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cartelloIl 15 marzo ultimo scorso scrissi un articolo invitando i miei amici vicini e lontani, quelli che giornalmente mi leggono su Tirreno News di restare a casa, perché lo chiedevano a gran voce medici e istituzioni per non essere contagiati, per non contagiare altre persone e per evitare il diffondersi del corona virus. E’ giusto restare a casa, sono le regole, rispettiamole. Restate a casa, uscite solamente per fare la spesa, per andare in farmacia, per cose necessarie ed impellenti. Io sto rimanendo a casa, gli altri lo stanno facendo? Hanno capito la gravità del momento? Io sto rimanendo a casa facendo dei sacrifici enormi. Io sto rimanendo a casa perché me lo posso permettere. Sono un pensionato ed ogni mese percepisco la pensione. E gli altri? E quelli che non sono pensionati? E i meccanici, i gommisti, i barbieri, i parrucchieri, gli estetisti, le donne delle pulizie, i commessi, gli agenti di viaggio, i baristi, i pizzaioli, i commercianti, i disoccupati, i precari, i lavoratori in nero come faranno se non lavoreranno e se non avranno più soldi per mangiare? Certo, certo, le misure prese dal Governo sono necessarie, ci mancherebbe. Ma se le disposizioni dovessero protrarsi a lungo non lo so a cosa andremo incontro. La prima avvisaglia l’abbiamo avuta con la rivolta dei carcerati. Ora se ci sono tante famiglie che non hanno più soldi per fare la spesa quello che è accaduto nelle carceri potrebbe accadere nelle città, nei paesi, nelle strade, nei negozi, nei supermercati. Quando la gente è disperata, che non ha nulla da mangiare e da perdere, può fare di tutto, possiamo aspettarci di tutto: rivolte, incendi, scontri, saccheggi. La gente sarà costretta a delinquere per sopravvivere. Ora protestiamo perché mancano le mascherine. E se domani dovesse mancare il pane? La rabbia si espanderebbe a macchia d’olio e la gente incomincerebbe a protestare e a razziare i supermercati. Questo avevo scritto e purtroppo i fatti che si sono verificati a Palermo, a Bari, a Napoli mi hanno dato ragione, ma nessuno mi ha dato ascolto. L’esasperazione è alle stelle. E intanto v’è chi comincia a trasgredire la legge, scendono in piazza, assaltano i supermercati perché non sono più in grado di sopravvivere: i loro frigoriferi sono vuoti, i loro risparmi dilapidati, i loro figli chiedono pane. Chi non ha niente in casa dovrebbe morire di fame per rispettare l’hashtag lanciato dal governo e dai tanti nostri artisti strapagati? E nei prossimi giorni scene come quelle di Palermo, Bari e Napoli diverranno sempre più frequenti. Si fa facile a dire”State a casa”, “Restiamo a casa”, “Andrà tutto bene”.Ma come fa chi non ha da mangiare? Al momento il disagio e la protesta sono in una fase embrionale, ma il pericolo che possa esplodere una bomba sociale è altissimo. Forze dell’Ordine fuori dai supermercati. Sorvegliati speciali come fossero i caveau della Banca d’Italia, non per proteggere i lingotti d’oro, bensì gli scaffali della pasta, del riso, del pane, del latte, dell’olio. Gente che entra nei supermercati e mette qualcosa nei carrelli della spesa. Quando arriva alla cassa dice alla cassiera che non ha i soldi. Non potendo pagare non può passare. Quindi non può mangiare. Eppure non aveva comprato caviale e champagne, aveva comprato l’essenziale per vivere alcuni giorni. Passata l’allegra atmosfera che si era creata nei primissimi giorni ora non si vedono più persone che ballano, cantano e suonano dai balconi. Sono diventati più seri, si sono accorti che hanno finito i soldi e che i frigoriferi sono completamente vuoti. Ora non hanno più la voglia e la forza di cantare l’Inno di Mameli, ora vogliono mangiare e subito. C’è davvero il pericolo di rivolte, ribellioni e disordini, forse anche organizzati e preparati dalla criminalità organizzata. Amici oltre al coronavirus che sta facendo danni incalcolabili all’economia italiana e mondiale e che sta uccidendo migliaia di persone, c’è un altro virus più pericoloso e micidiale che potrebbe colpire tutti ed è il virus della fame. Meditate gente, meditate.

