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E’ accaduto oggi alle 10,19 un terremoto di magnitudo Mw 4.3 al largo della Costa Calabra sud occidentale, nel golfo di San Eufemia, a soli 11 chilometri da Pizzo Calabro, in mare aperto, ed a soli 10 chilometri di profondità.

 

Il terremoto ha generato il panico un po' dappertutto, dalle scuole, che sono uscite di fretta e furia, alle attività commerciali, che si sono, di fatto, fermate per poco più di mezz’ora dalle loro attività lavorative, il fatto strano è che lo stesso avvenimento tellurico sia avvenuto a distanza esatta di un anno dalla frana nel nostro centro storico, quasi un segno del destino, dove, tra l’altro oggi era presente una troupe di TGR Calabria per registrare un filmato ed una serie di interviste sul mal anniversario.

 

Tutto sommato dell’evento tellurico non dovrebbe sconvorgerci più di tanto, poiché dovremmo tutti essere abituati ai terremoti.

Quasi tutti i movimenti tellurici nella nostra zona avvengono sulla superficie terrestre e sono concentrati in zone ben precise, ossia in prossimità dei confini tra due placche tettoniche dove il contatto è costituito da faglie.

I nostri Terremoti al momento sono localizzati in aree vulcanicheper effetto del movimento di masse magmatiche in profondità.

 

Secondo l’Istututo Geografico di Geofisica e Vulcanologia il movimento delle placche è lento, costante e impercettibile (se non con strumenti appositi), e modella e distorce le rocce sia in superficie sia nel sottosuolo.

Tale movimento improvviso, che in pochi secondi rilascia energia accumulata, come quella accaduta oggi, per decine o centinaia di anni, genera così le onde sismiche e il terremoto associato.

L'energia liberata da un terremoto ha origine in un punto detto epicentro, da qui partono le vibrazioni dette onde sismiche.


Ritornando all’evento di oggi la situazione in città è rientrata presto alla normalità, a detta degli studiosi di terremoti l’evento di oggi rientranegli avvenimenti “normali” sismici nella nostra zona, come già detto non si registrano danni a persone o cose.

Quindi c'è ancora attività sismica nel sottosuolo calabrese, lo possiamo vedere dal grafico pubblicato nel nostro articolo negli ultimi tre mesi sono centinaia le scosse registrate dai sismografi, un fenomeno naturale per noi che abitiamo su una grossa faglia sismica, e che ci accompagna dagli albori della nostra civiltà, ma che non siamo ancora in grado di prevedere, nonostante i precursori sismici e tutte le tecnologie moderne.

 

Abbiamo trovato un articolo, che già precedentemente avevamo postato, di uno dei maggiori sismologi italiani di fama internazionale, dott. Giuliano Panza, su questo fenomeno di piccoli terremoti ripetuti nel tempo, lo stesso, afferma, che non esistono scosse di assestamento, perché questa etimologia della parola usata è pessima, ma purtroppo, tanto usata in gergo popolare e dai Mass Media.

“In realtà, i terremoti dipendono dalle variazioni del campo degli sforzi, ma tale dipendenza è complessa, come è dimostrato dal fatto che le repliche avvengono sovente lungo piani dove gli sforzi dovrebbero essere ridotti dopo l’evento principale“.

Il dottore panza inoltre ci spiega come “Le repliche ridistribuiscono gli sforzi attorno all’area epicentrale e perturbano la crosta terrestre anche a distanza e quindi contribuiscono, o possono contribuire a seconda dei casi, all’accumulo di energia per il prossimo forte terremoto che può avvenire anche dopo molti anni o secoli, anche a distanza di centinaia di km.

Quindi, di regola, le repliche non assestano ma ridistribuiscono gli sforzi e possono contribuire al prossimo terremoto, che si può verificare a distanza sia nello spazio che nel tempo“.

In sostanza, quelle che erroneamente definiamo scosse di assestamento lungi dal poter tranquillizzare, sono una sorta di campanello d’allarme che ci dice ‘attenzione: non è finita! I

l terremoto tornerà, ma non si sa con precisione quando e dove’.

“L’espressione scossa di assestamento – precisa il sismologo – oltre ad essere errata rispetto al fenomeno fisico che vuole descrivere è anche fuorviante perché induce rassicurazione.

Pubblicato in Primo Piano

Dall’8 marzo una sciame sismico si sta manifestando davanti alle coste di Amantea.

 

La prima scossa alle ore 11.02 dell’8 marzo, l’ultima oggi 10 marzo. Poi, una dopo l’altra, altre 10 scosse fino a due ore fa.

Parliamo di scosse che vanno da 2.2 a 3.5 di magnitudo.

Scosse con epicentro a profondità variabile da 10 a 30 km di profondità

Le scosse sono in sostanza localizzate ad una distanza di circa 55 km dalla costa di Amantea in direzione del Marsili.

 

La voce si propaga e qualcuno comincia a parlare di”sciame”propedeutico.

La stragrande maggioranza degli sciami sismici evolvono senza produrre catastrofi ovvero senza mainshock importanti, dissipandosi più o meno lentamente nel tempo.

Una frazione minore di sciami sismici può evolvere invece verso una scossa importante: quando ciò accade spesso si registra un incremento continuo in frequenza e intensità delle scosse cosiddette premonitrici.

 

Tuttavia, data l'aleatorietà del fenomeno, non è attualmente possibile una previsione sismica deterministica di un terremoto importante a partire da uno sciame sismico precursore.

E per questo che la protezione civile regionale ha emanato un comunicato finalizzato a tranquillizzare i calabresi ed in particolare quelli che abitano sulle coste tirreniche a cominciare da Paola, San Lucido, Falconara albanese, Fiumefreddo bruzio, Longobardi, Belmonte Calabro ed in particolare Amantea e la popolosa frazione Campora san Giovanni.

 

La sala operativa regionale della Protezione civile ha ricevuto in queste ore numerose chiamate da parte di cittadini preoccupati per l’attività sismica che dalla giornata di giovedì 8 marzo sta interessando l’area del tirreno meridionale prospiciente le coste calabresi (circa 55 Km al largo di Amantea).

Come spesso accade, purtroppo, le preoccupazioni vengono alimentate da voci incontrollate ed ingiustificate relative a fantomatiche previsioni di imminenti terremoti catastrofici.

La suddetta attività sismica, per tipologia, frequenza ed intensità, non presenta al momento alcun elemento di difformità rispetto alle sequenze che hanno interessato in passato la medesima area e pertanto non si ritiene sussistere alcun elemento di criticità particolare”.

Pubblicato in Primo Piano

 

Il terremoto dell’8 settembre 1905 , insieme con quello del 1783 e del 1908, fu sicuramente uno dei più devastanti tra i molti che hanno colpito la Calabria, non solo per il numero di vittime, ma soprattutto per le conseguenze a lungo termine sull’economia e sul tessuto sociale della regione.

 

La scossa principale si verificò alle 2:43 della notte tra il 7 e l’8 settembre e fu avvertita in tutta l’Italia meridionale, fino a Napoli, al Molise e al Gargano, nella Sicilia orientale, nelle isole Eolie e persino a Vlore, sulla costa albanese.

Le repliche, numerosissime, proseguirono per circa 2 anni e furono quasi 400 in tutto, di cui 100 nei soli tre mesi immediatamente successivi alla scossa principale.

A causa della scossa morirono infatti 557 persone e ben 300.000 rimasero senza casa, cioè quasi un terzo della popolazione dei comuni interessati dal terremoto.

Più della metà delle abitazioni danneggiate dovette essere in seguito demolita.

Non riuscendo a trovare una sistemazione dignitosa, un gran numero di contadini fu costretto ad emigrare.

Da ciò si capisce come il terremoto del 1905 si configuri come evento chiave nella storia socio-economica della regione.

Questa era stata preceduta da due più lievi nelle tre ore precedenti e da un aumento dell’idrogeno solforato nelle acque termali di Sambiase; venne anche osservato un incremento dell’attività dello Stromboli in coincidenza con una precedente scossa il 29 di agosto.

