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Un nuovo avviso di garanzia è stato notificato all’ex sindaco di Riace, Mimmo Lucano, nell’ambito di una inchiesta sul rilascio di alcune carte d’identità ad alcuni migranti ospiti dei centri di accoglienza che erano attivi nella cittadina del Reggino.

È stato lo stesso Lucano e confermare la notizia, evidenziando che l’inchiesta contesta fatti avvenuti nel 2016, quando avrebbe rilasciato due carte d’identità ad una donna eritrea e a neonato che aveva con sè.

Si tratta di madre e figlio inseriti nel programma di accoglienza che era attivo a Riace.

Lucano ha spiegato di avere rilasciato i documenti «dopo che la Prefettura aveva chiesto l’inserimento, con l’iscrizione nel registro anagrafico e il rilascio della carta d’identità necessaria perchè il bambino potesse ottenere un pediatra».

Nella contestazione ci sarebbe il fatto che il documento d’identità non potesse essere rilasciato per la mancanza del permesso di soggiorno, «ma in quel momento - ha spiegato Lucano - bisognava tutelare il diritto alla salute sancito dalla Costituzione e la carta d’identità era legata proprio a questo».

Lucano si è dichiarato «amareggiato», ma ha sottolineato che «rifarei tutto per non violare il diritto alla salute».

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Il passo di lato di Oliverio che rinuncia a candidarsi a governatore della Calabria dicono che sia dovuta non tanto al lavoro di Gratteri che ha fatto piazza pulita tra i soci di Oliverio( parliamo di Adamo, di Incarnato eccetera),ed ancora meno alle ripetute richieste di rinvio a giudizio sempre di Oliverio.

No! Oliverio annuncia il sostegno a Callipo per avere una: «Coalizione ampia contro il centrodestra a trazione leghista»

Ormai Ora la scelta del governatore Mario Oliverio di rinunciare alla ricandidatura e di sostenere Pippo Callipo alle prossime regionali è ufficiale.

Nella nota diffusa dalla coalizione che finora ha sostenuto la candidatura del governatore si legge – «La coalizione di centrosinistra ha condiviso ed accolto l’appello del segretario nazionale del Pd Nicola Zingaretti..

Questo pomeriggio il presidente Oliverio ha convocato la coalizione del centrosinistra per una valutazione partecipata sulla situazione politica alla luce dell’appello del segretario nazionale del Pd in merito alla necessità di costruire un ampio schieramento unitario delle forze democratiche e progressiste con l’obiettivo di contrastare e sconfiggere il centrodestra a trazione leghista.

La coalizione ha apprezzato lo sforzo unitario espresso da Zingaretti ed ha condiviso la successiva disponibilità ed apertura espressa dal presidente Oliverio nella dichiarazione di ieri. In particolare è stata fatta propria la preoccupazione del segretario nazionale del Pd in relazione alla necessità di non disperdere il lavoro positivo svolto dal Governo Regionale in questi anni e la necessità di proiettarlo nel futuro attraverso un progetto innovativo sostenuto da un ampio schieramento del centrosinistra e del civismo democratico».

«Inoltre – si legge in conclusione di comunicato, nel quale comunque non viene mai menzionato Pippo Callipo – la coalizione ha apprezzato le considerazioni di stima politica, istituzionale e personale manifestati da Zingaretti nei confronti di Mario Oliverio.

La coalizione, infine, ha condiviso la proposta del presidente Oliverio di dare vita nelle prossime ore al confronto necessario per valutare e costruire tutte le condizioni per rendere possibile la realizzazione di una coalizione ampia, forte e autorevole nell’interesse della Calabria e dei calabresi».

Insomma Oliverio ed il suo ufficio stampa continuano a tentare di prendere in giro i calabresi!

Una vergogna!

Ilquotidianodelsud

Nella foto: Lucano esprime solidarietà ad Oliverio indagato

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Ascoltato nella nuova udienza del processo a carico dell'ex sindaco il colonnello della Guardia di finanza Nicola Sportelli: «Rendicontate spese di carburante anche per 17mila euro»

Derrate alimentari in favore di soggetti privati, rendicontazioni manipolate per ottenere i rimborsi, e volontà di non seguire i correttivi suggeriti dai funzionari ministeriali.

 

 

È ruotata attorno a questi temi la nuova deposizione del colonnello della Guardia di Finanza Nicola Sportelli, test chiave dell’accusa al processo in corso a Locri contro Mimmo Lucano, l’ex sindaco di Riace che deve rispondere di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e truffa in relazione ai progetti di accoglienza.

In particolare, dalle intercettazioni esaminate in aula dal finanziere emerge come Lucano e l’imputata Cosimina Ierinò, segretaria dell’associazione Città Futura, a tavolino qualche giorno prima di presentare la rendicontazione decidevano in maniera autonoma anche come distribuire la benzina in uso a un mezzo intestato al sodalizio. 

«Questo mezzo - ha riferito il militare al giudice Fulvio Accurso - veniva utilizzato contemporaneamente anche dalla Protezione Civile, con il pieno effettuato 3/4 volte al giorno agli stessi distributori nei pressi di Riace».

Secondo l’ipotesi investigativa nel 2015 sarebbero state rendicontate spese di carburante per 17.500 euro, come se il veicolo avesse percorso circa 500 chilometri al giorno.

Si è poi affrontato il tema dei bonus, la moneta locale distribuita mensilmente ai beneficiari.

Nelle intercettazioni, ritenute tuttavia non penalmente rilevanti, affiora tutta l’inquietudine di Lucano e Ierinò nel non riuscire a trovare le pezze giustificative per coprire l’intero importo.