Pubblicato in Italia

papaL'urlo quasi di terrore di Papa Francesco: 'Non lasciarci nella tempesta'

Sotto la pioggia, in un silenzio assordante, il Papa lancia il suo 'grido' in una piazza San Pietro vuota: "Non lasciarci in balia della tempesta". Francesco chiede a Dio di guardare alla "dolorosa condizione" in cui versa l'umanità a causa della pandemia.

"Ti imploriamo: 'Svegliati Signore!'", dice richiamando il passo del Vangelo in cui discepoli sono atterriti dalla tempesta e Gesù dorme. Chiede anche a tutti di cambiare "rotta" tornando a Dio e ai valori veri, primo tra tutti quello della solidarietà, perché pensavamo "di rimanere sempre sani in un mondo malato", afflitto da guerre e "ingiustizie planetarie".

Invita a confidare nel Signore perché "sappiamo, tu hai cura di noi". 

A sostenere la preghiera del Papa, che arriva nella piazza visibilmente commosso, ci sono sul sagrato della basilica le icone care ai romani, dal crocifisso 'miracoloso', che ha salvato Roma e l'Italia dalla peste, di San Marcello alla Salus Populi Romani. 

E nella invocazione di Francesco passano in rassegna tutte le persone in prima linea nella lotta al coronavirus, dai "medici stremati" ai politici che sono chiamati a sostenere il peso delle scelte. 

Il Papa parla e in sottofondo si sente solo la pioggia, i gabbiani, qualche ambulanza che passa.

"Da settimane - dice Francesco - sembra che sia scesa la sera. 

Fitte tenebre si sono addensate sulle nostre piazze, strade e città; si sono impadronite delle nostre vite riempiendo tutto di un silenzio assordante e di un vuoto desolante" e "ci siamo ritrovati impauriti e smarriti", "presi alla sprovvista da una tempesta inaspettata e furiosa". "Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme".

Il mondo è chiamato a dare "un significato" a questo tempo così difficile riscoprendo nuovi spazi per la solidarietà, osserva il Papa nella preghiera a piazza San Pietro. "Il Signore ci interpella e, in mezzo alla nostra tempesta, ci invita a risvegliare e attivare la solidarietà e la speranza capaci di dare solidità, sostegno e significato a queste ore in cui tutto sembra naufragare. Abbracciare la sua croce - sottolinea - significa trovare il coraggio di abbracciare tutte le contrarietà del tempo presente, abbandonando per un momento il nostro affanno di onnipotenza e di possesso per dare spazio alla creatività che solo lo Spirito è capace di suscitare. Significa trovare il coraggio di aprire spazi dove tutti possano sentirsi chiamati e permettere nuove forme di ospitalità, di fraternità e di solidarietà".

Il Papa ha pronunciato la sua preghiera in un silenzio assordante. La sua voce aveva come sottofondo solo il battere della pioggia e il verso dei gabbiani. Una situazione del tutto inedita.

Nella preghiera speciale a San Pietro il Papa "implora" Dio. "Ora, mentre stiamo in mare agitato, ti imploriamo: 'Svegliati Signore!'", "non lasciarci in balia della tempesta". "Da questo colonnato che abbraccia Roma e il mondo scenda su di voi, come un abbraccio consolante, la benedizione di Dio. 

Signore, benedici il mondo, dona salute ai corpi e conforto ai cuori. Ci chiedi di non avere paura. Ma la nostra fede è debole e siamo timorosi. Però Tu, Signore, non lasciarci in balia della tempesta".

Pubblicato in Mondo

logo desparDespar delibera una donazione per l’Istituto Nazionale Malattie Infettive della Capitale, in prima linea nel contrasto alla diffusione della pandemia nel nostro Paese, donazione che si inserisce nel quadro delle iniziative che l’Insegna sta mettendo in campo per affrontare l’emergenza, garantendo la continuità di servizio e la sicurezza di addetti e clienti.

27 marzo 2020 – Despar esprime la propria vicinanza a medici, infermieri e operatori sanitari che in queste settimane stanno lavorando senza sosta per assistere tutti coloro che sono stati ricoverati a causa della diffusione di Covid-19.

