Fabiana Luzzi, vittima di un delitto efferato, è volata in cielo. L’avremmo voluta qui con noi a ridere, gioire, amare, ma un destino amaro le ha spezzato i sogni di giovane quindicenne.
Davide Morrone, 17 anni, il suo assassino, è in un Centro di prima accoglienza di Catanzaro.
Davide ha raccontato tutto di questo cruento omicidio, senza tradire emozione,senza piangere.
Ha raccontato di aver ferito fabiana con sei o sette coltellate ai fianchi, al culmine dell’ennesima lite per motivi di gelosia, mentre lei gridava la sua paura, il suo dolore e lo implorava.
Ha raccontato di essere andato via lasciandola viva, seppur ferita.
Ha raccontato di essere tornato dopo qualche tempo portando con sé la benzina appena comprata.
Ha raccontato di aver cosparso Fabiana di benzina con lei ancora viva che lo supplicava e di averle dato fuoco.
Poi era andato via tentando di dimenticare
E forse avrebbe anche dimenticato, ma le fiamme avevano bruciato anche il suo volto per cui il ricorso al pronto soccorso del locale nosocomio raccontando una versione che non ha convinto nessuno. Poi il ricorso all’ospedale di Brindisi ed il ritorno a Corigliano
Ed è qui che Davide è crollato raccontando la verità. Senza emozioni, senza piangere.
E di fronte a questa vicenda tutta la società deve interrogarsi. In particolare le famiglie e la scuola, domandandosi se sia possibile che nessuno abbia colto il malessere di questo ragazzo. Condizione necessaria per poterlo aiutare, curare.
Una società tutta che deve chiedersi quanti altri potenziali Davide ci siano intorno a noi, pronti ad uccidere per gelosia od altro, e quanto ognuno di no potrebbe fare, dovrebbe fare per salvare le tante Fabiana e lasciarle tra noi a volare come farfalle di fiore in fiore.
Perdonare Davide può essere possibile, forse necessario, ma che questo perdono non nasconda il perdono che la società invoca per se stessa.