A margine dell’udienza il legale dell’ex sindaco, l’avvocato Andrea D’Aqua, ha annunciato l’intenzione del suo assistito di rendere dichiarazioni spontanee nel corso della prossima sessione dibattimentale, fissata per martedì 12 novembre.

di Ilario  Balì16 ottobre 2019 Da Lacnews24.it

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“L’ex sindaco vada ai domiciliari”; al Tribunale del Riesame di Reggio Calabria si è celebrato l’appello contro l’ordinanza di custodia cautelare del 2 ottobre 2018.

Il gip aveva respinto la custodia cautelare per 13 dei 15 capi contestati all’allora sindaco di Riace.

A distanza di quasi un anno, a processo già iniziato e con il divieto di dimora ormai caduto, i magistrati di Locri hanno chiesto che l’ex sindaco torni ai domiciliari.

A ribadirlo è stato il pm Michele Permunian davanti al Tribunale del Riesame di Reggio Calabria dove si è celebrato l’appello.

L’inchiesta Xenia, lo ricordiamo, riguarda la gestione dei fondi destinati all’accoglienza dei migranti e nell’ambito della stessa, Lucano lo scorso anno era prima finito ai domiciliari per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e per una turbativa d’asta relativa all’appalto affidato a due cooperative per la raccolta dei rifiuti.

Poi le accuse più ‘pesanti’ erano state rigettate dal gip: associazione a delinquere, truffa, abuso d’ufficio e concussione. Il 16 ottobre, il Riesame aveva modificato gli arresti domiciliari nel divieto di dimora a Riace confermato dagli stessi giudici del Tribunale della Libertà e recentemente revocato tant’è che Lucano è tornato a casa.

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Nell'inchiesta su Riace intercettazioni dimostrano come i fondi per l'accoglienza finanziassero pure artisti e festival.

 

I soldi dei migranti usati per pagare feste e cantanti. Accadeva anche questo a Riace, nella città calabra dell’accoglienza, ai tempi sotto l’egemonia di Mimmo Lucano, il sindaco “eroe”.

A raccontarlo sono le carte dell’inchiesta “Xenia”. Le intercettazioni, di cui noi de ilGiornale.it siamo entrati in possesso, sono inequivocabili. Gli inquirenti parlano di “distrazione di fondi dell’accoglienza per il pagamento delle spese del Riace Film Festival”, un evento che, a Riace, si ripeteva annualmente. Un appuntamento per sensibilizzare sull’accoglienza dei migranti e promuovere il “modello” divenuto famoso nel mondo. Peccato che i soldi per pagare quelle feste frequentate dai big della sinistra (come sottolineano gli investigatori) venivano dai fondi per l’accoglienza. Dai famosi 35 euro al giorno per migrante.

Le casse del comune erano vuote e servivano i soldi per pagare gli artisti. Tanti soldi. In alcune intercettazioni si sente Lucano fare addirittura la conta dei migranti presenti nel piccolo comune per riuscire a quantificare una cifra da poter utilizzare per pagare i tecnici, il palco e gli spettacoli. La strategia era una: far contribuire ogni associazione presente a Riace con un contributo. Contributi dati a Lucano e mai messi in rendicontazione. Tutto fatto sottotraccia, con un giro di false fatture. Gli investigatori si concentrano in particolare sui costi dell’edizione del 2017 (oltre 50.000 euro), ma anche sui costi “esorbitanti (oltre 100.000 euro) dell’edizione 2015”.

Ad essere pagato con i soldi dei profughi anche il cantante Roberto Vecchioni. Soldi sottratti ai fabbisogni dei migranti che, in alcuni casi, hanno addirittura protestato per il mancato riconoscimento del pocket money. Per pagare Vecchioni “le associazioni hanno distratto fondi pubblici per 45.000 euro”. Scrivono i finanzieri. Per il concerto del cantautore italiano, a settembre del 2015, “il comune di Riace non ha stanziato alcuna somma. Di conseguenza tutte le somme sono state reperite (distratte) dalle associazioni utilizzando i fondi ricevuti dal Ministero e dalla Prefettura per la gestione dei rifugiati.” È lo stesso Lucano ad ammetterlo sempre al telefono: “Ho fatto la festa di San Cosimo e Damiano e mi sono mangiato 100 mila euro, solo Roberto Vecchioni è costato 45 mila euro, i soldi dove li ho presi? ... Secondo te dove li ho presi? ...”

Mimmo Lucano, insieme ai suoi collaboratori “escogitano la presentazione di false fatture inserendole nel Progetto Cas 2016 e, una volta ottenuti i fondi dalla Prefettura, pagare l’evento. Quindi è possibile affermare che le spese del Riace Film festival è stata sostenuta, a sua insaputa, dalla Prefettura di Reggio Calabria.” Sostengono gli investigatori. Un fatto che, se confermato, sarebbe gravissimo. Tutto pagato con i soldi pubblici. Anche Vecchioni, paladino della sinistra. Un vero abuso sulla pelle dei migranti.

In una intercettazione telefonica del 25 luglio del 2017 si sente Mimmo Lucano parlare con un manager che si preoccupa dei pagamenti (ascolta l'audio). “Il Comune ha messo una quota in programmazione così nel bilancio, ma non è una quota alta, però ogni associazione mi garantisce un contributo... - sostiene Lucano - Io non voglio che la Regione mi dia niente, voglio che mi dia zero... per il Riace Film Festival vengono 60-70 persone a Riace, per 4-5 giorni, le case ... l'ospitalità, vitto e alloggio glieli troviamo noi. Quello che mi manca la conclusione con un cantante molto leggero, che non ci impegna molto sul piano economico... perché abbiamo sviluppato una bella cifra", afferma Lucano (ascolta l'audio). Ospiti fatti dormire in alcune case destinate solo ed esclusivamente ai migranti, come già vi abbiamo raccontato.

