Avete mai sognato un uomo alle prese con una inestricabile confusione; una tragedia senza cattivi, dove tutto porta verso un groviglio di violenza e ad un tuffo a capofitto giù dal mondo?Cadere e precipitareè fonte di grande spaventoe riflette ansie e paure rispetto a qualcosa che nella vita ha assunto una posizione “elevata” o che sta sfuggendo al suo controllo.
Vivere oggi è vivere quello che era un sogno. Come la poesia di Rimbaud : “Il Battello ebbro”. Fuori di ogni nozione usuale di tempo e di spazio, al di là di ogni limite di verosimiglianza, il sogno intrapreso conduce l’uomo alla scoperta del vuoto.
Lo stesso uomo, nel tentativo di barcamenarsi in questo mondo diretto da pochi, così instabile e per nulla rassicurante, può provare vari metodi per capire, incluso quello di procedere per tentativi ed eliminazione di errori, Come avrebbe suggerito il filosofo Karl Popper!
Utilizzando quest’ultimo metodo, una persona potrebbe, innanzitutto, conoscere come funziona la disumanizzazione, e se necessario cercare di capire la sua importanza.
Quindi, per dare il via, a tutto questo si dovrebbe anche capire quale ruolo, la disumanizzazione ha avuto in quello che viene considerato il singolo evento più distruttivo nella storia umana: un virus chiamato “Corona” con i suoi preventivati tre miliardi di persone morte. Un genocidio sistematico. La disumanizzazione (l’arte di non trattare gli umani in quanto tali) ha reso possibile gran parte di questa immane carneficina.
I nazisti, per esempio, chiamavano gli Ebrei “ratti” Gli Hutu coinvolti nel genocidio in Ruanda chiamavano e chiamano i Tutsi “scarafaggi”; Pol Pot, a capo dei suoi khmer rossi, chiamava le sue innumerevoli vittime semplicemente “feccia”.
Tutti siamo cresciuti convinti, al di là di quello che si vede nei cinematografi, che è molto difficile, psicologicamente, uccidere un altro essere umano. Quando accade, potrebbe essere utile capire come pochi esseri umani riescono a superare le inibizioni, profonde e naturali che permettono loro di trattare altri esseri umani come animali selvatici, parassiti o predatori pericolosi. Forse la chiave sta proprio in questo, non riconoscere gli umani come umani.
Gigino A Pellegrini & G elTarik in collegamento da un buco nero.