
Omicidio Piperno, a Nicotera un 12enne spacciava col nonno
Dall’inchiesta sull’uccisione del 34enne emerge il contesto in cui avveniva lo spaccio di stupefacenti nel paese del Vibonese.
Eloquenti anche le conversazioni tra i parenti di Ezio e Francesco Perfidio, padre e figlio arrestati per il delitto: «Secondo me hanno fatto “l’africa”»
Nicotera. È una storia sbagliata quella di Stefano Piperno. Una storia tragica, finita nel modo più atroce. Laureato in Lettere, impiegato in un progetto di alfabetizzazione in un Cas per migranti a Nicotera, il 34enne era affetto da bipolarismo e per questo assumeva quotidianamente degli psicofarmaci. Ma da tempo Stefano era anche vittima della dipendenza da cocaina. Le persone a lui care lo sapevano e avevano tentato in ogni modo di tirarlo fuori da certi giri. Si era indebitato spesso con gli spacciatori e i suoi genitori lo avevano convinto a farsi accreditare lo stipendio su un conto corrente cointestato. Più volte erano stati costretti a coprire alcuni di quei debiti consegnandogli somme comprese tra i 200 e i 400 euro che, secondo i suoi stessi genitori, avrebbe dovuto corrispondere a Francesco Perfidio, alias “Carrozza”. Un paio d’anni fa avevano anche telefonato a quell’uomo – 58 anni, precedenti per droga, accusato di aver concorso con il figlio Ezio all’omicidio di Stefano – invitandolo a non fornire più droga al figlio. E anche la mattina del 20 giugno, quando di Stefano non si avevano notizie da poco meno di 24 ore, erano andati a casa di “Carrozza” nella frazione Preitoni e avevano citofonato più volte, ma senza ottenere risposta. Nei giorni precedenti Stefano aveva chiesto denaro con insistenza: non grosse somme, si parla di 140 euro, ma le motivazioni con cui aveva avanzato le richieste erano poco credibili agli occhi dei genitori. Anche la mattina del giorno della scomparsa aveva chiesto soldi a una sua amica. Poi il giorno dopo (20 giugno), nella tarda mattinata, sarebbe stato ritrovato cadavere proprio a Preitoni, a due km dalla casa dei Perfidio, sul sedile passeggero della sua Punto carbonizzata. Un vicino di casa ha raccontato ai carabinieri che Stefano si faceva vedere da quelle parti anche due o tre volte alla settimana. Andava dai Perfidio, secondo gli inquirenti, a comprare cocaina o marijuana, e proprio lì stando alle ipotesi investigative sarebbe stato ucciso da Ezio con una fucilata al torace.
«SECONDO ME HANNO FATTO “L’AFRICA”» I carabinieri di Nicotera, Tropea e Vibo, coordinati dalla Procura guidata da Bruno Giordano – titolare del fascicolo è il sostituto Filomena Aliberti – hanno chiuso il cerchio attorno ai presunti responsabili dopo due mesi di indagini e riscontri incrociati su filmati e tabulati telefonici. Ma determinanti si sono rivelate anche le conversazioni carpite ai vari componenti della famiglia Perfidio nelle fasi successive al delitto. A cominciare dai dialoghi intercettati tra padre e figlio dopo essere stati convocati in caserma e dopo aver incontrato il loro avvocato. «Va studiata bene… non come dice lui…», dice Franco riferendosi probabilmente alla strategia difensiva da adottare. «In questo modo… “ci appizzi i penne puru tu”», risponde il figlio Ezio. Quest’ultimo aggiunge: «Tu come cazzo lo hai portato là… seduto… guidavi tu? (…) l’avevi già ammazzato?». Ma è un altro il passaggio più eloquente: «Ma mannaggia chi ti ha comandato…», è la domanda retorica che Franco fa al figlio, come per dire «chi te lo ha fatto fare?». Ed Ezio risponde «lo so… lo so…».
Stando a quanto emerge dall’ordinanza vergata dal gip di Vibo Graziamaria Monaco potrebbe essere stato un omicidio di impulso. Le intercettazioni restituiscono un clima di forte tensione anche tra gli stessi familiari che provano goffamente ad accordarsi per non rendere versioni contraddittorie agli inquirenti. Diversi di loro però finiscono per accusare inconsapevolmente Ezio – «u mazzau», «u cuppau» – e di lui dicono anche che «beve dalla mattina alla sera». Gli stessi parenti, intercettati, dicono che «ad un certo punto… (incomprensibile)… è successo un bordello», «tutto in un secondo», «secondo me hanno fatto “l’africa”», «perché era ubriaco marcio», «ci minò drittu… u mu su levanu» («lo ha affrontato in maniera diretta per portarselo via/ammazzare», traducono gli inquirenti).
PUSHER A 12 ANNI Agli inquirenti è apparso «verosimile» sin dalle prime indagini che l’omicidio fosse maturato in un contesto di spaccio di stupefacenti. Un contesto paesano ma comunque pieno di ombre, in cui può capitare anche che, stando alle ricostruzioni degli inquirenti, nonno e nipote si occupino insieme della vendita al dettaglio degli stupefacenti. È il caso di Francesco Perfidio – indagato anche per possesso di marijuana ai fini di spaccio – e di uno dei suoi nipoti, intercettati mentre si recano in un fossato sulla strada provinciale 23 per prelevare della marijuana – indicata come «insalata» – da cedere subito dopo a un terzo soggetto. Nell’ordinanza del gip vengono riportate alcune conversazioni tra i due: «Nonno il marsupio…», «ce ne andiamo? (si sentono rumori di buste di plastica…) nonno aspetta che viene una macchina…». Il nipote di Franco Perfidio è nato nel 2006, ha solo 12 anni.