Il terremoto del 1905 in sostanza è da annoverare tra i più forti avendo raggiunto il X grado della scala Mercalli, corrispondente a 6.8-7.1 della Richter ,ed anche tra i meno noti essendo stato di fatto molto poco indagato.

Il terremoto dell’8 settembre del 1905 è sempre stato un evento un po’ negletto dalla storiografia sismologica italiana, oscurato dagli effetti del catastrofico evento del 1908.

Eppure è il terremoto per il quale è stato calcolato il più alto valore strumentale della magnitudo in Italia (tra Ml=7.9 e Ms=7.47).

Pochi sanno che questo terremoto determinò l’insorgenza di un maremoto per quanto debole

Per ben capire la magnitudo del terremoto del 1905 basta evidenziare che è stato almeno 30 volte più potente di quello di questi giorni in Umbria.

La tragedia provocata dal sisma del 1905 spinse i più grandi giornali italiani ad essere presenti in Calabria, con i loro migliori inviati; tra questi, il “Corriere della sera”, “La tribuna”, “Avanti!”, “Il Mattino”, il “Roma”, il “Giornale d’Italia”, “Il Resto del Carlino”, il “Il Secolo XIX”, “La Nazione”.

Era presente anche la stampa periodica che con le sue illustrazioni rese “visibile” il terremoto nel resto d’Italia. Queste alcune delle testate: “La Domenica del corriere”, “Illustrazione Italiana”, “La Tribuna illustrata”, “Il Mattino illustrato”.

Grazie alla presenza di quei giornalisti obiettivi e sinceri, oggi per lo più scomparsi in Italia, l’immagine della Calabria esce fuori dagli stereotipi ottocenteschi e dal mito storico.

Viene, infatti, raccontato il terremoto, ma anche la Calabria così com’è, con la sua arretratezza, la sua povertà, l’inettitudine e l’arroganza di gran parte della classe dirigente, intenta, tranne rare eccezioni, a conservare e difendere i propri interessi e privilegi.

Ma i giornalisti sottolineano anche le possibilità e le potenzialità di sviluppo della regione.

Il 12 settembre il re Vittorio Emanuele III giunse in Calabria, accompagnato dal ministro Ferraris.

La realtà era drammatica, egli apparve commosso di fronte all’entità del disastro.

Folle di persone gridavano “viva il re”, gruppi di donne piangenti si inginocchiavano di fronte al sovrano.

Il re prese atto del disastro, ma si rese conto che le costruzioni erano molto fragili.

A S. Onofrio, mentre visitava il paese in gran parte distrutto, rivolto al ministro Ferraris disse: “ Erano casupole che non potevano resistere a tanto urto, ma è orribile”.

Le case della povera gente erano ,per lo più, costruite con fango impastato con paglia, “breste”.

Il dramma assunse una dimensione più intensa nelle invocazioni del popolo al re.

Sempre a S. Onofrio, alcune donne così si rivolgevano al sovrano: “ Maestà, perdemmo tutto; non abbiamo più case, non abbiamo robe, non parenti. Voi solo restate e Dio: aiutateci voi!”

Si tratta di una delle poche invocazioni fatte ad autorità civili.

Un’invocazione che sa dell’abbandono in cui erano precipitate queste persone, ma anche della perdita della speranza.

Solo Dio e il re potevano dare una mano per risollevare questo popolo sofferente e miserabile.

Ma Dio era lontano, oltre il mondo; forse il re, che si era degnato di visitare questa terra martoriata, avrebbe potuto fare qualcosa.

Ed infatti il re, durante tutta la sua visita in Calabria (12- 15 settembre), si mostrò interessato a quanto era accaduto, lo si vide commosso, paterno, cordiale, raccomandò di costruire al più presto baracche per dare alloggi alle popolazioni.

C’era sensibilità nel monarca verso le popolazioni di Calabria.

Ma dopo la sua partenza, tutto tornò come prima.

Nella foto il re a Nicastro

A Zungri il re venne accolto con entusiasmo e fiducia, gli abitanti si scusarono per la pessima condizione delle strade, sulle quali l’automobile del re trovava difficoltà ad avanzare, e si misero subito a lavoro per sistemarle.

Ma accusavano l’amministrazione comunale di incapacità e di imbrogli.

In questa cittadina del Poro c’era anche un qualche dialogo tra la popolazione ed il re, il quale parlava al popolo intercalando qualche parola in dialetto napoletano.

L’”Avanti!” in una corrispondenza del 15 settembre, riferisce che un gruppo di persone più volte si rivolse al re così:  “Maestà vedete come sono amministrate le vostre tasse: qua i signori del municipio si mangiano tutto, anche i denari della carità nazionale”.

Scrisse Luigi Barzini, sul “Corriere della sera” del 20 settembre del 1905, : “Questa gente non crede più ai suoi capi, ai suoi signori, ai suoi padroni e si getta, piena di speranza, verso gli estranei che arrivano, con la foga di chi cerca una liberazione; trova parole che scendono al cuore, le quali rivelano quelle profonde sofferenze, inaudite, infinitamente antiche, che il terremoto ha scosso, facendone cadere in un minuto i terribili frutti.

Noi abbiamo potuto facilmente constatare che il terremoto ha portato così vasto danno e tanto strazio precisamente perché le condizioni del paese erano sciagurate”.

Sempre Luigi Barzini, il 12 settembre, dopo aver visitato alcuni dei paesi colpiti dal sisma e fattosi un quadro abbastanza chiaro del disastro, scrisse: “Qui intorno si muore di fame e di sete: i soccorsi, per quanto alacremente portati, non bastano; manca il pane ai sani, la carne ai feriti, manca l’acqua, manca il ricovero ai morenti.

La distribuzione del pane

Intorno ai paesi una lugubre folla dolente si accascia; vi sono ventimila persone che perdono tutto,che non hanno neppure i recipienti per andare alle fonti per attingervi; sono silenziose moltitudini che non possono staccarsi dalle rovine delle loro case, dove i cari morirono e che, stordite, aspettano senza forza quegli aiuti che non arrivano mai”.

Era una condizione disperata, quella delle popolazioni colpite dal terremoto e sembrava non ci fosse alcuna via d’uscita.

Non per caso la religione, e più specificamente i santi, appaiono come un punto di riferimento per una possibile speranza.

Da qui una sorta di crisi della ragione, incapace di dare risposte al dramma della povera gente.

Si potrebbe dire, con Luigi Lombardi Satriani, che la catastrofe del terremoto avesse prodotto “ la catastrofe della ragione” e, quindi, la ricerca del divino come possibile risposta a ciò che la ragione non sa rispondere.

Per meglio capire la arretratezza della Calabria del terremoto basta evidenziare che ancora Luigi Barzini, il 15 settembre 1905, scrisse, sul “Corriere della sera” che “Nessuna contrada europea si possa paragonare alla disgraziata Calabria”.

Lo stato di depressione economica dell’area colpita causò effetti devastanti sulle popolazioni nel periodo successivo all’evento.

Nell’ottobre del 1906, ormai più di un anno dal terremoto, il Prefetto di Catanzaro descriveva la situazione della provincia in un rapporto al Ministero dell’Interno nel quale si affermava che erano centinaia e centinaia di famiglie che nell’inverno successivo sarebbero state condannate a perire di fame e di freddo se non si fosse venuti in soccorso.

Il Prefetto constatava che centinaia di famiglie erano senza ricovero o per mancanza di baracche, o perché in baracche costruite in modo tale che il vento penetrava dalle fessure e sconnessure laterali e l’acqua cadeva nell’interno dal tetto; i tetti erano cartoni incatramati ormai sfasciati.

Casette per terremotati

Inoltre vi erano molti rifugiati in ruderi di case i cui muri, quando ancora c’erano, si reggevano in equilibrio precario.

I grandi proprietari o avevano avuto le loro case riparate dal Genio Civile e Militare o le avevano abbandonate; i piccoli proprietari non avevano mezzi per riparare le case danneggiate e vivevano con la famiglia di 8 o 10 persone in due o tre stanzette restaurate in modo precario; i contadini erano in gran numero emigrati .

