Aieta, ha inviato una lettera al segretario nazionale del Psi, Riccardo Nencini, con la quale evidenzia che. «Estromettere i socialisti calabresi significa decretare la fine del partito in Calabria. Significa, ancora, spingere nella totale rassegnazione una classe dirigente composta da molti sindaci, consiglieri provinciali e comunali, assessori provinciali e comunali, dirigenti di partito che in queste elezioni avevano intravisto un motivo di rilancio alla luce anche della splendida performance alle ultime regionali che, però, non è bastata a far eleggere un consigliere regionale. Per tutti questi motivi ti comunico la mia sofferta ma convinta sospensione dal partito in attesa di discuterla con te e con il segretario regionale del Psi Calabria.
Se le notizie sulle liste dovessero risultare vere si consumerebbe un'ulteriore ingiustizia e scorrettezza ai danni di una delle regioni più socialiste d'Italia.
Non si capisce chi ha deciso i candidati da inserire nelle liste bloccate, quanti candidati in posizione utile siano stati inseriti, quali criteri siano stati seguiti. Avremmo preferito che gli eletti nei consigli regionali, provinciali e comunali avessero partecipato ad una discussione aperta visto che il consenso del Partito socialista, in questi anni, è dipeso molto da quanti non hanno inteso farsi sedurre dalle sirene di altre formazioni politiche continuando a spendersi per un partito che da oltre vent'anni non riesce più a convincere l'elettorato che non sia, appunto, quello che fa riferimento agli enti locali. Non ci convince la scelta operata perché appare burocratica, oligarchica e tesa a garantire più che i territori che esprimono consensi, singole individualità che spero abbiano meriti da esibire».
In sostanza viene contestato a Nencini di non aver inserito nei listini bloccati( gli eletti certi) nemmeno un calabrese ( si faceva il nome di Incarnato) ma di aver preferito altre regioni per collocarvi i sette garantiti da Bersani.