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Gregorio Mezzatesta, è stato ucciso stamattina a colpi d'arma da fuoco in via Milano, a Catanzaro.

 

Erano le 7,55 di stamattina

Gregorio Mezzatesta, di 50 anni, era dipendente delle Ferrovie della Calabria.

Era anche il fratello di Domenico Mezzatesta, l'uomo che nel gennaio del 2013 si rese responsabile di un duplice omicidio a Decollatura per il quale è stato condannato all'ergastolo.

Parliamo di quel delitto fece particolarmente clamore scalpore perché ripreso dalle telecamere del bar in cui avvenne.

Ma la Corte di Cassazione annullò con rinvio la sentenza ed ora si è in attesa adesso di un nuovo processo.

Non si può pertanto escludere un possibile collegamento tra i due episodi.

 

Ma non si esclude alcuna pista nelle indagini, neppure quella mafiosa.

Ricordiamo anche che l’avvocato di Domenico Mezzatesta, fu Francesco Pagliuso, ucciso a Lamezia la sera del 9 agosto 2016.

Sul luogo dell’omicidio anche il sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia Vincenzo Capomolla

Sul luogo del delitto sono stati trovati sei bossoli di pistola.

Un uomo, G. M., di Soveria Mannelli, di 50 anni, è stato ucciso a colpi di arma da fuoco in via Milano. Sarebbe stato sparato alla testa, raggiunto dagli spari nella sua auto. Si tratta di un dipendente delle Ferrovie della Calabria. Il fatto intorno alle 7.55 di stamattina. Stava per iniziare il turno di lavoro.

Sembra che l'autore o gli autori dell'omicidio sarebbero arrivati su uno scooter, con un casco nero.

Le indagini sono condotte dai carabinieri, ma sul posto c’è anche la Mobile

Si stanno acquisendo le immagini delle telecamere della zona.

Il pm a capo delle indagini è Paolo Petrolo.

Sul posto anche la Scientifica.

Pubblicato in Catanzaro

salva1Quante cose brutte sono accadute in questa settimana in Italia E sono balzate agli onori delle cronache per la gravità dei gesti e per la spettacolarizzazione televisiva che ne è stata data.

 

 

Un ragazzo di appena 16 anni paga un compagno per uccidere i suoi genitori. Ora il carnefice e il mandante sono in carcere dopo avere barbaramente ucciso con una grande accetta da boscaiolo la mamma e il papà del sedicenne mentre dolcemente dormivano nel loro letto in una villetta di Pontelangorino di Codigoro in provincia di Ferrara.

 

Avevano tutto pianificato alla perfezione.

L’accetta e i panni sporchi di sangue sono stati buttati in un canale. Anche i corpi dovevano essere occultati, non ci sono riusciti perché la donna era troppo pesante e trascinare il cadavere avrebbe potuto lasciare delle tracce. Ma perché hanno ucciso Salvatore e Nunzia? Per rapina? Per soldi? Per vendetta? No.

 

Per i rimproveri che riceveva il ragazzo.

Il figlio della coppia assassinata veniva rimproverato perché non andava bene a scuola e passava molto tempo a giocare alle slot machine e alla playstation.

Si ritirava tardi a casa, addirittura faceva uso di sostanze stupefacenti.

Ma per un rimprovero si uccidono i propri genitori?

Se un figlio ottiene un brutto voto a scuola cosa dovrebbero fare mamma e papà?

Bravo, continua così perché ti troverai bene, siamo contenti del tuo comportamento a casa e a scuola, hai bisogno di altri soldi? Eccoli, Vai a giocare alle slot machine e alla playstation, il resto usalo per comprarti la droga.

 

Ma davvero si può uccidere per un compenso anticipato di 80 euro e poi al lavoro finito di1000 euro?

Il figlio della coppia uccisa non ha avuto la forza e il coraggio di uccidere i propri genitori, ha pagato l’amico col quale passava tutte le ore del giorno e della notte insieme, perché lui aveva le palle per farlo.

Gli investigatori continuano le indagini perché il movente non li convince appieno. Sono emersi inquietanti particolari. Gli assassini avrebbero cercato di occultare i cadaveri simulando una rapina. Non ci sono riusciti.

