – che vengano accoltellati, feriti, massacrati di botte>>. Colpisce l’età delle vittime e dei carnefici. Cosa facevano a tarda sera per le vie di Napoli? E i genitori non si sono mai chiesti che i loro figli alle dieci di sera erano ancora in strada? Che per impossessarsi di un smarthphone o di un telefonino aggrediscono e tirano fendenti mortali? Ma nessuno parla, ( la paura fa novanta),perché nessuno ha visto e nessuno si è fatto vivo.

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