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baniereRiprende la fuga dei risparmi degli italiani all’estero, ma questa volta, secondo l’analisi condotta da Bankitalia, la motivazione sta non nel tentativo di sottrarre i risparmi al peso fiscale cercando rifugio in un conto offshore, ma sta piuttosto nel bisogno di cercare fonti di rendimento maggiori rispetto a quelle che vengono offerte tramite i sistemi maggiormente utilizzati negli anni della crisi (maggiori dettagli su http://societaoffshore.org/conto-offshore).

Infatti se fino a metà del 2014 il saldo tra investimenti italiani all’estero e quelli casalinghi era decisamente in negativo, ora la situazione si è capovolta. Il rapporto pubblicato dagli analisti di palazzo Kock infatti parlano di mera esigenza di poter sfruttare meglio i risparmi, spostando i capitali laddove i rendimenti sono più interessanti.

Da qui la scelta di disinvestire o non rinnovare gli investimenti in titoli di Stato italiani ed obbligazioni bancarie, dai rendimenti sempre meno allettanti, per spostare i soldi su fondi comuni di investimento, con una netta preferenza accordata a quelli di diritto estero. Qui infatti la questione del patriottismo deve rimanere ben separata dalla pura convenienza, e chi investe sa bene che si deve scegliere il miglior gestore, senza lasciarsi prendere dall’amor patrio.

Nel report gli analisti di Bankitalia hanno anche specificato che per quanto riguarda gli investimenti che sono andati all’estero da parte degli italiani residenti in Italia, si può parlare soprattutto di “ricomposizione del portafoglio volta a conseguire una maggiore diversificazione e rendimenti più elevati. Tali investimenti possono tuttavia ricondursi anche al limitato sviluppo del mercato azionario nazionale e delle obbligazioni societarie”.

Le cause sarebbero diverse, ma tutte riconducibili al perdurare degli effetti del Quantitative Easing, il quale avrebbe portato le banche  a fare meno prestiti obbligazionari, mentre la depressione dei tassi di deposito presso la Bce per stimolare la circolazione di liquidità avrebbe reso i titoli di Stato tutt’altro che ambiti.

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bankEntro il 2021 saranno circa 3 miliardi gli utenti nel mondo a fare un uso abituale del digital banking.

Al tradizionale sportello bancario i clienti preferiranno l'accesso tramite smartphone, tablet o pc.

I segnali dell'evoluzione del sistema digitalizzato sono già molto chiari come dimostrano i numeri. Quest'anno infatti l'uso dei dispositivi di ultima generazione, utilizzati per operazioni bancarie, ha visto una crescita pari al 53%, segno preciso che i clienti di una banca sfruttano tutte le opportunità che il digital banking offre loro.

Sempre più utenti scelgono di possedere un conto bancario on line, oppure sfruttano le opportunità tecnologicamente avanzate offerte dai conti tradizionali fra cui spiccano le app e gli accessi on line per eseguire ogni tipologia di operazione.

 

Le operazioni bancarie si sviluppano nel segno dell'immediatezza e l'accesso ai locali di una banca è previsto soltanto per ritirare soldi dal bancomat o cambiare un assegno.

Oggi la scelta del conto corrente al quale affidare i risparmi è facilitata dalla presenza in rete di strumenti di nuova generazione, i cosiddetti comparatori on line fra cui spicca www.qualeconto.net che al digital banking dedica una guida dettagliata, corredata di schede specifiche e informazioni sui servizi.

La portata dello sviluppo del digital banking è contenuta in un rapporto reso noto dalla Juniper Research, che traccia i contorni della crescita e sottolinea come il fenomeno continuerà a crescere soprattutto fra le banche che sapranno offrire servizi sempre più rapidi.

Le banche dovranno concentrarsi sempre di più sull'offerta di servizi on line se vorranno essere competitive sul mercato per contrastare l'ampia concorrenza.

 

Uno sviluppo che dovrà seguire regole ben precise soprattutto in tema di sicurezza ed efficienza.

I conti correnti dovranno infatti essere messi al sicuro da possibili attacchi informatici.

Le banche, così come ogni altra realtà digitalizzata, stanno sviluppando nuovi sistemi di controllo e sicurezza grazie anche all'utilizzo di protocolli di nuova generazione fra cui spicca il Blockchain, un sistema concatenato a blocchi.

