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Nel fango cantano “Romagna mia!”

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Ancora piove insistentemente nell’Emilia Romagna causando danni ingenti alle cose e alla popolazione, ma la Procura non perde tempo, vuole trovare un colpevole e a Ravenna apre un fascicolo per omicidio colposo. Di chi la colpa se da diversi giorni piove a dirotto? Di tutti e di nessuno. Quindi rimbocchiamoci le maniche e cerchiamo di aiutare quelle persone che hanno perso tutto avendo avuto le loro case completamente allagate e gli agricoltori, disperati, che hanno perso gli attrezzi agricoli e gli animali e che hanno visto tutto il loro raccolto sommerso dalle acque e dal fango. Nella foto vediamo 4 soccorritori, forse sono i Vigili del Fuoco, che con un canotto mettono in salvo due persone. Siamo in mare? Siamo in un lago? No, siamo in un vigneto. Addio uva, addio mosto, addio vino. Non sono mancate le polemiche e le accuse. Anche nella tragedia gli schieramenti politici sono divisi. Salviamo ora le persone e le cose e quel poco che è rimasto, le polemiche e le diatribe le faremo quando tutto sarà tornato come prima. Perché sono sicuro tutto ritornerà come prima, forse ancora meglio di prima se saranno fatti i lavori necessari nei torrenti e nei fiumi e non si costruirà mai più lungo il corso dei fiumi che per la forza delle acque potrebbero tracimare e portare lutti e rovine. Ma quei campi allagati, quei vigneti e quei frutteti sommersi dal fango, quelle strade spezzate, quelle case danneggiate e invase dal fango ritorneranno ad essere come prima? Forse sì. I soccorritori ce la stanno mettendo tutta, notte e giorno, e la gente del luogo è convintissima che ritornerà al più presto a risplendere il sole. E alcune persone spalando fango in mezzo alla strada cantano “Romagna mia, senza di te non si può stare”. Dice bene Marina Corradi su Avvenire:- Hanno belle facce quei ragazzi generosi che spalano fango nelle strade, in cambio di niente-.

Guardando questa foto mi richiamano alla memoria alcune scene del film di Don Camillo e Peppone tratte dai libri di Giovannino Guareschi. Alluvione della Bassa e del Polesine, anno 1951. Peppone in barca nella piazza del paese che ascolta la predica di Don Camillo. Don Camillo, solo in chiesa completamente allagata, che si rivolge attraverso l’altoparlante posizionato sul campanile della chiesa, ai suoi parrocchiani in fuga dal paese completamente sommerso dalle acque. “Sono addolorato, sono vicino a voi. Non è la prima volta che il fiume invade le nostre case, un giorno però le acque si ritireranno e il sole ritornerà a risplendere. Sarà più splendente, i fiori saranno più belli, le discordie rmagnaaaasaranno dimenticate, cercheremo di sorridere e il nostro paese diventerà un piccolo paradiso in terra. Voi andate, io resto qui per salutare il primo sole che porterà a voi lontano, con la voce delle nostre campane, il lieto annuncio del risveglio”. Sono sicuro che il sole risplenderà ancora una volta su quelle terre tragicamente martoriate e dove oggi c’è tanta angoscia, paura, timore, disperazione, dolore e morte, il Signore della vita porterà amore, coraggio, speranza, pace e vita. Le case e le vie saranno ancora più belle, i campi con gli alberi più rigogliosi e pieni di frutta, e la gente più buona e più accogliente. Grazie soprattutto ai soccorritori, alle Forze dell’Ordine, alla Croce Rossa, alla Protezione Civile, ai tanti volenterosi volontari, ai mille e mille vicini di casa, che con vanghe, pale, scope in mano puliscono le strade coperte di fango, sgomberano cantine e scantinati, consegnano cibo, farmaci e coperte alla gente intrappolata in casa e non arrendendosi cantano a squarciagola: -Romagna mia, senza di te non si può stare-. Non si arrendono, Non si scoraggiano. Non protestano. Non inveiscono. Le polemiche le lasciano fare agli altri. Non hanno paura di niente. – Mandateci tanta acqua, fate delle strade fiumi e noi viaggeremo in canoa, inondateci le case e noi trasformeremo Rimini in Venezia-. Neppure questa devastante alluvione è riuscita a stoppare il sorriso e il buon umore della gente romagnola.

musica romagna 

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