San Giovanni in Fiore Si è dimesso il sindaco Belcastro, indicato dal governatore Oliverio ed eletto con il 90% dei voti.
Non c’è pace tra gli ulivi
Si è vero che biblicamente l’ulivo è sinonimo di pace tanto che la Domenica delle Palme,
i fedeli si presentano in chiesa con in mano un ramoscello di ulivo per farlo benedire in segno di pace.
Ed è Anche vero che Gesù scelse il Monte degli Ulivi, per intrattenere la sua conversazione intima con Dio, ma sul su viso trasparivano i segni del tormento e della oppressione.
E tormento ed oppressioni potrebbero apparire anche sul viso dei nostri “eroi” sangiovannesi dopo la palese una spaccatura, tutta interna al Pd locale, ma già evidente da tempo.
E così che il sindaco di San Giovanni Fiore, Giuseppe Belcastro, ha presentato le dimissioni dopo che una larga parte della sua maggioranza non si è presentata al consiglio comunale convocato martedì mattina per l’approvazione del Documento unico di programmazione.
Eletto nel giugno del 2015 con una percentuale bulgara (ha sfiorato il 90%), Belcastro è politicamente legato al presidente della Regione Mario Oliverio – che com’è noto viene dalla “capitale” della Sila – ed era stato indicato direttamente dal governatore quale candidato del Pd alla guida dell’amministrazione comunale.
Belcastro, avendo registrato l’assenza della sua parte politica – erano presenti in aula solo 3 consiglieri di maggioranza e 3 di opposizione –, non si è proprio presentato in Consiglio e ha protocollato le sue dimissioni al presidente del civico consesso e al segretario comunale.
La spaccatura nel Pd locale nasce dalla sconfitta delle elezioni politiche del 4 marzo: nel feudo del governatore l’M5S ha preso più del doppio dei voti del Pd.
Le successive dimissioni di un assessore hanno dunque aperto la crisi nella giunta Belcastro, e il nome scelto dal sindaco per sostituire il dimissionario non è stato condiviso da un pezzo di maggioranza consiliare.
Nella lunga fase di contrapposizione interna al Pd locale non è servito neanche l’intervento del segretario provinciale Luigi Guglielmelli e le rivendicazioni dei “dissidenti” non hanno evidentemente trovato nessuna sponda in Belcastro.
Che oggi si è ritrovato senza maggioranza e ha deciso di dimettersi: i prossimi 20 giorni, durante i quali il sindaco avrà la possibilità di ripensarci, diranno se ci siano margini per trattare e sanare le divisioni interne o se la spaccatura tra Belcastro e buona parte del suo partito sia irreversibile.