Il 7 agosto del 2017, in un’altra intercettazione, Lucano “fa presente che una parte verrà pagata con somme messe in programmazione dal Comune e parte con il contributo di 2.000 euro erogato da ogni associazione.” Contributi “illeciti”, che non potevano essere erogati. I soldi venivano dalle casse del Viminale. È lo stesso Lucano ad ammetterlo il 28 agosto del 2017 intercettato nell’ufficio di Città Futura. Qualche giorno dopo, Il 31 agosto, nel campo base, sempre nell’ufficio di Città Futura, Lucano intercettato dice che bisogna fare una “ricognizione” per recuperare la somma dalle associazioni, anche perché hanno ottenuto i fondi per i rifugiati. “...urgenti, dobbiamo fare una ricognizione per recuperare questi 14.000 euro... chiama a coso... a (…) e gli dici di dare un contributo...” I soldi a Lucano servivano anche perché la somma da pagare era consistente.

Ma c’è altro, come sottolineano gli investigatori che riportano le intercettazioni ambientali. È il 12 settembre del 2017 quando Lucano dice: “...poi T.P., A.G. e compagnia bella se raccoglievano 10.000 euro era una cosa buona, 3.000, 3.000, 3.000, però questi li possiamo raccogliere solo se ci sbloccano lo SPRAR e se sbloccano la Prefettura ...”. lo stesso giorno Lucano viene intercettato nella sua alfetta mentre cerca di “trovare una soluzione fattibile per rendicontare spese da inserire a rimborso nel progetto CAS della Prefettura, per una cifra limite di 87.000 euro, attraverso l’effettuazione di prestazioni occasionali. Una parte dei soldi così recuperati dalle stesse, evidentemente fittizie, verrà̀ utilizzata per pagare le spese sostenute per il “Riace Film Festival”. Un sistema ben collaudato. Ecco come Lucano gestiva i soldi dei suoi amati “fratelli africani”.

Michel Dessì - Lun, 15/07/2019 - 16:52 By Giornale.it

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Il pm di Locri ha notificato l'avviso di conclusioni a 31 persone. Il primo cittadino, sospeso, è finito al centro dell'inchiesta che ha spazzato via il 2 ottobre scorso il modello di integrazione e accoglienza ai migranti e richiedenti asilo.

 

La Procura insiste con le accuse nei suoi confronti. Tra queste associazione a delinquere e favoreggiamento dell'immigrazione clandestina  

La Procura di Locri chiude l’inchiesta a carico del sindaco (sospeso) di Riace Mimmo Lucano e per altre 30 persone. È di ieri l’avviso di conclusione dell’indagini preliminari che il sostituto procuratore di Locri, Michele Permunian, ha notificato al primo cittadino del cosiddetto “modello Riace” basato sull’accoglienza e l’integrazione dei migranti e dei richiedenti asilo, e agli altri soggetti coinvolti a vario titolo, nell’inchiesta “Xenia” coordinata dalla Procura, retta da Luigi D’Alessio, e condotta dal Gruppo Locri del comando provinciale della Guardia di Finanza.

Il 2 ottobre scorso Lucano era stato raggiunto da ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari poi sostituiti con l’obbligo di dimora fuori dal comune di Riace, dal Tribunale del Riesame di Reggio Calabria, all’esito dell’udienza svoltasi il 16 ottobre. Le accuse contestate dagli inquirenti nei suoi confronti rimangono le medesime: la Procura di Locri non arretra infatti, di un millimetro. I domiciliari erano stati però disposti dal gip “solo” per le ipotesi di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e il fraudolento affidamento diretto del servizio di raccolta dei rifiuti a due cooperative sociali. Nell’avviso agli indagati della conclusione delle indagini preliminari sono riportate anche altre accuse, rigettate però dal primo giudice.

La Procura locrese infatti, contesta a Lucano anche il reato di associazione per delinquere perché «promuoveva e organizzava l’intera struttura, definendo le linee operative delle associazioni-cooperative, controllando di fatto l’associazione “Città Futura”, curando i rapporti con le Istituzioni (Ministero dell’Interno e Sprar) e con i dirigenti della Prefettura di Reggio Calabria al fine di individuare gli strumenti necessari ad interferire sulla regolarità degli affidamenti e dei relativi pagamenti, e infine, essendo principale promotore degli illeciti (…) imputati pure agli altri legali rappresentanti delle associazioni».

