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Redazione TirrenoNews

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La comunità amanteana comincia a non sopportare più i ritardi nella eliminazione dell’amianto dal territorio cittadino.

In particolare quello dei tetti che rappresentano il maggiore pericolo per la salute umana.

E’ dai tetti di eternit che le fibre di amianto si diffondono nell’aria e nell’acqua piovana.

Ormai la gente sa che la respirazione di fibre d’amianto può determinare l’insorgere delle seguenti gravi malattie:

   asbestosi;

   cancro del polmone;

   mesotelioma,

   cancro della pleura (la doppia membrana liscia che racchiude i polmoni)

….cancro del peritoneo (la doppia membrana liscia che ricopre l’interno della cavità addominale).

In Italia si registrano 1.200 casi all’anno, e negli ultimi anni si è verificato un lieve e costante incremento nel numero dei casi.

Secondo le previsioni epidemiologiche, il numero dei casi aumenterà nel prossimo futuro.

E proprio questi dati stanno creando un sempre maggiore allarme tra la gente.

Al punto che appare intollerabile ogni ritardo.

Da qui, allora, l’aumento della preoccupazione e la paura per se stessi e per i propri cari.

Non ci sorprenderemmo, pertanto, se la gente cominciasse formulare denunce accompagnate da diffide cautelative dirette verso gli enti pubblici che sono ritenuti omissivi.

Particolari i timori da parte di chi abita ormai da anni nei pressi di abitazioni con tetti in eternit che versano in condizioni tali da esserne obbligati, i proprietari, alla urgente, se non immediata rimozione.

Le diffide saranno rivolte al comune ed all’Asp anche per i casi di tetti che finora non hanno subito i necessari controlli.

La comunità sembra stia intendendo la diffida accompagnata da foto ed altri atti o documenti quale condizione di tutela della propria famiglia per futuri eventi negativi.

Abbiamo “doverosamente” chiesto al consigliere Aloisio Robert, che ha immediatamente accettato, di intervistarlo.

Questa la prima domanda.

Registriamo che il tuo ruolo politico non è mai di scarso rilievo. Comunque sia, da una posizione di maggioranza o di minoranza, fai comunque parlare di te.

Non riesco a finire la domanda che ecco la risposta.

Nella politica si può essere slavati e senza rilevanza, così come si può essere incisivi e forti.

Io sono in politica perché amo la mia Amantea e rispetto i miei elettori.

Un amore ed un rispetto che mi impongono di conoscere bene la “mia” città ed i problemi della “nostra” gente, e di operare nella direzione della soluzione dei tanti problemi.

 

E questo comporta la necessità di fare scelte. ……..

Passiamo ad una seconda domanda.

In città si sente dire di un possibile tuo riavvicinamento alla Giunta Pizzino.

E’ vero? Forse dipende dal senso di responsabilità per una amministrazione giudicata insufficiente dalla comunità e che comunque è figlia del tuo lavoro politico?.

Un sorriso gli colora il viso. Poi riparte al volo.

Non mi sento di escludere una similare opportunità di riprendere il mio lavoro per Amantea ma a precise condizioni.

Se fosse vero non voglio che sia inteso come un mio passo indietro, ma, semmai, come un riposizionamento politico, un riposizionamento reciproco.

Nel senso, cioè, che mi rendo conto sempre più di come governare non sia facile.

E lo dico io che nella mia prima fase politica ho abbandonato il mio lavoro e la mia stessa famiglia dando tutto me se stesso all’ente comune ed operando con pienezza di azione e dignità di intenti.

Un lavoro che oggi è veramente compreso dalla maggioranza  

Ancora una volta sono costretto ad interrompere quello che mi pare un fiume in piena……

Terza domanda.

Capisco che non importa chi stenda per primo la mano e che invece sia importante un tuo ritorno fattivo per dare risposta ai tanti problemi della città, ed in primis a riacquisire il ruolo di responsabile del personale e della manutenzione.

Si. Potrebbe essere così. Ma non basta.

Occorre innanzitutto che il mio ritorno, se di questo dovesse trattarsi, sia preceduto da alcune condizioni politiche che lascino trasparire un nuovo e decisivo passo verso una amministrazione operativa.

Devo prima vedere cioè un nuovo e diverso orizzonte.

Questo non significa che mi ritengo superiore ad altri assessori o consiglieri ma che non posso non vedere le differenze di sacrificio,di impegno, di abnegazione.

Concludiamo questa prima intervista con una quarta domanda.

Cosa ti senti di dire ai tuoi elettori ed alla intera città.

In primis che nessuno dimentichi che il mio motto è sempre stato “noi, noi, noi” e mai “io, io, io”.

E questo significa da un lato l’obbligo di portare rispetto a chi lavora per la città, ma anche la pretesa di riaverlo.

Poi il dovere di amare questa nobile città di così tanta storia.

Una storia che non può e non deve finire.

E questo amore continuerà sempre, qualsiasi condizione mi offrirà la mia storia politica.

Grazie.

Consegna una falsa sentenza a clienti e cancelleria

Venerdì, 02 Agosto 2019 13:35 Pubblicato in Alto Tirreno

CATANZARO - Faceva l'avvocato ma, secondo quanto appurato dalla Guardia di Finanza, senza averne alcun titolo, un falso avvocato, quindi, che è stato arrestato dai finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Catanzaro e della sezione di polizia giudiziaria presso la Procura del capoluogo calabrese.

Si tratta di Arturo Senatore, di 53 anni, di Scalea (Cosenza) nei cui confronti è stata emessa un’ordinanza agli arresti domiciliari per falsità materiale ed esercizio abusivo della professione.

La misura cautelare, emessa originariamente dal Giudice per le indagini preliminari di Lagonegro (Potenza), è stata successivamente disposta dal Gip di Catanzaro a conclusione di indagini dirette dal pubblico ministero Pasquale Mandolfino, con il coordinamento del procuratore aggiunto Vincenzo Capomolla e del procuratore Nicola Gratteri.

Senatore è ritenuto responsabile, oltre che di esercizio abusivo della professione legale, anche di aver prodotto una falsa sentenza della Corte di appello di Potenza che, accogliendo l'impugnazione in realtà mai proposta dal finto avvocato, annullava il fallimento di una società, che si era rivolta al sedicente legale per farsi patrocinare.

Il falso provvedimento era stato accuratamente e scaltramente formato con l’indicazione dei magistrati che effettivamente compongono la corte d’appello, con le loro firme false, con l’emblema della Repubblica italiana e l’intestazione dell’ufficio giudiziario.

Inizialmente l’atto aveva tratto in inganno l’apparato giudiziario, salvo poi essere smascherato da controlli più approfonditi svolti con l’ausilio della Guardia di finanza diretta dalla Procura di Catanzaro.

Il quotidiano del sud

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