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Il senatore Morra risponde al sindaco e annuncia l’intenzione di rinunciare all’immunità parlamentare. Ma rilancia l’accusa: «È verità storica che a Cosenza alcune aziende abbiano destato l’interesse della Dda». Parenti in affari con la mafia? «Denunci alla magistratura»

«Occhiuto mi ha querelato? Sono qui, ne vedremo delle belle».

La guerra a distanza tra il sindaco di Cosenza e il senatore Nicola Morra si arricchisce di un nuovo capitolo.

Anzi, di un nuovo video, quello postato sul proprio profilo Facebook dal parlamentare del Movimento 5 Stelle, che risponde punto su punto alle accuse e alla denuncia del primo cittadino.

«Ho appreso di essere stato querelato dal sindaco di Cosenza, Mario Occhiuto, in quanto avrei detto alcune cose gravemente lesive della sua immagine.

Peccato che dalle parole dette dal sottoscritto Occhiuto abbia operato una omissione sottraendo una “pare” che altera il senso dell’affermazione da me pronunciata».

Nel video del 5 settembre, infatti, Morra affermava che Occhiuto avrebbe «fatto lavorare, pare, la ‘ndrangheta nei maggiori appalti che si sono realizzati in passato» (qui l’articolo completo).

«Fermo restando che noi del Movimento rinunciamo a tutte le guarentigie, un tempo dette immunità parlamentari, per cui se ho sbagliato, com’è giusto, dovrò rispondere di quanto ho detto – spiega il senatore nel nuovo video –, Occhiuto non si è fermato a questo ma ha fatto intuire che un mio stretto congiunto, lo scrive allusivamente, sarebbe in società con soggetti in odore di mafia.

Ora, giacché lui è sindaco, quindi un pubblico ufficiale, avrebbe il dovere di denunciare e, quanto meno, di esporre fatti alla magistratura che poi dovrà fare le sue valutazioni del caso».

Morra ricorda inoltre che Occhiuto è un «sindaco, se non ricordo male, prescritto, perché a differenza del sottoscritto lui ha già conosciuto le patrie galere per una vicenda che si è conclusa con la prescrizione, quell’istituto che noi vogliamo riformare a breve».

E aggiunge anche «che è verità storica che su Cosenza hanno lavorato aziende che poi hanno destato l’interesse della Dda di Catanzaro e poi hanno ricevuto interdittive antimafia.

Ma non ci sono problemi, io son qua, l’aspetto quando vuole e ne vedremo delle belle».

Pubblicato in Cosenza

partiti-625-copia5 marzo 2018, il giorno dopo il voto. Ieri il popolo italiano si è recato alle urne e ha votato. Dalle urne è uscito un risultato clamoroso e sconcertante: Movimento 5 Stelle primo partito; Il centro destra è la prima coalizione ma lontano dalla maggioranza; il Pd è stato sconfitto ovunque; scompaiono le regione rosse; Casini, il vecchio democristiano, batte Errani, il vecchio comunista, nella rossa Bologna; flop del Presidente del Senato Sen. Grasso e del Presidente della Camera On. Boldrini; la sconfitta del Pd è la peggiore della storia dal 1948 in poi; Nani e ballerini sonoramente sconfitti, pochi i sopravvissuti; Nencini e Lorenzin ottengono un seggio alla Camera dei Deputati malgrado le loro liste siano giunte sotto l’1%; a Cosenza per il candidato Mancini è un flop madornale, è una debacle che lascerà degli strascichi. Dopo una sconfitta del genere molti dirigenti dovranno mettersi da parte. I banderuoli, i voltagabbana questa volta sono stati emarginati dagli elettori. Il vento gelido del Nord si è abbattuto sull’Italia e ha rovinato i piani di Renzi e Berlusconi. Il Pd è sceso al di sotto del 20 % e Forza Italia è stata superata per la prima volta dalla Lega. Nell’Italia meridionale e nella nostra Calabria e principalmente a Cosenza dove appena un anno fa vide la trionfale vittoria del Sindaco Occhiuto un vento caldo ha spazzato il cielo coperto di nuvole che minacciavano neve, pioggia e grandine. La vittoria del Movimento 5 Stelle va al di là delle più rosee previsioni. Per Renzi, Grasso, D’Alema, Boldrini, Fedeli, Franceschini, Pinotti, Serracchiani, Minniti e per i calabresi Magorno e Santelli è stato un 25 luglio quando in quel giorno funesto cadde il Cav. Mussolini. Quasi tutti i sondaggi li davano perdenti, ma non si aspettavano un crollo così cruento. L’esito delle urne è stato questa volta inequivocabile, tanto è vero che i maggiori dirigenti del Pd hanno accettato la sonora batosta. Il Partito di Renzi che nelle ultime elezioni europee aveva raggiunto il 40% dei voti ora si deve accontentare di appena il 19%. Ora se vuole sopravvivere deve prendere iniziative importanti e fare mea culpa per gli errori commessi per le composizioni delle liste e per la campagna elettorale sbagliata. La prima cosa da fare è dimettersi per davvero. Quella di ieri sera è solo una farsa e per guadagnare tempo. Arrivati a questo punto mi corre l’obbligo di fare alcune considerazioni. Non crolla l’affluenza alle urne come si era paventato. La campagna denigratoria non ha dato i frutti sperati. Rispolverare l’antifascismo e l’antiberlusconismo non ha pagato. La collaborazione con i radicali di Emma Bonino e con i centristi fuoriusciti da Forza Italia è stata un flop. Il flop dei nanetti e dei ballerini è evidente. Gli elettori non hanno creduto alle promesse fatte ancora una volta da Berlusconi. La flat tax non è stata vincente. Le mance elargite dai Governi di centro sinistra non sono servite a niente.