Come segnale concreto di sostegno, Despar ha deliberato lo stanziamento di una somma di 500mila euro a favore dell’Istituto Spallanzani di Roma, polo di eccellenza dell’Italia per la ricerca e la cura nel campo delle malattie infettive. 

La donazione si innesta in un sistema di azioni che Despar ha attivato per fronteggiare l’emergenza, assicurando la continuità di approvvigionamento e servizio dei propri punti vendita in un quadro di sicurezza per dipendenti e clienti.

Per concentrare tutte le proprie risorse in questa direzione, Despar ha rimandato a data da destinarsi tutte le iniziative previste per la celebrazione del 60esimo della presenza dell’Insegna in Italia.

“Ringraziamo Despar per il sostegno alla nostra attività. In questo momento tutte le risorse sono importanti per supportare gli sforzi che, insieme all’intero Sistema Sanitario Nazionale, stiamo mettendo in campo per curare coloro che sono stati contagiati dal Covid-19.

Il ringraziamento è anche a nome di tutti i nostri operatori impegnati in prima linea per i quali la vicinanza di realtà esterne del mondo produttivo è un segnale di grande conforto”, ha dichiarato Marta Branca, Direttore Generale dell’Istituto Spallanzani.

 

 

 

 

 

 

Despar Italia è il consorzio che riunisce sotto il marchio Despar 7 aziende della distribuzione alimentare e negozianti affiliati. Despar è presente sul territorio nazionale in 16 regioni italiane con 1.389 punti vendita a insegna Despar, Eurospar e Interspar. Il fatturato 2019 di 3,615 miliardi di euro colloca Despar tra le prime dieci insegne della GDO italiana. Il cuore dell’attività di Despar è la presenza di un gran numero di negozi di vicinato, affiancati da superstore e nuovi format che offrono nuove soluzioni alle esigenze dei consumatori. Le sette aziende associate a Despar Italia sono Aspiag Service, Ergon, Fiorino, Maiora, L’Alco, SCS e Centro 3 A. Despar Italia è parte di SPAR International, presente in 48 paesi nel mondo.

Pubblicato in Calabria

tamponiAbbiamo ricevuto delle informazioni, dalla Protezione Civile locale, che nella giornata di ieri sono stati eseguiti 10 tamponi nel nostro territorio.

I tamponi eseguiti sono stati effettuati a soggetti nella sfera familiare e nella sfera personale legata ai tre casi positivi registrati nel nostro Comune, al momento, per fortuna, risulta essere l'unico caso presente in città.

Proseguono le indagini delle forze dell'ordine, per ricostruire i contatti ed i movimenti delle tre persone coinvolte nel nostro comune, atte a circoscrivere il contagio nella cittadina.

Abbiamo avuto ulteriori rassicurazioni sempre, dalla protezione civile locale, che le 10 persone a cui eri stato fatto il tampone, nella giornata di ieri, sono risultati negativi.

Sono stati richiesti ulteriori tamponi, a macchia d'olio, al fine di chiudere il cerchio sul contagio avvenuto in città, ma sembra dalle indiscrezioni trapelate dalle forze dell'ordine, che al momento la situazione sia sotto controllo e contenuta.

Ci sottolineano, le forze dell'ordine, che ancora presso i nostri supermercati risulta esserci una eccessiva frequenza di approvvigionamenti alimentari, si consiglia vivamente di effettuare spese una o massimo due volte a settimana, cercando di contenere, il più possibile, le uscite al di fuori della propria abitazione.

parigiLa denuncia della Madre, Francesca Romana: “Ho dovuto far intervenire il consolato italiano per far ricoverare mia figlia”

ROMA – Una mamma lontana dalla figlia perché a Parigi per lavoro. Una figlia che a Parigi contrae il Covid19 ma rimane lungamente inascoltata. È la disavventura capitata a Chiara, paolana figlia di paolani, che poteva avere dei risvolti ancora più tristi. A denunciare i fatti è sua madre, Francesca Romana Perrotta, già ospite ieri nel programma RAI, “La vita in diretta”. Francesca ci ha contattato e ci ha detto:
“Voglio rendere pubblica l’inefficienza del servizio sanitario francese. Tutti coloro che si trovano in Francia devono fare riferimento solo al Consolato italiano a Parigi, altrimenti rischiano di morire in casa da soli per l’assoluta mancanza di soccorsi. Non voglio credere che questo sia un trattamento riservato dai francesi solamente agli stranieri“.

