Riprende la fuga dei risparmi degli italiani all’estero, ma questa volta, secondo l’analisi condotta da Bankitalia, la motivazione sta non nel tentativo di sottrarre i risparmi al peso fiscale cercando rifugio in un conto offshore, ma sta piuttosto nel bisogno di cercare fonti di rendimento maggiori rispetto a quelle che vengono offerte tramite i sistemi maggiormente utilizzati negli anni della crisi (maggiori dettagli su http://societaoffshore.org/conto-offshore).
Infatti se fino a metà del 2014 il saldo tra investimenti italiani all’estero e quelli casalinghi era decisamente in negativo, ora la situazione si è capovolta. Il rapporto pubblicato dagli analisti di palazzo Kock infatti parlano di mera esigenza di poter sfruttare meglio i risparmi, spostando i capitali laddove i rendimenti sono più interessanti.
Da qui la scelta di disinvestire o non rinnovare gli investimenti in titoli di Stato italiani ed obbligazioni bancarie, dai rendimenti sempre meno allettanti, per spostare i soldi su fondi comuni di investimento, con una netta preferenza accordata a quelli di diritto estero. Qui infatti la questione del patriottismo deve rimanere ben separata dalla pura convenienza, e chi investe sa bene che si deve scegliere il miglior gestore, senza lasciarsi prendere dall’amor patrio.
Nel report gli analisti di Bankitalia hanno anche specificato che per quanto riguarda gli investimenti che sono andati all’estero da parte degli italiani residenti in Italia, si può parlare soprattutto di “ricomposizione del portafoglio volta a conseguire una maggiore diversificazione e rendimenti più elevati. Tali investimenti possono tuttavia ricondursi anche al limitato sviluppo del mercato azionario nazionale e delle obbligazioni societarie”.
Le cause sarebbero diverse, ma tutte riconducibili al perdurare degli effetti del Quantitative Easing, il quale avrebbe portato le banche a fare meno prestiti obbligazionari, mentre la depressione dei tassi di deposito presso la Bce per stimolare la circolazione di liquidità avrebbe reso i titoli di Stato tutt’altro che ambiti.