Ho seguito lo spoglio elettorale con attenzione, ad un certo punto verso le 4 del mattino mi sono addormentato e ho fatto un cattivo e nello stesso tempo un bel sogno. Mi sono trovato in un Postale della ditta Santelli di Cosenza insieme alla mia cara mamma che mi portava a Cosenza dal dott. Misasi per una visita medica che allora era un luminare nella cura delle malattie dei bambini. Mamma mi teneva stretta fra le sue braccia ed io che avevo preso il Postale per la prima volta ero felicissimo. Attraversammo montagne, paesi, villaggi e dopo tre ore di viaggio arrivammo in Piazza Riforma. Le carrozzelle tirate dai cavalli attirarono la mia attenzione. C’era il fascismo e molte persone indossavano camicie nere e lunghi stivaloni neri. Mia madre una gonnella con il famoso “sinale” e un corpetto, era una donna rurale. Ma questa donna rurale con un bel gesto sottobanco ( aveva dato una soppressata al bigliettaio Ricuzzo) aveva trovato per lei e per me un posto a sedere mentre una donna fascista era rimasta a terra. Un trillo del campanello mi svegliò di soprassalto e mi affacciai dal balcone di casa credendo di vedere soldati in marcia, giovani in camicia nera che cantavano “Fascetta nera”, ragazzi con una grande M sul petto schiamazzare per le vie cittadine con le bandiere del Fascio. Non vidi nulla del genere, solo qualche macchina e qualche donna che depositava i sacchetti della spazzatura davanti i portoni di casa. E il fascismo? Ma quale Fascismo! E’ stata una invenzione dei soliti sfascia carrozze che non avendo altro da fare scendono in piazza cantando Bella ciao, rovesciando i cassonetti della spazzatura, assaltando banche e negozi, bruciando macchine e insultando le Forze dell’Ordine. Il fascismo è morto e seppellito per sempre da oltre 70 anni. Ieri ha vinto la democrazia. Lei, caro Direttore, cosa ne pensa di queste elezioni?

Pubblicato in Italia

Finalmente una buona notizia dal PD.

Sapete che Occhiuto ha attuato la ZTL

Ed in pochissimo tempo sono state elevate circa 40 mila multe

Una enormità

 

Segno evidente che o i cosentini se ne fottono del codice della strada o che la ZTL è assurda

E proprio ieri in un incontro con la stampa e diversi cittadini sui temi della città i consiglieri del PD hanno sfruttato, uno su tutti, il tema della pioggia di multe per la Ztl.

«In queste ore si stanno inviando ai cittadini le multe per il passaggio ai varchi della Ztl».

Il capogruppo del Pd Damiano Covelli parla di 40mila sanzioni: «In commissione all’unanimità avevamo votato di sospendere l’efficacia dei varchi ma non se n’è fatto nulla».

Tra gli altri c’erano oltre a Damiano Covelli, Guccione , Alessandra Mauro e Guglielmelli.

Registriamo questa posizione chiedendoci se si tratta di una posizione politica o personale di presenti.

Pubblicato in Cosenza

Aveva ragione Di Natale.

Lo ha stabilito il consioglio di Stato.Ecco la sentenza pubblicato il 22/09/2017

N. 04448/2017 REG.PROV. COLL. N. 07452/2016 REG.RIC.

Il Consiglio di Stato in sede giurisdizionale (Sezione Quinta) ha pronunciato la presente

SENTENZA sul ricorso numero di registro generale 7452 del 2016, proposto da:

Mario Occhiuto, rappresentato e difeso dagli avvocati Mario Sanino, Benedetto Carratelli, con domicilio eletto presso lo studio Mario Sanino in Roma, viale Parioli,180;

contro Marsico Enrico, Lepore Luca, Rizzo Giuseppe, Pascarelli Franco, Capalbo Pino, Nociti Ferdinando, rappresentati e difesi dall'avvocato Gino Perrotta, con domicilio eletto presso lo studio Davide Perrotta in Roma, via di Santa Costanza, 39;

Iacucci Francesco Antonio, rappresentato e difeso dall'avvocato Gregorio Barba, con domicilio eletto presso lo studio Francesco Antonio Caputo in Roma, via Ugo Ojetti, 114;

nei confronti di Di Natale Graziano, Bruno Francesco Giuseppe, Di Nardo Lino non costituiti in giudizio;

Provincia di Cosenza, rappresentata e difesa dagli avvocati Aristide Police, Oreste Morcavallo, con domicilio eletto presso lo studio Oreste Morcavallo in Roma, via Arno, 6;

U.T.G. - Prefettura di Cosenza, Presidenza Consiglio dei Ministri - Dip. Affari Reg. Autonomie e Sport, Ministero dell'Interno, rappresentati e difesi per legge dall'Avvocatura generale dello Stato, domiciliata in Roma, via dei Portoghesi, 12;

per la riforma della sentenza breve del T.A.R. CALABRIA - CATANZARO :SEZIONE I n. 01834/2016, resa tra le parti, concernente l’indizione dei comizi elettorali per le elezioni di secondo grado del Consiglio Provinciale di Cosenza.

