Riceviamo e pubblichiamo.
Ho appena letto sul portale Tirreno News, un articolo, peraltro non firmato, che conteneva uno strano mix giuridico-medico, per la verità un po’ sconclusionato.
Mi perdoni l’anonimo estensore, ma non mi è sembrato un grande esperto di diritto costituzionale, neanche di diritto internazionale per la verità, ma soprattutto non eccelle nella materia della infettivologia e, men che mai, nella specialistica epidemiologica.
In realtà ciò che traspare, dalle parole del nostro signor X, è paura, la sua personale naturalmente, ma al contempo, la necessità di diffonderla questa paura, in modo da giustificare la propria magari. Veniamo ai fatti denunciati e che una ipotetica congiura del silenzio, ordita da chissà chi e fortunatamente sventata da un giornalista coraggioso, assai più dei colleghi nelle giungle asiatiche o nei deserti arabici, manterrebbe nascosti.
Parlo da medico e pertanto con una certa cognizione di causa, anche perché da una dozzina di anni quelle zone del mondo, da cui proviene buona parte di quei disperati, di cui parla l’articolista, le conosco bene dato che vi opero, grazie anche alla generosità di tanti cittadini di Amantea.
Il nostro signor X parla di un caso di AIDS tra i profughi presenti in un Centro di accoglienza. Ebbene, tralasciando la confusione tra AIDS e sieropositività all’HIV, che è parte dell’ignoranza di chi scrive (absit iniuria verbis, ignoranza è di colui che ignora, che non sa, come me ignorante nell’arte delle costruzioni ad esempio), se così fosse saremmo di fronte ad un caso davvero fortunato. Solo uno chiederei, considerando, dati statistici alla mano, che purtroppo ad Amantea, tra i residenti ce ne dovrebbero essere diversi, ma sono bianchi però.
E la scabbia allora? Direi che è una fortuna che nel Centro di accoglienza ci sia una presenza costante di Medici, che l’Azienda Sanitaria ha voluto, perché la tutela della salute pubblica, migranti compresi, anche se non bianchi, è considerato bene primario.
Una volta tanto bisognerebbe dire “Brava ASP!”. Quindi se arrivassero migranti con la scabbia, sarebbero individuati e trattati (non abbattuti) assai rapidamente. Ma c’è di più, c’è la TBC, per la verità solo ventilata dal nostro amico, ma io, al posto suo evocherei pure la malaria (qualcuno in passato lo ha già fatto, salvo poi far rientrare l’allarme quando qualcun altro gli ha spiegato che non è malattia contagiosa), la dissenteria, la febbre gialla, la peste nera, qualche altra cosa di diverso colore e infine “il ginocchio della lavandaia”.
Cito Jerome Klapka Jerome e “Tre uomini in barca (per tacer del cane)” e non la Costituzione Americana, forse è meglio. Ma meglio sarebbe tacere su ciò che non si conosce, meglio sarebbe tacere e non denunciare colpe del sistema, quando spesso il colpevole lo potremmo individuare guardando uno specchio, meglio sarebbe guardare dentro di noi per scoprire se davvero pensiamo di appartenere ad un’altra razza.
Perché io non appartengo alla razza bianca, nemmeno a quella nera, alla rossa o alla gialla, io e te caro amico che hai paura, apparteniamo alla razza umana.
Ed assai più pericolosa di un acaro o di un virus, c’è una malattia, lei assai contagiosa e difficile da eradicare. Si chiama razzismo.