Al centro dell’indagine c’è quindi, tutta la gestione dei progetti e dei fondi relativi ai progetti di accoglienza che negli anni hanno portato Lucano a divenire un vero e proprio simbolo tanto da essere stato inserito, due anni fa, nell’elenco dei 50 uomini più influenti del pianeta. Un modello divenuto famoso in tutto il mondo e che dal due ottobre scorso è stato spazzato via dall’indagine “Xenia”. Nonostante abbia sostituito la misura cautelare nei suoi confronti il Riesame, però aveva scritto parole durissime nei suoi confronti, e sull’intero sistema di accoglienza, e soprattutto sul suo operato all’interno del Comune arrivando a sottolineare, nel provvedimento  di sostituzione della misura cautelare che «Lucano non può gestire la Cosa Pubblica né gestire denaro pubblico mai ed in alcun modo. Egli è totalmente incapace di farlo e, quel che ancor più rileva, in nome di principi umanitari ed in nome di diritti costituzionalmente garantiti viola la legge con naturalezza e spregiudicatezza allarmanti». Per poi aggiungere, che il sindaco sospeso era «afflitto da una sorta di delirio di onnipotenza e da una volontà pervicace ed inarrestabile di mantenere quel sistema Riace rilucente all’esterno, ma davvero opaco e inverminato da mille illegalità al suo interno». E sui buoni propositi umanitari il Tdl ha sottolineato che gran parte della natura del modello Riace «è stato annacquato e sporcato da una mala e opaca gestione, da mille violazioni di legge e da una volontà sempre più forte ed incontenibile del Lucano di dare l’immagine al mondo esterno di un modello di integrazione e di salvarne ed esportarne le fattezze esteriori a tutti i costi più che di far sì che quel modello apparentemente perfetto lo fosse invero realmente».

Adesso la Procura di Locri mette il punto. Gli indagati, tra cui l’ex compagna del primo cittadino, Lemlem Tesfahun, avranno venti giorni di tempo per chiedere di essere interrogati dal pm e nel contempo depositare atti e memorie per la  loro difesa.

Ecco l'elenco completo dei 31 indagati:

Domenico Lucano

Gianfranco Musuraca

Ferdinando Antonio Capone

Jerri Cosimo Ilario Tornese

Antonio Santo Petrolo

Giuseppe Sgrò

Nicola Audino

Domenico Latella

Annamaria Maiolo

Renzo Valilà

Salvatore Romeo

Maria Taverniti

Oberdan Pietro Curiale

Cosimina Ierinò

Lemlem Tesfahun

Gebremarian Abeba Abraha

Giuseppe Ammendolia

Valentina Micelotta

Prencess Daniel

Oumar Keita

Assan Balde

Filmon Tesfalem

Cecilia Piscioneri

Alberto Gervasi

Cosimo Damiano Musuraca

Pasquale Valenti

Nabil Moumen

Rosario Antonio Zurzolo

Maurizio Senese

Maria Caterina Spanò

Domenico Sgrò

LaCnews24

Pubblicato in Reggio Calabria

Le durissime motivazioni del Riesame sulla posizione del sindaco: «Spregiudicato e afflitto da delirio di onnipotenza».

Gli obiettivi elettorali e l’uso di fondi: «Non può gestire la cosa pubblica»

«Lucano non può gestire la Cosa Pubblica né gestire denaro pubblico mai ed in alcun modo.

Egli è totalmente incapace di farlo e, quel che ancor più rileva, in nome di principi umanitari ed in nome di diritti costituzionalmente garantiti viola la legge con naturalezza e spregiudicatezza allarmanti». Sono parole pesantissime quelle che il Tribunale del Riesame di Reggio Calabria utilizza nei confronti del sindaco di Riace, nelle motivazioni con cui è stata decisa la revoca degli arresti domiciliari e disposto il divieto di dimora nello stesso comune.

Si tratta di 165 pagine di fuoco in cui il presidente Tommasina Cotroneo sostanzialmente smonta pezzo per pezzo le argomentazioni difensive, apparendo quasi più severa rispetto alle valutazioni del gip, pur avendo disposto una misura più tenue dal punto di vista cautelare.

Buoni propositi sporcati

«Quel che consegna il compendio attizio – scrive il giudice – è quanto meno un Lucano afflitto da una sorta di delirio di onnipotenza e da una volontà pervicace ed inarrestabile di mantenere quel sistema Riace rilucente all’esterno, ma davvero opaco e inverminato da mille illegalità al suo interno». Il collegio tiene a sottolineare che «qui non vengono messi in discussione i buoni propositi o la sussistenza di ragioni anche umanitarie (e si tratta del passaggi più tenero dell’intero provvedimento, ndr), ma si vuol rappresentare che tutto questo nel tempo è stato annacquato e sporcato da una mala e opaca gestione, da mille violazioni di legge e da una volontà sempre più forte ed incontenibile del Lucano di dare l’immagine al mondo esterno di un modello di integrazione e di salvarne ed esportarne le fattezze esteriori a tutti i costi più che di far sì che quel modello apparentemente perfetto lo fosse invero realmente».

Lucano, dunque, «ad un certo punto ha perso la bussola ed il senso dell’orientamento della legalità, tanto da far prevalere sugli scopi e le ragioni umanitarie la voglia di apparire e di presentare all’esterno un sistema che era tutt’altro che perfetto. Le condizioni dell’indagato, affioranti dalle carte, sono molteplici e creano certamente sconcerto». I giudici scavano a fondo nelle carte e scoprono che «se la questione dei lungo permanenti, ossia del numero rilevante di immigrati che Lucano manteneva a Riace con i soldi pubblici pur non avendo più costoro alcun titolo per rimanervi, potrebbe rappresentare, pur nella evidente violazione di legge, espressione di nobili motivazioni», tuttavia essa «perde appeal umanitario sol che si ascoltino i dialoghi nei quali Lucano con fastidiosa fredda faceva della questione un fatto di numeri e mission per Riace». Il sindaco era sicuro che nessuno avrebbe fiatato, pur nell’illegalità, perché «molti del luogo lavoravano per le associazioni e quindi vivevano grazie alla manna del denaro pubblico e non avrebbero avuto ragione di denunciare i fatti». Insomma, a giudizio del Riesame, «le persone, la cui sofferenza e il cui terribile vissuto verrebbero da Lucano portate a vessillo del suo agire, si trasformano contraddittoriamente in freddi numeri».

