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Catanzaro. Indagata la PROCIV di Germaneto

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Il sostituto procuratore ha avviato un'inchiesta sull'individuazione della struttura per l'emergenza a Catanzaro.

Il 19 novembre 2013 la sede della protezione civile di Germaneto restava allagata ed i volontari si erano subito attivati per fare defluire l'acqua dai locali di Germaneto e far fronte alle numerose richieste di soccorso che giungevano, a ritmo incalzante, presso le sale operative delle province di Catanzaro, Vibo Valentia e Crotone.

E’ vero che si era trattato di un nubifragio senza precedenti

Ma è anche vero che proprio in questi casi la sede della Protezione civile deve restare pienamente agibile!

Come può la Protezione civile intervenire se la sua sede resta allagata? (foto Quotidiano.it)

Per questo martedì, 26 Novembre 2013 scrivemmo sul fatto uno dei nostri articoli più letti.Questo:

“La sede della protezione civile di Germaneto in Catanzaro si è allagata. Non siamo riusciti a trovare le foto dell’acqua e del fango che allagavano la sede di quella struttura che dovrebbe difendere la Calabria e che alle prime acque non è stata capace nemmeno di difendere se stessa.

Abbiamo notato soltanto che il piano di posa del manufatto è più basso rispetto alla strada di accesso e della quota dei terreni laterali, così che sembra strano che finora non si sia allagata.

Un tecnico della stessa Protezione civile ci ha detto che non comprende come la regione Calabria abbia potuto prendere in fitto tale sede vista la sua ubicazione in un alveo fluviale e la sua sottoposizione ai terreni circostanti. Ma evidentemente qualche ragione ci sarà stata. O forse qualche interesse.

Quando ci siamo andati noi il giorno dopo la pioggia le aree esterne della sede della Protezione civile erano completamente piene di fango ancora umido, in parte schiacciato e schizzato dai mezzi che le avevano percorso.

Di questa vicenda se ne è parlato poco e senza alcun accento critico. Eppure avrebbe meritato qualche riflessione.

Quantomeno avrebbe avuto diritto a trovare grande spazio nei mass media il fatto che oggi non sono soltanto i “soliti” fiumi ad esondare.

Oggi esondano anche i “nuovi” fiumi che sono le strade che appaiono indifese dalle acque che le invadono, come occorso nella zona di Germaneto . Parliamo della provinciale 48 , una strada che non ci sembra sia dotata di canali di allontanamento delle acque piovane al punto di diventare essa un fiume di acqua .

Esempio classico di sottovalutazione tecnica delle piogge.

Un altro esempio forse deriva dal fatto che il sig Prefetto di Catanzaro è stato preso di sorpresa e solo alla 10,12 ha convocato d’urgenza il Centro provinciale per il coordinamento dei soccorsi.

E’ vero che sono caduti 140-145 mm di pioggia in 6 ore ma è vero che la pioggia ha sorpreso perfino la Protezione civile regionale, deputata non solo a dare l’allarme, ma anche ad intervenire in soccorso della popolazione calabrese!

Eppure sentite cosa dice spostando evidentemente l’attenzione lontano da sé l’ingegnere Raffaele Niccoli (Arpaca responsabile del centro funzionale decentrato della Regione Calabria.

