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Redazione TirrenoNews

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La guardia di Finanza comandata dal colonnello Luigi Acanfora, scopre ad Aversa, nelle campagne romane, una stamperia clandestina. La scoperta mostra scenari preoccupanti. Non venivano falsificate solo monete italiane ma anche francesi

Non si riesce a sapere quante m onte finora siano state stampate, quello che si sa è che c’era materiale per la stampa di 120 mila monete da 1 e 2 euro.

Come evidente si tratta di monete di piccolissimo taglio e perciò facilmente spendibili; forse è addirittura impossibile scoprirle. Spacciare una moneta falsa da 1 euro appare facile per la scarsa possibilità di essere scoperti tanto più che i coni erano quasi perfetti.

Un orefice e un incisore. Uno napoletano e l'altro piemontese. Esperti quindi nella trasformazione di metalli pregiati in creazioni e accessori di moda.

Insieme un noto pregiudicato napoletano, falsario esperto e conosciuto in tutt'Europa.

Piccole città in Italia ed in Romania( Aversa, Giuliano) sono ritenute dalle autorità europee le più a rischio per quanto riguarda la falsificazione di euro.

Tutto sequestrato compresi la pressa idraulica, i conii per le incisioni ed altro materiale impiegato per la falsificazione, per un valore totale di circa 120.000 euro.

“Nel corso dell'operazione è intervenuto sul posto anche personale dell'Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato (Coin National Analysis Centre) competente per le analisi tecniche sulle monete, nonchè l'European Technical Scientific Centre (Etsc) presso l'Ufficio Europeo per la Lotta Antifrode (Olaf) della Commissione Europea, per la valutazione della diffusione della contraffazione anche a livello internazionale”.

Fallito attentato a Sofia contro Ahmed Dogan, leader del Movimento per diritti e libertà (Dps, destra liberale), il partito della minoranza turca in Bulgaria. Nel corso della conferenza annuale del partito, al momento in cui Dogan stava pronunciando il suo discorso davanti ai delegati, un uomo con precedenti criminali - il 25enne Oktay Enimehmedov di etnia turca - è salito sul podio ed ha puntato un'arma contro l'oratore, cercando anche di premere il grilletto.

Alcuni dei delegati e le guardie del corpo sono intervenuti tempestivamente ed hanno immobilizzato l'aggressore, mentre Dogan è rimasto illeso. Più tardi la polizia ha comunicato che l'attentatore aveva addosso anche due coltelli. Poco dopo l'incidente, il vicepresidente di Dps, Lyutvi Mestan, ha letto davanti ai giornalisti una dichiarazione nella quale, tra l'altro, ha definito l'accaduto «una mostruosa manifestazione della politica dell'odio». Il deputato socialista Anton Kutev ha invece avanzato alla Radio nazionale bulgara l'ipotesi che l'attentato a Dogan sia «stato una messa in scena i cui moventi andrebbero cercati nelle lotte intestine» in seno al Dps».

Il video: http://video.ilmattino.it/index.jsp?videoId=2845&sectionId=22

 

Chiuse dal pm di Catanzaro Guarascio le indagini sul consorzio di bonifica "Alli Punta di Copanello" e sulla parentopoli nella selezione del personale. Assunzioni per la diga fantasma( vedi foto il cancello chiuso), il commissario del consorzio di bonifica “Alli Punta di Copanello”, Grazioso Manno, deve rispondere dell’accusa di abuso di ufficio. Il sostituto procuratore Domenico Guarascio ha chiuso le indagini sulla vicenda raccontata nel terzo numero del Corriere della Calabria. Nove assunzioni che secondo l’accusa sarebbero avvenute in violazione delle normative che prescrivono per gli uffici pubblici il ricorso a graduatorie degli uffici di collocamento o comunque in seguito a procedure selettive improntate a trasparenza, economicità ed efficienza. Al contrario Manno con tre diverse determine avrebbe assunto a tempo indeterminato nove persone a chiamata diretta «senza mai indicare l’eventuale normativa di settore derogante i principi e le prescrizioni legislative». Le 9 assunzioni erano invece giustificate con la presunta necessità «a seguito dei lavori di realizzazione della diga sul fiume Melito, di adeguare l’organizzazione di tutto il personale per garantire una maggiore efficienza operativa». Ma per il pm Guarascio al contrario «risulta accertato come, per il periodo indicato nelle determine di assunzione, i lavori per la realizzazione delle diga sul Melito risultano sospesi; i locali tipo containers, in cui si sarebbe dovuta svolgere l’attività amministrativa alla base delle citate assunzioni non sono mai stati utilizzati». Tre gli atti del Consorzio finiti nel mirino della Procura. La determina numero 6 del 2009 con cui a tempo indeterminato sono stati assunti Antonio Rotella, Aurelia Rania, Francesco Schipani e Paolo Bongarzone. Successivamente con il provvedimento numero 7 sempre del 2009 venivano assunti Alfredo Durante, Paolo Drosi, Stefania Amato e Maria Primerano. Infine all’inizio del 2010 otteneva un contratto a tempo indeterminato Lucia Placanica. Manno avrebbe così procurato ai 9 assunti un «ingiusto vantaggio patrimoniale». In due casi, inoltre, due degli assunti sono stati poi “comandati” presso altre amministrazioni: Durante all’Arcea, la Primerano presso la struttura degli uffici del vicepresidente del Consiglio regionale Pietro Amato. Quello chiuso oggi dal pm Guarascio è solo un filone delle indagini sulla diga del Melito, l’eterna incompiuta costata fino adesso decine di milioni di euro.

INDAGATO E FELICE «Non sapevo nulla che ci fosse un'indagine in corso nei miei confronti. In un momento di grave crisi economica e di disoccupazione galoppante è strano che io venga indagato per aver assunto del personale». Così Grazioso Manno commenta la chiusura dell'inchiesta della Procura di Catanzaro. Il commissario del consorzio di bonifica “Alli Punta di Copanello” aggiunge: «Con tutto il rispetto che debbo alla magistratura, tant'è che spesso in passato mi sono rivolto ai magistrati per denunciare alcune vicende, sono felice di essere indagato per aver assunto. Sono assolutamente sereno per questa vicenda poiché le norme mi consentono, come consorzio di bonifica, di assumere senza concorsi, nel pieno rispetto dello Statuto consortile e del piano di organizzazione variabile consortile. Questo è quanto dichiarerò ai magistrati quando e se sarò chiamato ( Il Corriere della Calabria)

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