Visti il ricorso in appello e i relativi allegati;

Visti gli atti di costituzione in giudizio di Marsico Enrico, Lepore Luca, Iacucci Francesco Antonio, Rizzo Giuseppe, Pascarelli Franco, Capalbo Pino, Nociti Ferdinando, della Provincia di Cosenza e dell’U.T.G. - Prefettura di Cosenza, della Presidenza Consiglio dei Ministri - Dip. Affari Reg. Autonomie e Sport e del Ministero dell'Interno;

Viste le memorie difensive;

Visti tutti gli atti della causa;

Relatore nell'udienza pubblica del giorno 11 maggio 2017 il Cons. Daniele Ravenna e uditi per le parti gli avvocati Mario Sanino, Gregorio Barba, su delega dell'avv. Perrotta, Oreste Morcavallo e dello Stato Pio Giovanni Marrone;

Ritenuto e considerato in fatto e diritto quanto segue.

FATTO

L’arch. Occhiuto impugna la sentenza in epigrafe, che – su ricorso dei sigg. Marsico ed altri - ha annullato il decreto n. 4 del 15 luglio 2016 con il quale egli stesso, nella veste di Presidente della Provincia di Cosenza, ha indetto i comizi elettorali per le elezioni di secondo grado del Consiglio provinciale.

Il Giudice di primo grado, premesso che i ricorrenti e il sig. Di Natale, intervenuto in giudizio, erano legittimati a ricorrere e titolari di un interesse ad agire idoneo a giustificare la loro partecipazione al giudizio, e che l’atto in questione era impugnabile autonomamente a prescindere dalla sua natura di atto introduttivo di un procedimento elettorale, ha ritenuto sussistente la giurisdizione del Giudice amministrativo e, nel merito, ha accolto il ricorso, annullando il provvedimento impugnato.

L’appellante adduce avverso tale sentenza i seguenti motivi.

I. Carenza di legittimazione e di interesse dei ricorrenti; insussistenza di una lesione derivante dall’atto impugnato; difetto di giurisdizione del Giudice amministrativo. I ricorrenti, sindaci o consiglieri di Comuni della Provincia, non sarebbero legittimati se non per atti incidenti immediatamente e direttamente sulle prerogative proprie del loro munus. La fissazione di una data piuttosto che un’altra per le elezioni sarebbe neutra e non comporterebbe alcuna lesione per i ricorrenti. L’interesse al mero ripristino della legalità dell’azione amministrativa non sarebbe di per sé legittimante. L’atto di indizione delle elezioni, in quanto endoprocedimentale, non sarebbe impugnabile autonomamente ma solo al termine della consultazione elettorale, ex artt. 129 e 130 c.p.a.. Comunque il reale interesse fatto valere in giudizio sarebbe non tanto l’annullamento dell’atto impugnato, quanto la affermazione della decadenza del Presidente della Provincia, sulla quale la giurisdizione spetta al Giudice ordinario.

II. Nel merito, l’avvenuta rielezione dell’arch. Occhiuto a sindaco di Cosenza il 5 giugno 2016 comporterebbe che, ai sensi del combinato disposto degli artt. 32, comma 2, e 37, comma 4, dello Statuto provinciale non si debba considerare decaduto il Presidente della Provincia a seguito dello scioglimento anticipato del Consiglio del Comune di cui è Sindaco, se viene rieletto nella prima consultazione utile. Il Giudice di primo grado avrebbe erroneamente disapplicato lo Statuto, ritenendolo in contrasto con la legge n. 56 del 2014, quando in realtà esso ne recepirebbe la ratio e la integrerebbe. E comunque dalla legge n. 56 non potrebbe trarsi in materia alcun limite inderogabile all’autonomia statutaria provinciale, con riferimento a quanto statuito dall’art. 1, comma 3, TUEL.

L’appellante presentava altresì istanza di misura cautelare, anche immediata.

Si costituiva la provincia di Cosenza, eccependo la inammissibilità dell’appello per carenza di legittimazione, improcedibilità per sopravvenuta carenza di interesse e infondatezza nel merito.

Si costituivano gli originari ricorrenti, argomentando per la inammissibilità dell’appello, la alterazione della verità dei fatti (con riferimento alla successione temporale fra rielezione a sindaco dell’arch. Occhiuto e ordinanza cautelare n. 2601 di questo Consiglio), il difetto di interesse, la carenza sopravvenuta di interesse, l’infondatezza nel merito.

L’Avvocatura erariale – riproponendo una istanza già presentata in primo grado e non colta da quel Giudice – insisteva per la estromissione dal giudizio della Presidenza del Consiglio, del Ministero dell’Interno e della Prefettura Ufficio territoriale del Governo per difetto di legittimazione passiva, non essendo impugnato alcun loro atto o provvedimento.