Dopo l’efferato delitto i due amici hanno giocato tranquilli alla playstation come se nulla fosse successo. E poi sono andati a dormire tranquilli.

All’ospedale di Cesena è ricoverata in prognosi riservata una ragazza di 28 anni perché è stata aggredita e sfregiata con acido muriatico dall’ex fidanzato. Ha riportato gravi ferite e rischia addirittura di perdere un occhio. All’ospedale di Messina è stata ricoverata una ragazza di 22 dopo che il suo ex ragazzo le ha versato una bottiglia di benzina e le ha dato fuoco.

Ma la ragazza, in questo caso, difende il suo ex ragazzo. – Non è stato lui. Egli mi ama.- Ti ama? Ma uno che ama davvero la sua ragazza cosa fa? Le dà fuoco? Cosa da pazzi. A Napoli un uomo spara all’ex moglie e al nuovo compagno di lei.

L’aggressore ha precedenti penali, addirittura 15 anni fa ha ucciso la sua prima moglie. A Roma una mamma di 30 anni è stata arrestata dai Carabinieri con l’accusa di tentato omicidio. La vittima in questo caso è la figlia, una bambina di appena tre anni. La mamma le avrebbe somministrato dei farmaci sedativi provocandole due arresti cardiorespiratori.

 

Questi fatti hanno sconcertato la popolazione e colpito la coscienza di tanti e l’Italia è ancora sotto shock.

Purtroppo questi orribili episodi si affiancano per ferocia agli altri delitti che abbiamo avuto negli anni passati. Basta ricordare Erika e Omar che uccidono la mamma e il fratellino di lei infliggendo loro centinaia di coltellate. E poi Maso che ha ucciso i genitori colpendoli con un martello sulla testa. Voleva impossessarsi della eredità perché aveva prenotato una BMW e lui doveva pagarla e non aveva i soldi.

Questi ragazzi diventati criminali alla giovane età non solo hanno distrutto l’esistenza delle loro famiglie, ma anche le loro. Adesso molti danno la colpa alle famiglie che non hanno saputo educarli e alla società malata e cattiva per non averli capiti. Parlano di raptus o di follia mentale per giustificare in qualche modo ciò che non accettano di comprendere. I due ragazzi che hanno barbaramente ucciso in provincia di Ferrara sono degli assassini e come tali dovranno essere trattati. Non ci sono giustificazioni o attenuanti. Punto

Pubblicato in Italia

Un incendio avvenuto di notte. Un incendio da studiare, da valutare, da capire.

Lo aveva detto il procuratore Bruno Giordano a margine dell’omicidio della dottoressa Annalisa Giordanelli, avvenuto lo scorso 27 gennaio :“dobbiamo ancora indagare per bene nei retroscena della vicenda”..

Si suppone infatti che gli inquirenti ipotizzino che l’incendio della vettura possa essere in connessione con le indagini in corso sull’omicidio.

Forse un avvertimento.

Le indagini sul caso del delitto Giordanelli non sono concluse proseguono , anzi, stando a fonti ben informate , ci potrebbero essere anche altre persone coinvolte nell'attività di indagine.

 

Si apre così un altro filone di indagine, forse più complesso del precedente apparentemente definito con l’arresto del cognato ed infermiere Paolo Di Profio.

L’auto era nel giardino della abitazione di Serena Giordanelli sita alla marina di Cetraro e che si trova nei pressi del Porto di Cetraro.

Sul posto i Vigili del fuoco ed a condurre le indagini i carabinieri della Compagnia di Paola coordinati dal capitano Antonio Villano.

 

Pubblicato in Cetraro

“Non si esclude a breve un soluzione del caso”. Cosi scrivevamo stamattina nel nostro primo articolo.

E poi aggiungevamo che “Il possibile movente dell’omicidio potrebbe essere individuato nei suoi rancori con la dottoressa per aver accolto in casa sua la sorella (ed ex moglie di Di Profio) dopo la separazione, avvenuta un paio di mesi fa”.

Se avessimo scommesso avremmo vinto!

