Lunedì dieci sicari giravano armi in pugno sotto gli ombrelloni di Praia a Mare, nel cosentino. Pistole e mitragliette in vista tra i turisti allibiti, alla ricerca dei familiari di Giovanni Marrazzo, il pregiudicato che domenica ha speronato e ucciso Vincenzo Pipolo di 62 anni ritenuto affiliato all'omonimo clan. I parenti di Pipolo aveva giurato vendetta già il giorno dell'omicidio. In circa duecento tra familiari e affiliati (come si vede nel video, con il figlio aggrappatosi addirittura all'auto dell'agenzia funeraria), si erano riversati in strada attorno alla salma, in molti accorsi direttamente dai quartieri di Napoli dove sono egemoni. Nessun incidente stradale, nessuna lite banale.
I Pipolo e i Marrazzo si conoscono bene. Vivono nello stesso quartiere a Napoli. Vanno in vacanza da anni a Praia a Mare. Proprio in un incrocio del cosentino Pipolo avrebbe incrociato Marrazzo. Lui sullo scooter, Marrazzo a bordo della Panda in compagnia della figlia di 26 anni. Poi la provocazione di Pipolo: «Ma tu stai ancora qui? Ma perché non te ne torni a Napoli?». Uno smacco troppo grande per chi aspira ad avere un ruolo criminale nel quartiere. E poi troppi altri precedenti, acredini familiari che andavano «sanate». Insomma, nessuna lite per viabilità. Secondo gli inquirenti Marrazzo cede alla provocazione e premedita l'omicidio. Un breve inseguimento, poi lo speronamento e la coltellata dritta al cuore dopo la caduta dallo scooter.
Quella che si sta scatenando in queste ore è una vera e propria caccia all'uomo. Tutto il clan di Pipolo (la moglie è una Zizolfi, organica al clan Mariani di Forcella) sono sulle tracce dei rivali. Al punto che dal giorno dell'omicidio nessun Marrazzo ha fatto ritorno a casa, almeno stando alle informative degli inquirenti. Nella sede della polizia stradale di Angri, che ha intercettato l'auto in fuga dopo la repentina attività di indagine dei Carabinieri del nucleo operativo di Scalea, si sono recati anche alcuni familiari dell'omicida. «Restiamo qui per stanotte, è più sicuro» pare abbiano detto alle forze dell'ordine. In attesa dell'autopsia che verrà seguita anche da un perito di parte nominato dalla famiglia Pipolo. Poi i funerali. Ad alta tensione.
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Praia a mare. Vincenzo Pipolo fugge a bordo dello scooter ma è inseguito da una Fiat Panda che lo sperona e lo fa cadere a terra.
Poi un uomo ed una donna lo accoltellano, lo lasciano per terra e fuggono.
L'uomo è riverso a terra con il casco in mano
Intervengono immediatamente i carabinieri di Scalea
“ C'erano già vecchi rancori, secondo quanto sta emergendo dalle indagini, tra Vincenzo Pipolo, l'uomo di 62 anni morto per una coltellata a Praia a Mare, e le due persone, un uomo e una donna, che erano a bordo della Fiat Panda e che sono state rintracciate dai carabinieri fuori dai confini della Calabria. Secondo alcune testimonianze Pipolo e gli occupanti della Fiat Panda si conoscevano e già in passato c'erano stati dei litigi”.(Ansa)
Sembra che la vicenda possa essere nata da fatti legati ai Quartieri Spagnoli a Napoli.
Il fatto è successo stamattina
Quando il sessantaduenne “ ha incrociato la Fiat Panda con a bordo la coppia e tra i tre c'è stata l'ennesima discussione. Pipolo, vedendo che la situazione iniziata a degenerare, si è allontanato con lo scooter ma i due a bordo dell'automobile lo hanno inseguito e con il loro mezzo hanno speronato il ciclomotore. Il sessantaduenne è caduto a terra ed ha perso il casco ma subito dopo si è rialzato cercando nuovamente di fuggire. La donna gli ha lanciato contro il casco e Pipolo è caduto. A quel punto la vittima è stata colpita con una coltellata al torace ed è morto. I due occupanti della Fiat Panda sono successivamente fuggiti. Dall'esame del medico legale è emerso che c'è stato un riversamento di sangue interno tanto che sui vestiti non aveva nessuna macchia. I carabinieri della Compagnia di Scalea e del comando operativo provinciale di Cosenza sono intervenuti sul posto ed hanno raccolto le prime testimonianze. Successivamente hanno rintracciato i due ricercati che avevano già lasciato la Calabria. (Ansa)
Il cadavere del Pipolo è stato trasferito in un vicino obitorio per le indagini del caso
Ormai Scalea vuole diventare la città della legge, invertendo la sua immagine negativa offerta in occasione dell’arresto della sua giunta e di mezza dirigenza burocratica.
E’un susseguirsi di interventi delle forze dell’ordine.
Lì’ultima, ma solo in ordine di tempo, è il controllo, con conseguente sequestro di merce, degli ambulanti abusivi
Ad eseguirla la Polizia locale( il cui comandante Giovanni Oliva è stato arrestato) in collaborazione con i militari della tenenza della Guardia di finanza hanno agito in borghese.
Erano le 22,30 quando sono entrati in azione.
A quel punto gli ambulanti , tutti senza autorizzazione, hanno abbandonato la piazza ed hanno lasciato in strada le merci che sono state oggetto di sequestro preventivo informando successivamente l’autorità giudiziaria
La gente comincia a chiedersi se per vedere le Forze dell’ordine ( a cominciare dalla Polizia municipale) fortemente impegnate occorre arrestare il comandante e la Giunta.