Il tornaconto elettorale

Ma c’è un aspetto che nel corso dell’ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari non era emerso. Ed è quello che i giudici del Riesame riportano a pagina 123 delle loro motivazioni, laddove fanno cenno ad un tornaconto politico-elettorale di Lucano il quale in più di un’occasione avrebbe fatto la conta dei voti «che gli sarebbero derivati dalle persone impiegate presso le associazioni e/o destinatarie di borse lavoro e prestazioni occasionali; persone, molte delle quali, inutili a fini lavorativi o addirittura non espletanti l’incarico loro affidato, sovrabbondanti rispetto ai bisogni, eppure assunte o remunerate anche in via occasionale per il ritorno politico-elettorale». Le intercettazioni sono riportate nel provvedimento. Ecco uno stralcio delle parole di Lucano: «Poi abbiamo XX, questo la moglie non merita questa cosa perché quando ci siamo messi d’accordo gli abbiamo detto vedi che noi ti paghiamo quando arrivano i soldi, gira gira e fa questioni, l’ha fatto per due volte, la mia conclusione qual è … per due voti di merda, te lo dico chiaro e tondo». Ed ancora, con riferimento ad altri: «Qua in termini elettorali non prendiamo niente». Lucano elenca poi al suo interlocutore dei nominativi che percepiscono borsa lavoro dall’associazione “Città futura” ed i relativi importi.

Lucano: tu ti rendi conto di cosa parte ogni mese qua?

Fabio: un’azienda, una multinazionale… 30 dipendenti!

Lucano: devo vedere le elezioni comunali di Riace, l’integrazione dei rifugiati, hai capito in quale ottica ragiono io?

Fabio: capire dall’esterno, ma dentro non è facile

Lucano: per quello voglio numeri alti, hai capito? Sennò come le gestisco queste cose? (…) e vabbè arriverà il momento che parlerò io, arriverà il momento, poi la faccio imparare la religione a Stella… è proprio lei che mi ha dato fastidio in questa cosa qua, proprio lei, io l’avevo capito… questa qua l’ha fatto la prima volta e l’ha fatto la seconda, si presenta qua e ora vuole pagato anche il mese che non è stata neanche un giorno al lavoro qua, è stata in Germania per i cazzi suoi, poi quando arriva settembre-ottobre gliela do la risposta, poi può votare per chi cazzo vuole, può parlare male, può fare quello che cazzo vuole!

Secondo i giudici, dunque, Lucano vorrebbe «mandare via quei parassiti, da lui assunti e remunerati, ma la politica, intesa, certo, non nella sua accezione pura, glielo impediva, così come il pacchetto di voti che a lui sarebbe derivato da quel sistema parassitario che gli consentiva di mantenere quel modello Riace viziato ab origine». Ecco l’intercettazione: «La politica mi tiene a me, sennò un minuti ci stavo a mandarle a casa, la politica di merda mi tiene, non pensare, ma lo sanno loro.. a me che cazzo mi dà Angela me ne fotto di lei, la politica mi tiene se vuoi che te lo dica chiaro e tondo, la politica… perché soltanto di Città Futura sono 100 voti, mi sono fatto un conto, tutti quelli che lavoriamo».

Il progetto delle elezioni politiche

Ma come non bastasse, il collegio del Riesame mette in evidenza come «con callida freddezza» Lucano, una volta appreso di essere oggetto di indagini giudiziarie oltre che amministrative, «progettava la sua candidatura alle politiche come capolista al fine di arginare l’azione giudiziaria nei suoi confronti»: «Il partito democratico lo escludo subito… per me rimane questa opzione ma se… se non ci fosse stata questa… come devo dire.. questa cornice giudiziaria io ti avrei detto subito no immediatamente… invece questa cosa mi fa riflettere un po’ perché… ehhh per i motivi che puoi immaginare». «L’intenzione mia è che… che… per quanto riguarda gli aspetti giudiziari così a me conviene… ma però intanto ovviamente io accetto solo se sono primo della lista».

Le pezze d’appoggio

Ancora i giudici pongono l’attenzione «sul brulicare di stratagemmi, emerso a piene mani dall’indagine, al fine di coprire i buchi contabili e giustificare le spese a seguito della chiesta rendicontazione da parte della Prefettura. Non si ferma Lucano e trascorre intere giornate nella sede dell’associazione Città Futura con i suoi collaboratori per mettere pezze su pezze ed ottenere i finanziamenti che, in mancanza di documentazione giustificativa, non sarebbero stati erogati». Secondo i giudici emerge con chiarezza come Lucano ammetta di aver artatamente predisposto in passato delle prestazioni occasionali mai effettuate. Ma ora sa di non poterlo fare più. «La sua immagine pulita verrebbe sporcata ed il mondo intero avrebbe visto un Lucano immiserirsi in trucchetti che avrebbero nuociuto alla sua immagine». Tuttavia egli pare non avere scelta, come lui stesso ammette: «Allora sia le prestazioni occasionali, sia questo lavoro qua siamo obbligati… non abbiamo scelta perché sennò presentiamo una rendicontazione che dicono ma tu i servizi come li hai fatti con 4mila euro di personale? Allora che servizio hai fatto?».

