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Un minorenne, di 17 anni è rimasto ferito in modo grave ieri sera dopo essere stato accoltellato, probabilmente da un migrante.

Nel corso della notte la Polizia ha condotto una serie di indagini mentre il giovane veniva portato all'ospedale di Cattinara dove è stato sottoposto a un intervento chirurgico.

Le sue condizioni permangono gravi, anche se in miglioramento.

 

Gli agenti intervenuti avrebbero portato in Questura due coetanei del ferito.

Il ragazzo si trova ricoverato nel reparto di Rianimazione e per lui i sanitari si sono riservati la prognosi.

Secondo alcune indiscrezioni il ferimento potrebbe essere avvenuto nel corso di una rissa tra giovanissimi.

Il ragazzo, ferito probabilmente sulla Scala dei Giganti, è riuscito a raggiungere la vicina piazza Goldoni e a chiedere soccorso al McDonald's che, a quell'ora -erano circa le 20.30 - era molto affollato.

Secondo quanto si è appreso, il ragazzo ferito era in compagnia di due suoi coetanei.

I tre avrebbero avuto un diverbio con uno o più giovani non italiani che frequentano la zona. Quando uno dei tre ragazzi si è allontanato uno degli stranieri ha estratto un coltello e ha ferito il giovane con almeno una coltellata all'addome.

Le condizioni del ragazzo con il passare delle ore andrebbero lentamente migliorando.

La polizia ha intanto ascoltato alcuni testimoni e avrebbe anche visionato i filmati delle videocamere installate nella zona.

Ed ecco che scatta la ipocrisia della sinistra che invece di prendere atto che i migranti stanno male e devono tornare nei loro paesi dove non facevano queste cose parlano del bisogno di”fermezza e attenzione, non solo dalle forze dell'ordine ma anche dall'amministrazione comunale e regionale”

Da ridere!

Trieste,Domenica 13 Ottobre 2019

Pubblicato in Italia

I treni ( e non solo) sono ,ormai, come il far West.

Nel nord , come nel sud.

Su un treno da Salerno a Paola sale un “povero” migrante.

Il capotreno, “provocatoriamente”  gli chiede il biglietto.

Perché diciamo provocatoriamente?.

 

 

Semplice, perché dal colore della pelle doveva ben accorgersi che era un migrante e non un Italiano od europeo.

Ed i migranti , si sa, che in Italia sono esentati dal pagamento del biglietto.

Le regole di civiltà italiane non possono essere imposte ai migranti.

E così il nigeriano allora ha reagito aggredendo fisicamente il capotreno e ferendolo.

Lo riporta il sito del Giornale in queste ore, evidenziando che, «l’extracomunitario mentre stava scendendo dal treno si è scagliato con violenza contro il malcapitato lavoratore, colpendolo con un pugno al volto facendolo, così, finire sulla banchina della stazione di Paestum».

Poi il migrante si è dato alla fuga per i campi della zona: fuga durata poco visto che, anche grazie alle testimonianze rese da alcuni passeggeri, e data la capigliatura e l’abbigliamento del nigeriano, l’uomo è stato individuato in breve tempo nella stazione di Battipaglia mentre tentava di nascondersi a bordo di un altro treno.

Ma anche al momento della cattura, lo straniero non è riuscito a calmarsi e ha ripreso ad inveire, stavolta contro gli agenti: ora lo scalmanato personaggio dovrà rispondere di lesioni e resistenza a Pubblico ufficiale, mentre la sua vittima, il capotreno, dovrà guarire da un «trauma alla regione frontale sinistra, alla spalla e al ginocchio destri, alla mano sinistra, con una prognosi di sei giorni». Ammesso che bastino…”

Ma vedrete che prima o poi vinceranno “loro” e nessuno controllore si permetterà di chiedere il biglietto!

Pubblicato in Paola

Squilla il cellulare. “Pronto?”

“Sono Francesco Guzzo, detto Pelè, da Cleto. Sono passato sotto il ponte della Statale 18 dopo il semaforo di Campora SG e c’è la macchina dei Carabinieri. Sembra che abbiano investito un migrante. Fai subito!”

Cambio direzione e mi dirigo verso Campora .

Incontro il 118 diretto verso Paola. C’è solo l’autista. I medici sono dentro.

Arrivo sotto il ponte che collega con Via Campania.

Lascio l’auto dove non dà fastidio al traffico.

Prima del luogo dell’incidente un gruppo di migranti asiatici, indiani, pakistani e bengalesi.

Sono lavoratori agricoli che ritornano verso Amantea.

Abbiamo già scritto di loro.

Sono decine e decine che al mattino presto viaggiano verso Campora e la sera ne ritornano.