Con decreto presidenziale n. 4213 del 29 settembre 2016 prima e successivamente con ordinanza n. 247 del 26 gennaio 2017 è stata respinta l’istanza cautelare.

L’appellante e i resistenti presentavano successive memorie, ribadendo le rispettive prospettazioni.

All’udienza dell’11 maggio 2017 la causa è passata in decisione.

DIRITTO

Preliminarmente va disposta l’estromissione dal giudizio della Presidenza del Consiglio, del Ministero dell’Interno e della Prefettura Ufficio territoriale del Governo per difetto di legittimazione passiva, atteso che non risulta impugnato alcun atto o provvedimento loro ascrivibile.

Va poi premesso che la questione sottoposta attiene a uno specifico punto di una complessa vicenda che ha fatto oggetto di più pronunce giurisdizionali, da ultimo la sentenza di questa Sezione n. 4227 del 6 settembre 2017.

L’appello è infondato nel merito e ciò esime dall’esame dei profili di inammissibilità e improcedibilità dedotti dalle parti resistenti.

Circa il primo motivo di appello, va in primo luogo respinta la asserita carenza di legittimazione dei ricorrenti in primo grado, poiché essi, in quanto titolari della carica di sindaco o consigliere comunale e aspiranti candidati alle elezioni provinciali, sono portatori di un interesse sostanziale diretto e qualificato alla legittimità del procedimento elettorale e alla fissazione della data di svolgimento delle elezioni, non essendo per essi indifferente l’una data piuttosto che l’altra.

Va poi escluso che all’impugnazione del decreto di indizione delle elezioni provinciali si applichino, come vorrebbe l’appellante, gli artt. 129, comma 2, e 130 c.p.a. (ai sensi dei quali l’impugnazione andrebbe effettuata alla conclusione del procedimento elettorale, unitamente all’atto di proclamazione degli eletti), al fine di far dichiarare inammissibile il ricorso originario. Tale decreto, infatti, da un lato non può essere annoverato fra i “provvedimenti immediatamente lesivi del diritto del ricorrente a partecipare al procedimento elettorale” di cui all’art. 129, comma 1, ma dall’altro non può neppure essere fatto rientrare fra gli “atti diversi da quelli di cui al comma 1”, cui si applica l’invocato comma 2, dal momento che il provvedimento di convocazione dei comizi si colloca logicamente e cronologicamente a monte del procedimento elettorale in senso stretto, cui l’art. 129 è riferito. Anche in termini sistematici, del resto, sarebbe irrazionale e contrario ad ogni criterio di economia degli atti interpretare le disposizioni in questione nel senso di dedurne la dilazione dell’impugnazione del decreto di indizione dei comizi fino al completamento del procedimento elettorale e alla proclamazione degli eletti. L’art. 130, poi, è espressamente riferito agli “atti del procedimento elettorale successivi all’emanazione dei comizi elettorali”. Va quindi affermato il principio per cui l’impugnazione del decreto di convocazione dei comizi è soggetta al termine decadenziale ordinario e pertanto il ricorso in primo grado era ammissibile anche sotto questo profilo.

E’ evidentemente infondata la affermata carenza di giurisdizione del Giudice amministrativo, posto che oggetto del ricorso è solo l’annullamento del decreto di indizione delle elezioni provinciali.

Per quanto riguarda il secondo motivo, vale richiamare testualmente la recentissima sentenza di questa Sezione, avente ad oggetto il profilo della sottostante questione relativa alla permanenza dell’arch. Occhiuto nella carica di Presidente della Provincia.

“2. Quanto al secondo motivo, va anzitutto confermato che la decadenza dell’arch. Occhiuto dalla carica di sindaco si è prodotta all’atto del deposito delle dimissioni dei consiglieri comunali ultra dimidium al Protocollo del Comune e cioè il giorno 8 febbraio 2016 alle ore 10,10 e non l’11 febbraio, data del decreto prefettizio. Vale cioè quanto affermato da questo Consiglio in fattispecie del tutto analoga, anche relativamente alle modalità di presentazione delle dimissioni (Sez. III, sentenza n. 1721 del 1 aprile 2015) secondo cui “nel caso di dimissioni contestuali l’effetto tipico è lo scioglimento immediato dell’organo collegiale”. Assodato quindi che l’arch. Occhiuto è decaduto dalla carica di sindaco prima della adozione da parte sua, nelle affermate vesti di Presidente della Provincia, degli atti poi annullati dal TAR, occorre esaminare la tesi da lui affermata, secondo la quale, giusta il combinato disposto della legge 7 aprile 2014, n. 56 (cd. Delrio) e Statuto della Provincia, anche dopo la decadenza dalla carica di sindaco per effetto dello scioglimento anticipato si avrebbe un effetto di “congelamento” della carica di Presidente della Provincia, fino alla eventuale rielezione a sindaco (rielezione in effetto avvenuta) e pertanto gli atti da lui adottati in tale intervallo di tempo sarebbero pienamente legittimi.

