Don Pasquale Mirabelli Centurione era mezzo calabrese e mezzo basilisco, e da circa dieci annigovernava quella provincia.
Fedelissimo al Re, cui doveva l'elevato posto, per la simpatia ispiratagli dai suoi modi di attore da arena e dal suo spirito rozzo, ma non senza qualche acume, egli, nativo di Amantea, vi era stato sindaco e poi sottointendente, dalla quale ultima carica fu destituito durante il periodo costituzionale del 1848.
La gesticolazione teatrale e l'enfasi calabrese erano gran parte della sua natura, e degli, anziché temperarle, le esagerava simulando sensi feroci, mentre in fondo aveva indole non cattiva, tranne coi liberali.
Per questi perdeva addirittura la testa.
Erano nemici del Re, e tanto bastava, perchè egli si potesse permettere ogni nequizia a loro danno, come fece con Poerio, Castromediano, Schiavoni, Braico, Pica, Nisco egli altri condannati politici, rinchiusi nelle galere di Montefusco.
Il suo governo fu demoralizzatore per necessità degli eventi e per la quasi assoluta assenza di carattere.
Certo la dignità umana non deve molta riconoscenza al Mirabelli, ma egli fu personalmente onesto, e, perduto l'ufficio nel 1860, visse a Napoli in miseria il resto della sua vita.
Suo figlio Filippo era sottointendente di Altamura.
Da La fine di un regno: Napoli e Sicilia.Parte I: Regno di Ferdinando II (nella foto)di Raffaele De Cesare