“I sindaci sono l’anello debole della catena. All’ultimo corso di formazione dedicato all’organizzazione del sistema di protezione civile, promosso nel 2006 subito dopo l’entrata in vigore della nuova normativa, su 409 comuni calabresi, hanno partecipato solo 83 amministrazioni. C’è un problema di formazione culturale”. Lo ha detto, nel corso di una conversazione con l’Agi, il responsabile del centro funzionale decentrato della Regione Calabria, l’ingegnere Raffaele Niccoli, commentando la situazione emersa dopo l’ondata di maltempo che ha interessato buona parte della Calabria. La struttura, incardinata nel sistema dell’Arpa Calabria, aveva diffuso in anticipo, attraverso la Protezione civile nazionale, lo stato di allerta per i territori interessati poi dal nubifragio. Niccoli ha evidenziato che “l’evento era stato previsto, ma il problema è come i sindaci intervengono. È questo il punto che va rafforzato - ha aggiunto - insieme ad un adeguamento culturale delle proprie azioni per una maggiore attenzione verso questi avvisi. Basti pensare che ci sono comuni che non hanno ancora nemmeno il piano di protezione civile che dice ancora cosa bisogna fare. La pratica, purtroppo, è diversa dalla teoria”. Per quanto riguarda quanto accaduto ieri, e quindi eventuali disfunzioni organizzative, Niccoli ha sottolineato: “Da quello che abbiamo visto in giro come cittadini, direi che siamo stati presi di sorpresa. Ieri mattina, ad esempio, durante quella pioggia, il traffico di Catanzaro era incredibile. Bisogna fare delle scelte, decidere se spostarsi in auto con quelle condizioni meteo piuttosto che chiudere le scuole. È un problema nazionale, poi c’è un’azione pedagogica da attuare, soprattutto attraverso una formazione dei giovani nelle scuole. Il problema grosso, in questi casi, è come i Comuni danno comunicazione alla popolazione”. Rispetto al fatto che, visti i numerosi avvisi di criticità emessi di volta in volta, si rischierebbe la paralisi di tante realtà, il responsabile del centro della Regione ha spiegato: “Questa è una scelta di gestione della cosa pubblica. Bisogna decidere se è peggio un mancato allarme o un allarme di troppo”. D’altronde, secondo l’esperto, “abbiamo un territorio troppo fragile. Non serve rincorrere le responsabilità, serve prevenzione e coscienza di auto protezione. Se un corso d’acqua è tappato perché qualcuno ha costruito un passaggio o ha ristretto la sua portata, è evidente che ci saranno delle conseguenze. Martedì, durante quella tempesta, c’erano mamme che portavano i bambini a scuola e poi rimanevano bloccate nelle loro auto per la pioggia. Si aspetta sempre - ha aggiunto - che siano gli altri a fare qualcosa, ma il sistema non è più così. Oggi, anche per chi ha avuto la casa allagata o invasa dal fango, non c’è più l’intervento delle istituzioni, come d’altronde abbiamo visto in Sardegna. Se ci sono allagamenti bisogna rimboccarsi le maniche perché non ci sono più nemmeno le disponibilità economiche di una volta per intervenire”. Mettendo a confronto il dato della Sardegna, con circa 440 millimetri di pioggia caduti, e quello di Catanzaro, con circa 140 millimetri, Niccoli ha evidenziato: “Su Catanzaro non abbiamo avuto danni dai corsi d’acqua. I grossi danni sono venuti dall’acqua che scendeva dai versanti che, non avendo una regimentazione dello scolo delle acque bianche ha provocato una canalizzazione sulle strade che hanno fatto da collettore. Ho avuto modo di visionare alcuni filmati - ha proseguito - e questi dimostrano che queste strade erano diventate dei fiumi in piena”. Guardando ai danni prodotti, invece, in provincia, Niccoli ha sostenuto che “a Sellia Marina la situazione è stata diversa. Il villaggio è stato lambito dal fiume, e questo è stato l’unico allagamento di questo tipo. Purtroppo c’è un disordine del territorio, basta vedere via Lucrezia della Valle, ad esempio, per vedere le stradine che scendono dalle colline e che si trasformano in fiumi di acqua”. Niccoli ha anche analizzato le azioni da intraprendere: “Gli effetti non si annullano in tempi brevi e medi. Occorre fare - ha detto - dei piani di protezione civile e le esercitazioni con la popolazione, senza prenderle con superficialità. Bisogna fare imparare i piani di protezione civile intanto che si mette in sicurezza il territorio. Nell’immediato c’è solo la prevenzione”. Per quanto concerne le attività dell’ufficio che dirige, Niccoli ha dichiarato che ““dal punto di vista tecnologico limiamo anche i minuti, ma è frustrante se poi non c’è nessuno che attua gli avvisi”. Ci sono, dunque, responsabilità e ruoli ben precisi secondo Niccoli, anche se i sindaci sono l’anello debole di questa catena: “Il sindaco sa di essere il responsabile locale di protezione civile - ha sottolineato - e lo sa da quando decide di candidarsi. C’è un problema di formazione culturale. Bisogna aiutare soprattutto i piccoli comuni, che sappiamo essere in difficoltà, ma bisogna essere disponibili a fare e poi - ha concluso - bisogna arrivare alla popolazione”

Insomma , la solita tecnica quale è quella di spostare l’attenzione verso gli altri; nel caso i sindaci che pur se avvertiti non hanno comunque i mezzi finanziari per attendere a quanto necessario.

Siamo all’anno zero. O forse sotto zero!

Qualche tempo dopo sapemmo che erano state chieste informazioni sul nostro sito “ colpevole” di aver segnalato la cosa.

Oggi leggiamo che il PM Gerardo Dominijanni ha aperto un fascicolo sull’anomalo allagamento e che il magistrato ha già spedito gli uomini della sezione di Pg del Nisa (Nucleo investigativo sanità e ambiente) ad acquisire le carte presso il Dipartimento alla Presidenza della Regione Calabria, guidato dal dirigente generale, Franco Zoccali, con tanto di sopralluogo tecnico presso l'area interessata.

Anzi la stampa scrive che “ L'area per la sede della Prociv era stata individuata nell'estate del 2003 dall'allora giunta di centrosinistra, guidata da Agazio Loiero, che si era così accollata un fitto per ubicare i locali in una zona paludosa, anzi, come si ipotizza nel fascicolo, ad alto rischio idrogeologico, senza che nessuno dei dirigenti che, nel corso degli anni, si sono succeduti alla guida degli uffici competenti regionali abbia cambiato rotta. Nè lo hanno fatto coloro che, a turno, hanno preso finora posto a capo della stessa sede regionale.

Non siamo giustizialisti. Affatto! Ma vivaddio la calabria non cambierà mai fintanto che con cambieranno i comportamenti e non si sanzioneranno le scelte infelici ed illogiche.

Redazione TirrenoNews

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