Per non andare molto lontano da noi ricordiamo che gli abitanti di San Pietro in Amantea per tre mesi dormirono nelle tende e nelle baracche di legno allestite dal Genio Militare.

Le baracche rimasero nella piazza principale del paese per molti anni ancora, sebbene ormai non utilizzate e furono demolite solo molti anni dopo poiché erano divenute un ricettacolo di pecore, cani e topi.

La baracca che ospitava gli uffici comunali fu demolita solo nel 1941 perché ormai insufficiente a contenere gli uffici stessi.

Rizzo rilevava una certa apatia nelle popolazioni di alcuni paesi che non collaboravano con le autorità e i soldati probabilmente perché sopraffatti da una grande irritazione nei confronti delle istituzioni: i soccorsi erano giudicati non abbastanza pronti, efficaci ed equamente distribuiti.

A Sant’Eufemia d’Aspromonte, si lamentavano la leggerezza e il modo scorretto con cui erano elargiti i fondi pubblici e privati, l’insufficienza del numero di baracche costruite e la scarsa attenzione del Genio Civile ai bisogni della popolazione locale; il malcontento portò a una manifestazione di protesta al grido di "baracche, baracche!".

In diversi paesi si lamentò l’assenza di soccorsi e il mancato invio di generi alimentari ancora una settimana dopo il terremoto.

Per restare nella nostra provincia questa era la situazione degli abitanti.

La popolazione media degli abitati si aggirava fra i 2.000 e i 4.000 abitanti.

Abitanti nel circondario di Cosenza (popolazione totale 209.118):

Cosenza 20.857; Acri 13.132; Altilia 1.213; Aprigliano 5.161; Belsito 1.355; Bianchi 1.706; Bisignano 5.013; Carolei 3.415; Carpanzano 1.760; Casole Bruzio 1.349; Castiglione Cosentino 1.648; Castrolibero 1.812; Celico 3.051; Cellara 1.019; Cerisano 3.048; Cervicati 1.548; Cerzeto 2.613; Colosimi 2.114; Dipignano 3.755; Domanico 1.621; Fagnane Castello 4.813; Figline Vegliaturo 1.384; Grimaldi 3.344; Lappano 1.462; Lattarico 2.884; Luzzi 5.206; Malito 2.294; Mangone 1.925; Marano Marchesato 3.053; Marano Principato 1.631; Marzi 1.702; Mendicino 4.040; Mongrassano 2.017; Montalto Uffugo 6.991; Panettieri 945; Parenti 2.185; Paterno Calabro 2.517; Pedace 2.249; Pedivigliano 1.532; Piane Crati 1.146; Pietrafitta 1.883; Rende 7.106; Rogiano Gravina 4.294; Rogliano 5.730; Rose 2.867; Rota Greca 2.065; Rovito 2.294; San Benedetto Ullano 2.537; San Fili 4.617; San Giovanni in Fiore 13.288; San Marco Argentano 6.444; San Martino di Finita 2.387; San Pietro in Guarano 3.377; Santo Stefano di Rogliano 1.369; San Vincenzo la Costa 2.356; Scigliano 3.215; Serra Pedace 1.831; Spezzano Grande 2.935; Spezzano Piccolo 1.797; Torano Castello 2.708; Trenta 1.927; Zumpano 1.581.

Abitanti nel circondario di Castrovillari (popolazione totale 119.046):

Castrovillari 9.945; Acquaformosa 1.562; Albidona 1.765; Alessandria del Carretto 1.873; Altomonte 3.097; Amendolara 2.294; Canna 1.445; Cassano allo Ionio 8.526; Castroreggio 1.478; Cerchiara 3.607; Civita 2.849; Firmo 1.971; Francavilla Marittima 1.822; Frascineto 2.526; Laino Borgo 3.165; Laino Castello 1.625; Lungro 4.000; Malvito 2.034; Montegiordano 2.232; Morano Calabro 6.596; Mormanno 4.676; Mattafollone 1.228; Nocara 1.286; Oriolo 4.207; Papasidero 2.839; Plataci 2.022; Rocca Imperiale 2.061; Roseto Capo Spulico 1.443; San Basile 2.023; San Donato Ninea 4.459; San Lorenzo Bellizzi 2.544; San Lorenzo del Vallo 1.222; San Sosti 3.724; Santa Caterina Albanese 1.726; Sant’Agata d’Esaro 3.336; Saracena 3.667; Spezzano Albanese 3.572; Tarsia 2.424; Terranova da Sibari 2.762; Trebisacce 2.096; Villapiana 1.317.

Abitanti nel circondario di Paola (popolazione totale 108.978):

Paola 9.425; Acquappesa 2.202; Aiello 3.515; Ajeta 3.167; Amantea 5.851; Belmonte Calabro 4.910; Belvedere Marittimo 5.899; Bonifati 4.061; Bonvicino 2.550; Cetraro 7.791; Cleto 1.697; Diamante 2.724; Falconara Albanese 2.323; Fiumefreddo Bruzio 4.481; Fuscaldo 9.544; Grisolia Cipollina 3.147; Guardia Piemontese 1.344; Lago 4.763; Longobardi 3.097; Majerà 2.172; Orsomarso 2.214; San Gineto 1.605; San Lucido 5.687; San Pietro in Amantea 1.349; Santa Domenica Talao 2.199; Scalea 3.154; Serra d’Aiello 674; Terrati 273; Tortora 1.977; Verbicaro 5.183.

Abitanti nel circondario di Rossano (popolazione complessiva 67.200):

Rossano 13.354; Bocchigliero 3.877; Calopezzati 1.374; Caloveto 2.237; Campana 2.712; Cariati 4.305; Corigliano Calabro 15.379; Cropalati 1.421; Crosia 1.027; Longobucco 4.007; Mandatoriccio 2.193; Paludi 1.728; Pietrapaola 1.120; San Cosmo 823; San Demetrio Corone 5.125; San Giorgio Albanese 1.311; Santa Sofia d’Epiro 2.040; Scala Celi 1.662; Vaccarizzo Albanese 1.505.

Gli effetti

Secondo i dati ufficiali, i morti furono 557 e i feriti 2615; le persone rimaste senza tetto 300.000.

Il Genio civile intervenne complessivamente su 14.100 case: 6700 furono demolite in tutto o in parte e 7400 puntellate; le case riparate d’urgenza furono circa 40.000.

Per alloggiare la popolazione rimasta senza casa o sgomberata dalle abitazioni pericolanti furono costruite migliaia di baracche.

Come erano le case

I caratteri edilizi prevalenti ebbero un ruolo importante nel determinare gli effetti: materiali poveri (ciottoli, mattoni di fango e paglia, pietrisco legato con malte terrose) si univano a tecniche costruttive spesso sommarie, dovute alla povertà e alla precarietà degli insediamenti.

Negli atti della Commissione parlamentare su questo terremoto (1909) le case dei contadini vengono descritte come "tuguri da trogloditi".

Le cattive condizioni statiche delle case amplificarono gli effetti del terremoto.

Le costruzioni solide resistettero invece quasi dovunque.

Le case degli "americani", cioè degli emigrati arricchiti, costruite con buoni materiali e seguendo le regole architettoniche, ebbero una resistenza molto maggiore delle altre anche nelle zone più vicine all’area dei massimi effetti.

Nella ricostruzione furono adoperati gli stessi materiali e in gran parte usati gli stessi sistemi costruttivi, cosa che fu deplorata da Mario Baratta (1908)

I tecnici

Di particolare rilievo è anche la letteratura scientifica dell’epoca, che contiene numerose informazioni sulle località danneggiate e sui fenomeni naturali correlati al terremoto; sono stati analizzati, in particolare, gli studi di Rizzo (1907) (1), Baratta (1906, 1908) (2), Mercalli (1906) (3) e Platania (1907) (4).

Sono state vagliate 16 testate giornalistiche, 8 delle quali di quotidiani e periodici calabresi e siciliani, che si sono rivelate utili per la definizione dell’area di risentimento in Sicilia e nelle altre regioni meridionali.

Le principali fonti documentali

Le principali fonti documentali sono

Il fondo Ministero dell’Interno dell’Archivio Centrale dello Stato contiene una cospicua mole di materiale documentario.

