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Andrea Marchese

Tecnico Informatico. Vivo e lavoro a Reggio Emilia, dove tento di costruire un futuro familiare e professionale.
Appassionato di Informatica e Tecnologia, amo e non dimentico il mio paese, Amantea, il mare e tutti gli amici e non, conosciuti ed incontrati durante il mio percorso di vita.
Ex collaboratore di "Calabria Ora" e de "La Provincia Cosentina".
Realizzatore, Webmaster e Giornalista (con il poco tempo rimasto) del portale TirrenoNews.Info (già Amantea.Net).

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Ritirava la pensione del marito morto ben 21 anni fa. In questo modo, secondo i carabinieri, avrebbe truffato lo Stato per 151 mila euro. Con l'accusa di truffa aggravata e continuata ai danni dello Stato, i carabinieri di Posillipo hanno arrestato a Ercolano, Teresa S., di 74 anni, ora ai domiciliari. Già 266 gli arresti. L'operazione è uno sviluppo delle indagini sulle false invalidità che hanno già portato all'arresto di 266 persone ed al sequestro di beni per 10 milioni di euro. I carabinieri della stazione di Posillipo, che nel corso di accertamenti si erano resi conto che qualcosa non quadrava sulla pensione di invalidità di un uomo di Ercolano, hanno predisposto un servizio di osservazione e di controllo nell'ufficio postale al corso Resina di Ercolano. durante il servizio hanno sorpreso la donna che vi si era recata per ritirare la pensione di invalidità del marito, morto il 28 giugno 1991. La somma indebitamente sottratta allo Stato è stata calcolata in 151.000 euro. Dopo l'arresto, a parziale ristoro del danno causato, i militari dell'Arma hanno sottoposto a sequestro un immobile di 120 metri quadrati a Ercolano con annesso terreno di circa 1.000 metri quadri e la somma appena ritirata all'ufficio postale, 1.250 euro

Fernanda Gigliotti del Gruppo 25 Aprile del Partito Democratico chiarisce che: “Alfredo D’Attore non mi ha mai chiesto di ritirarmi dalla primarie, così come nessuno dei sindaci e dei coordinatori dei circoli del PD della provincia di Catanzaro hanno chiesto a lui di candidarsi. La sua candidatura è un’impostura politica ed è un furto per la democrazia calabrese. E’ un’impostura perché dietro il tentativo di farla passare come un suo personale sacrificio si nasconde chi, travestito da arbitro, ha fatto di tutto per far vincere una squadra, fino ad indossarne la maglia e a segnare il “goal decisivo” a Catanzaro, come a Reggio. Tutto questo dimostrando scarsa considerazione per la classe dirigente che in quei territori lavora, che il territorio conosce ed apprezza e per tutti i calabresi che hanno il diritto di essere rappresentati da donne ed uomini che abbiano radici forti nella terra di Calabria. E’ un furto per la democrazia perché la sua candidatura è l’ennesimo “tombino” in cui far cadere la rappresentatività dei calabresi. E non è possibile parlare di democrazia e di confronto aperto, se ci si affronta senza lealtà partendo da posizioni ben diverse, una delle quali nettamente più debole e svantaggiata rispetto all’altra. E’ vero invece che Alfredo D’Attorre ha dichiarato “di essere contrario che con un voto si eliminassero persone che erano candidate”. E difatti ha accuratamente evitato di applicare il regolamento per la selezione dei candidati, proponendo la rosa che più gli è stata funzionale e che dovrebbe anche consentire una graduale e naturale defezione. Come del resto è già accaduto nella compagine maschile, nella quale è sopravvissuta solo quella del sindaco di Amaroni Arturo Bova. L’art. 4 comma 3 e 4 prevedeva infatti, che “Le rose dei candidati devono rispettare il principio della parità di genere e rispondere a criteri di radicamento territoriale, proiezione nazionale, competenza e apertura alla società” e “qualora le candidature proposte eccedano il doppio delle posizioni complessivamente assegnate a ciascun ambito provinciale/ territoriale, nel rispetto della parità di genere e del pluralismo, la Direzione provinciale/ territoriale decide a maggioranza dei votanti la composizione della rosa delle candidature entro il tetto indicato.” Se questo regolamento fosse stato applicato, il primo a dovere essere eliminato dalla rosa dei candidati sarebbe stato proprio Alfredo D’Attorre la cui candidatura non risponde al primo ed essenziale criterio cui le primarie stesse si ispirano: IL RADICAMENTO TERRITORIALE. La mia canditura, quindi, resta in piedi malgrado tutto ciò poiché spero che le primarie democratiche di sabato, malgrado il tentativo di farle restare una cosa per pochi intimi, possano essere un momento di grande partecipazione, e possano ridare fiducia al nostro elettorato. Anche perché il 24 febbraio non ci saranno le preferenze, ma i voti calabresi conteranno comunque e siamo curiosi di capire come sarà spiegato a Roma un risultato magari più “debole” di quello atteso, dovuto a candidati che la Calabria non conosce e che della Calabria ignorano tutto o quasi. Fernanda Gigliotti Candidata alle Primarie per la selezione dei Parlamentari del 29 dicembre per la Provincia di Catanzaro

Catanzaro. Continua l'inchiesta della Procura di Catanzaro sulla gestione dell'agenzia nel periodo precedente al 2010. Le decisioni dei manager avrebbero creato danni economici. Somme di denaro per complessivi 500 mila euro sono state sequestrate ad ex dirigenti dell'Arpacal nell'ambito dell'inchiesta della Procura di Catanzaro sulla gestione dell'agenzia nel periodo precedente al 2010. Il provvedimento di sequestro è stato emesso dal Procuratore della Repubblica, Vincenzo Antonio Lombardo, e dai sostituti Gerardo Dominijanni e Domenico Guarascio. I militari della Guardia di finanza e del nucleo investigativo sanità e ambiente (Nisa) hanno provveduto ad eseguire i sequestri. L'accusa sostiene che i provvedimenti adottati dagli ex sette dirigenti ha provocato un danno economico all'agenzia regionale per l'ambiente. Nell'inchiesta della Procura sono indagate una decina di persone e riguarda complessivamente la gestione dell'Arpacal negli anni precedenti al 2010. Negli atti è confluita anche la relazione di un ispettore del ministero dell'Economia, Giovanni Logoteto, che ha riscontrato una serie di irregolarità nell'attribuzione di incarichi, nell'erogazione di fondi e nell'espletamento di selezioni per progressioni verticali di carriera. Le indagini hanno avuto inizio dopo una serie di esposti relativi al concorso pubblico per dirigente amministrativo dell'Arpacal ed al conferimento dell'incarico di responsabile di struttura semplice avvenuti nel 2008.(IlCorrieredellaCalabria). Aggiornamento Uno dei sette ex dirigenti ha tentato in extremis di evitare il sequestro. Appena appresa la notizia dell'attività in corso, si è precipitato in banca. Raggiunto il direttore nella sua stanza gli ha detto che voleva chiudere immediatamente il suo conto. Peccato, però, che nell'ufficio del direttore era già presente un maresciallo della finanza in borghese che dopo essersi presentato all'ignaro indagato gli ha notificato il provvedimento con cui erano stati appena sequestrati 56mila euro.
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