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gi casaGiorgio Restelli , candidato sindaco per la cittadina di Verbania, in uno dei suoi volantini diceva: “Senza pace e giustizia sociale, senza cibo sufficiente e acqua, senza un’istruzione e un’abitazione decente, senza che ognuno e tutti abbiano un ruolo da svolgere nella società e senza un reddito adeguato, non ci può essere salute né crescita reale né sviluppo sociale”.

 

Oggi l'emarginazione è un concetto molto più esteso, ed è un problema presente nella nostra società globalizzata. Situazioni di esclusione nei confronti di una o più persone relegate ai margini della vita sociale. Da un certo punto di vista, l'emarginazione può essere vista da due prospettive diverse ovvero c'è chi sceglie di vivere in solitudine, c'è chi invece è allontanato o tenuto a distanza dal gruppo dei medesimi. Un vero e proprio atto alienante che porta la persona umana a ricorrere a strategie anche folli come al protagonista dell’atto unico di Luigi Pirandello “La Patente”. Il giudice D’Andrea, persona ordinata e meticolosa nello svolgere il suo lavoro, aveva ancora in sospeso un caso che lo lasciava molto perplesso, al punto di far chiamare il querelante per convincerlo a ritirare la querela, che alla fine lo avrebbe penalizzato ancor di più. Il caso, dunque, era il seguente: un uomo, Rosario Chiàrchiaro, sporse querela contro dei ragazzi che avrebbero fatto dei gesti osceni per fuggire dalla presunta iella che portava l’uomo vittima dell’accaduto. Naturalmente il giudice non avrebbe mai potuto incriminare i due ragazzi querelati per un così banale fatto e alla fine la fama di iettatore di Chiàrchiaro si sarebbe ancor di più diffusa ottenendo l’effetto contrario di quello desiderato. 

Quando Chiàrchiaro arrivò nell’ufficio si presento con il tipico aspetto di uno iettatore e ammise addirittura di esserlo, il giudice sbigottito dalla sua apparente incongruenza gli chiese perché inizialmente aveva querelato i ragazzi che lo ritenevano uno iettatore se poi Chiàrchiaro si riteneva tale; egli rispose che in realtà voleva che la gente lo ritenesse uno iettatore per essere pagato affinché non portasse iella ad essi, e a prova del suo potere voleva avere un riconoscimento ufficiale di iettatore: una “patente”! L’alienazione corrisponde al momento della scissione, del divenire-altro per una persona.

 

Il sacrificio di se stesso. Nella convergenza sociale, il vicinato trovava una ragione d’essere nell’esigenza di sopravvivenza e nello stesso tempo si differenziava notevolmente da quello tipico così caro alla tradizione sociologica del villaggio urbano.

Questa nuova condizione caratterizzata dalla mancanza di precise norme sociali per sopravvivere, non è più mediata culturalmente: il consenso che su di essa si formava tra i membri era limitato allo scambio dei servizi mentre non era accettata la funzione di controllo sociale. La persona, segregata nel proprio quartiere da cui non riesce ad allontanarsi per la propria povertà e vita precaria, inchiodato cioè nei settori marginali della città e del mercato del lavoro, insieme ad altre persone organizza un tipo di strutture e di relazioni interpersonali adeguato alla propria condizione di povertà e di esclusione. Legato alla propria zona, stringe intensi rapporti con i propri simili ed intreccia con questi fitte relazioni di scambio aventi come scopo il soddisfacimento di quei bisogni, alcuni dei quali elementari, che le strutture pubbliche o le possibilità strettamente familiari lasciano insoddisfatti. Viene di fatto escluso socialmente per l’impossibilità, l’incapacità o la discriminazione dell’individuo nella partecipazione a determinate attività sociali e personali. L’esclusione sociale descrive una condizione di forte deprivazione, determinata dalla somma di più situazioni di disagio. Questa sua deprivazione sembra proprio essere riconducibile sia alla mancanza di risorse economiche adeguate che ad un accesso limitato ad ambiti sociali come l’educazione, l’assistenza sanitaria, il lavoro, l’alloggio, la tecnologia, la vita politica come quella sentimentale. Socialmente esclusi, quindi, sono quegli individui la cui capacità di partecipare pienamente alla vita sociale è fortemente compromessa. Nelle società contemporanee le categorie maggiormente vulnerabili sono: le persone senza fissa dimora, i  disabili, i detenuti o ex detenuti,, le persone con dipendenza da sostanze, gli anziani,  gli immigrati, i rom, le famiglie numerose o monoparentali, i minori In tutti i gruppi le donne poi,   vivono una situazione di disagio più forte degli uomini. Violenza, stigma sociale, povertà espongono le donne e le ragazze ad un rischio costante di emarginazione. La sovrapposizione tra una posizione economica marginale e l’isolamento sociale può avere come conseguenza grave la perdita del senso di appartenenza ad una determinata comunità e quindi la degenerazione dell’esclusione a livelli estremi. Emblematico in questo senso, per cercare di rendere un’immagine del fenomeno, è il caso delle persone senza fissa dimora, che oltre alla precarietà materiale, dovuta alla deprivazione economica, sperimentano la solitudine in seguito alla rottura e alla disgregazione dei legami affettivi e relazionali.