In questo fondo sono state individuate tre categorie di documenti: prime notizie comunicate dai sindaci e domande di soccorsi urgenti; dispacci della Direzione generale dell’amministrazione civile; informative pervenute all’Ufficio Cifra e Telegrafo.

La prima di queste categorie, suddivisa per province, contiene tutte le prime notizie sul terremoto, sui danni che esso causò agli edifici nelle varie località e sulle vittime.

I documenti hanno fornito informazioni sulle province di Cosenza, Catanzaro, Reggio Calabria e Messina. Il fondo Direzione generale dell’amministrazione civile conserva, in particolare, due documenti relativi alle province di Cosenza e di Reggio Calabria.

Il "Prospetto" dei lavori eseguiti nella provincia di Cosenza (11 luglio 1907) contiene alcune tabelle relative al numero delle costruzioni suddivise secondo 4 categorie di danno ("demolite parzialmente", "puntellate e riparate", "in corso di riparazione", "da riparare"), distinguendo edifici pubblici e privati.

Il "Prospetto" dei lavori eseguiti nella provincia di Reggio Calabria (15 giugno 1907) fornisce il numero delle baracche costruite e il numero di case demolite, puntellate e riparate.

Entrambi questi documenti hanno permesso di confrontare il quadro degli effetti con altre numerose fonti indipendenti.

La serie Telegrammi Ufficio Cifra raccoglie una serie di informative e rapporti inviati dai prefetti delle province terremotate al Ministero dell’Interno.

Fonti documentarie afferenti ai carteggi della pubblica amministrazione sono state reperite anche presso gli Archivi di Stato di Catanzaro e di Cosenza, presso gli Archivi diocesani di Cosenza, di San Marco Argentano e di Mileto. Sono stati, inoltre, esaminati documenti conservati presso l’Archivio comunale di Cosenza e l’Archivio del Genio Civile di Catanzaro, che hanno ulteriormente dettagliato il quadro degli effetti e fornito molti elementi del contesto sociale ed economico.

È stata inoltre vagliata la documentazione ecclesiastica conservata presso l’Archivio Segreto Vaticano nel fondo della Segreteria di Stato (serie rubrica 36 "Disastri").

I documenti relativi al terremoto del 1905 analizzati sono circa 230, conservati in 8 fascicoli.

Si tratta, in particolare, del carteggio intercorso tra il segretario di Stato, cardinale Raffaele Merry del Val, e i vescovi delle diocesi colpite dal terremoto: Cariati, Catanzaro, Cosenza, Messina, Mileto, Nicastro, Nicotera e Tropea, Reggio Calabria, San Marco Argentano, Squillace.

Sono inoltre state reperite numerose richieste di soccorso e sussidio, indirizzate al papa Pio X da singoli componenti del clero locale, dalle autorità civili e dalle popolazioni dei centri danneggiati, per la ricostruzione o la riparazione degli edifici ecclesiastici danneggiati.

Tali richieste sono spesso accompagnate da relazioni o perizie sui danni rilevati e sulle spese necessarie per il ripristino degli edifici.

L’acquisizione di questa documentazione ha perciò consentito di dettagliare le descrizioni degli effetti per molte località e di migliorare la conoscenza del quadro complessivo degli effetti causati da questo terremoto.

Gli interventi immediati

I primi soccorsi furono organizzati dai prefetti che si avvalsero di funzionari del Genio Civile, del Genio Militare, di medici locali e soldati.

I loro compiti principali furono la demolizione di fabbricati pericolanti e la costruzione di baracche per i senza tetto. Subito però le necessità si rivelarono superiori ai mezzi economici di cui disponevano i prefetti che, di conseguenza, richiesero fondi alle autorità centrali.

Lo Stato emanò una legge, in data 25 giugno 1906, che stabiliva una serie di provvidenze per i paesi colpiti dal terremoto, tra cui la sospensione della riscossione di otto rate d’imposta e sovraimposte sui terreni e sui fabbricati urbani e rustici.

A causa dei ritardi nelle operazioni di soccorso le autorità temevano che sorgessero problemi di ordine pubblico: ne sono testimonianza i carteggi amministrativi.

Il Sindaco di Briatico nel giugno del 1909 protestò perché non era ancora stato bandito l’appalto per la costruzione di 33 baracche.

Ricostruzione e delocalizzazione

Baratta consigliò di spostare l’abitato di San Martino di Finita a causa del terreno franoso sul quale sorgeva il paese.

Il Prefetto di Reggio Calabria, nella sua relazione generale al Ministero dell’Interno, propose lo spostamento dell’abitato di San Pierfedele in seguito ai gravi danni subiti.

Per Caridà la proposta di spostamento dell’abitato era motivata, oltre che dai danni subiti, anche dalla necessità di spostare l’abitato in un luogo più salubre.

Il paese di Favelloni fu ricostruito in due anni in un luogo adiacente alle rovine del paese distrutto; Castiglione Cosentino fu trasferito in un altro luogo a causa dei gravi danni subiti.

Il rilievo dei danni

Per rilevare i danni causati da questo terremoto furono fatte numerose perizie e relazioni di lavori eseguiti su edifici pubblici e privati dei seguenti paesi:

Cosenza, documento dell’Ufficio Tecnico della Provincia, progetto di restauro per il Palazzo della Prefettura, Palazzo dei Tribunali, Real Liceo Telesio, Caserma dei Carabinieri, Regia Scuola Pratica di Agricoltura, Ospizio di Mendicità Umberto I e diversi caselli cantonieri (1).

Castrovillari, documento dell’Ufficio Tecnico della Provincia, progetto di restauro per la Caserma dei Carabinieri di Castrovillari (2).

Paola, documento dell’Ufficio Tecnico della Provincia, progetto di restauro della Sottoprefettura di Paola (3).

Dipignano, documento prodotto dal Comune, lavori eseguiti e da eseguirsi per restaurare la chiesa parrocchiale (4).

Mileto, perizia sui lavori da eseguirsi per restaurare il Seminario Diocesano (5).

Vibo Valentia, preventivo dei lavori da eseguirsi per restaurare la chiesa di Gesù, Maria e Giuseppe (6).

San Marco Argentano, documento del Genio Militare di Catanzaro, perizia e lavori da eseguire per restaurare il campanile, la Cattedrale e il Vescovado (7).

Sant’Agata d’Esarò, documento prodotto dal capo muratore, perizia sui restauri da farsi nella chiesa parrocchiale (8).

Luzzi, documenti prodotti dal rettore della chiesa di San Michele e dal Comune, lavori da eseguirsi per riparare le chiese del paese e preventivo spese (9), documento del Genio Civile, perizie su case private (10).

Paterno Calabro, documenti del Genio Civile, perizie su case private (11).

Pedace, documento del Genio Civile, perizie su case private (12).

Fuscaldo, documento del Genio Civile, perizie su case private (13).

Altomonte, documento del Genio Civile, perizia su una casa privata (14).

Carolei, documento del Genio Civile, perizie su case private (15).

San Pietro in Guarano, documento del Genio Civile, perizie su case private (16).

Buonvicino, documento redatto dalla ditta restauratrice, lavori eseguite sulle case private (17).

San Benedetto di San Pietro in Guarano, documento del Genio Civile, perizie su case private (18).

Rose, documento redatto dal Genio Civile, perizie su case private (19).

Magli, documento del Genio Civile, lavori eseguiti per restaurare case private (20).

Olivadi, documento del Genio Militare, preventivo spese per lavori di restauro a case private (21).

San Floro, documento del Genio Militare, lavori di restauro eseguiti con i fondi del giornale "La Tribuna" (22).

Gallina, documento redatto dall’architetto Aliquò per l’arcidiocesi di Reggio Calabria, perizia e lavori da eseguire per riparare la chiesa Arcipretale (23).

Perizie del Genio Civile furono eseguite anche nei comuni di Castiglione Cosentino (su 24 case danneggiate), Cleto (1 casa), Cetraro (22 case), Falconara Albanese (2 case), Fiumefreddo Bruzio (1 casa), Lago (25 case), Lungro (9 case), Longobardi (3 case), Montalto Uffugo (12 case), San Vincenzo la Costa (19 case), San Benedetto Ullano (21 case), San Sosti (4 case) e Torano Castello (15 case) (24).