Le case, il frantoio ed i laboratori

Ci sono anche case e frantoio nell’elenco degli esempi fatti dal collegio per la gestione «allegra e senza misura» del denaro pubblico. Per quanto concerne le abitazioni «non destinata all’accoglienza dei rifugiati e degli immigrati, ma destinate all’attuazione di una sorta di asserita politica dell’accoglienza per il tramite del turismo», le stesse sarebbero state usate da Lucano «per ricevere ospiti provenienti da ogni parte d’Italia in occasioni delle manifestazioni estive, come il Riace Film Festival o la festa patronale». Bene, «dagli accertamenti effettuati e dalle risultanze intercettative emerge che si tratta di case acquistate o ristrutturate con i soldi Sprar e Cas, senza nessuna rendicontazione per la impossibilità di rendicontare in quanto iniziative costosissime ed esorbitanti da quelle consentire».

Non va meglio per il frantoio: «Fiumi di denaro risultano spesi a carico dei fondi Sprar e Cas per l’acquisto e ristrutturazione di un frantoio censito come di proprietà dell’associazione Città Futura ed alla utilizzazione del quale, ai fini della integrazione degli immigrati, non si è mai proceduto per la insostenibilità di un progetto di questa fatta».

Anche sui laboratori il giudizio è critico: «Quanto ai laboratori, che Lucano tanto decanta, lascia sconcertati l’emergenza intercettativa dalla quale si evince che, in occasione della visita a Riace di un ministro greco, l’indagato non solo organizzi un pranzo, caricando i relativi costi sul progetto dei Minori non accompagnati, ma dia disposizioni affinché vengano aperti tutti i laboratori». I giudici si domandano perché i laboratori avrebbero dovuto essere aperti alla bisogna «se questi rappresentavano una delle decantate essenze del modello Riace di accoglienza integrata e, quindi avrebbero dovuto funzionare costantemente». Si scopre così che «né la bottega ecosolidale né la bottega del cioccolato risultavano operative, tanto che Lucano ne disponeva l’apertura al fine esclusivo di fare bella figura col ministro greco e con tutta l’opinione pubblica». Non solo, la bottega del cioccolato era una finzione posto che avrebbero dovuto mettere qualcuno dentro, come riferito da Lucano: «Mettiamo due alla bottega e una al laboratorio del cioccolato che faccia finta là che imbratta quelle cose».

«Non può limitarsi il Lucano nel suo delirio di onnipotenza ed è per questo che è socialmente pericoloso e non gli può essere consentito di ricoprire cariche pubbliche e di gestire denaro pubblico».

E se per quanto concerne i due capi d’imputazione più importanti – quello relativo alla gestione dei rifiuti e quello dei falsi matrimoni – il Riesame conferma sostanzialmente l’impostazione del gip, nella parte conclusiva arrivano le bordate: «La gestione opaca e a tratti sconcertante dei fondi destinati all’accoglienza di cittadini extracomunitari tratteggia Lucano come soggetto avvezzo a muoversi sul confine tra lecito ed illecito, a tollerare e favorire condotte illecite altrui per fini che, come si è visto, spesso vanno moto al di là della, troppe volte, ostentata volontà di perseguimento di scopi umanitari e/o che con questi poco o nulla hanno a che vedere. Avvalendosi e chiaramente abusando del ruolo rivestito l’uomo piegava l’intero ente comunale al suo volere, al punto che non era dato ad alcuno contestare le sue violazioni di legge o impedirne la perpetrazione né arginare la sua arroganza e l’esercizio prepotente del potere, creava una fitta rete di contati personali che agevolavano – chi più chi meno consapevolmente – la perpetrazione dei delitti indicati e sulla quale tuttora potrebbe fare affidamento per tornare a delinquere». Ancora i giudici: «Allarma il disprezzo e lo sciupio, nella migliore delle ipotesi, del denaro pubblico ed il ruolo attivo di Lucano nel destinarlo a finalità diverse da quelle per le quali veniva erogato, la sua inerzia nel tollerare sottrazioni e distrazioni di denaro da parte di quel nugolo indistinto di persone entrate a far parte delle associazioni, il suo attivismo nel coprirle per fini elettorali e di ostinato mantenimento di quel modello Riace, pieno di illegalità, e la sua pervicacia nel continuare ad elaborare brogli e stratagemmi anche a fronte delle indagini in corso pur di non perdere i finanziamenti e mantenere intatta quella immagine perfetta di Riace, consegnata al mondo in tutti i modi.

LaCnews24

Pubblicato in Calabria

Domenico Lucano, sindaco sospeso di Riace, è stato convocato per domani come "persona informata sui fatti", dalla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria.

A darne notizia è lo stesso Lucano dopo avere ricevuto la comunicazione.

 

Lucano è indagato in un'inchiesta della Procura di Locri per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e illeciti nell'affidamento del servizio di raccolta dei rifiuti.

Il sindaco sospeso di Riace sarà sentito dal Procuratore aggiunto della Dda reggina Giuseppe Lombardo.

"Non so assolutamente di cosa si tratta - ha detto Lucano - so solo che dovrò rendere una testimonianza".

Attualmente Domenico Lucano non può risiedere a Riace a seguito di un divieto di dimora.

Pubblicato in Reggio Calabria

Riceviamo e pubblichiamo :

Credo che, in fase e sede di analisi storica della prima metà del XX Sec., sia ormai del tutto pleonastico ricordare come la Chiesa abbia condannato il comunismo con Pio XII nel 1949 attraverso tre documenti emanati dalla Congregazione del Sant’Uffizio che rendevano inconciliabili per natura Cristianesimo e comunismo, visto ormai che la Chiesa stessa, attraverso i papi che sono venuti dopo il Concilio Vaticano II, le Diocesi locali e tutti gli ordini religiosi, ormai non sembrano più tenerne conto. Tutto ciò lo si è visto nella sua concretezza proprio ieri a Lamezia Terme, quando l’ex sindaco di Riace, quello del pugno chiuso a mò di saluto dalla finestra di casa sua alle persone che erano andate a sostenerlo e che racchiude quella ideologia comunista che la Chiesa ha condannato e scomunicato, ha trovato piena accoglienza nel salone della parrocchia di San Francesco di Paola, ricevendo addirittura gli onori ed i saluti di casa del Padre dell’ordine stesso dei Minimi nel corso di un incontro organizzato dalle associazioni di stampo comunista a sostegno del signor Lucano.

