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gigino2020Noi siamo la Magna Grecia, lo stesso sud che ha portato la civiltà in Europa lo stesso sud che adottò e fece nascere insieme ai Greci la democrazia uno dei pilastri costruttivi dell’umanità, noi siamo il sud, il sud della libertà e abbiamo l'obbligo di rifondare la nostra Terra, ce lo stanno chiedendo le future generazioni!

Dopo aver destinato all’oblio la ingombrante e fastidiosa Magna Grecia, in epoca romana il poeta Orazio descriveva minuziosamente come gustare i vini della Basilicata, allora chiamata Lucania. Fu lui a dare il via alla fuga di cervelli dell'antico sud, con il suo trasferimento a Roma.

Nella seconda parte dell’Ottocento i settentrionali si sono trovati al posto giusto nel momento giusto, si fa per dire. Mentre un’esigua minoranza dei meridionali, non più dell’1-2 per cento della popolazione, era animata dal “devoto” desiderio di unificare l’Italia, la Casa Savoia ne aveva un’impellente necessità. I settentrionali strozzati dai debiti, potevano salvarsi solo con l’invasione e il saccheggio del Sud. Lo scrisse nel 1859 il deputato Pier Carlo Boggio, braccio destro di Cavour: “O la guerra o la bancarotta”.

Per più di un secolo il Sud - quello che gli italiani chiamano il Mezzogiorno - è stato identificato con la povertà, la mafia e un esodo di persone in cerca di lavoro e di una nuova vita nel nord e più in là.

Oggi, l’Italia è uno degli Stati membri dell'UE28 più colpiti dalla pandemia, a causa delle sue debolezze strutturali aggravate dalla crisi economica e finanziaria. La segmentazione per sesso, età e territorio è molto marcata e le opportunità di lavoro sono distribuite in modo non uniforme tra la forza lavoro, con l'emarginazione di segmenti specifici della popolazione attiva, in particolare donne e giovani, e in particolare quelli residenti nelle regioni meridionali dalla pelle più scura hanno sopportato le pene delle tenebre su entrambe le sponde dell'Atlantico. In Italia, i settentrionali hanno a lungo ritenuto che i meridionali - in particolare i calabresi e siciliani - fossero un popolo “incivile” e razzialmente inferiore, troppo africani per far parte dell'Europa.

Qualche tempo fa, un ex consigliere della Lega Nord ha pubblicato un commento su Facebook chiedendo che tre vulcani italiani spazzino via il sud e che i suoi abitanti siano processati con l'accusa di razzismo. Donatella Galli, di Desio, vicino a Milano, è stata convocata in tribunale a Monza dopo aver scatenato un furore nel 2012 quando ha scritto: "Forza Vesuvio, Forza Etna, Forza Marsili" (Vai Vesuvio, Vai Etna, Vai Marsili) accanto a una mappa satellitare di L'Italia comprende solo le regioni settentrionali.

Stava presumibilmente facendo il tifo per tre dei famosi vulcani italiani: il Vesuvio, che distrusse Pompei nel 79 d.C. Marsili, anche in Campania e sull'Etna della Sicilia, il vulcano attivo più grande d'Europa, per spazzare via l'Italia centro-meridionale.

Il commento, è stato, ancora una volta, destinato all’oblio ma Galli in seguito ha difeso le sue azioni, dicendo: "Per me, i meridionali sono come gli ebrei erano per Hitler, e dovrebbero essere messi nei forni".

Cécile Kyenge è diventata la prima segretaria di governo nera in Italia nel febbraio 2013, quando è stata nominata ministro per l'integrazione in un governo di coalizione di breve durata. Ha dichiarato la sua intenzione di ribaltare la legge sulla cittadinanza basata sul sangue. Mario Balotelli ha definito la sua nomina all'uomo più sexy del mondo, "un altro grande passo in avanti per una società italiana più civile, responsabile e comprensiva della necessità di una migliore e definitiva integrazione". Roberto Calderoli, politico leghista ed ex vice presidente del Senato, ha detto, nel frattempo, che Kyenge gli ricordava un "orangotango".

