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In una democrazia tutti i partiti che si presentano alle elezioni propongono agli elettori progetti/modelli di società in generale differenti e a volte anche contrapposti.

Questi modelli di società si configurano attraverso le proposte specifiche sulle varie problematiche dell’organizzazione della società (lavoro e capitale, libertà individuali, diritti e doveri dei cittadini e degli eletti, tasse, età pensionabile, pensioni max e min, assistenza sanitaria, scuola, università, aiuti ai senza lavoro, accoglienza migranti, uguaglianza e diseguaglianza accettabile, durata del mandato degli eletti,Europa si-Europa no ecc.).

Alle elezioni l’elettore dovrebbe valutare e scegliere il partito che propone (e se ha avuto responsabilità di governo rispondenza tra promesse e realizzazioni!) il progetto di società che meglio risponde alle sue esigenze socio-culturali, e perché no psicologiche, e che ritiene possa meglio rappresentare i suoi orientamenti e convincimenti su quelli che sono le regole che devono governare i raparti tra gli individui delle società nella quale vuole vivere.

In questo orizzonte è legittimo sostenere, per esempio, sia che nessuno debba essere lasciato nell’indigenza, sia che chi non è capace di sostenersi siano affari suoi, che le diseguaglianze non devono essere eccessive o viceversa che non devono essere limitate, che gli eletti possono essere a vita o che al contrario devono poterlo essere per un tempo limitato, che ci vuole un tetto alle pensioni o che non ci vuole un tetto, che è giusto/non giusto togliere i privilegi agli eletti, che è dovere accogliere i migranti o che al contrario non lo è assolutamente ecc.

Questo fa parte di quello che si chiama il confronto dialettico tra legittimi progetti di società differenti o contrapposti, che viene fatto tra i partiti e tra i singoli cittadini.

Ma prima di tutto bisognerebbe chiedere alla politica e ai politici di ogni orientamento il rispetto dell’art. 54 della nostra Costituzione:

“Tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica e di osservarne la Costituzione e le leggi. I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge”.

Un dato obiettivo è che in Italia la corruzione è uno dei più gravi handicap sociali che oltre a destabilizzare il tessuto sociale ha un costo economico enorme che ingoia decine e decine di miliardi di euro all’anno.

Un chilometro di strada in Italia costa tre volte in più che in Germania.

Potrebbe esistere la corruzione senza politici e sistema politico corrotti?

E’ veramente così difficile individuare politici e partiti che da più di 20 anni alimentano, utilizzano e/o chiudono gli occhi di fronte alla corruzione?

Sicuramente in tutti i partiti ci sono persone che non sono corrotti, ma sicuramente i partiti che hanno governato l’Italia da più di vent’anni, nei confronti della corruzione hanno una grande responsabilità, perché hanno sicuramente, come organizzazioni o come singoli, favorito/ agevolato/ utilizzato/trascurato la corruzione.

Veramente su fatti come quelli messi in luce da Fanpage è sensato concentrarsi sulle modalità dell’inchiesta e non essere al contrario sconcertati dalla sostanza e dalle reazioni dei politici?

Se per miracolo dopo il 04 marzo a governare questo paese ci fossero politici e partiti onesti, la corruzione si squaglierebbe come neve al sole!

Noi elettori abbiamo il potere di fare questo miracolo!

Sarebbe una riforma a costo zero, anzi regalerebbe al bilancio dello stato miliardi di euro ogni anno!

Certo l’onestà non è condizione sufficiente per essere governanti adeguati, ma dovremmo pretendere, come cittadini, che l’onestà dei governanti sia una condizione necessaria e imprescindibile.

Chi ritiene che la corruzione sia in Italia il male principale e prioritario da combattere, dovrebbe mandare un segnale preciso a tutti i partiti che da più di venti anni ci hanno governato e che sicuramente hanno la responsabilità di questo male.

Giuseppe Furano

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Su richiesta della Procura della Repubblica, guidata dal procuratore capo Salvatore Curcio, il giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Lamezia Terme ha emesso un decreto di sequestro preventivo dei serbatoi di compensazione e ogni altro apparato tecnicamente necessario a ripristinare la regolare portata idrica nella città.

È un ulteriore step nell'inchiesta della Procura di Lamezia sui disservizi idrici.

Uno step che vedrebbe tra gli indagati anche il commissario straordinario di Sorical Luigi Incarnato, candidato del Pd nel collegio uninominale Tirreno-Pollino alla Camera dei deputati.