Chiara in una recentissima fotochiara

Chiara ha accusato sintomi che potevano essere riconducibili al Coronavirus ma nonostante la sua segnalazione è rimasta inascoltata. Per fortuna, Chiara, non si è persa d’animo e ha iniziato il suo lungo ed autonomo tour che l’ha condotta prima da un medico di base, poi in centro diagnostico privato dove ha chiesto di essere sottoposta a radiografia da cui è emersa polomite bilaterale, e poi in ospedale parigino. Qui, Chiara, è rimasta per ore su di una lettiga senza che qualcuno si prendesse cura di lei. È dovuta intervenire sua madre dall’Italia, con una telefonata al consolato italiano in Francia per smuovere le acque. Da qui l’operato dei funzionari diplomatici, immediatamente mobilitati, che hanno contattato l’ospedale in cui si trovava e si trova attualmente Chiara. Questo propizio intervento ha indotto la direzione dell’ospedale a ricoverare la giovane Paolana. Una vicenda questa che lascia molto da pensare anche sul modo di agire dei francesi. La domanda è: era proprio necessario l’intervento del consolato italiano per ricoverare una persona con chiari sintomi da Covid19?


In Italia una cosa del genere, siamo sicuri, non sarebbe mai accaduta. Un piccolo esempio ma significativo: i primi due ad aver ricevuto soccorso nell’istituto Spallanzani di Roma, sono stati una coppia di cinesi. Ricoverati, curati e guariti dai nostri medici senza interventi diplomatici. Vogliamo pensare che questa disavventura sia solo, come dice Francesca, legata ad una sorta di inefficienza del sistema sanitario francese, senza voler immaginare ad una disparità di trattamenti tra
Francesca Romana ci scrive ancora: “oggi, grazie all’intervento del consolato italiano è stato ricoverato anche un amico di mia figlia. Quindi, a tutti gli italiani in Francia, in caso di necessità sanitaria, voglio dire di non perdere tempo con il sistema sanitario francese e di contattare immediatamente il consolato italiano in Francia. Questo perché anche se sulla carta siamo cittadini europei, nei fatti siamo e saremo solamente Italiani“.
Oggi Chiara, sta leggermente meglio rispetto a ieri. Speriamo di rivederla prestissimo in splendida forma.

Fonte notizia

Pubblicato in Paola

EnzaAmatoLa 31 ma vittima dei camici bianchi.

La cittadinanza si stringe, affranta, attorno alla famiglia, al marito Marco Caruso ed ai figli Aldo, Marina e Manfredi, con un intenso abbraccio da parte di tutti i nostri concittadini.
Una figlia coraggiosa di questa Città che, fino all’ultimo respiro, ha lottato, dando la propria vita contro un nemico invisibile che entra nelle nostre case, divide le nostre famiglie e persino i nostro rapporti personali.

Con tutto il dolore che accompagna la perdita di una donna in trincea, cara Enza Ti siamo grati perchè ci hai indicato la strada per tornare presto alle nostre abitudini perchè il covid-19 si combatte anche con amore ed onore per la professione.

Perciò dobbiamo essere responsabili!!

La guerra al sud è appena incominciata, non facciamoci trovare impreparati.
Non sia vano il sacrificio dei sanitari e ricordiamoli tutti nelle nostre preghiere.
Rimaniamo a casa e vinceremo.
Si riportano le notizie della Regione lombardia, Ansa Milano e dei media nazionali le cui testate Rai e SKY TG24 hanno riportato la triste notizia fino ai programmi serali e che attestano il rispetto e l’affetto che la nostra amanteana si è meritata nelle corsie e nelle stanze di quello stesso ospedale che l’ha visto sorridere a chi soffre e muore come ora in silenzio e soli, senza la presenza di alcun familiare ad accompagnare il trapasso e predisporre le esequie.