Sempre in bicicletta.

I punti difficili sono la galleria di Coreca, oggi vietata dall’Anas che ha deviato il traffico ciclistico sul vecchio tracciato della statale, proprio per evitare incidenti.

L’altro esattamente quello dove ci troviamo oggi.

Il breve tratto in salita che passa sotto il ponte anzidetto .

Non solo per la salita ma anche per la curva che copra i ciclisti alle auto che li seguono ed a quello che vediamo anche per le piante che crescono sul lato a monte e che sversano sulla carreggiata.

Il giovane investitore ha il CID in mano e chiede al datore di lavoro di aiutare a compilare la parte relativa al migrante.

Non ha nessuna colpa.

Subito dopo la curva scorge il migrante e per evitarlo piega a sinistra urtando un automezzo che viaggia nell’altra carreggiata.

Così fracassando lo specchietto( vedi foto)

Non riesce ad evitare un lieve urto alla bici

Si ferma soccorre il giovane migrante che lavora preso l’azienda agricola di M. R. e che è in possesso del permesso di soggiorno.

Per fortuna sembra che non si sia fatto molto male.

Sul posto i Carabinieri di Amantea guidati dal maresciallo Roberto Munafò che fanno gli accertamenti del caso.

Pubblicato in Campora San Giovanni

La foto fa il giro del web

Le fontanelle dei Giardinetti di Latina diventano i bagni pubblici all’aria aperta per i migranti e i senzatetto.

 

 

 

 

 

Abbiamo ricevuto sulla nostra pagina Facebook decine di segnalazioni sullo stato di degrado in cui versano alcuni quartieri del capoluogo e in particolare di quanto accade proprio in una delle zone del centro storico.

Gli episodi di degrado non si fermano e così i bambini che entrano per giocare nello storica area verde del capoluogo si ritrovano a girare tra i migranti che si spogliano e si lavano nelle fontane, come se fossero in un bagno pubblico piuttosto che in un parco.

La foto che ritrae una di queste scene ha fatto subito il giro dei social, raccogliendo centinai di commenti e condivisioni.

Questa situazione di degrado è innegabile e i cittadini chiedono all’amministrazione Coletta di prendere provvedimenti seri e definitivi.

Pubblicato in Italia

Forse è uno dei pochi del PD che difende i propri cittadini dai migranti!

CHE SINDACO!

Questi si che sono Sindaci da apprezzare e da rieleggere!

 

 

 

 

 

Soverato - Il sindaco di Soverato Ernesto Alecci è intervenuto a difesa di un cittadino minacciato con una bottiglia di vetro da un extracomunitario in evidente stato di alterazione e dopo averlo colpito e immobilizzato lo ha consegnato ai carabinieri.

Lo racconta la Gazzetta del sud. Il sindaco, eletto in una lista civica e candidato alla Camera col Pd alle scorse politiche, transitava in auto con un dipendente del Comune quanto ha visto l'extracomunitario colpire un signore al viso ed alla mano e poi prendere un bottiglia di vetro.

E' quindi intervenuto e dopo che l'aggressore ha tentato di ferirlo, forte dei suoi trascorsi pugilistici, lo ha colpito con un pugno mandandolo a terra e immobilizzandolo.

In questo frangente l'extra comunitario lo ha comunque ferito ad un braccio con il collo della bottiglia.

"Ho visto la scena mentre ero a bordo di un mezzo in compagnia di un operaio comunale - ha raccontato Alecci - e sono intervenuto per la paura che potesse utilizzare la bottiglia di vetro contro i presenti.

Gli ho chiesto di stare calmo, ma si è scagliato contro di me.

Non avevo altra scelta che colpirlo per stordirlo, l' ho spinto a terra per poi trattenerlo in questa posizione fino all' arrivo dei carabinieri.

Nel tentativo di divincolarsi mi ha ferito con il vetro che aveva ancora in mano mentre minacciava me e la mia famiglia".

Pubblicato in Reggio Calabria

Marzano Appio, il paese dei boschi e delle castagne, ha fatto dell’accoglienza dei migranti il suo vanto.

Fino a ieri. Quando un ragazzo del Gambia, ospite di un centro di permanenza temporanea, con sede nell’ex caserma dei carabinieri, è stato sorpreso in compagnia di un bambino di sei anni, del posto, in atteggiamenti compromettenti.

Ora è accusato di violenza sessuale ai danni di un minore e da ieri si trova rinchiuso nel carcere di Santa Maria Capua Vetere.

«E pensare che abbiamo ospitato questi giovani stranieri nelle nostre case», dicono i cittadini.

Visi duri, delusi, quelli degli abitanti di Marzano. E da due giorni, è un continuo guardarsi le spalle, in paese.