Incarnato è indagato, in concorso con i vertici di Multiservizi Lamezia e Sorical, per interruzione di pubblico servizio.

I militari del gruppo della Guardia di finanza di Lamezia Terme, diretti dal colonnello Fabio Bianco, hanno provveduto a eseguire la misura cautelare.

Dalle indagini svolte dai finanzieri è infatti emerso come la riduzione della portata andava inequivocabilmente a incidere sui fabbisogni primari di circa 40mila abitanti della città.

L’acqua, infatti, bene essenziale strettamente connesso col diritto alla salute costituzionalmente garantito, è venuta a mancare, sino alla giornata di ieri, dalle 20 circa di ogni sera fino alle 5 circa del mattino seguente in varie zone della città, in modo indiscriminato, non solo nelle abitazioni dei cittadini e negli esercizi pubblici e commerciali, ma anche nelle infrastrutture essenziali alla comunità e negli apparati antincendio utilizzabili, in situazioni di emergenza, dai Vigili del fuoco.

La misura cautelare reale, resasi necessaria per il perdurare della carenza idrica nella maggior parte della città, ha lo scopo di prevenire la reiterazione dell’ipotizzato reato di interruzione di pubblico servizio e dell’aggravamento delle relative conseguenze.

Proprio nelle scorse ore la Multiservizi Lamezia aveva diramato un comunicato nel quale segnalava il ripristino della portata d'acqua.

Ripristino avvenuto in conseguenza del sequestro operato dalla Guardia di Finanza e non per volontà indipendente della stessa Multiservizi.

Per la Procura, i commissari liquidatori di Sorical (Luigi Incarnato e Baldassarre Quartararo) e i funzionari responsabili del settore idrico Sergio De Marco, Massimo Macrì e Luciano Belmonte, avrebbero determinato «una riduzione della fornitura idrica di circa il 25% in relazione ai sei serbatoi di compensazione» selezionati per tagliare la portata dell'acqua «ai danni del 70% delle utenze lametine, ben consapevoli che, a causa della riduzione della portata idrica, l'acquedotto di Lamezia Terme, per le sue caratteristiche ingegneristiche, morfologiche e per il cattivo stato della rete, non avrebbe potuto funzionare in modo da garantire sufficiente fornitura di acqua a tutte le utenze, in spregio delle conseguenze sulla cittadinanza e sui pubblici servizi essenziali».

I responsabili del settore idrico per la Multiservizi Paolo Villella e Mario Perri, invece, «a seguito della riduzione della portata operata dal grossista Sorical (...) optavano per la chiusura delle saracinesche ovvero per la riduzione praticamente totale della portata idrica dalle 20 alle 5 del mattino». 

Ndr. Onestamente restiamo perplessi di questo provvedimento

Se è giusto che la Sorical non possa ridurre la portata dell’acqua per sollecitare i pagamenti delle forniture da parte dei comuni, non ci sembra nemmeno giusto che i comuni possano utilizzare i soldi del tributo per altre esigenze pubbliche.

Ed è a fronte di tale carenza che i dirigenti della Multiservizi, come fanno tutti gli amministratori comunali, hanno chiuso le saracinesche per far riempire i serbatoi creando la pressione necessaria a raggiungere tutti gli utenti.

Ora tutti i Procuratori dovranno chiedere ai GIP gli stessi provvedimenti per ogni amministratore comunale, oltre che, ovviamente, per la Sorical?

Sapete come andrà a finire?

Temo che i politici regionali ne approfitteranno per creare un iper carrozzone trasferendo alla Sorical la gestione e l’incasso delle bollette dell’acqua.

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Mi chiamo Luca ed ho 30 anni.

Sono anni che mi arrangio a fare di tutto.

Anche il volontariato vero, quello mie spese.

Amo la mia terra ma a 30 anni non posso più aspettare che la Calabria mi offra una vera opportunità di lavoro.

Mi hanno detto di aspettare che sarebbe cambiato tutto.

Sono anni che aspetto, ma non cambia nulla.

Anzi vedo che le cose peggiorano.

In Calabria lavorano solo i figli dei potenti, i protetti dei potenti.

Ed io non lo sono.

E così con rabbia, magone, grande tristezza sono stato costretto a scegliere tra la mia terra che non offre nulla ed un altro paese dove potrò lavorare.

A giorni partirò.

Sarò emigrante , come quelli di un tempo, pieno di buona volontà, di coraggio, di onestà.

Uomo ed insieme emigrante

Addio Calabria mia, addio mia Cleto, addio mia Amantea, addio mia famiglia.

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