La invocata disposizione dello Statuto provinciale (il comma 4 dell’art. 37, rubricato “Consiglieri provinciali”) recita: “La cessazione dalla carica comunale comporta la decadenza da consigliere provinciale. I seggi che rimangono vacanti per qualunque causa, ivi compresa la cessazione dalla carica di sindaco o di consigliere comunale, sono attribuiti ai candidati che, nella medesima lista, hanno ottenuto la maggiore cifra individuale ponderata. Non si considera cessato dalla carica il consigliere eletto o rieletto sindaco o consigliere in un comune della provincia. Non si considera altresì cessato dalla carica il consigliere decaduto a seguito dello scioglimento anticipato del Consiglio comunale di cui fa parte rieletto sindaco o consigliere in un comune della provincia nella prima consultazione utile.”

Il primi tre periodi del comma in questione sono meramente riproduttivi dell’articolo 1, della legge Delrio (rispettivamente del comma 69, terzo periodo, e del comma 78, primo e secondo periodo), mentre l’ultimo periodo rappresenta una integrazione alla predetta disciplina.

La suddetta disciplina sarebbe applicabile anche alla carica del Presidente della Provincia, giusta l’altra disposizione statutaria (il comma 2 dell’art. 32), secondo la quale “Nei confronti del presidente della provincia si applicano altresì, in quanto componente del consiglio provinciale, le disposizioni di cui al successivo art. 37 comma 4”.

Al fine di valutare la congruità della suddetta disciplina occorre richiamare la sistematica della legge Delrio, che disciplina compiutamente - e distintamente - eleggibilità, modalità di elezione e cessazione dalla carica per il Presidente della Provincia e per i consiglieri provinciali, in particolare regolando espressamente solo per i secondi le modalità di attribuzione dei seggi rimasti vacanti per qualunque causa (comma 78, primo periodo) secondo il principio del subentro dei primi candidati non eletti nella medesima lista e specificando che non si considera cessato dalla carica il consigliere eletto o rieletto sindaco in un comune della provincia. Quanto al Presidente, la legge si limita ad affermare lapidariamente (comma 65) che egli “decade dalla carica in caso di cessazione dalla carica di sindaco”.

Alla luce di tale disciplina, per decidere nel caso concreto non occorre spingersi a valutare se l’ultimo periodo del citato comma 4 rappresenti una illegittima integrazione alla legge Delrio, poiché è sufficiente rilevare che l’art. 32, comma 2, dello Statuto della Provincia di Cosenza, nella misura in cui estende al Presidente della Provincia l’applicabilità dell’art. 37, comma 4, e in particolare dell’ultimo periodo, rappresenta una illegittima (e dunque in questa sede da disapplicare) estensione al Presidente della Provincia di una disciplina che, per il suo carattere specifico, la legge ha dettato con esclusivo riferimento ai consiglieri provinciali.

In conclusione, va affermato il principio per cui, nel caso di scioglimento anticipato del consiglio comunale per dimissioni dei consiglieri ultra dimidium, il titolare della carica di sindaco che sia anche titolare della carica di Presidente della Provincia decade anticipatamente e contestualmente da entrambe le cariche all’atto stesso della presentazione delle dimissioni dei consiglieri.”

A quanto affermato sopra, può soggiungersi, con riferimento alla disposizione dell’art. 1, comma 3, TUEL (“La legislazione in materia di ordinamento degli enti locali e di disciplina dell'esercizio delle funzioni ad essi conferite enuncia espressamente i principi che costituiscono limite inderogabile per la loro autonomia normativa”), evocata dall’appellante per sostenere la non illegittimità delle richiamate disposizioni dello statuto provinciale in rapporto alla legge Delrio, che tale disposizione del TUEL non può interpretarsi nel senso di escludere che, da leggi successive, alla luce del loro inequivoco tenore letterale, si traggano principi pur essi costituenti limite all’autonomia normativa degli enti locali.

Va pertanto confermato, con la sentenza di primo grado, il disposto annullamento dell’impugnato decreto n. 4 del 15 luglio 2016.

Attesa la particolarità delle questioni sottoposte, sussistono giustificati motivi per disporre la compensazione delle spese fra le parti.

P.Q.M.

Il Consiglio di Stato in sede giurisdizionale (Sezione Quinta), definitivamente pronunciando sull'appello, come in epigrafe proposto, lo respinge. Dispone la compensazione delle spese fra le parti. Ordina che la presente sentenza sia eseguita dall'autorità amministrativa.

Così deciso in Roma nella camera di consiglio del giorno 11 maggio 2017 con l'intervento dei magistrati:

Francesco Caringella, Presidente Paolo Giovanni Nicolo' Lotti, Consigliere Fabio Franconiero, Consigliere Stefano Fantini, Consigliere Daniele Ravenna, Consigliere, Estensore

Pubblicato in Cosenza

Il sindaco di Cosenza Mario Occhiuto ha puntato molto sulla leggenda del tesoro di Alarico.

E così è iniziata la caccia a questo fantomatico tesoro.

Si tratta di 25 tonnellate di oro e 150 tonnellate d'argento che il re dei Goti riuscì a trafugare dopo aver espugnato Roma nell'agosto del 410 dopo Cristo.

Ora si cerca di ritrovare quel tesoro tanto misterioso attraverso l'uso delle nuove tecnologie.

Al centro delle ricerche il fiume Busento dove si dice che Alarico sia stato seppellito insieme al suo cavallo, alla sua armatura ed al suo tesoro.