Il riepilogo dei danni di Amantea e dintorni

Amantea

Le case subirono danni gravi all’interno tanto che la maggior parte degli edifici fu dichiarata inabitabile. Fu necessario demolire parzialmente 20 case, puntellarne 50 e ripararne 240. Danneggiati anche gli edifici degli uffici finanziari, il carcere mandamentale, il fabbricato comunale e delle poste. Gravemente danneggiata anche la chiesa parrocchiale di Santa Maria e quella di San Bernardino il cui campanile cadendo abbatté una parte della chiesa stessa. Nella campagna crollarono molti casolari (1).

Archivio di Stato di Reggio Calabria, Prefettura, serie I (Affari generali), inventario 23/I, categoria 10ª, b.72, fasc.4, Decreto del ministro dei Lavori pubblici concernente il riparto dei sussidi accordati per il restauro e la ricostruzione delle chiese danneggiate o distrutte dal terremoto dell’8 settembre 1905 in Calabria, Roma 12 gennaio 1911.

1905

Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Direzione generale dell’amministrazione civile, Terremoti, el.2, b.5, fasc.25000.3.3 (1905-06), Terremoto 1905 ­ Prime notizie comunicate dai prefetti e dai sindaci, Provincia di Cosenza, Telegramma del comitato locale di Amantea al Ministero dell’Interno, Amantea 9 settembre 1905.

Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Direzione generale dell’amministrazione civile, Terremoti, el.2, b.5, fasc.25000.3.3 (1905-06), Terremoto 1905 ­ Prime notizie comunicate dai prefetti e dai sindaci, Provincia di Cosenza, Telegramma del sindaco di Amantea al Ministero dell’Interno, Amantea 10 settembre 1905.

Archivio Segreto Vaticano, Segreteria di Stato, 1905, rubrica 36 (Disastri), fasc.5, Telegramma del parroco di Amantea al segretario di Stato cardinale Raffaele Merry del Val, Amantea 12 settembre 1905.

Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Direzione generale dell’amministrazione civile, Terremoti, el.2, b.5, fasc.25000.3.3 (1905-06), Terremoto 1905 ­ Prime notizie comunicate dai prefetti e dai sindaci, Provincia di Cosenza, Telegramma del sindaco di Amantea al presidente del Consiglio, Amantea 13 settembre 1905.

Archivio Segreto Vaticano, Segreteria di Stato, 1905, rubrica 36 (Disastri), fasc.7, Lettera del parroco della chiesa di S.Bernardino di Amantea Vincenzo Morelli al papa Pio X, Amantea 16 settembre 1905.

Archivio Segreto Vaticano, Segreteria di Stato, 1905, rubrica 36 (Disastri), fasc.1, Lettera del parroco della chiesa di S.Maria Pinta di Amantea Francesco Perna al segretario di Stato cardinale Raffaele Merry del Val, Amantea 1º ottobre 1905.

I tanti Comitati di solidarietà ed intervento formatisi in varie parti della nazione ebbero un ruolo importante nella fase della “prima ricostruzione”. Il Comitato milanese di soccorso per i danneggiamenti del terremoto in Calabria fu determinante nella costruzione di alcune baracche e non solo. Al Comitato della città lombarda “fu assegnato Parghelia, un paese di milletrecento abitanti in riva al Tirreno, e che dal terremoto era stato completamente distrutto; e in subordine ci si consigliò di provvedere, qualora avessimo creduto possibile ed opportuno di farlo, ad Amantea e a San Pietro d’Amantea in provincia di Cosenza.

 

San Pietro in Amantea

Il terremoto causò la demolizione del campanile della chiesa della Madonna delle Grazie; la chiesa parrocchiale di San Bartolomeo Apostolo fu gravemente danneggiata e, in seguito, demolita; danneggiati anche l’ufficio postale e un’altra chiesa del paese. Gravissimi danni anche alle abitazioni: fu necessario demolirne parzialmente 11, puntellarne 39 e ripararne 136 (1).

Rizzo G.B.

Contributo allo studio del terremoto della Calabria del giorno 8 Settembre 1905, in "Atti della Reale Accademia Peloritana", vol.22 (1907), pp.3-86.

Messina 1907

Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Direzione generale dell’amministrazione civile, Terremoti, el.3, b.20, fasc.25000.3.50 (1907-10), Terremoto 1905 ­ Stato dei lavori e situazione di spesa, Prefettura di Cosenza, Rendiconto generale delle somme erogate a favore dei danneggiati dal terremoto dell’8 settembre 1905, Cosenza 11 luglio 1907.
1907

Belmonte Calabro

Il terremoto causò danni all’abitato: gravissime lesioni agli edifici. Fu necessario demolire parzialmente 11 case, puntellarne 29 e ripararne 283. Crollò completamente il castello del barone Del Giudice e fu danneggiato anche l’ufficio postale (1).

Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Direzione generale dell’amministrazione civile, Terremoti, el.2, b.5, fasc.25000.3.3 (1905-06), Terremoto 1905 ­ Prime notizie comunicate dai prefetti e dai sindaci, Provincia di Cosenza, Telegramma del prefetto di Cosenza al Ministero dell’Interno, Cosenza 11 settembre 1905.

1905 Rizzo G.B.

Contributo allo studio del terremoto della Calabria del giorno 8 Settembre 1905, in "Atti della Reale Accademia Peloritana", vol.22 (1907), pp.3-86. Messina 1907

Longobardi

Il terremoto danneggiò gravemente l’abitato: molte case risultarono lesionate e diverse furono rese inabitabili. Complessivamente, 16 case furono demolite parzialmente e 328 dovettero essere riparate. Fu gravemente danneggiata la chiesa parrocchiale di S.Domenica (1).

(1)
Fede e Civiltà, 1905.09.23, a.17, n.38.
Reggio Calabria 1905
Giornale di Sicilia, 1905.09.10/11, a.45, n.252.
Palermo 1905
Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Direzione generale dell’amministrazione civile, Terremoti, el.3, b.20, fasc.25000.3.50 (1907-10), Terremoto 1905 ­ Stato dei lavori e situazione di spesa, Prefettura di Cosenza, Rendiconto generale delle somme erogate a favore dei danneggiati dal terremoto dell’8 settembre 1905, Cosenza 11 luglio 1907.
1907
Archivio di Stato di Reggio Calabria, Prefettura, serie I (Affari generali), inventario 23/I, categoria 10ª, b.72, fasc.4, Decreto del ministro dei Lavori pubblici concernente il riparto dei sussidi accordati per il restauro e la ricostruzione delle chiese danneggiate o distrutte dal terremoto dell’8 settembre 1905 in Calabria, Roma 12 gennaio 1911.
1911

Lago

Il terremoto causò danni all’abitato: fu necessario demolire parzialmente 33 case, puntellarne 19 e ripararne 354. Danneggiata anche la scuola (1).

Rizzo G.B.

Contributo allo studio del terremoto della Calabria del giorno 8 Settembre 1905, in "Atti della Reale Accademia Peloritana", vol.22 (1907), pp.3-86.

Messina 1907

Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Direzione generale dell’amministrazione civile, Terremoti, el.3, b.20, fasc.25000.3.50 (1907-10), Terremoto 1905 ­ Stato dei lavori e situazione di spesa, Prefettura di Cosenza, Rendiconto generale delle somme erogate a favore dei danneggiati dal terremoto dell’8 settembre 1905, Cosenza 11 luglio 1907.
1907

Aiello Calabro

Il terremoto causò danni gravissimi: tutte le case furono danneggiate e molte crollarono o furono lesionate così gravemente da dover essere demolite. In particolare, la parte alta del paese e il quartiere Valle risultarono pressoché totalmente distrutti; crollarono inoltre quasi tutte le case rurali della campagna circostante. Complessivamente 23 case furono demolite parzialmente, 59 puntellate e 400 dovettero essere riparate; circa 80 famiglie rimasero senza tetto e furono alloggiate in baracche. Crollarono i palazzi Belmonte, De Dominicis e Solimena; risultarono lesionati o pericolanti i palazzi Cybo e Viola. Furono gravemente danneggiati il municipio, l’ufficio postale, la scuola, la pretura e il carcere mandamentale. La chiesa matrice di S.Maria Maggiore subì danni gravissimi: crollarono il muro della facciata, le cappelle del lato sud e la sagrestia; il campanile, alto 32 m, risultò pericolosamente inclinato verso ovest; la cappella del SS.Sacramento fu gravemente lesionata. Crollò quasi totalmente la chiesa di S.Giacomo; le chiese di S.Cosmo e di S.Giuliano furono gravemente danneggiate. Ci furono 22 morti e oltre 50 feriti (1).