 

Ed infatti Paolo Di Profio ha ammesso le sue responsabilità davanti agli investigatori e al pm.

Lo ha fatto dopo ore di serrato interrogatorio ed davanti a un fuoco di fila di domande. 

Invero sin da subito i familiari hanno raccontato ai carabinieri di quell’uomo e della sua violenza.

Di Profio era convinto che fosse stata la dottoressa a convincere l’ex moglie a lasciarlo.

Nei confronti di Di Profio è stato emesso un decreto di fermo.

Aveva provato a nascondersi e stamattina non si è recato sul posto di lavoro

Fonti della Procura di Paola fanno sapere che si sarebbe trattato di un delitto d'impeto, non premeditato.

Ma le indagini non sono ancora concluse

E gli investigatori non escludono altre iscrizioni nel registro degli indagati

Pubblicato in Italia

L’omicidio è quello della dottoressa Anna Giordanelli, il medico di base di Cetraro, uccisa ieri con un violento colpo sferrato alla testa.

 

La Giordanelli è stata trovata ieri pomeriggio riversa sul ciglio della strada da un passante che pensando ad un malore, ha avvertito i soccorsi.

Quando investigatori e medici del 118 sono arrivati per lei non c’era più nulla da fare.

La donna aveva il cranio fracassato.

Inizialmente la donna era stata considerata vittima di un pirata della strada.

A svelare che la Giordanelli era stata vittima di una brutale aggressione è stato il medico legale che ha esaminato il corpo.

La conferma dal ritrovamento dell’arma del delitto, un piede di porco trovato, completamente insanguinato e con tracce di capelli della vittima, abbandonato nelle vicinanze del luogo dell’omicidio.

 

Il procuratore capo Bruno Giordano che assieme a Sonia Nuzzo e Maria Camodeca detengono il fascicolo d'indagine sull'omicidio ha dichiarato:«Stiamo ascoltando alcune persone e c'è qualche sospetto da valutare . Stiamo anche in attesa dell'esito dell'autopsia, ma non c'è alcun dubbio sulla causa della morte: la donna è stata trovata con il cranio fracassato».

E’ stata esclusa da subito la pista di un’aggressione di natura sessuale o predatoria visto he alla dottoressa non è stato sottratto nulla.

E così già alla serata di ieri le indagini dei carabinieri della stazione di Cetraro e del comando di Paola si sono concentrate sull’ambiente familiare della donna..

Sotto torchio dei Carabinieri e dei magistrati il cognato di Anna Giordanelli.

Parliamo di Paolo Di Profio, infermiere all’ospedale di Cetraro.

Il possibile movente dell’omicidio potrebbe essere individuato nei suoi rancori con la dottoressa per aver accolto in casa sua la sorella (ed ex moglie di Di Profio) dopo la separazione, avvenuta un paio di mesi fa.

Intanto continuano le indagini.

Non si esclude a breve un soluzione del caso.

Pubblicato in Cetraro

Parliamo della giovane donna uccisa in Fiumefreddo Bruzio.

Erano in tanti a conoscerla, in tanti a comprare le sue ricotte, i suoi formaggi.

Frequentava il mercato degli agricoltori ad Amantea dove si compra a km zero.

Una donna dolce, serena e silenziosa, pronta a servirti subito con cortesia.

E quando non riusciva a vendere tutto il prodotto nel mercato andava in giro per la cittadina offrendo quanto aveva a famiglie amiche che non erano potute andare al mercato.

E proprio il fatto di averla conosciuta ha lasciato tutti addolorati.

M anche perplessi.

Qualcuno ci riferisce che da qualche tempo non era serena.

Il sorriso era di cortesia ma triste.

Aveva perso il marito ma le erano rimasti due figli.

E la famiglia era stata arricchita anche da nipotini sui quali riversava tutti il suo amore di nonna.

Vedova aveva iniziato un rapporto con Franco Garritano, un piccolo imprenditore edile di Fiumefreddo Bruzio.

Un rapporto che sembrava non essere mai stato sufficientemente sereno al punto da poter diventare stabile.

Le liti erano frequenti

Lui però sembrava ossessionato dalla gelosia.