 


ATS Bergamo
Coronavirus, addio alla dottoressa Vincenza Amato
Medico scolastico a Romano, poi dirigente della Sanità pubblica a Treviglio e Bergamo.
E’ morta all’ospedale di Romano, per Covid-19, la dottoressa Vincenza Amato. Per una vita è stata dirigente medico della Sanità pubblica nel dipartimento di Igiene e prevenzione dell’Ats di Bergamo. Per anni aveva lavorato a Treviglio e Romano, prima come medico scolastico e poi come dirigente dell’ex Ussl. L’anno prossimo sarebbe dovuta andare in pensione.
Vincenza Amato, una vita per la sanità pubblica
La dottoressa Amato si è spenta all’ospedale di Romano, dopo una breve malattia collegata all’attuale epidemia di Coronavirus.
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(ANSA) - MILANO, 25 MAR - E' morta a causa del coronavirus Vincenza Amato Dirigente Medico Responsabile U.O.S.Igiene Sanità Pubblica del Dipartimento di Igiene e Prevenzione Sanitaria dell'Ats (ovvero l'ex Asl) di Bergamo. Era ricoverata all'ospedale di Romano di Lombardia. "Tutti gli operatori sanitari che hanno lavorato con lei in questi anni nella sede di Bergamo/Borgo Palazzo e, prima ancora, molti anni fa al Settore Igiene e Prevenzione di Treviglio-Romano di Lombardia - spiega una nota dell'azienda Tutela della Salute -, la ricordano con grande affetto e tenerezza dal punto di vista umano, e con autentica stima". "Era al suo ultimo anno di lavoro, che affrontava con vigore ed impegno, quasi incurante di alcune sue personali fragilità degli ultimi tempi" sottolineano i colleghi . (ANSA).
SKY TG24
Coronavirus, morta dirigente medico dell’Ats di Bergamo
Vincenza Amato era responsabile dell’U.O.S. Igiene Sanità Pubblica del Dipartimento di Igiene e Prevenzione Sanitaria dell’ente. Era ricoverata all’ospedale di Romani di Lombardia. Il ricordo dei colleghi: “Era al suo ultimo anno lavoro”
DA AMANTEA TRA PASSATO E PRESENTE gruppo fb
A Bergamo nella dura lotta contro il covid-19 è deceduta la dott.ssa Vincenza Amato
Coronavirus, Bergamo piange la dottoressa Vincenza Amato
ATS Bergamo piange la dottoressa Vincenza Amato, Responsabile U.O.S.Igiene Sanità Pubblica del Dipartimento di Igiene e Prevenzione Sanitaria. Era al suo ultimo anno di

Pubblicato in Primo Piano

giuliano20Pubblichiamo l'articolo inviato alla nostra redazione da un carissimo amico medico, nostro concittadino, che lavora fuori Amantea.

 E’ opinione diffusa che avere una buona salute corrisponda a qualsiasi condizione in cui non si soffra di alcuna malattia o di disturbi che provochino disagi o dolori. La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Possono essere considerate malattie tutte quelle 

condizioni che generano in un organismo vivente la perdita della salute che, secondo la definizione dell’O.M.S. è intesa, come uno stato di completo benessere. 

Le malattie infettive sono causate da agenti patogeni che possono essere microrganismi, virus, o anche organismi pluricellulari. 

Non sono sempre contagiose da individuo a individuo e alcune lo sono in determinate condizioni.

Si è in presenza di un’infezione quando gli agenti patogeni entrano nell’organismo e si moltiplicano provocando danni più o meno gravi. L’attacco di un agente patogeno non sempre sfocia in un’infezione, in quanto, spesso, non trova le condizioni necessarie per la sua moltiplicazione; altre volte, pure, se il microrganismo si moltiplica, l’organismo reagisce formando anticorpi che bloccano il suo proliferare prima che si manifesti la malattia. 

La risposta immunitaria protegge l’individuo da un nuovo attacco dello stesso microrganismo e questa protezione può durare per un periodo limitato o per tutta la vita, a seconda dell’agente 

patogeno e delle condizioni del singolo individuo.

Il microrganismo, inoltre, pur in assenza di malattia, può restare presente nell’individuo che diventa un portatore sano. 

In questo caso, il contagio può essere trasmesso ad altri con un liquido biologico (sangue-saliva-urina) che contiene il microrganismo. 

I virus non si adattano a nessun schema organizzativo proprio di un organismo vivente, tanto è vero che in genere, non vengono considerati organismi, ma sono parassiti. 

Essi devono usare gli enzimi dell’ospite, le sue materie prime ed i suoi rifornimenti di energia per riprodursi; sono agenti patogeni per tutti i viventi. 