Soldati ad Aiello Calabro

Contributo allo studio del terremoto della Calabria del giorno 8 Settembre 1905, in "Atti della Reale Accademia Peloritana", vol.22 (1907), pp.3-86. Messina 1907

tre numerose fonti indipendenti.

La serie Telegrammi Ufficio Cifra raccoglie una serie di informative e rapporti inviati dai prefetti delle province terremotate al Ministero dell’Interno.

Fonti documentarie afferenti ai carteggi della pubblica amministrazione sono state reperite anche presso gli Archivi di Stato di Catanzaro e di Cosenza, presso gli Archivi diocesani di Cosenza, di San Marco Argentano e di Mileto. Sono stati, inoltre, esaminati documenti conservati presso l’Archivio comunale di Cosenza e l’Archivio del Genio Civile di Catanzaro, che hanno ulteriormente dettagliato il quadro degli effetti e fornito molti elementi del contesto sociale ed economico.

È stata inoltre vagliata la documentazione ecclesiastica conservata presso l’Archivio Segreto Vaticano nel fondo della Segreteria di Stato (serie rubrica 36 "Disastri").

I documenti relativi al terremoto del 1905 analizzati sono circa 230, conservati in 8 fascicoli.

Si tratta, in particolare, del carteggio intercorso tra il segretario di Stato, cardinale Raffaele Merry del Val, e i vescovi delle diocesi colpite dal terremoto: Cariati, Catanzaro, Cosenza, Messina, Mileto, Nicastro, Nicotera e Tropea, Reggio Calabria, San Marco Argentano, Squillace.

Sono inoltre state reperite numerose richieste di soccorso e sussidio, indirizzate al papa Pio X da singoli componenti del clero locale, dalle autorità civili e dalle popolazioni dei centri danneggiati, per la ricostruzione o la riparazione degli edifici ecclesiastici danneggiati.

Tali richieste sono spesso accompagnate da relazioni o perizie sui danni rilevati e sulle spese necessarie per il ripristino degli edifici.

L’acquisizione di questa documentazione ha perciò consentito di dettagliare le descrizioni degli effetti per molte località e di migliorare la conoscenza del quadro complessivo degli effetti causati da questo terremoto.

Gli interventi immediati

I primi soccorsi furono organizzati dai prefetti che si avvalsero di funzionari del Genio Civile, del Genio Militare, di medici locali e soldati.

I loro compiti principali furono la demolizione di fabbricati pericolanti e la costruzione di baracche per i senza tetto. Subito però le necessità si rivelarono superiori ai mezzi economici di cui disponevano i prefetti che, di conseguenza, richiesero fondi alle autorità centrali.

Lo Stato emanò una legge, in data 25 giugno 1906, che stabiliva una serie di provvidenze per i paesi colpiti dal terremoto, tra cui la sospensione della riscossione di otto rate d’imposta e sovraimposte sui terreni e sui fabbricati urbani e rustici.

A causa dei ritardi nelle operazioni di soccorso le autorità temevano che sorgessero problemi di ordine pubblico: ne sono testimonianza i carteggi amministrativi.

Il Sindaco di Briatico nel giugno del 1909 protestò perché non era ancora stato bandito l’appalto per la costruzione di 33 baracche.

Ricostruzione e delocalizzazione

Baratta consigliò di spostare l’abitato di San Martino di Finita a causa del terreno franoso sul quale sorgeva il paese.

Il Prefetto di Reggio Calabria, nella sua relazione generale al Ministero dell’Interno, propose lo spostamento dell’abitato di San Pierfedele in seguito ai gravi danni subiti.

Per Caridà la proposta di spostamento dell’abitato era motivata, oltre che dai danni subiti, anche dalla necessità di spostare l’abitato in un luogo più salubre.

Il paese di Favelloni fu ricostruito in due anni in un luogo adiacente alle rovine del paese distrutto; Castiglione Cosentino fu trasferito in un altro luogo a causa dei gravi danni subiti.

Il rilievo dei danni

Per rilevare i danni causati da questo terremoto furono fatte numerose perizie e relazioni di lavori eseguiti su edifici pubblici e privati dei seguenti paesi:

Cosenza, documento dell’Ufficio Tecnico della Provincia, progetto di restauro per il Palazzo della Prefettura, Palazzo dei Tribunali, Real Liceo Telesio, Caserma dei Carabinieri, Regia Scuola Pratica di Agricoltura, Ospizio di Mendicità Umberto I e diversi caselli cantonieri (1).

Castrovillari, documento dell’Ufficio Tecnico della Provincia, progetto di restauro per la Caserma dei Carabinieri di Castrovillari (2).

Paola, documento dell’Ufficio Tecnico della Provincia, progetto di restauro della Sottoprefettura di Paola (3).

Dipignano, documento prodotto dal Comune, lavori eseguiti e da eseguirsi per restaurare la chiesa parrocchiale (4).

Mileto, perizia sui lavori da eseguirsi per restaurare il Seminario Diocesano (5).

Vibo Valentia, preventivo dei lavori da eseguirsi per restaurare la chiesa di Gesù, Maria e Giuseppe (6).

San Marco Argentano, documento del Genio Militare di Catanzaro, perizia e lavori da eseguire per restaurare il campanile, la Cattedrale e il Vescovado (7).

Sant’Agata d’Esarò, documento prodotto dal capo muratore, perizia sui restauri da farsi nella chiesa parrocchiale (8).

Luzzi, documenti prodotti dal rettore della chiesa di San Michele e dal Comune, lavori da eseguirsi per riparare le chiese del paese e preventivo spese (9), documento del Genio Civile, perizie su case private (10).

Paterno Calabro, documenti del Genio Civile, perizie su case private (11).

Pedace, documento del Genio Civile, perizie su case private (12).

Fuscaldo, documento del Genio Civile, perizie su case private (13).

Altomonte, documento del Genio Civile, perizia su una casa privata (14).

Carolei, documento del Genio Civile, perizie su case private (15).

San Pietro in Guarano, documento del Genio Civile, perizie su case private (16).

Buonvicino, documento redatto dalla ditta restauratrice, lavori eseguite sulle case private (17).

San Benedetto di San Pietro in Guarano, documento del Genio Civile, perizie su case private (18).

Rose, documento redatto dal Genio Civile, perizie su case private (19).

Magli, documento del Genio Civile, lavori eseguiti per restaurare case private (20).

Olivadi, documento del Genio Militare, preventivo spese per lavori di restauro a case private (21).

San Floro, documento del Genio Militare, lavori di restauro eseguiti con i fondi del giornale "La Tribuna" (22).

Gallina, documento redatto dall’architetto Aliquò per l’arcidiocesi di Reggio Calabria, perizia e lavori da eseguire per riparare la chiesa Arcipretale (23).

Perizie del Genio Civile furono eseguite anche nei comuni di Castiglione Cosentino (su 24 case danneggiate), Cleto (1 casa), Cetraro (22 case), Falconara Albanese (2 case), Fiumefreddo Bruzio (1 casa), Lago (25 case), Lungro (9 case), Longobardi (3 case), Montalto Uffugo (12 case), San Vincenzo la Costa (19 case), San Benedetto Ullano (21 case), San Sosti (4 case) e Torano Castello (15 case) (24).