In questa visione la collocazione della statua del cavallo di Alarico vicino al Ponte della "Limena", sul fiume Caronte (Acheronte) al confine tra Mendicino e Carolei, ai piedi di Pantanolungo, un antico borgo quasi abbandonato (da 850 abitanti degli anni 60 agli attuali 50!!).

Il tratto più intrigante nella ricerca della tomba di Alarico potrebbe essere quello del fiume, tra il ponte di cui sopra e le sue sorgenti, ai piedi del monte Tantilli.

Lungo questo tratto si rinvengono diverse anse che avrebbero potuto agevolare la deviazione del corso delle acque e lo scavo della sepoltura.

Ora dalla pagina del Sindaco Mario Occhiuto leggiamo:

“È andata in onda pochi giorni fa un’intera puntata interamente dedicata a Cosenza e alla ricerca della Tomba di Alarico sul canale televisivo più importante del mondo dedicato ai viaggi: Travel Channel.

La trasmissione che ha circa trenta milioni di telespettatori, tutti potenziali turisti interessati al mondo dei viaggi, contiene immagini molto belle e suggestive della nostra città e del nostro territorio.

Inoltre le immagini di Cosenza vengono accostate a quelle di Roma lungo questo magnifico itinerario alla scoperta del tesoro di Re Alarico.

Stiamo portando avanti a costo zero la più grande operazione di promozione e marketing territoriale mai realizzata in Calabria, purtroppo rallentata dagli ostacoli che vengono frapposti da ottusi avversari che non hanno a cuore la crescita della città.

Un’altra prova evidente del potenziale straordinario in termini di implementazione del turismo che può avere questa storia fantastica che appartiene alla città di Cosenza.

Il turismo a Cosenza sta crescendo molto grazie alle nostre attività tese a questo obiettivo, ma potrà svilupparsi in modo esponenziale se solo ci faranno portare avanti il nostro programma per la valorizzazione di questa storia e la ricerca della tomba di Alarico.

Di questo ho parlato recentemente con il ministro Franceschini.

La nostra intuizione era quella giusta.

Possiamo rendere la città più ricca ed attrattiva, se solo ce lo consentiranno.

Abbiamo una storia fantastica da raccontare, quella della tomba e del tesoro di Alarico (il più importante della storia dell’Umanità), e una città bellissima da far apprezzare ai turisti che arriveranno”.

Non solo ma questa attenzione viene con fermata anche dagli articoli del settimanale“Sette” del Corriere della Sera, del quotidiano britannico “The Telegraph”, quelli del New York Times e dall’arrivo di Roberto Giacobbo con il suo Voyager.

Nei prossimi giorni, subito dopo le elezioni amministrative lanceremo una provocazione alla nuova amministrazione comunale di Amantea , nella speranza che sappiano coglierla.

Pubblicato in Cosenza

Da due giorni il sito di Iacchitè è in manutenzione.

Per noi che siamo ( non vorremmo essere costretti a scrivere eravamo) abituati a leggerlo ogni santo giorno, è una sorpresa.

 

 

Avvertiamo, anzi, una sorta di timore, dubbiosi, come siamo, che possa succedere qualcosa alla stampa libera calabrese.

Poi abbiamo letto che il Tribunale di Cosenza ha condannato Gabriele Carchidi per aver scritto che il sindaco Mario Occhiuto è il “più squallido e viscido della storia” ed il timore è diventato paura.

Non che fossimo d’accordo sul fatto che Iacchitè abbia scritto che il sindaco Mario Occhiuto è il “più squallido e viscido della storia” ( peraltro nemmeno lo conosciamo), ma ci sembra che una condanna a sette mesi di reclusione sia alquanto rigorosa ancor più perché senza sospensione condizionale.

Carchidi, poi, è stato condannato anche al risarcimento del danno, da liquidare in separato giudizio civile, nonché al pagamento delle spese di costituzione, e ad una provvisionale, in favore del sindaco Occhiuto, costituitosi parte civile, liquidata in 3.000 euro.

“Con la stessa sentenza, il giudice Di Dedda ha assolto Carchidi e Michele Santagata da altre imputazioni di diffamazione con la formula ‘per non aver commesso il fatto’, sol perché non si è raggiunta la piena prova dell’attribuibilità, ai predetti, degli scritti diffamatori, ed in un caso per mancanza dell’elemento psicologico.

 

Il sindaco Occhiuto è stato assistito nel processo dall’avvocato Nicola Carratelli.

Si è chiuso così il procedimento di primo grado conseguente ad una delle tante querele presentate da Occhiuto nei confronti di Carchidi, autore di una martellante attività di pura denigrazione nei confronti del Sindaco, mentre diversi altri procedimenti, sia per il reato di diffamazione, che per quello di stalking, sempre a carico di Gabriele Carchidi e Michele Santagata, saranno celebrati nei prossimi mesi.

 

Anche in tali procedimenti Mario Occhiuto si è costituito parte civile.” ( da quicosenza.it/)

Comunque ci auguriamo che Iacchitè non manchi ai Calabresi.

Pubblicato in Cosenza

Incontro Iacucci a Rogliano«Il Consiglio di Stato ha rigettato il ricorso di Mario Occhiuto. Domenica si voterà e lunedì avremo il nuovo presidente legittimato ed il nuovo Consiglio Provinciale».

