La mafia, non è soltanto una banda di delinquenti di periferia.
La mafia ha , infatti, minimizzato la sua dimensione violenta.
Si ammanta di cultura, di istituzioni che detengono un potenziale coercitivo, di tradizioni massoniche e di liturgie religiose.
E così nel comune sentire la mafia è divenuta ogni forma di violenza e di ingiustizia inaccettabile.
Per questo spesso si parla di immaginario mafioso
Una delle prime descrizioni (la prima di un certo rilievo) del fenomeno fu nel 1837 in un documento redatto in Sicilia dal funzionario del Regno delle Due Sicilie Pietro Calà Ulloa, che a proposito del fenomeno scrisse:
«Ci sono in molti paesi delle fratellanze, specie di sette che diconsi partiti, senza riunione, senza altro legame che quello della dipendenza da un capo, che qui è un possidente, là un arciprete. Una cassa comune sovviene ai bisogni, ora di fare esonerare un funzionario, ora di conquistarlo, ora di proteggerlo, ora d'incolpare un innocente... Molti alti magistrati coprono queste fratellanze di una protezione impenetrabile".[6]» |
Ora è notorio che la mafia si è largamente infiltrata nella politica e nell’economia, dando prova di . una professionalità straordinaria nelle attività di mediazione, nel dirimere o sedare controversie, nel facilitare affari, tra mondi e interessi diversi.
Un elemento che ci accomuna è che la mafia, se c’è, è altrove. Non da noi.
E questo assunto è talmente reale che qualcuno dice che ci si deve sentire offesi se viene nominata la commissione di indagine che interessi il nostro comune.
Nessun timore ed un po’ di pazienza se la mafia non c’è non la troveranno…