Il riepilogo dei danni di Amantea e dintorni

Amantea

Le case subirono danni gravi all’interno tanto che la maggior parte degli edifici fu dichiarata inabitabile. Fu necessario demolire parzialmente 20 case, puntellarne 50 e ripararne 240. Danneggiati anche gli edifici degli uffici finanziari, il carcere mandamentale, il fabbricato comunale e delle poste. Gravemente danneggiata anche la chiesa parrocchiale di Santa Maria e quella di San Bernardino il cui campanile cadendo abbatté una parte della chiesa stessa. Nella campagna crollarono molti casolari (1).

Archivio di Stato di Reggio Calabria, Prefettura, serie I (Affari generali), inventario 23/I, categoria 10ª, b.72, fasc.4, Decreto del ministro dei Lavori pubblici concernente il riparto dei sussidi accordati per il restauro e la ricostruzione delle chiese danneggiate o distrutte dal terremoto dell’8 settembre 1905 in Calabria, Roma 12 gennaio 1911.

1905

Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Direzione generale dell’amministrazione civile, Terremoti, el.2, b.5, fasc.25000.3.3 (1905-06), Terremoto 1905 ­ Prime notizie comunicate dai prefetti e dai sindaci, Provincia di Cosenza, Telegramma del comitato locale di Amantea al Ministero dell’Interno, Amantea 9 settembre 1905.

Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Direzione generale dell’amministrazione civile, Terremoti, el.2, b.5, fasc.25000.3.3 (1905-06), Terremoto 1905 ­ Prime notizie comunicate dai prefetti e dai sindaci, Provincia di Cosenza, Telegramma del sindaco di Amantea al Ministero dell’Interno, Amantea 10 settembre 1905.

Archivio Segreto Vaticano, Segreteria di Stato, 1905, rubrica 36 (Disastri), fasc.5, Telegramma del parroco di Amantea al segretario di Stato cardinale Raffaele Merry del Val, Amantea 12 settembre 1905.

Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Direzione generale dell’amministrazione civile, Terremoti, el.2, b.5, fasc.25000.3.3 (1905-06), Terremoto 1905 ­ Prime notizie comunicate dai prefetti e dai sindaci, Provincia di Cosenza, Telegramma del sindaco di Amantea al presidente del Consiglio, Amantea 13 settembre 1905.

Archivio Segreto Vaticano, Segreteria di Stato, 1905, rubrica 36 (Disastri), fasc.7, Lettera del parroco della chiesa di S.Bernardino di Amantea Vincenzo Morelli al papa Pio X, Amantea 16 settembre 1905.

Archivio Segreto Vaticano, Segreteria di Stato, 1905, rubrica 36 (Disastri), fasc.1, Lettera del parroco della chiesa di S.Maria Pinta di Amantea Francesco Perna al segretario di Stato cardinale Raffaele Merry del Val, Amantea 1º ottobre 1905.

I tanti Comitati di solidarietà ed intervento formatisi in varie parti della nazione ebbero un ruolo importante nella fase della “prima ricostruzione”. Il Comitato milanese di soccorso per i danneggiamenti del terremoto in Calabria fu determinante nella costruzione di alcune baracche e non solo. Al Comitato della città lombarda “fu assegnato Parghelia, un paese di milletrecento abitanti in riva al Tirreno, e che dal terremoto era stato completamente distrutto; e in subordine ci si consigliò di provvedere, qualora avessimo creduto possibile ed opportuno di farlo, ad Amantea e a San Pietro d’Amantea in provincia di Cosenza.

San Pietro in Amantea

Il terremoto causò la demolizione del campanile della chiesa della Madonna delle Grazie; la chiesa parrocchiale di San Bartolomeo Apostolo fu gravemente danneggiata e, in seguito, demolita; danneggiati anche l’ufficio postale e un’altra chiesa del paese. Gravissimi danni anche alle abitazioni: fu necessario demolirne parzialmente 11, puntellarne 39 e ripararne 136 (1).

Rizzo G.B.

Contributo allo studio del terremoto della Calabria del giorno 8 Settembre 1905, in "Atti della Reale Accademia Peloritana", vol.22 (1907), pp.3-86.

Messina 1907

Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Direzione generale dell’amministrazione civile, Terremoti, el.3, b.20, fasc.25000.3.50 (1907-10), Terremoto 1905 ­ Stato dei lavori e situazione di spesa, Prefettura di Cosenza, Rendiconto generale delle somme erogate a favore dei danneggiati dal terremoto dell’8 settembre 1905, Cosenza 11 luglio 1907.
1907

Belmonte Calabro

Il terremoto causò danni all’abitato: gravissime lesioni agli edifici. Fu necessario demolire parzialmente 11 case, puntellarne 29 e ripararne 283. Crollò completamente il castello del barone Del Giudice e fu danneggiato anche l’ufficio postale (1).

Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Direzione generale dell’amministrazione civile, Terremoti, el.2, b.5, fasc.25000.3.3 (1905-06), Terremoto 1905 ­ Prime notizie comunicate dai prefetti e dai sindaci, Provincia di Cosenza, Telegramma del prefetto di Cosenza al Ministero dell’Interno, Cosenza 11 settembre 1905.

1905 Rizzo G.B.

Contributo allo studio del terremoto della Calabria del giorno 8 Settembre 1905, in "Atti della Reale Accademia Peloritana", vol.22 (1907), pp.3-86. Messina 1907

Longobardi

Il terremoto danneggiò gravemente l’abitato: molte case risultarono lesionate e diverse furono rese inabitabili. Complessivamente, 16 case furono demolite parzialmente e 328 dovettero essere riparate. Fu gravemente danneggiata la chiesa parrocchiale di S.Domenica (1).

(1)
Fede e Civiltà, 1905.09.23, a.17, n.38.
Reggio Calabria 1905
Giornale di Sicilia, 1905.09.10/11, a.45, n.252.
Palermo 1905
Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Direzione generale dell’amministrazione civile, Terremoti, el.3, b.20, fasc.25000.3.50 (1907-10), Terremoto 1905 ­ Stato dei lavori e situazione di spesa, Prefettura di Cosenza, Rendiconto generale delle somme erogate a favore dei danneggiati dal terremoto dell’8 settembre 1905, Cosenza 11 luglio 1907.
1907
Archivio di Stato di Reggio Calabria, Prefettura, serie I (Affari generali), inventario 23/I, categoria 10ª, b.72, fasc.4, Decreto del ministro dei Lavori pubblici concernente il riparto dei sussidi accordati per il restauro e la ricostruzione delle chiese danneggiate o distrutte dal terremoto dell’8 settembre 1905 in Calabria, Roma 12 gennaio 1911.
1911

Lago

Il terremoto causò danni all’abitato: fu necessario demolire parzialmente 33 case, puntellarne 19 e ripararne 354. Danneggiata anche la scuola (1).

Rizzo G.B.

Contributo allo studio del terremoto della Calabria del giorno 8 Settembre 1905, in "Atti della Reale Accademia Peloritana", vol.22 (1907), pp.3-86.

Messina 1907

Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Direzione generale dell’amministrazione civile, Terremoti, el.3, b.20, fasc.25000.3.50 (1907-10), Terremoto 1905 ­ Stato dei lavori e situazione di spesa, Prefettura di Cosenza, Rendiconto generale delle somme erogate a favore dei danneggiati dal terremoto dell’8 settembre 1905, Cosenza 11 luglio 1907.
1907

Aiello Calabro

Il terremoto causò danni gravissimi: tutte le case furono danneggiate e molte crollarono o furono lesionate così gravemente da dover essere demolite. In particolare, la parte alta del paese e il quartiere Valle risultarono pressoché totalmente distrutti; crollarono inoltre quasi tutte le case rurali della campagna circostante. Complessivamente 23 case furono demolite parzialmente, 59 puntellate e 400 dovettero essere riparate; circa 80 famiglie rimasero senza tetto e furono alloggiate in baracche. Crollarono i palazzi Belmonte, De Dominicis e Solimena; risultarono lesionati o pericolanti i palazzi Cybo e Viola. Furono gravemente danneggiati il municipio, l’ufficio postale, la scuola, la pretura e il carcere mandamentale. La chiesa matrice di S.Maria Maggiore subì danni gravissimi: crollarono il muro della facciata, le cappelle del lato sud e la sagrestia; il campanile, alto 32 m, risultò pericolosamente inclinato verso ovest; la cappella del SS.Sacramento fu gravemente lesionata. Crollò quasi totalmente la chiesa di S.Giacomo; le chiese di S.Cosmo e di S.Giuliano furono gravemente danneggiate. Ci furono 22 morti e oltre 50 feriti (1).