E’ stato lo stesso Franco Iacucci, unico candidato alla presidenza della Provincia di Cosenza ad annunciare la decisione dell’organo di giustizia amministrativa nel corso di un incontro con gli amministratori locali del Savuto ospitato nella sala consiliare di Rogliano, al quale è intervenuto anche il deputato Ferdinando Aiello. L’iniziativa rientra nel ciclo di appuntamenti organizzati da Iacucci lungo l’intera area provinciale, con l’obiettivo di confrontarsi con i sindaci ed i consiglieri comunali del territorio «in continuità con l’impegno profuso da Iacucci durante la sua attività in seno alle istituzioni – ha commentato Ferdinando Aiello nel suo intervento. «Abbiamo un candidato alla presidenza – ha aggiunto il parlamentare – dalla identità politica certa, in un momento invece assai incerto nel panorama nazionale. Merita un plauso perché sta conducendo una campagna elettorale intensa, come se avesse un competitor che invece non c’è. Questo suo impegno ha inaugurato una politica del dialogo e dell’ascolto che gli consentirà di svolgere in maniera più incisiva il suo mandato. Ma la scelta di Iacucci va anche nella direzione dell’unità e della coesione. Quando si affrontano insieme – ha concluso Ferdinando Aiello – le battaglie elettorali si vincono». Iacucci, sindaco di Aiello Calabro, vanta una profonda conoscenza del territorio del Savuto, per aver ricoperto anche la carica di presidente della locale Comunità Montana. «Qui mi sento a casa – ha detto – La presenza di così tanti amministratori è un segnale di grande effetto. Ho l’ambizione – ha aggiunto – di costruire una istituzione al servizio degli enti locali e di raccordo con la Regione. La Provincia di Cosenza sarà utile per portare a compimento il progetto di rilancio della Calabria intrapreso da Mario Oliverio».

Pubblicato in Cosenza

Il 15 dicembre con titolo “In Provincia non c’e' posto per Di Natale” scrivevamo che “ Uno degli effetti del NO referendario dovrebbe essere il ritorno alle vecchie province”, che “ Se sarà così avremo un nuovo Mario Oliverio” ed, inoltre, che “Ma certamente non sarà Di Natale”.

Ed infine dicevamo che tanto sarebbe successo “ se è vero, come sembra, che Franco Iacucci voglia fare VERA politica” atteso “Che il ruolo di Richelieu di Mario Oliverio stesse stretto a Iacucci ci era parso non solo possibile, ma anche obbligato”.

Per ultimo segnalavamo che “Certo che occorrerà l’avallo di Mario Oliverio” ma anche che questo “ avallo sicuramente ci sarà potendo Iacucci ( e chi altri) essere come Gentiloni per Renzi, na garanzia” e che “la presidenza Iacucci inoltre è una garanzia anche per la tenuta del PD in provincia di Cosenza”, eccetera.

 

E così sembra sia.

Già scrivevamo che a “chiedere un suo impegno diretto non sono solo diversi settori del Pd (renziani e minoranza interna), ma anche altri settori del centrosinistra come l'area che fa riferimento al deputato Franco Bruno e all'ex consigliere regionale Salvatore Magarò” e che, poi, Iacucci, poi, vanta importanti amici anche fuori dal PD ( non fateci fare i nomi: sono tanti)”.

 

Ed infatti la profezia sembra essersi avverata. Leggiamo che per la “Provincia di Cosenza, il Pd sceglie Iacucci”

«La Segreteria e il gruppo consiliare provinciale – spiega una nota ufficiale arrivata nelle redazioni – propongono, dunque, un sindaco di un piccolo comune, con grande esperienza sul terreno amministrativo e politico e in grado di attrarre moltissime forze civiche, oltre i classici steccati partitici».

Una candidatura spiegano la Segreteria e il gruppo consiliare provinciale «che vuole unire territori, esperienze amministrative e comunali al fine di coinvolgerli in un grande progetto politico di rilancio del ruolo e del protagonismo della Provincia di Cosenza».

Peraltro insistono che la decisione di Franco Iacucci, del resto, «di volersi spendere per la funzione di Presidente della Provincia, è la dimostrazione che si vuole scommettere sul sindaco, sul dirigente politico, sull'amministratore di lungo corso che ben conosce il funzionamento delle istituzioni e le esigenze della nostra Provincia».

In sostanza tra i due litiganti ( il sindaco di Rende Marcello Manna ed il consigliere provinciale Graziano Di Natale ) il terzo gode.

Ma il PD non dimentica chi lavora e ringrazia l’attuale presidente facente funzioni Graziano Di Natale per il suo lavoro «finalizzato a riportare legalità e trasparenza alla Provincia di Cosenza».

Domani mattina giovedì 5 gennaio nella sede della federazione provinciale il voto per la investitura ufficiale dalla assemblea dei sindaci e degli amministratori del Pd.

Dall’altro lato Occhiuto, un avversario duro, ma in caduta libera.

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VallecratiRende (Cs) - L'Europa multerà l'Italia con 62,69 milioni di euro come risarcimento per i danni causati dall'inquinamento per via delle acque reflue, con l'aggiunta di 347mila euro per ogni giorno che passa senza interventi.