DaIlCorrieredellaCalabria Sergio Pelaia
All’Annunziata è stato sottoposto a intervento chirurgico.
La presenza del corpo estraneo minacciava di provocare lesioni alle vie respiratorie e digestive
Ingoia una monetina e rischia di soffocare.
L’incubo di ogni genitore si è materializzato nei giorni scorsi al Pronto soccorso dell’Ospedale Jazzolino di Vibo Valentia.
Protagonista della disavventura, fortunatamente a lieto fine, un bambino di 4 anni, italiano, figlio di una coppia straniera.
Ad accorgersi che qualcosa non andava, gli stessi genitori, allarmati dal comportamento del bambino che, improvvisamente, aveva smesso di parlare e indicava insistentemente la gola (per come riportato stamane anche sul Quotidiano del sud).
Dopo una prima visita da parte del medico di turno Vincenzo Ruffa, il bimbo è stato condotto in Pediatria dal primario Salvatore Braghò.
A fugare ogni dubbio,l’analisi radiologica la quale ha evidenziato la presenza di una moneta nel tratto superiore dell’esofago.
Il corpo estraneo minacciava di provocare lesioni alle vie respiratorie e digestive.
Per questo, una volta trasferito all’ospedale “Annunziata” di Cosenza in elisoccorso, è stato sottoposto ad intervento chirurgico sotto la guida della dottoressa Aceti.
Al termine dell'intervento, il bambino è stato dichiarato fuori pericolo.
Riceviamo e pubblichiamo:
“La gravissima situazione di degrado in cui versano le strade della nostra Costa degli Dei impone una riflessione profonda a tutti i livelli della società e dell’ amministrazione pubblica.
Qui non si tratta più di un problema circoscritto legato ad un’inefficienza amministrativa piuttosto che ad un mancato servizio da parte della Ditta incaricata della raccolta rifiuti; qui si parla della concezione che le nostre comunità hanno della natura, dell’atteggiamento che dobbiamo adottare, volto totalmente alla tutela di questo territorio stupendo che ci è stato regalato e che con tanta foga stiamo tentando di distruggere!
È ora di prendere coscienza delle nostre colpe, a tutti i livelli; è ora di abbandonare vecchi ed inutili rancori; è giunto il momento di acquisire il senso civico che dovrebbe contraddistinguere ogni cittadino ed è arrivato il tempo che ognuno di noi si prenda le proprie responsabilità e cominci ad agire di conseguenza!
La Federalberghi Vibo Valentia, guidata da Marie Christine Born, si muove attraverso un’incisiva campagna di sensibilizzazione contro l’abbandono dei rifiuti.
Una campagna rivolta a tutta la società: dalle istituzioni, alla cittadinanza fino alla scuola. Agire in rete, con le istituzioni, attuando un piano strutturale, e con le associazioni operanti sul territorio, “costringendo” i cittadini a conferire rifiuti ingombranti o tossici tramite le ditte competenti, oppure di utilizzare il servizio di raccolta domiciliare effettuato dall'azienda(e) dei Comuni costieri, senza ricorrere, come spesso accade, all'abbandono indiscriminato degli scarti in mezzo ai campi, alle strade, ai marciapiedi.
“La cultura del rispetto ambientale - fa sapere Federalberghi - parte dal piccolo, dalla famiglia, da casa propria ma anche dalla scuola.
È importante collaborare insieme, con i diversi settori della nostra società, per ripristinare il buon senso civico, impartire l’educazione alla bellezza.
Vogliamo coinvolgere in particolar modo le istituzioni e il mondo della scuola, con tavole rotonde, convegni, incontri e dibattiti, per trovare una soluzione definitiva al problema annoso e degradante per la nostra meravigliosa terra, a vocazione turistica da sempre”.
Tutti i Comuni che fanno parte della Costa degli Dei costituiscono un territorio che accoglie per la maggior parte dell’anno numerosi ospiti provenienti da tutta Italia e dall’estero.
“Dal centro dell’esperienza turistica di una persona, che si reca a visitare i nostri invidiabili luoghi, si crea un indotto e un utile non riservato esclusivamente alle strutture ricettive bensì a tutti gli operatori, ai piccoli e grandi commercianti del posto.
Insomma, il turismo è di tutti così come l’ambiente che ci circonda.
Dobbiamo tutti prendercene cura, avere rispetto.
Siamo tutti responsabili del suo stato”.
L’associazione degli albergatori, dunque, richiama all’appello tutti i livelli della società per uno sviluppo possibile della concezione dualistica “turismo - ambiente”, in quanto “è inscindibile, a nostro avviso, il concetto di ambiente pulito, bello e sano da quello di offerta turistica.
L’ambiente, deve essere considerato un elemento strategico nello sviluppo turistico. Auspichiamo un lavoro di gruppo quindi, a partire dalla scuola.
Vivere e lavorare in un ambiente pulito, è un bene per tutti.
Educhiamo al bello, civilizziamoci, manteniamo questa terra, la cui bellezza naturale ci dà lavoro, pulita”.
CAPO VATICANO 25 AGOSTO 2018