Contributo allo studio del terremoto della Calabria del giorno 8 Settembre 1905, in "Atti della Reale Accademia Peloritana", vol.22 (1907), pp.3-86.

Messina 1907

Baratta M.

Le nuove costruzioni in Calabria dopo il disastroso terremoto dell’8 settembre 1905, in "Bollettino della Società Sismologica Italiana", vol.12 (1907), pp.249-338.

Modena 1908
Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Direzione generale dell’amministrazione civile, Terremoti, el.2, b.5, fasc.25000.3.3 (1905-06), Terremoto 1905 ­ Prime notizie comunicate dai prefetti e dai sindaci, Provincia di Cosenza, Telegramma del sindaco di Aiello Calabro al presidente del Consiglio, Aiello Calabro 8 settembre 1905.

1905
Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Direzione generale dell’amministrazione civile, Terremoti, el.3, b.20, fasc.25000.3.50 (1907-10), Terremoto 1905 ­ Stato dei lavori e situazione di spesa, Prefettura di Cosenza, Rendiconto generale delle somme erogate a favore dei danneggiati dal terremoto dell’8 settembre 1905, Cosenza 11 luglio 1907.
1907
Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Direzione generale dell’amministrazione civile, Terremoti, el.4, b.23, fasc.25000.4.46 (1908), Terremoto 1907 ­ Mutui, Elenco degli enti pubblici della provincia di Cosenza che hanno presentato domanda di mutui di favore per la riparazione degli edifici danneggiati dal terremoto dell’8 settembre 1905, febbraio 1908.
1908
Archivio Segreto Vaticano, Segreteria di Stato, 1905, rubrica 36 (Disastri), fasc.5, Telegramma dei parroci di Aiello Calabro al segretario di Stato cardinale Raffaele Merry del Val, Aiello Calabro 8 settembre 1905.
1905
Fede e Civiltà, 1905.09.23, a.17, n.38.
Reggio Calabria 1905
L’Ora, 1905.09.15, a.6, n.257.
Palermo 1905
Giornale di Sicilia, 1905.09.13/14, a.45, n.255.
Palermo 1905
Cronaca di Calabria, 1905.09.13, a.11, n.79.
Cosenza 1905
Liberti R.
Storia dello stato di Aiello in Calabria (Aiello ­ Serra Aiello ­ Cleto ­ Lago ­ Laghitello ­ Savuto).
Gioia Tauro 1978

In “L’Avvenire di Cosenza” dell’undici settembre 2005, Luigi Vocaturo racconta che ad Aiello la folla, subito dopo il terremoto, entrò nella Chiesa pericolante, tirò fuori dalle nicchie i santi, li decorò con ceri accesi e li portò in piazza: “ Tutti caddero in ginocchio e piangendo disperatamente e percotendosi il petto con ambedue le pugna, e con tale forza da parere che la terra tremasse come una nova ripresa di terremoto, imploravano aiuto”. Questi fenomeni, anche se con diverse modalità, si verificavano in gran parte dei paesi terremotati. Volevano essere riti propiziatori e di ringraziamento alla Madonna e ai santi per aver protetto la loro comunità, per lo meno in parte, molto in parte.

Cleto

Il terremoto causò danni all’abitato: fu necessario riparare 176 case (1).

Archivio di Stato di Cosenza, Genio Civile, Danni del terremoto dell’8 settembre 1905. Elenco delle perizie sommarie e convenzioni di cottimo per l’esecuzione dei lavori di riattamento di case danneggiate, Cosenza 24 aprile 1906.

Contributo allo studio del terremoto della Calabria del giorno 8 Settembre 1905, in "Atti della Reale Accademia Peloritana", vol.22 (1907), pp.3-86.

Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Direzione generale dell’amministrazione civile, Terremoti, el.3, b.20, fasc.25000.3.50 (1907-10), Terremoto 1905 ­ Stato dei lavori e situazione di spesa, Prefettura di Cosenza, Rendiconto generale delle somme erogate a favore dei danneggiati dal terremoto dell’8 settembre 1905, Cosenza 11 luglio 1907.
1907

Terrati

Il terremoto danneggiò gravemente l’abitato: alcune case crollarono e molte altre subirono gravi lesioni; 25 case di proprietari non abbienti furono riparate con i fondi erogati dallo Stato. Crollò la chiesa parrocchiale di S.Maria Vergine. Non ci furono morti; alcune persone furono ferite (1).

Il terremoto delle Calabrie nel settembre 1905, in "Giornale del Genio Civile", a.44, pp.521-546. Roma 1906

Contributo allo studio del terremoto della Calabria del giorno 8 Settembre 1905, in "Atti della Reale Accademia Peloritana", vol.22 (1907), pp.3-86.

Messina 1907

Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Direzione generale dell’amministrazione civile, Terremoti, el.2, b.5, fasc.25000.3.3 (1905-06), Terremoto 1905 ­ Prime notizie comunicate dai prefetti e dai sindaci, Provincia di Cosenza, Telegramma del sindaco di Terrati al Ministero dell’Interno, San Pietro in Amantea 8 settembre 1905.

Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Direzione generale dell’amministrazione civile, Terremoti, el.2, b.5, fasc.25000.3.3 (1905-06), Terremoto 1905 ­ Prime notizie comunicate dai prefetti e dai sindaci, Provincia di Cosenza, Telegramma del sindaco di Terrati al re Vittorio Emanuele III, San Pietro in Amantea 8 settembre 1905.

Archivio Segreto Vaticano, Segreteria di Stato, 1905, rubrica 36 (Disastri), fasc.5, Telegramma del parroco di Terrati al papa Pio X, Aiello Calabro 15 settembre 1905.

Archivio di Stato di Reggio Calabria, Prefettura, serie I (Affari generali), inventario 23/I, categoria 10ª, b.72, fasc.4, Decreto del ministro dei Lavori pubblici concernente il riparto dei sussidi accordati per il restauro e la ricostruzione delle chiese danneggiate o distrutte dal terremoto dell’8 settembre 1905 in Calabria, Roma 12 gennaio 1911.

Scossa di terremoto con epicentro vicinissimo a Campora San Giovanni.

 

Sono le 18.54 e 47 secondi, quando si sente una lieve scossa di terremoto.

 

L’epicentro poco al largo di Campora San Giovanni.
Ad una profondità di soli 54 km.

 

La foto mostra l’epicentro a latitudine 39 e lon 16.

Per fortuna la magnitudo è stata bassa, soli 2,1.

 

Prosegue però la serie di terremoti di cui abbiamo avuto modo di scrivere negli ultimi giorni e che sono avvenuti al largo delle coste di Amantea nei primi di giorni del 2016.

 

Probabilmente questa frequente ed continua serie di terremoti non fà che evidenziare una "anomala" attività sismica proprio davanti alle coste tra Amantea e Campora San Giovanni.

Pubblicato in Cronaca

TerremotiperiodoPreoccupa la scossa di terremoto che stamattina alle ore 08.56 ha colpito la provincia di Cosenza, la seconda in dieci ore, nella località di Lorica, appartenente al comune di San Giovanni In Fiore, nella Sila Grande

 

La scossa di magnitudo 3,6 della scala Richter, registrato dall’istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, ad una profondità di 28,3 km ha creato allarmismo tra la popolazione.

 

Questa è la seconda scossa, (la prima nella serata di ieri, poco dopo le 22 e di magnitudo 2.2), registrata nella zona di Lorica località della Sila Grande appartenente al comune di San Giovanni in Fiore, ed è stata avvertita fino a Cosenza, ma fortunatamente dalle notizie in nostro possesso, non risultano danni a persone e cose.
Come si evince dall’immagine, continua lo sciame sismico, dell’ultimo periodo, soprattutto al sud Italia

Pubblicato in Cosenza
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