La mia riflessione in questo intervento non vuole essere incentrata sull’aspetto politico e giudiziario della vicenda Lucano, visto che vi è un’indagine in corso e, da quanto è emerso ed ammesso anche dallo stesso ex primo cittadino di Riace, vi è stata una palese violazione della legge e se i suoi sostenitori vogliono leggerla in chiave esclusivamente machiavellica dove è il fine che giustifica i mezzi questi saranno affari loro e la questione non mi tange assolutamente.

Piuttosto il mio pensiero è focalizzato su come la Chiesa si sia allontanata sempre più in maniera pericolosa dalla sua originaria dottrina cristiana, che non è certamente quella del provvedimento pastorale e pertanto non dogmatico dello stesso eretico Concilio Vaticano II voluto da Giovanni XXIII poi avallato da Giovanni Paolo II che ad Assisi nel 1986 ha messo sullo stesso piano tutte le religioni del mondo (anche quelle protestanti e false) e che ancora prima, con Paolo VI nel 1975, ha aperto anche al comunismo con l’ Ostpolitik, per finire alle stesse   parole di Papa Bergoglio sull’immigrazione e sull’accoglienza di quegli stessi popoli africani, la maggior parte sfruttati dalle ricche multinazionali e diventanti ghiotto business in occidente di gente senza scrupoli, e che sempre più spesso ascoltiamo nei suoi discorsi e nelle sue parole.

Però tutti questi discorsi e riflessioni dei papi della Chiesa conciliare vengono affermati dal soglio pontificio come dottori privati e non come dottori della Chiesa, a differenza di altri successori di Pietro che nei loro documenti, encicliche e parole, parlavano come dottori della Chiesa, prendendo l’insegnamento dei Padri e filosofi della stessa Chiesa Cattolica, come Sant’Agostino nella Patristica e San Tommaso nella Scolastica, quindi la loro parola era infallibile.

Che a Lamezia Terme avvengano queste situazioni di accoglienza e di sostegno verso chi professa una certa ideologia, e che quindi per suo dogma e dottrina dovrebbe essere ateo, (indipendentemente dal fatto che i sostenitori del signor Lucano lo definiscano filantropico ma che è ancora tutto da dimostrare), non mi sorprendono più, visto che già nel dicembre del 2016 lo stesso Vescovo della Diocesi di Lamezia Terme, Monsignor Cantafora, non solo ha donato il salone vescovile all’espressione teoricamente opposta del comunismo, cioè il capitalismo finanziario rappresentato allora dall’ex ministro ministro Boschi, per la sua campagna sul referendum Costituzionale, ma ha addirittura partecipato all’evento di una personalità che, indipendentemente da tutto, con la sua famiglia è emblema di un certo potere economico e finanziario coinvolta, oltretutto, nelle ben note vicende della banca Etruria e di tanti risparmiatori frodati da un sistema bancario che è satanico e che rende schiavi numerosi popoli della Terra compresi quegli stessi immigrati che in massa si spostano da noi per fini e volontà sovranazionali che travalicano ogni pensiero cristiano espresso dallo stesso Bergoglio e che anzi vanno contro ad esso, perché come ha insegnato un grande Papa del passato, Leone XIII, nella sua enciclica Rerum Novarum, nel quale condannava capitalismo, marxismo ed ateismo, ci ha insegnato un deciso processo magistrale di forte valenza sociale per spingere noi cattolici alla restaurazione della società cristiana, che proprio oggi le idee moderniste, progressiste, di ritorno ad un certo luteranesimo ed idealismo soggettivista e relativista, sta unendo ciò che in passato è stato perfettamente diviso, cioè Chiesa e liberalismo, verso una pericolosa spirale di secolarizzazione della società cristiana che era già avvenuta nella massonica rivoluzione francese.

Per concludere vorrei dire al Padre dei frati Minimi della Chiesa di San Francesco di Paola, Padre Vincenzo Arzente, che ha quasi paragonato il Santo calabrese al signor Lucano, che sarebbe stata cosa gradita far sapere che lo stesso San Francesco è stato un uomo di Chiesa e di Dio che preannunciò l’attacco e l’invasione dei Turchi ad Otranto, di tutto quel mondo islamista che nella storia ha sempre voluto distruggere il Cristianesimo con la scimitarra per tante volte (Poiters, Lepanto, Vienna) e che di fondamento teologico non ha mai avuto nulla, come oggi non ce l’hanno le organizzazioni ideologiche guerriere tipo l’Isis, che sono discendenti di quella gente armata e finanziata dagli stessi protagonisti che vogliono far entrare nella nostra Europa ed in Italia molti di quelli che lo stesso Lucano e tutto un mondo della sinistra vorrebbe far diventare italiani.