Gigino A Pellegrini & G el Tarik

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ulisseE da allora io mi sono bagnato nel Poema

del Mare, infuso d’astri e lattescente,

divorando gli azzurri-verdi: dove, ondeggiamento pallido

e rapito, un perduto pensiero talvolta discende. Arthur Rimbaud

Forse la nuova tecnologia renderà più facile avere figli, oppure renderà averli meno costosi, anche se è difficile immaginare la tecnologia rendere più facile allevare tre bambini. O forse c'è una pressione sociale per la conservazione della specie o lo status sociale nell'avere molti figli. Forse le tate robotiche cambieranno tutto e avere più di due bambini diventerà di moda. Non è impossibile speculare sui modi per mantenere lo status quo. Ma anche se la popolazione globale si stabilizzasse e mantenesse un numero costante, l’umanità non sembrerebbe avere una tale esperienza che suggerisca grandi progressi provenienti da una popolazione stagnante come quella attuale. In termini retorici è sempre stato detto a tutti noi sessantottardi che attraverso il dialogo le persone sarebbero state in grado di rafforzare la resilienza dell'intera comunità a far fronte ai “poteri forti”. Quello dei poteri forti sono stati, per la generazione di chi scrive, quasi dei nemici invisibili, e subito si correva a leggere personaggi come Amedeo Bordiga fondatore e primo segretario del Partito Comunista d’Italia (sezione dell’Internazionale Comunista), oppositore intransigente dello stalinismo. A leggerlo oggi fa una certa impressione: “Se è vero che il potenziale industriale ed economico del mondo capitalistico è in aumento e non in deflessione, è altrettanto vero che maggiore è la sua virulenza, peggiori sono le condizioni di vita della massa umana di fronte ai cataclismi materiali e storici. A differenza della piena periodica dei fiumi, la piena dell’accumulazione frenetica del capitalismo non ha come prospettiva la decrescenza di una curva discendente delle letture dell’idrometro, ma la catastrofe della rotta”. E qui ricicciano i “poteri forti” e il loro grande salto avvenuto con la globalizzazione dell’economia, con la moltiplicazione delle grandi multinazionali e con la nascita di strutture sempre più importanti come le agenzie di rating di cui sentiamo parlare continuamente in televisione, che con le loro valutazioni possono determinare terremoti politici e finanziari e, soprattutto in Italia, valutare la disponibilità economica di un Paese e dunque condizionare i tassi di interesse sul debito pubblico. E, per non farci riflettere, ecco apparire Virus, spauracchio dell’intera umanità!

Gigino A Pellegrini & G el Tarik

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crollo-roccia-amantea-1080x671Se vedi il nostro riflesso

sulla storica collina ricoperta di massi,

beh, la frana ci porterà giù!

Oh, la frana lo farà!

La deformazione e l'instabilità del suolo rappresentano globalmente uno dei pericoli “naturali” (si fa per dire) più notevoli e diffusi in Calabria. Le frane, in particolare, sono riconosciute come uno dei rischi geologici più dannosi, per entità, impatto su infrastrutture e impianti, interventi di trasformazione dell'ambiente naturale da parte degli uomini e numero di vittime, registrando ogni anno gravi danni, in termini di costi diretti e indiretti.

Negli ultimi 50 anni, i sogni ricorrenti degli amministratori di una cittadina storica, come Amantea sulla costa tirrenica, avrebbero dovuto consigliare lor signori che, una frana in un sogno suggerisce che si dovrebbe lavorare sulla propria stabilità mentale ed emotiva e sulla propria paura del cambiamento. Hanno certamente sognato di essere sporchi, eufemisticamente, di terra, questo avrebbe dovuto indicare loro che non stavano e non stanno operando secondo principi morali. Essere ricoperti di “terra” durante una frana potrebbe significare povertà in tutti i suoi significati. Rigirarsi nella sporcizia di una frana dovrebbe essere allertante per la popolazione che ci sono intrighi e complotti contro di essa. Se poi qualche residente dovesse trovarsi lo sporco della frana entrare nella propria casa, i significati potrebbero essere due: affari sicuri o situazione disastrosa. Se poi la popolazione avverte di essere bloccata nella sporcizia proveniente da una frana, questo dovrebbe suggerire che la salute e il benessere sociale potrebbe essere in pericolo. Annegare nella sporcizia, viene lasciata alla libera interpretazione della stessa popolazione. Tornando alla realtà di questi giorni. Il potenziale del danno da frana ad un sistema viario, ad esempio, può essere valutato considerando l'esposizione delle strade a diversi livelli di pericolo di frana e la vulnerabilità delle strade, non solo, ai conseguenti danni.

Gigino A Pellegrini & G el Tarik

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