Conoscete tutti, amici miei carissimi, il detto calabrese. Non c’è bisogno che io ve lo traduca. Il detto si dice di chi si infila in ogni discussione, di chi è un incallito presenzialista che non si lascia sfuggire l’occasione di essere sempre presente. Colui il quale ha queste caratteristiche viene paragonato al prezzemolo, pianta aromatica per eccellenza, che le nostre donne usano sempre in cucina, in abbondanza, e si mette in quasi tutte le pietanze. Ecco, Giuseppe Conte, Presidente del Consiglio dei Ministri dimissionario, come u petrusinu, presente in tutto. Ha occupato Palazzo Chigi per quasi tre anni senza passare per prima neanche dalle elezioni. E’ stato estratto dal cilindro di un comico di nome Beppe Grillo ed è stato catapultato a Roma per fare il Presidente del Consiglio. Per un anno ha governato insieme alla Lega di Matteo Salvini. Per un altro anno con il Pd di Zingaretti e a Leu di Fratoianni. Voleva governare fino alla scadenza della legislatura con i voltagabbana, con i responsabili, con i costruttori. In Parlamento si è rivolto a loro col grido disperato:- Aiutatemi! Salvatemi! Sono pronto a voltare pagina!- Il grido è stato accolto ma pochi sono stati i Senatori che lo hanno seguito. Non sono stati sufficienti per salvargli la poltrona. Alla fine si è dovuto dimettere. Ma non ha nessuna intenzione di ritornare al travaglio usato, a fare il Professore all’Università. Vorrebbe essere nominato almeno Ministro del nascente governo Draghi. La scorsa settimana si è presentato in televisione non nella più sobria sala di Palazzo Chigi ma in Piazza Colonna. Un tavolino farcito di microfoni e tanti giornalisti accalcati a debita distanza e ha fatto sapere Urbi et Orbi che lui ancora c’era e che ci sarebbe ancora stato: - Io ci sono, io ci sarò – e ha cercato di mettere pressione a Draghi nella scelta dei componenti del nuovo governo. Il Presidente dimissionario conosce bene la Costituzione Italiana, è un Professore di Diritto. Conosce certamente l’art. 92, il quale al secondo comma così recita:- Il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei Ministri, e, su proposta di questo, i Ministri -. Caro Conte, quindi, per essere nominato Ministro non basta la tua disponibilità, dovrai essere preposto prima da Draghi e poi l’approvazione del Capo dello Stato. Stai tranquillo, stai sereno, non ci sarà nessuna proposta. Ma Conte non si dà per vinto. Vuole tornare in Parlamento al più presto, forse a Montecitorio a fare il Deputato. Si è dichiarato pronto a correre alle elezioni suppletive di Siena come candidato di tutto il centro sinistra e del M5S per il seggio lasciato libero da Padoan. Ma la sua eventuale candidatura agita le acque dei Dem. Che bel prezzemolino! Da Premier in un terzo Governo coi Voltagabbana a potenziale Ministro nel nuovo Governo Draghi. Niente di tutto questo. Allora Candidato Sindaco di Roma. Non ha fatto i conti con la Sindaca uscente Virginia Raggi che non intende fare un passo indietro. Allora almeno candidato alle prossime elezioni suppletive della Camera a Siena. Vedremo. Petrusino in ogni minestra. Quel che è certo non vuole mettersi da parte, non vuole sparire, non vuole cadere nell’oblio. Non vuole tornare a fare il Professore. Per non rischiare di essere una meteora della politica è pronto a correre per qualsiasi poltrona. Mi hanno detto che la Parrocchia della Madonna delle Grazie di San Pietro in Amantea ha messo a concorso la carica di sagrestano. Stipendio non molto alto. Vitto, alloggio, lavatura, imbiancatura e stiratura gratis. Se vorrà concorrere sono pronto a dargli tutte le informazioni. Non finirà certamente nell’oblio. Ancora oggi noi ricordiamo con tanto affetto il caro e indimenticabile sagrestano Cumpà Stefano Sconza. Occuperà onorevolmente il suo posto, ma non sarà, mi dispiace, Onorevole.