 

La Commissione europea chiede da tempo all'Italia che “le acque reflue urbane siano raccolte e trattate in modo adeguato, al fine di prevenire gravi rischi per la salute umana e l’ambiente”.

In Calabria sono stati individuati 13 agglomerati con i sistemi fognari e depurativi non a norma. Uno di questi è quello del Consorzio Valle Crati. Ma già nel 2012 sono stati stanziati 35 milioni di euro per il completamento della rete fognaria nei Comuni consorziati e il miglioramento del depuratore di Coda di Volpe, con la Delibera CIPE n. 60/2012, ma incredibilmente l’amministrazione del Consorzio non è riuscita a spendere questi soldi e si parla addirittura della perdita del finanziamento. Lo Stato, naturalmente, girerà la parte di multa comminata dall'Europa alla rispettiva regione, e così saranno i cittadini calabresi a pagare le inefficienze della classe politica che occupa i posti di comando di enti che dovrebbero gestire i servizi primari per i cittadini.

 

Il nome del Consorzio Valle Crati è associato, infatti a brutti ricordi: le mani dei partiti si sono posati su quello che è sempre stato un carrozzone politico e i risultati sono stati i fallimenti, i disservizi, le aspre lotte e finanche denunce varie tra gli uomini di Occhiuto e quelli di Adamo per la presidenza, le macchine che bruciano, gli operai non pagati per mesi e mesi, i Comuni che non pagano, che denunciano irregolarità amministrative o deliberano per l’uscita dal Consorzio, che pongono continui dubbi sull'effettiva prestazione dei servizi.

 

Nel 2013, ad esempio, Il depuratore fu sequestrato perché non depurava: le macchine adibite al filtraggio erano tutte spente, alcune risultavano rotte, altre malfunzionanti.

In ogni caso, anche se tutto avesse funzionato alla perfezione, i liquami prodotti da migliaia di famiglie non sarebbero stati trattati.

Il Movimento 5 Stelle di Rende ha denunciato, anche pochi giorni fa, il proprio sdegno per l’incredibile silenzio del sindaco Manna. Il primo cittadino non ha, infatti, mai avuto nulla da dire sulla gestione a dir poco dubbia del bando di gara, sulle gravissime irregolarità, riscontrate dal Comune stesso, rispetto alla modifica statutaria finalizzata alla trasformazione del Consorzio in azienda speciale, sulle manovre sospette per la costituzione di nuove società interamente partecipate dal Consorzio, sulla mancata consultazione, per come previsto dalla legge, del Consiglio Comunale. Manna ha continuato a difendere questa dirigenza invece di chiederne l’immediata sfiducia.

Gli attivisti del Meetup Cosenza – amici di Beppe Grillo si associano alla richiesta di sostituzione del CDA del Consorzio, ancora di più dopo i pesanti rilievi mossi dalla la Procura della Repubblica di Cosenza, così come divulgati dalla stampa locale. Ma il sindaco Occhiuto preferisce considerare prioritari per la città le luminarie e i musicanti, cosicché anche da Cosenza, che pure è il Comune capofila del Consorzio, arriva un’assordante silenzio.

La mancanza di adeguati sistemi di raccolta e trattamento nelle zone contestate - afferma la Commissione Ue - “pone rischi significativi per la salute umana, le acque interne e l’ambiente marino”. Per questo il Movimento 5 Stelle non può fermarsi in questa battaglia che stiamo portando avanti per eliminare la gestione partitica dai vertici del Consorzio e affidarla a persone competenti che possano gestire e far funzionare i servizi come si deve e a favore dell’ambiente e dei cittadini.

 

Domenico Miceli - Gruppo Consiliare Movimento 5 Stelle Rende

Meetup Cosenza - Amici di Beppe Grillo

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Questi sono i nove consiglieri presenti al consiglio provinciale convocato per oggi da Di Natale.

 

Oltre lo stesso Di Natale Graziano (Provincia Democratica), c’erano Iacucci Francesco (Provincia Democratica) , Figliuzzi Aldo ( Laboratorio Civico) , Nicoletti Lucantonio ( Patto tra i comuni), Rizzo Giuseppe (Provincia Democratica) , Capalbo Pino (Provincia Democratica), Lucisano Pietro ( Patto tra i comuni) , Nociti Ferdinando (Provincia Democratica) e Pascarelli Franco (Insieme per la provincia).

 

Questi, invece, erano i sette consiglieri della provincia di Cosenza non presenti:

Bruno Francesco Giuseppe (Calabria Futura), Campolo Gioacchino ( Patto tra Comuni), Di Nardo Lino (Calabria Futura),Lamboglia Pasquale ( Patto tra Comuni),Serra Giulio (Nuova Provincia) Tenuta Nicola (Nuova Provincia), Ramundo Gianfranco (Italia del Meridione).

 

Il consiglio, tra l’altro, ha approvato la presa d'atto della decadenza di Occhiuto.

Mentre il consiglio dichiarava la decadenza di Occhiuto sul sito riattivato si trova ancora la faccia del presidente Occhiuto.

Vacci a capire!

Ci stiamo chiedendo se una cosa similare sia mai successa in altre parti .

Poi scopriamo Due re senza corona la vecchia Canzone dei Nomadi.

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