La violenza si è verificata mercoledì sera.

Il bambino è stato avvicinato dal ragazzo - ospite del centro di accoglienza gestito da una cooperatiiva - con il pretesto di recuperare un pallone con cui il piccolo stava giocando il piazza Mercato, davanti a una gelateria.

E proprio il titolare della gelateria, uscendo dal locale, ha trovato il piccolo in compagnia del ventenne. Il bambino stava palpeggiando il ragazzo nelle parti intime, spinto dalle sue mani.

Le urla del gestore della gelateria e della madre del bambino hanno attirato la piccola folla in piazza. Qualcuno ha telefonato ai carabinieri della locale stazione, altri hanno bloccato il ragazzo che, intanto, ha cercato di opporre resistenza.

Sul posto sono giunti i carabinieri della compagnia di Sessa Aurunca. Dopo una notte di interrogatori e verbali, il giovane gambiano è stato trasferito nel carcere di Santa Maria in isolamento.

Il fermo di polizia giudiziaria dovrà però essere convalidato dal giudice per le indagini preliminari del tribunale che, entro oggi, dovrebbe decidere.

«Ci troviamo di fronte a una situazione esplosiva», tuonano dai banchi dell’opposizione in consiglio comunale.

Il sindaco Eugenio Ferrucci ieri ha preferito non parlare.

«C’entrano poco i Comuni in questa logica dell’ospitalità», spiegano però dalla maggioranza.

«I tre alloggi forniti per l’accoglienza sono il frutto di contratti fra privati e cooperative».

Da ieri, piazza Mercato è vuota.

I bambini non sono scesi in strada per giocare al pallone, come ogni sera di primavera: «Qui adesso abbiamo paura», dicono i genitori

di Marilù Musto IlMattino.Caserta

 

Pubblicato in Italia

Questo è il suo racconto:

"Domenica pomeriggio, erano circa le 15:30, ero sul lungomare di Marina di Gioiosa Ionica.

All'improvviso ho sentito una bambina piangere e gridare aiuto e poi ho visto una testa uscire dal mare, era un bambino; quando ho capito cosa stava succedendo ho buttato via tutto, zaino e cellulare, e mi sono subito buttato in acqua.

Per tre volte ho provato a prendere la mano del bambino, ma non ci riuscivo, le onde erano troppo forti e mi riportavano verso la riva.

Allora ho provato ancora una volta e finalmente sono riuscito a toccare il bambino, ad afferrare la sua mano e a riportarlo verso la riva.

Il bambino aveva tanta paura, piangeva.

Io gli ho detto stai tranquillo, non piangere, ora sei salvo.

Il bambino poi si è calmato, ma a me girava la testa.

Appena ho visto il bambino non ho pensato a niente, poi quando ho capito che era salvo ho ringraziato Dio e mi è salita tutta la paura e la stanchezza.

Ma ora io sono contento, perché adesso questo bambino è come nato per la seconda volta.

Ho pensato che forse per questo la vita non mi ha portato a Gioiosa".

Si tratta di Ahmed Ripon, di 18 anni,(nella foto) arrivato in Italia dal Bangladesh circa un anno fa, su uno dei tanti barconi che approdano sulle nostre coste e che, dopo essere stato accolto in un centro per Minori Stranieri Non Accompagnati, è arrivato a Gioiosa Ionica, come richiedente asilo, ospite del Progetto di accoglienza aderente alla Rete SPRAR, di cui è titolare il Comune di Gioiosa Ionica e gestito dalla Rete dei Comuni Solidali.

La mamma del giovanotto dice "Siamo grati a Ripon. Anche io ero lì, ho provato ad andare incontro a mio figlio, ma le onde mi riportavano sempre a riva.

Se non ci fosse stato lui, ma non ci voglio pensare.

Ripon è stato il nostro angelo, è come se mio figlio avesse avuto una seconda possibilità, credo davvero che se fossero passati solo altri pochi secondi forse il mio bambino non ce l'avrebbe fatta. Ripon potrà sempre contare su di noi.

Ora, con mio figlio, sono diventati grandi amici e noi gli saremo per sempre grati".

Ne approfitta Giovanni Maiolo il coordinatore del progetto Sprar di Gioiosa Ionica per dire : "Una storia a lieto fine. Ma non è solo questo. E' una di quelle storie semplici che ci dovrebbero permettere di provare ad andare oltre. Oltre un confine geografico, oltre un colore di pelle, oltre il mero e banale pregiudizio. E' una storia di umanità. Di cuore e coraggio, di speranza e nuove opportunità. Tutto quello che dovremmo tener vivo ogni giorno della nostra vita".

Pubblicato in Reggio Calabria
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