La singola particella virale, o virione, è costituita da un filamento semplice o doppio 

di acido nucleico (DNA- RNA) da un enzima o due e da un involucro proteico detto capside. 

In molti casi, l’involucro proteico è avvolto da una seconda membrana di natura lipidica. 

Nei virus, non avvolti dall’involucro lipidico, il capside è formato da un numero caratteristico e costante di unità strutturali identiche, dette capsomeri, i quali, sono disposti reciprocamente in modo diverso a seconda della specie virale. 

Molti virus hanno forma cilindrica o elicoidale, con simmetria più o meno evidente. 

Nessuno sa con precisione come siano originati i virus, ma sembra probabile che essi siano comparsi come materiale genetico aberrante, 

provenienti da cellule normali.Tipi diversi devono essere sorti indipendentemente l’uno dall’altro, poiché i loro meccanismi di base sono molto diversi: in qualche virus il materiale genetico è DNA a doppio filamento proprio come in tutti gli organismi viventi, ma, in altri virus, il materiale genetico varia; si ha infatti, il DNA a filamento singolo, RNA a doppio filamento, RNA a filamento singolo, numerosi piccoli frammenti di RNA. L’acido nucleico può essere circolare o lineare, all’interno della cellula ospite, il virus può persino cambiare il tipo di acido nucleico che usa: i virus RNA spesso fanno copie di DNA dai propri genomi. 

Nei virus a DNA, l’acido nucleico entra nel citoplasma dell’ospite dove il virus ne fa 

il suo domicilio; questo DNA porta l’informazione per proteine patogene specifiche oltre che per la sua replicazione, poiché il tragitto nella cellula è il processo della sintesi proteica, cioè, dal DNA alle proteine. 

Un virus ad RNA è una molecola lunga di circa trecento coppie di basi, priva di rivestimento proteico. 

La presenza di molti legami tra coppie di basi dà al virus una struttura compatta che lo rende resistente agli enzimi che degradano l’RNA.Sin qui non ci sarebbe nulla di strano se non fosse che questo piccolo RNA non è in grado di codificare per nessuna proteina. 

Come si spiega allora l’effetto patologico del virus? Quest’ultimo si comporta come una molecola regolatrice che altera l’esecuzione del programma genetico della cellula ospite, interagendo con alcuni suoi componenti; tutti gli enzimi necessari a far moltiplicare il virus vengono forniti dalla cellula infettata. 

Il coronavirus è un virus ad RNA a singolo filamento con un nucleo capside di simmetria elicoidale. 

Visibile al M.E. presenta una frangia di grandi proiezioni superficiali bulbose che creano un’immagine che circonda una corona reale o solare.Sono responsabili di patologie nei mammiferi e negli uccelli, nell’uomo provocano infezioni respiratorie, in alcuni casi letali, come polmoniti e bronchiti. 

Sono stati responsabili delle gravi epidemie di SARS del novembre 2002, di quelle della MERS del 2012, e della polmonite di Wahan del 2019 e 2020.Negli ultimi mesi che riguardano il coronavirus ci riportano a ricordi di un passato di guerra, un passato non lontano che ci parla di distruzione di morti, di paura, una paura che nessuno di noi vorrebbe vivere. 

Video e immagini documentano il brutto momento che stiamo attraversando, che non è 

frutto di un invenzione, ma di uno scenario che sicuramente cambierà le abitudini degli italiani, tenendo conto di un tessuto politico a pezzi e di un sistema economico al collasso. 

Con fiducia confidiamo nella possibilità che si possa stabilire una fase duratura di armonia; armonia e speranza a cui un periodo di tregua porta, sono diritti di cui ogni uomo, in quanto tale dovrebbe godere. Vale dunque rispettare le regole e ripetere lo stesso ritornello:’’ Io resto a casa’’. Il Coronavirus non migliora, non cancella, non fa miracoli, non paga i debiti, non lava i peccati. In questo mondo che non consce più la grazia il cuore fa fatica ad ammetterlo…. Che cos’è che cambierà su questa terra stanca, dopo che i morti dormiranno insieme sotto le zolle, e l’erba sopra sarà tenera, lucida, nuova, piena di silenzio al sole della primavera che non è sempre la stessa.

Fra. Ga.

