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I carabinieri della sezione di pg-Nucleo Ambiente della Procura di Vibo, i carabinieri forestali e la Capitaneria di Porto coordinati dalla Procura di Vibo diretta dal procuratore Bruno Giordano hanno scoperto e posto fine ad un business dei reflui

 

Si tratta di un di un sistema di by-pass illegale installato nel depuratore comunale di località San Giorgio di Briatico.

Il by-pass era allocato nella vasca di arrivo dei reflui fognari ed è costituito da una tubazione con un diametro di 30 centimetri.

Tale sistema, con l’innalzamento del livello delle acque reflue in arrivo al depuratore, consente l’immissione diretta e senza alcun trattamento dei reflui nella condotta sottomarina dell’impianto, sfociante nello specchio di acqua del mare antistante il litorale di Briatico.

Attraverso un sistema di videosorveglianza installato dagli investigatori all’interno della vasca di arrivo dei liquami è emerso che dal 1 giugno ad oggi i reflui fognari confluivano direttamente, e senza alcun trattamento depurativo, all’interno del by-pass e da qui nella condotta sottomarina.

E’ stato così ravvisato un concreto pericolo di inquinamento della acque costiere ed inoltre è stato accertato che la ditta di Lamezia Terme Ecotec a cui il Comune di Briatico sin dal 2012 ha affidato la gestione e la conduzione dell’impianto avrebbe beneficiato di un notevole ritorno economico derivante dalla mancata depurazione di grandi volumi di acque reflue fognarie, recapitate direttamente e senza trattamenti nella condotta sottomarina sfociante a mare a circa 800 metri dalla costa.

L’omessa depurazione dei reflui e la conseguente diminuzione di rifiuti da smaltire, fra sabbia, fanghi ed altro materiale, avrebbe consentito alla ditta di incrementare notevolmente il proprio tornaconto finanziario.

Il tratto di mare antistante la Rocchetta di Briatico, per circa due chilometri è stato infatti classificato dall’Arpacal come caratterizzato da acque di “scarsa qualità” e, pertanto, sottoposto a divieto di balneazione tuttora vigente.

Inquinamento ambientale, danneggiamento aggravato di acque pubbliche, violazione dei vincoli paesaggistici, frode nelle pubbliche forniture ed altre violazioni di natura ambientale i reati ipotizzati dagli investigatori e dalla procura di Vibo Valentia.

L’impianto in questione si trova quindi ad operare senza una valida autorizzazione - scaduta il 29 aprile scorso e senza che il Comune ne abbia richiesto il rinnovo nei termini di legge - allo scarico in quanto mancante del misuratore di portata al by pass, mai collocato.

L’attività investigativa ha permesso inoltre di accertare che tale sistema di deviazione dei reflui attraverso il by pass durava da anni e che lo stesso entra in funzione specialmente in caso di piogge intense o nel periodo estivo, in concomitanza con la presenza di numerosi bagnanti lungo la costa.

Le analisi dell’Arpacal di Vibo hanno messo in rilievo il superamento dei limiti di legge per quanto riguarda le concentrazioni inquinanti.

Da qui il sequestro del by pass quale corpo del reato e l’isolamento della sola tubazione irregolare al fine di evitare che i reflui non depurati e non trattati finiscano nella condotta sottomarina e quindi a mare”.

Il procuratore Giordano, sempre attento all’ambiente, ha posto in luce un sistema che potrebbe essere alla base di altri inquinamenti marini, tutti ancora da scoprire.

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Riceviamo e pubblichiamo:

“Quale Presidente dell’Associazione RISVEGLIO IDEALE, anche a nome di tutti gli iscritti, esprimo sincera solidarietà alla signora Teresa Lochiatto, madre di Matteo Luzza, destinataria di un vile, perfido e preoccupante atto intimidatorio.

Vile e perfido atto che rinnova lo strazio della signora Teresa per la perdita dell’amato figlio Pino. Siamo tutti vicini alla signora Teresa, a Matteo LUZZA e alla sua famiglia e chiediamo con forza che venga attenzionata, con ogni forma utile, dagli Organismi preposti, l’ intera Provincia di Vibo Valentia dove è in atto un tentativo di creare terrore da parte di vecchie e nuove leve della ndrangheta locale”.

21 maggio 2018           On. Angela Napoli

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Da questa mattina,3 maggio, sulla strada comunale che collega Vibo Marina con Bivona, è in corso un blocco stradale di numerosi immigrati minorenni non accompagnati ospiti presso una struttura ricettiva della zona.

Gli stessi migranti hanno attuato questa forma di protesta estrema, in quanto da diversi mesi non ricevono il cosiddetto “pocket money”, corrispondente a 2,50 euro giornalieri da conferirsi settimanalmente.

Quindi oltre alle normali spese di vitto, alloggio e fornitura di beni di prima necessità ai rifugiati, tramite le cooperative che li hanno in carico, spettano per legge tali rimborsi economici.

Facendo, dunque, un rapido calcolo, a ciascuno dei richiedenti asilo ad oggi sono venute a mancare somme per circa 400 euro e da qui il motivo della protesta che sta causando gradi disagi ad automobilisti e residenti del luogo.

I carabinieri della Compagnia di Vibo e della Stazione di Vibo Marina, subito intervenuti, sono riusciti a sedare gli animi, rimuovendo il blocco stradale scongiurando ulteriori tensioni al termine di una laboriosa trattativa che ha persuaso i minori immigrati ad affrontare la questione in prefettura con l'assistenza di un mediatore culturale.

I richiedenti asilo affronteranno l’argomento in Prefettura nelle prossime ore

I protestatari erano una trentina circa.

I minori risiedono in un centro a Bivona

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