 

Definito come una sorta di algoritmo inattaccabile il Blockchain prevede per ogni transazione l'approvazione da parte del 50% più uno dei nodi della catena a blocchi, che lo compone, quindi è in grado di generare sicurezza, rendendo molto più semplice lo sviluppo delle banche informatizzate.

Il database che il sistema Blockchain genera è formato da più utenti, identificati come nodi, ed è in grado di cancellare molti dei rischi nei quali può incappare un database centralizzato.

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depositoCon i tassi di interesse così bassi non si sa più dove depositare i proprio risparmi. I conti correnti danno un interesse pari a zero, mentre gli investimenti presuppongono un certo livello di rischio.

La soluzione ideale per molti può essere quella del conto deposito, e cioè un conto che fornisce un rendimento certo anche se non alto e senza dover correre nessun rischio. Nella realtà non è un conto e quindi non va incontro ai costi di gestione propri di un conto corrente. Ma come fare a scegliere il miglior conto deposito? C’è un sito internet che li mette a confronto. Tassi, tempi, e somme impiegate sono le variabili in base alle quali scegliere la soluzione migliore per ogni esigenza.

I tassi di interesse

Diciamo subito che i tassi di interesse offerti dai conti di deposito oggi non sono paragonabili a quelli del recente passato. Fino a pochi anni addietro le politiche monetarie restituivano tassi di interessi molto più alti di quelli attuali e ciò si rifletteva su tutto, anche sui rendimenti dei conti deposito. Oggi esistono ancora ottimi conti deposito che possono offrire rendimenti che vanno dall’1% al 2,5%. Niente quindi di eccezionale rispetto al passato ma è anche vero che sui conti correnti i tassi sono pari a zero e con le spese di gestione i risparmi diminuiscono invece che crescere.

Il panorama

Rendimax Family Top offre il 2,60% lordo se si vincolano le somme per 5 anni e non richiede grandi cifre visto che si può iniziare anche con un versamento di 1000 euro.

Conto Arancio offre il tasso loro dell’1,20% a chi decide di vincolare le somme per 12 mesi, e lo 0,40% per chi vuole un normale conto bancario, con somme disponibili e piena operatività del conto.

Findomestic offre un tasso di interesse dell’1,50% sulle somme depositate. Al superamento della soglia dei 10 mila euro il rendimento dell’1%.

Che banca offre 3 tassi di interesse: 0,50%, per chi vincola i risparmi per 3 mesi, 0,70% per chi vincola i risparmi per 6 mesi e 1% per vincoli di 12 mesi.

ContosuIBL libero offre un tasso lordo dell’1,25% per somme fino ad un milione di euro e tassi maggiori per chi intende vincolare i propri soldi.

Banca Mediolanum permette di svincolare i propri soldi in qualsiasi momento e permette di scegliere tra remunerazione posticipata e anticipata.

Come scegliere?

Come detto gli strumenti sono tutti validi e la scelta deve ricadere sul conto deposito più adatto alle proprie esigenze. Tra i fattori da analizzare per effettuare la scelta è importante capire se posso utilizzare le somme o riesco a svincolarle, se necessito di una rendita anticipata o posticipata, se voglio un conto deposito puro o ho bisogno di una operatività anche minima.

Definite queste esigenze preliminari la scelta può essere concentrata sui conti deposito su misura in base alle proprie esigenze discriminando in base alle somme disponibili, il tempo per il quale si possono vincolare e ai tassi.

Vincolare le somme o tenerle libere?

Anche in regime di tassi di interessi a zero è pur sempre necessario difendere i propri risparmi dall’inflazione. Il conto deposito risulta essere un prezioso strumento sia come difesa del capitale dall’inflazione sia in un’ottica di rendimento, seppur minimo, del capitale stesso. Se si cerca di massimizzare il proprio capitale è allora preferibile un conto vincolato che tendenzialmente offre tassi di interesse superiori a un conto libero. L’orizzonte temporale ottimale è quello dei 18 mesi perché è un periodo non troppo lungo per il quale vincolare le somme ed anche per capire qual è l’andamento dei tassi sul mercato.

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