La Consulta ha giudicato inammissibile il ricorso presentato dal Pd sulle procedure di approvazione della manovra.
Dopo avere cantato “Balla ciao” fuori dal Parlamento, i democratici hanno presentato ricorso alla Consulta
per la violazione dell’articolo 72 della Costituzione , il quale prevede “l’esame di una Commissione e poi della Camera stessa, e l’approvazione articolo per articolo per ogni disegno di legge”.
Articolo che non sarebbe stato rispetto al Senato secondo gli esponenti del Pd.
Di qui la decisione di procedere al ricorso, una mossa sbagliata in partenza perché il Pd, non essendo un organo dello Stato ma un partito politico, non è soggetto idoneo a rivolgersi alla Corte costituzionale.
Cosa ha detto la Consulta
“La contrazione dei lavori per l’approvazione del bilancio 2019 – osserva la Corte Costituzionale – è stata determinata da un insieme di fattori derivanti sia da specifiche esigenze di contesto sia da consolidate prassi parlamentari ultradecennali sia da nuove regole procedimentali”.
Tutti questi fattori “hanno concorso a un’anomala accelerazione dei lavori del Senato, anche per rispettare le scadenze di fine anno imposte dalla Costituzione e dalle relative norme di attuazione, oltre che dai vincoli europei”.
In queste circostanze, la Consulta “non riscontra nelle violazioni denunciate quel livello di manifesta gravità che, solo, potrebbe giustificare il suo intervento”.