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Basilicata. La Magistratura gli decapita la Giunta e lui si dimette.

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Un atto di coraggio? O semplicemente la scelta di una opportunità per chiudere una vicenda che avrebbe creato fortissimi disagi a tutto un consiglio regionale ed ai partiti da loro rappresentati?

Le dimissioni sono quelle del Governatore della Basilicata De Filippo, presentate oggi ed inviate alla Presidenza del Consiglio Regionale, alla Corte d’Appello e alla Prefettura, dopo gli arresti domiciliari per gli assessori Viti e Mastrosimone e per il consigliere d'opposizione Pagliuca nell'ambito dell'inchiesta sui rimborsi truffa. Ecco la sua dichiarazione:

Ci sono momenti in cui le testimonianze sono importanti quanto la sostanza delle cose e la potenza di verità che hanno le parole; in questo tempo il primo esempio da dare è quello di affermare che la politica è una disponibilità di servizio agli altri, non una bramosia. Per questo, di fronte ad un’inchiesta che deturpa l’immagine della Basilicata, con ipotesi forse non penalmente gravi, ma umanamente odiose, ritengo giusto fare un passo indietro determinando, in questo modo, una stagione rinnovata per la Regione.

Una scelta che non vuole puntare l’indice nei confronti di quanti sono coinvolti dall’inchiesta, e men che meno rappresentare un’anticipazione di giudizio, ma che è figlia dell’accresciuta responsabilità a cui, per spirito di servizio, mi sento chiamato in questo tempo in cui le Istituzioni hanno un forte bisogno di credibilità. Lo stesso principio mi ha sempre mosso, ogni volta che ombre si potevano addensare su una vita ed un’educazione personale e familiare che nei limiti e nell’umiltà del mio agire si è sempre improntata al rispetto delle regole e all’inviolabilità della legge. E anche ora, la guida delle scelte è la consapevolezza che quando c’è la condivisione di un progetto, la scelta di chi debba attuarlo diventa un elemento secondario e funzionale solamente all’efficacia dell’azione, di cui la credibilità è parte importante.

Questa riflessione la offro ai lucani e ai colleghi consiglieri su cui si riverbererà la mia decisione. Sebbene lo scenario dell’inchiesta che riguarda la Basilicata sia ben diverso da quello che si è profilato in altre Regioni, sebbene le ipotesi, non mi stancherò mai di dirlo sentendomene testimone vivente, non siano certezze, anche in questa occasione riaffermo con forza la convinzione che altri possano portare avanti il lavoro con non meno impegno e dedizione di quanto ne ho offerto io e ne ha offerto questo Consiglio e di quanto, per quel che mi riguarda, ne continuerò ad offrire alla Basilicata, da privato cittadino o in qualsiasi altra veste. E il recupero del valore della credibilità dell’Istituzione lo ritengo un esigenza primaria, per cui vale anche la pena di soprassedere rispetto ad altre scelte di razionalizzazione e alleggerimento della governante pur di avere la serenità di non lasciare la Regione senza una guida forte, che consenta di affrontare tutte le difficili partite del momento.

Certo che altri porteranno avanti il lavoro, e assicurando che l’impegno dettato dal mio amore per la Basilicata non verrà mai meno, esprimo solo l’auspicio che tutte le energie della regione si concentrino su un progetto in favore dei lucani facendo prevalere la responsabilità sull’opportunismo, la proposta sulla contrapposizione. Ed è un appello che faccio con la forza che mi dà proprio la scelta di fare un passo indietro.

Peraltro come se non bastasse oltre ai domiciliari Viti, Mastrosimone e Pagliuca i giudici avevano disposto anche divieti di dimora (impossibilità di soggiornare a Potenza) per l’ Idv Antonio Autilio, il pidiellino Paolo castelluccio (appena tornato da Roma dove è stato grande elettore del presidente della repubblica), il pidiellino Mariano Pici, Alessandro Singetta del gruppo misto, l'Udc Agatino Mancusi, il socialista Raffaele Vita e il "fratello d'Italia" Mario Venezia. Il divieto di dimora ma nel comune di Valsinni è stato disposto anche per un ex consigliere regionale, Vincenzo Ruggiero, candidato per La Destra alle scorse politiche. Oltre alle misure cautelari personali sono stati disposti anche sequestri per un totale di178mila euro, per somme variabili dai 5mila ai 26mila, a carico degli stessi consiglieri e dell'Udc Franco Mollica (già condannato in primo grado due settimane fa nel processo scaturito dalla prima inchiesta sui rimborsi elargiti ai membri del parlamentino lucano), oltre agli ex consiglieri Antonio Potenza (Popolari Uniti), Antonio Tisci (PdL), e il socialista Innocenzo Loguercio.

Ma ch cosa avevano fatto? Niente di diverso dagli altri amministratori regionali, si erano pagati con fondi pubblici la sostituzione degli pneumatici e le spese per viaggi e vacanze (con parenti più o meno stretti) e poi tanti casi di alterazione di scontrini e ricevute: a piccole somme veniva anteposto un altro numero per moltiplicare di molte volte l'importo totale. In generale gli indagati si sono fatti rimborsare spese di ristorazione, anche non direttamente proprie, viaggi anche non fatti, consulenze non vere, lavori nelle loro case. Vi sono anche episodi di doppia presentazione delle ricevute a distanza di tempo. Ammonta a circa 170 mila euro la somma dei rimborsi illecitamente percepiti da assessori e consiglieri regionali della Basilicata così come accertato dall’inchiesta della Procura della Repubblica di Potenza come reso noto stamani dal Procuratore Laura Triassi. I provvedimenti restrittivi sono stati emessi per evitare l’inquinamento delle prove, che sarebbe stato tentato nelle settimane scorse.

Redazione TirrenoNews

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