Siamo abituati a violenze verso le donne. Difficile , quindi, aspettarsi che la moglie non cucini, non stiri e si rifiuti di fare le faccende di casa, e che in conseguenza il marito la denunci.
Parità di diritti e parità di doveri è quello che stabilisce l’art. 29, comma 2 della Costituzione italiana.
L’eguaglianza dei coniugi , infatti, è il principio su cui si fonda il matrimonio.
In base a tale principio marito e la moglie assumono gli stessi diritti e gli stessi doveri, concordano tra loro l’indirizzo della vita familiare, fissano di comune accordo la residenza della famiglia secondo le esigenze di entrambi e per l’effetto della loro unione, assumono dei doveri sia l’uno nei confronti dell’altra e sia verso i figli.
Ed è previsto che, in caso di disaccordo sulla fissazione della residenza o su altri affari essenziali, ciascun coniuge può rivolgersi al giudice, senza formalità, per chiedere di trovare una soluzione.
Così sembra aver fatto un 47 enne di Latina che ha chiamato i carabinieri perché la moglie, molto più giovane del marito, si rifiutava di fare i lavori domestici.
L'uomo, un 47enne, avrebbe denunciato diversi atteggiamenti della moglie: la donna da due anni lo avrebbe ripetutamente insultato, gli avrebbe negato l'accesso alla camera da letto e lo avrebbe costretto a vivere in una casa sporca.
Il sostituto procuratore Gregorio Capasso ha così deciso che ci sono gli estremi per configurare il reato di maltrattamenti in famiglia e ora la donna rischia una condanna da due a sei anni di carcere.
Ma non esiste il divorzio in Italia?