San Francesco fu il Santo che ebbe proprio la visione di San Michele Arcangelo e che quando fondò l’ordine dei Minimi alzò il Crocifisso affermando che la battaglia contro il demonio ed i nemici della Chiesa doveva vedere Cristo trionfatore e non a caso San Michele Arcangelo, nella sua apparizione al Santo paolano, gli mostrò un cappuccio ed uno stemma a forma di sole con la scritta Charitas, che nulla a che vedere ha con la carità pelosa che oggi si fa verso esseri umani sfruttati ed oggetto di mercato, ma di ben altro e profondo significato e che espressioni di laicità di estrema sinistra non possono ricondursi alla morale ed agli insegnamenti di Cristo che troviamo nel Vangelo, perché lo stesso Gesù ci dice che “chi crede in lui sarà salvato”.

Dio è misericordioso ma sa anche essere soprattutto Giusto e ci avvisa continuamente, come fece attraverso Santa Margherita Maria Alocque, la quale avvisò cento anni prima dello scoppio della rivoluzione francese, su invito di Gesù, e chiese al Re di Francia di mettere nella bandiera il Sacro Cuore, cosa che venne ignorata dalla corona francese. L’unico giudizio da temere per tutti noi è quello di Dio e nelle parole di Cristo che disse “Io sono la Via, la Verità e la Vita, nessuno viene al Padre se non per mezzo di me”.

Dove sta ormai negli insegnamenti degli uomini di Chiesa la parola conversione?

Che Padre Vincenzo Arzente, che purtroppo non ha ricordato le parole di conversione a Cristo ad un comunista, possa anche pregare per me e per tutte quelle persone che realmente soffrono, e credo ne abbia viste tante, ed io da umile peccatore pregherò anche per lui affinchè la prossima volta si ricordi di divulgare la parola di Cristo, quella vera, agli uomini che non credono in lui affinchè si convertano e si salvino perché la Chiesa come istituzione spirituale non può permettere l’errore e quindi la dannazione delle anime.

E rivolgendomi ad uno dei padri spirituali che dice di avere Lucano, Alex Zanotelli, per giunta comboniano e che pertanto, per la missione e congregazione da lui scelta (fondata da Daniele Comboni che predicava la rigenerazione e lo sviluppo dell’Africa sul proprio territorio e si batteva per convertire, battezzare ed educare i popoli africani), non dovrebbe accettare la definizione che l’ex sindaco di Riace ha dato a se stesso, cioè laico di estrema sinistra che per il cristianesimo è un grave errore e peccato cosi’ come è stato un grande errore teologico l’incontro tenutosi ieri in una Chiesa Cristiana, che ha artatamente ignorato l’insegnamento di Leone XIII nella enciclica Rerum Novarum: “per diritto divino ogni popolo deve avere una terra ed ogni terra un popolo”.

IGOR COLOMBO CATTOLICO TRADIZIONALISTA

Pubblicato in Lamezia Terme

Tra tante falsità ecco che emergono le verità, forse uniche, di Domenico Lucano.

I governatori di Calabria, Mario Oliverio, e Toscana, Enrico Rossi, si sono incontrati a Catanzaro nell’ambito di un progetto per "salvare" il "modello Riace".

Per farlo hanno deciso di unire le forze.

Ed hanno invitato anche il parroco di Vicofaro (Pistoia), don Massimo Biancalani, che - così come Lucano - ha realizzato una comunità d’accoglienza di entità ridotta rispetto a quella di Riace ma che, da circa una settimana, si ritrova dinnanzi esperienze analoghe a quelle riacesi.

Nel suo intervento in conferenza stampa, Lucano ha aggiunto: «Ho conosciuto qui le persone più sensibili, più umane, che guardano agli aspetti legati al cuore e non come sta avvenendo in Italia, dove prevale solo quello che riesce a produrre consensi elettorali, una propaganda, una lotta tra poveri».

I governatori sicuramente parlano di finanziare il modello Riace con fondi regionali, sollevando il Ministero dell’interno da una grave ambascia finanziaria.

Ed infatti Lucano ha affermato:«Possiamo essere ad una svolta, oggi, in Italia, almeno come messaggio politico. Può nascere qualcosa di importante, con il contributo delle Regioni Calabria e Toscana che possono aprire un orizzonte nuovo che segna un’apertura verso una civiltà basata sui rapporti umani, di rispetto della dignità umana, e non come sta succedendo adesso in Italia con una deriva verso una società delle barbarie, del fascismo e del razzismo».

Rispetto alla questione economica, vista anche la legge 18 del 2009 della Regione Calabria che favorisce l’accoglienza degli immigrati, Lucano si è augurato che «si possa trovare una dotazione finanziaria, magari anche attraverso i fondi europei», sottolineando che la legge prevede «quello che Riace ha messo in pratica in maniera spontanea, facendo in modo che dall’accoglienza derivasse anche una opportunità per il territorio».

Ed ecco un’altra verità di Lucano che formula accuse circostanziate dichiarando: «Le aggressioni ad una esperienza nata spontaneamente, in una delle aree interne della Calabria, non ci sono solo da quando c’è in carica questo governo, perché erano iniziate prima», confermando di fatto le tesi di verifiche avviate già dal precedente ministro dell'Interno del PD, il calabrese Marco Minniti.

Non solo ma Lucano ha sottolineano che «le aggressioni riguardano anche le Ong e chi era impegnato in soccorsi umanitari. Riace è stato individuato come una punta avanzata di un sistema che non è per niente come viene descritto».

Forte l’impegno di Oliverio che ha dichiarato che «La forma di un progetto come quello dell’accoglienza di Riace deve continuare a crescere e non ci saranno ostacoli capaci di farlo morire».

Insomma un invincibile ed inarrestabile “ghe pensi mi”!

Una ferma condanna al governo nazionale che Lucano dichiara” Inumano”.

Pubblicato in Calabria
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