Pubblicato in Politica

andra2020Ci arrivano aggiornamenti sugli esiti degli esami microbiologici, sui tamponi eseguiti ai due pazienti della nostra città, trovati positivi al Coronavirus Covid 19.

Nella darvi la notizia ieri, a noi era sembrata in un primo momento catastrofica, abbiamo cercato di contattare l'equipe che ha esaminato la situazione ad Amantea, non riuscendo di fatto, ma abbiamo ricevuto i dati necessari ad informarvi che la carica virale (la quantità di virus in circolo), riscontrata ai due nuovi contagiati di Amantea, è bassa e l’assenza di sintomi, come tosse e raffreddore, fa sì che il virus si diffonda poco, né è comprova il fatto che, solo due dei sette tamponati a contatto col paziente zero di Amantea, siano state di fatto contagiate.

Al contrario, come nell'esempio avvenuto nel vicino Comune di San Lucido, la contagiosità è più elevata durante la fase con la maggiore presenza di sintomi.

Quindi di fatto, ne desubiamo che, il coronavirus del paziente zero di Amantea, dalle analisi di laboratorio eseguite, risulta essere in una fase scarica di virus.

Nel soggetto paziente zero di Amantea, il coronavirus covid 19 è stato più violento, per il cagionevole stato di salute dello stesso, dov'è il virus a trovato "terreno fertile".

Del Covid-19 sappiamo ancora poco su come agisce e come si trasmette». Ad ammetterlo non è uno qualunque ma Hans Kluge, Direttore Regionale dell'Oms per l'Europa. 

È dalle risposte che il mondo scientifico riuscirà a fornire dipenderà buona parte dell’esito della battaglia contro l’epidemia.

Pubblicato in Primo Piano

coronavirusCatanzaro – Ecco la situazione odierna relativa all’emergenza coronavirus in Calabria secondo il bollettino emesso dalla Regione.
In Calabria ad oggi sono stati effettuati 3546 tamponi.
Le persone risultate positive al Coronavirus sono 319 (+27 rispetto a ieri), quelle negative sono 3227.
Territorialmente, i casi positivi sono così distribuiti:
– Catanzaro: 9 in reparto; 12 in rianimazione; 43 in isolamento domiciliare
– Cosenza: 35 in reparto; 3 in rianimazione; 39 in isolamento domiciliare; 5 deceduti
– Reggio Calabria: 24 in reparto; 5 in rianimazione; 59 in isolamento domiciliare; 5 guariti; 4 deceduti
– Vibo Valentia: 2 in reparto; 1 in rianimazione; 15 in isolamento domiciliare
– Crotone: 18 in reparto; 39 in isolamento domiciliare; 1 deceduto
I soggetti in quarantena volontaria sono 6952, così distribuiti:
– Cosenza: 1344
– Crotone: 699
– Catanzaro: 716
– Vibo Valentia: 796
– Reggio Calabria: 3397
* NB-Nel conteggio sono compresi anche i due pazienti di Bergamo trasferiti a Catanzaro, mentre non è conteggiato il decesso avvenuto a Reggio Calabria poiché successivo alla comunicazione dei dati alla Protezione Civile Nazionale.

fonte notizia

Pubblicato in Calabria

controlli acriCOSENZA 24 marzo 2020 : Durante il controllo del territorio da parte dei Carabinieri Forestale sono state denunciate sei persone per violazione alle disposizioni del decreto della presidenza del Consiglio dei Ministri per il contenimento del contagio. In particolare quattro persone sono state denunciate dai Carabinieri Forestale della Stazione di Corigliano a Villapiana Lido. Tre di queste, due uomini e una donna si trovavano sul lungomare privi di autocertificazione e lontani da casa, affermando di voler fare una passeggiata o comprare delle mascherine, un quarto stava facendo delle fotografie, tutti in violazione al DPCM relativo al divieto di spostamenti senza comprovate necessità. I militari della Stazione Forestale di Acri hanno invece denunciato due persone del luogo fermate in località “Croce di Baffi” per un controllo. Questi circolavano in assenza di reali esigenze o situazioni di necessità, inoltre su richiesta della pattuglia entrambi dichiaravano falsamente di non essere sottoposti a misura di quarantena, cosa invece accertata dai militari. Per entrambi è scattata la denuncia per inosservanza DPCM e per false dichiarazioni.

Pubblicato in Calabria
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