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Ecco la buona Chiesa del domani

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Le Chiese di Napoli e della Campania si sono riempite di fedeli e di amore .

Tanti i pranzi di solidarietà della Comunità di Sant'Egidio.

Ieri 25 dicembre nella Basilica dei Santi Severino e Sossio, erano oltre 350 i poveri che hanno festeggiato il Natale in città assieme al cardinale Crescenzio Sepe: anziani soli, senza fissa dimora, disabili, stranieri, famiglie rom, persone sole che il giorno di Natale hanno trovato una famiglia più larga attorno a cui stringersi.

Sempre nella giornata del Natale altri pranzi ci sono stati nel Rione Scampia nella chiesa dei padri Redenzionisti (100 poveri), a Fuorigrotta nella chiesa di S. Antonio Ardia (80 poveri), nel centro storico nella chiesa di Nicola al Nilo (80 poveri) e a Largo Regina Coeli (22 poveri), nel centro Oasis del quartiere San Giovanni a Teduccio con 100 poveri, ad Aversa nella chiesa di S. Anna (80 poveri).

Ancora cena e festa negli istituti per anziani a Napoli e nel quartiere Barra con 87 persone e nella Scuola di Lingua e cultura italiana, sempre al centro storico, con 350 immigrati.

Ecco questa è la strada vera della solidarietà praticata e non soltanto parlata.


«L'invito al pranzo è stata una buona notizia e ha dato dignità a chi lo ha ricevuto: tutti sono chiamati per nome e ciascuno ha avuto un regalo personalizzato -

È il segno di un'amicizia- sottolinea la Comunità di Sant'Egidio – che dura tutto l'anno, con tante visite che trasformano le giornate di chi è solo e senza prospettive».

Ora speriamo che le chiese diventino ogni giorno luogo di incontro e di solidarietà vissuta .

Oltre 500 i volontari provenienti da vari luoghi della Campania e che hanno partecipato ai pranzi. Tra questi anche alcuni migranti provenienti dal Gambia, dal Mali e dal Senegal.

Dice Antonio Mattone, della Comunità di Sant'Egidio: «Il Natale ci parla di una famiglia che non ha trovato posto e noi vogliamo pensare a tutti quelli che non hanno un posto nella nostra città, chi ha perso la casa, chi vive per strada, agli anziani mandati via da casa propria e finiti negli istituti e nelle case di riposo, ai rom che vivono nei campi al freddo e senza servizi.

Per questo in alcuni luoghi della città abbiamo allestito pranzi e feste, per essere vicini a gente sola che non sa come festeggiare il Natale, e si è ritrovata in una famiglia più larga dove l'amicizia che viviamo ogni giorno con i poveri diventa più gioiosa e luminosa, proprio perché è Natale.

Il pranzo di Natale fatto in chiesa è un po’ un presepe moderno dove brilla la bellezza della festa con i poveri e dove si confonde chi serve e chi è servito.

Questi pranzi ci parlano di futuro, di un mondo senza fame e senza solitudine, un mondo di unione di cui c'è tanto bisogno, anche a Napoli».

Ora speriamo che il Natale non sia solo una festa annuale ma quotidiana. E si che sarebbe Natale!

Redazione TirrenoNews

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