Al punto che la seguiva anche la domenica al mercato di Amantea, forse per verificare se avesse qualcun altro.

Un comportamento che lei probabilmente riteneva inaccettabile non appartenendogli.

E forse intendeva rompere questo rapporto ormai diventato ossessivo.

Sembra che invece lui le avrebbe chiesto di convivere, ma senza avere, sembra, risposta positiva.

Maria aveva la sua azienda che era il suo mondo, il suo lavoro, i suoi clienti , i suoi figli ed i suoi nipotini ai quali dedicava tutto il tempo che aveva.

Maria avrebbe voluto un altro uomo dopo la morte del marito che lei aveva assistito amorevolmente fino alla morte.

Ma Franco non sembrava essere quello che lei avrebbe voluto.

E lui, Franco, non nascondeva di attraversare un momento difficile.

Almeno stando alle voci raccolte tra chi lo conosceva

Voci che se diffuse ed ascoltate avrebbero potuto segnalare la gravità della situazione

Maria è stata vista l’ultima volta domenica 5 ottobre, ma non era serena. Affatto.

Forse temeva, ma non ha detto nulla.

A questo punto solo Franco se ancora vivo potrà raccontare il suo dramma o la sua follia.

Stamattina i carabinieri del Ris di Messina sono tornati nella casa di Iolanda Riente a belvedere Marittimo dove viveva con il figlio sacerdote e dove la donna e’ stata uccisa.

Al sopralluogo partecipa anche il comandante del Reparto operativo dei carabinieri del Comando provinciale di Cosenza, Vincenzo Franzese.

Gli investigatori sono alla ricerca di riscontri tecnici alle indagini, riscontri che potrebbero dare una svolta all’inchiesta.

Come noto, la donna era stata trovata legata ed imbavagliata sul pavimento dell’ingresso della sua abitazione dal figlio e tracce di sangue erano state trovate in quasi tutte le stanze dell’appartamento.

L’ottantenne Iolanda Riente, era stata trovata morta, legata e imbavagliata nella sua casa di Belvedere Marittimo, il 4 gennaio scorso.

Pubblicato in Cetraro

Belvedere Marittimo. Si indaga in ogni direzione per tentare di capire le ragioni della tragica morte della anziana madre di Don Marcello Riente, parroco della Chiesa della frazione di Laise. Per condurre le indagini l’arma dei carabinieri non lesina sforzi ed attenzioni. Sul posto sono presenti il maresciallo Brunello Mannarino della locale Stazione, il capitano Vincenzo Falce, comandante della Compagnia di Scalea, il colonnello Francesco Ferace, comandante provinciale dei CC.
Sul posto anche i militari specializzati del Ris di Messina giunti con un elicottero per rilevare ogni più piccola traccia utile alla identificazione degli assassini.
E’ altresì presente il magistrato Maria Camodeca che assunto la direzione delle indagini in stretto contatto con il procuratore capo Bruno Giordano.
Non si esclude l'acquisizione di eventuali filmati di video della zona.
Sembra certo infatti che ad eseguire questa aberrante esecuzione siano state più persone elemento questo di certo indirizzo investigativo.
Altro elemento sembra quello derivante dall’orario dell’omicidio avvenuto mentre il figlio parroco, Don Marcello Riente, era impegnato, alla presenza dei vertici dell'Arma, a tributare l'ultimo saluto al giovane trentenne Valerio Grosso La Valle, militare della Stazione carabinieri di Sala Consilina, nel salernitano deceduto nell'incidente del 23 dicembre scorso.
Ed infine un altro elemento da valutare è il fatto che la povera signora Iolanda Nocito era non solo legata , ma aveva anche la bocca tappata con nastro per evitare che gridasse, che chiedesse aiuto.
Intanto la salma è stata trasferita nella sala mortuaria dell'ospedale di Cetraro a disposizione del medico legale che dovrà effettuare ulteriori esami per avere certezze sulla dinamica e sulle cause del decesso.
Dall’autopsia forse qualche elemento di certezza sul perché è stata uccisa la povera Iolanda.

Pubblicato in Alto Tirreno
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