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Redazione TirrenoNews

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Sono state effettuate le operazioni di valutazione della prova scritta e dei titoli presentati e ne è derivata la graduatoria di merito

Ecco i primi 13 informatori ambientali in graduatoria utile

Sicoli Francesco

Suriano Livia

Francescano Claudia

Aloe Raffaele

Aloe Fabrizio

Beatino Valerio

Tedesco Alessandro

Chilelli Jessica

Guzzo Maria

Russo Carlo

Santi Vanessa

Stella Quinto Pio

Bonavita Ilaria Francesca

I 13 vincitori dovranno presentarsi il giorno 6 maggio alle or 1530 presso la sala Consiliare per seguire il corso di formazione necessario all’espletamento dell’incarico e la cui presenza è obbligatoria

Seguono altre 33 concorrenti che hanno superato l’esame e che subentreranno nella eventualità di rinuncia di chi li precede( l’elenco è disponibile sul sito comunale)

Altri 4 non si sono presentati e sono stati pertanto esclusi

Ormai negli enti pubblici il lavoro si ha soltanto con le cooperative sociali e si dice con “il santo protettore politico”. Gli uffici di collocamento, infatti, non collocano più nessuno ( qualcuno dice che non si capisce a cosa servano). Ed allora il “possesso” di una o più cooperative è la prima condizione per trovare lavoro e spesso anche voti. Ovviamente parliamo delle cooperative di tipo B, cioè quelle cooperative sociali che hanno almeno il 30 per cento dei lavoratori (soci o non) costituito da persone svantaggiate, come prescritto dall’art. 4 della stessa legge 381/1991. Il problema è che, atteso che non si trova lavoro diversamente, il 70 % dei tantissimi disoccupati hanno capito che anche per loro occorre la qualità di socio in una cooperativa di tipo B per poter lavorare. E così si “sfruttano” i lavoratori svantaggiati per trovare lavoro anche ai non svantaggiati. Ma intuito il trucco il numero delle cooperative è cresciuto a dismisura rendendo problematica la “spartizione” della torta degli affidamenti. Parliamo sempre di quelli rientranti nelle soglie dettate dal Regolamento (UE) n. 1251/2011 della Commissione del 30 novembre 2011. Ed allora, se finora appariva possibile offrire attenzione a tutte le cooperative sociali esistenti ed operanti in una città, ora non lo è più. E quello che finora è stato possibile( divisione più o meno equilibrata tra i vari richiedenti) oggi non lo è più per eccesso di richiedenti.

Una apparente soluzione sembrava il tecnicismo. Per esempio quello del bando per avere conoscenza delle cooperative sociali che fanno richiesta di operare in un dato comune.

E‘ il caso di Amantea.

Dal bando si è così scoperto che le cooperative che vogliono lavorare ad Amantea sono anche non amanteane. Ci sono per esempio:

-la Soc Coop multi servizi AVAF di Cetraro

-la Coop SOCIAL Total Service di Benevento

-l’Arcobaleno Social Coop di Santa Maria del Cedro

-la Lo Fra M Global Service di Paola

-la Il Tulipano scs di Fuscaldo

-la Lago che lavora di Lago

Un bel problema, questo. Chi pensava di poter aiutare gli amanteani ora si trova ad avere una metà delle cooperative sociali non di Amantea!

Di Amantea sono presenti, infatti:

-La Coop Quadrifoglio

-La Coop Donne al lavoro

-la Coop Gente di mare

-la Coop One Aker

-Coop Multiservice il Mezzogiorno che lavora

E sempre di Amantea, ma come consorzio di cooperative,

-la APA Multiservizi

Troppe richieste. E da tutto ciò le paure, i mugugni, i sussurri e, si dice, altro!.

Sembra impossibile,infatti, escludere le Cooperative non di Amantea: sarebbe discriminante. Ma nemmeno facile assegnare loro servizi facendo concorrenza ai disoccupati di Amantea.

Pur tuttavia occorre , se legittimo e possibile, trovare un sistema di assegnazione diverso da quello degli anni precedenti e quindi, si suppone, non incaricare le cooperative non amanteane e le nuove cooperative amanteane.

La soluzione sarebbe, a quanto si dice, incaricare , solo cooperative che hanno volumi di affari di almeno 25 mila euro, così creando una graduatoria che appare contraria ai principi della legge stessa.

Come è possibile che un lavoratore svantaggiato si trovi escluso per non trovarsi dentro una cooperativa senza questo requisito?

Che cosa dovrebbe fare? Chieder di entrare in cooperativa con alti volumi di affari facendo concorrenza agli altri lavoratori svantaggiati? Sarebbe legittima una siffatta condizione? O piuttosto la nuova cooperativa dovrebbe consorziarsi con cooperative già operanti?

Insomma un bel bailamme al quale sembra si intenda dare chiarezza con il possibile ricorso alle autorità giudicanti ove venissero a determinarsi scelte o comportamenti lesivi del diritto di accesso al lavoro. Le voci raccolte sussurrano di pareri tecnici e legali che evidenzierebbero incongruenze nel bando dalle quali potrebbero derivarne anche l’annullamento della intera procedura. Insomma non è difficile che il fortissimo bisogno di lavoro che discende dallo stesso numero di cooperative partecipanti possa orientare verso vere e proprie segnalazioni se non denunce.

Ovviamente tutto in attesa della crescita economica di Amantea.

Senza soluzione il problema degli anziani non autosufficienti. Una volta c’erano gli ospedali o meglio le cliniche private che servivano come temporaneo luogo di parcheggio degli anziani non autosufficienti e che sollevavano dalla angoscia delle cure i familiari dei medesimi. Poi vennero gli istituti come il papa Giovanni che sopravvissero grazie alla”chiesa” ma che finirono per chiudere( od essere chiusi) buttando sul lastrico centinaia di anziani non autosufficienti e di dipendenti oggi cassintegrati televisivi.

Ora ci sono le case di riposo. Spesso de localizzate in campagna e non autorizzate come quella sequestrata in Melito Porto Salvo dalla Guardia di Finanza.

10 ospiti, tra cui non deambulanti e affetti da demenza senile , gestiti da una onluss e previo pagamento di una retta di 1000 euro mensili.

Ospiti gestiti da personale non infermieristico.

Ovvia la chiusura anche se non sono risultati fenomeni di violenza ai danni dei pazienti.

Ovvia la denuncia del titolare della onluss per aver gestito una struttura non autorizzata

Il problema è quello che gli anziani non sono stati affidati ad una struttura autorizzata e che appare ingestibile con 1000 euro mensili, ma ai congiunti, dove con ogni probabilità saranno gestiti da un rumeno senza nemmeno tessera sanitaria ch gli effettuerà iniezioni e somministrerà medicine senza avere nessuna conoscenza parasanitaria. Ma in famiglia non c’è bisogno di autorizzazione. Il “vecchio”,si sa è un fatto privato

Questa è l’Italia!

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