Il 5 luglio 1950 ero ancora un ragazzo, avevo appena terminato gli esami di licenza media in Amantea, ma leggevo tre giornali al giorno. La radio a casa mia non era ancora arrivata. Le notizie più importanti ce le davano il Parroco Don Gabriele Muti, l’Ufficiale Postale Filiberto Lupi e il Prof. Giovanni Lupi. Loro e solo loro possedevano una radio. Quella di mio zio Stefano Sesti era stata fatta sigillare dopo la sua improvvisa morte. In paese arrivavano nell’edicola di Alfonso Policicchio due giornali: Il Tempo di Roma e l’osservatore Romano. A me, invece arrivavano tre giornali perché corrispondente: Il Giornale d’Italia, Il Popolo e Il Quotidiano di Roma (ora Avvenire). Quindi ero molto informato delle cose dell’Italia e del mondo. Ricordo quel giorno come fosse ieri. Il postino Don Alessandro Sesti mi consegnò i giornali arrivati nel pomeriggio e subito incominciai a leggerli. Intorno a me, ero in Piazzetta Margherita, si radunarono molti uomini tra cui Don Nicola Presta, la Guardia Municipale di San Pietro in Amantea. Mi strappò di mano i giornali e incominciò a leggere ad alta voce i titoli a carattere di scatola delle prime pagine in modo che tutti potessero udire:- Il bandito Giuliano ucciso in conflitto a fuoco coi Carabinieri. Il fuori legge è stato intercettato ed eliminato con delle raffiche di mitra- Queste erano le versioni ufficiali fornite dalle Forze dell’Ordine e queste erano le notizie che noi leggevamo sui giornali di allora. Sospetti, domande, perplessità, pettegolezzi, notizie contrastanti iniziarono subito a circolare. L’Europeo diretto da Arrigo Benedetti uscì con un articolo che fece un grande scalpore:- Di sicuro c’è solo che Giuliano è morto-. Il giornalista dell’Europeo sin dall’inizio ha sostenuto che la versione ufficiale della cattura e della morte del bandito di Montelepre faceva acqua da tutte le parti, avanzando l’idea che Giuliano fosse stato tradito e ammazzato nel sonno nella casa dell’Avv. Di Maria e poi portato nel cortile. La notizia si rivelò poi vera, Giuliano fu ucciso con un colpo sparato da suo cugino Pisciotta mentre dormiva. Pisciotta fece una brutta fine: avvelenato quattro anni dopo all’Ucciardone con un caffè alla strecnina. Mi fermo qui, leggo tutti i giornali di oggi 15 gennaio 2023, grazie ad Internet: Preso Matteo Messina Denaro. Il superlatitante preso dai Ros. Il bandito non ha opposto resistenza. Accendo la televisione e appaiono le immagini dell’avvenuto arresto. Le Istituzioni hanno esultato. Il Presidente del Consiglio Meloni ha preso un aereo di Stato e si è precipitato a Palermo. Ha reso omaggio alle vittime della mafia e si è poi congratulato coi Magistrati palermitani e con le Forze dell’Ordine. Ma come è avvenuta la cattura di questo superlatitante uccel di bosco per oltre trenta anni? Era in un day hospital di Palermo. Era in cura perché affetto da un tumore al colon. E’ lì che i Carabinieri, dopo aver circondato la clinica, lo hanno individuato e poi arrestato senza sparare un solo colpo di pistola. E’ finita così la lunga latitanza del mafioso di Castelvetrano. Ma le cose sono andate davvero così? L’unica cosa certa è che oggi Matteo Messina Denaro è in carcere ed è finita la sua lunga latitanza. Non potrà più fare del male. Oggi alla fine quello che conta è che è stato assicurato alla giustizia italiana l’ultimo dei mafiosi stragisti corleonesi.