Gigino A Pellegrini & G el Tarik

Giorgio Restelli , candidato sindaco per la cittadina di Verbania, in uno dei suoi volantini diceva: “Senza pace e giustizia sociale, senza cibo sufficiente e acqua, senza un’istruzione e un’abitazione decente, senza che ognuno e tutti abbiano un ruolo da svolgere nella società e senza un reddito adeguato, non ci può essere salute né crescita reale né sviluppo sociale”.

Oggi l'emarginazione è un concetto molto più esteso, ed è un problema presente nella nostra società globalizzata. Situazioni di esclusione nei confronti di una o più persone relegate ai margini della vita sociale. Da un certo punto di vista, l'emarginazione può essere vista da due prospettive diverse ovvero c'è chi sceglie di vivere in solitudine, c'è chi invece è allontanato o tenuto a distanza dal gruppo dei medesimi. Un vero e proprio atto alienante che porta la persona umana a ricorrere a strategie anche folli come al protagonista dell’atto unico di Luigi Pirandello “La Patente”. Il giudice D’Andrea, persona ordinata e meticolosa nello svolgere il suo lavoro, aveva ancora in sospeso un caso che lo lasciava molto perplesso, al punto di far chiamare il querelante per convincerlo a ritirare la querela, che alla fine lo avrebbe penalizzato ancor di più. Il caso, dunque, era il seguente: un uomo, Rosario Chiàrchiaro, sporse querela contro dei ragazzi che avrebbero fatto dei gesti osceni per fuggire dalla presunta iella che portava l’uomo vittima dell’accaduto. Naturalmente il giudice non avrebbe mai potuto incriminare i due ragazzi querelati per un così banale fatto e alla fine la fama di iettatore di Chiàrchiaro si sarebbe ancor di più diffusa ottenendo l’effetto contrario di quello desiderato. Quando Chiàrchiaro arrivò nell’ufficio si presento con il tipico aspetto di uno iettatore e ammise addirittura di esserlo, il giudice sbigottito dalla sua apparente incongruenza gli chiese perché inizialmente aveva querelato i ragazzi che lo ritenevano uno iettatore se poi Chiàrchiaro si riteneva tale; egli rispose che in realtà voleva che la gente lo ritenesse uno iettatore per essere pagato affinché non portasse iella ad essi, e a prova del suo potere voleva avere un riconoscimento ufficiale di iettatore: una “patente”! L’alienazione corrisponde al momento della scissione, del divenire-altro per una persona. Il sacrificio di se stesso. Nella convergenza sociale, il vicinato trovava una ragione d’essere nell’esigenza di sopravvivenza e nello stesso tempo si differenziava notevolmente da quello tipico così caro alla tradizione sociologica del villaggio urbano. Questa nuova condizione caratterizzata dalla mancanza di precise norme sociali per sopravvivere, non è più mediata culturalmente: il consenso che su di essa si formava tra i membri era limitato allo scambio dei servizi mentre non era accettata la funzione di controllo sociale. La persona, segregata nel proprio quartiere da cui non riesce ad allontanarsi per la propria povertà e vita precaria, inchiodato cioè nei settori marginali della città e del mercato del lavoro, insieme ad altre persone organizza un tipo di strutture e di relazioni interpersonali adeguato alla propria condizione di povertà e di esclusione. Legato alla propria zona, stringe intensi rapporti con i propri simili ed intreccia con questi fitte relazioni di scambio aventi come scopo il soddisfacimento di quei bisogni, alcuni dei quali elementari, che le strutture pubbliche o le possibilità strettamente familiari lasciano insoddisfatti. Viene di fatto escluso socialmente per l’impossibilità, l’incapacità o la discriminazione dell’individuo nella partecipazione a determinate attività sociali e personali. L’esclusione sociale descrive una condizione di forte deprivazione, determinata dalla somma di più situazioni di disagio. Questa sua deprivazione sembra proprio essere riconducibile sia alla mancanza di risorse economiche adeguate che ad un accesso limitato ad ambiti sociali come l’educazione, l’assistenza sanitaria, il lavoro, l’alloggio, la tecnologia, la vita politica come quella sentimentale. Socialmente esclusi, quindi, sono quegli individui la cui capacità di partecipare pienamente alla vita sociale è fortemente compromessa. Nelle società contemporanee le categorie maggiormente vulnerabili sono: le persone senza fissa dimora, i  disabili, i detenuti o ex detenuti,, le persone con dipendenza da sostanze, gli anziani,  gli immigrati, i rom, le famiglie numerose o monoparentali, i minori In tutti i gruppi le donne poi,   vivono una situazione di disagio più forte degli uomini. Violenza, stigma sociale, povertà espongono le donne e le ragazze ad un rischio costante di emarginazione. La sovrapposizione tra una posizione economica marginale e l’isolamento sociale può avere come conseguenza grave la perdita del senso di appartenenza ad una determinata comunità e quindi la degenerazione dell’esclusione a livelli estremi. Emblematico in questo senso, per cercare di rendere un’immagine del fenomeno, è il caso delle persone senza fissa dimora, che oltre alla precarietà materiale, dovuta alla deprivazione economica, sperimentano la solitudine in seguito alla rottura e alla disgregazione dei legami affettivi e relazionali.

Gigino A Pellegrini & G el Tarik

Ultima modifica il Domenica, 09 Ottobre 2016 23:34

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