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Redazione TirrenoNews

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Il 27 novembre 2013 notiziavamo che “Amantea perde l’ultimo ufficio statale” E ci chiedevamo chi dovessimo ringraziare.

 

Ricordavamo ancora che restavano 34 sedi di Giudici di Pace tra cui comuni anche piccolissimi come Campana 1916 abitanti, San Sosti 2169 abitanti, Borgia 7521 abitanti, Bianco con 4212 abitanti, Caulonia con 7060 abitanti, Stilo con 2654 abitanti, Cinquefrondi con 6453 abitanti, eccetera, e che erano pochissime le vecchie sedi che avrebbero chiuso solo perché i comuni non avevano fatto domanda. Tra questi Amantea che pure ha una sede specifica.

 

Ovviamente ci chiedevamo :”Chi dobbiamo ringraziare se Amantea perde questo ultimo ufficio statale? “ E perché nemmeno gli avvocati protestassero.

Ora il quadro è cambiato. Sul tirreno c’erano le sedi di Scalea, Belvedere Marittimo, Cetraro, Paola ed Amantea.

Poi il decreto del 10 novembre 2014 ha lasciato aperto soltanto l'ufficio del giudice di pace di Paola sopprimendo tutti gli altri.

A Scalea ,però, grazie all'intervento dei sindaci dei Comuni interessati è stato man tenuto aperto l’ufficio. I dieci i comuni di: Aieta, Grisolia, Orsomarso, Praia a Mare, Santa Domenica Talao, Santa Maria del Cedro, San Nicola Arcella, Tortora, Verbicaro e Scalea garantiranno la sede , la pulizia ed i tre dipendenti ( due per 36 ore settimanali e uno per 18)

Ed il 3 luglio i comuni di Belvedere Marittimo, Buonvicino, Bonifati, Maierà, Diamante e Sangineto tenteranno di riaprire l’Ufficio del giudice di pace.

La legge milleproroghe ha previsto, infatti, per i Comuni l' opportunità di chiedere, entro il 31 luglio, la riapertura degli Uffici del giudice di pace soppressi.

Perché non salvare l’ultimo ufficio statale di Amantea chiamando a concorrere alle spese i comuni di Aiello Calabro, Cleto, Serra d’Aiello, San Pietro in Amantea, Lago, Belmonte Calabro, Longobardi e Fiumefreddo Bruzio ed approfittando che non ci sono nemmeno costi di fitto visto che la sede è statale e va solo manutenzionata ?

Lo chiediamo ai politici di maggioranza e di minoranza, sospettando che non avremo risposta.

Forse perché……

E poi, perché non provare? Vi immaginate che bel “Film movie” ci verrebbe alla inaugurazione?

La Calabria sta morendo di tangenti, ‘ndrangheta, corruzione, debiti, immoralità, indecenza. Ma ora un genio la salverà: vuole alzare l’asticella della legalità! Così sarà certo che nessuno la supererà. Non è che resti senza amici? Ma ecco cosa scrive Gigino A Pellegrini & G el Tarik.

 

“Secondo la World Bank, nel mondo si pagano ogni anno più di 1.000 miliardi di dollari di tangenti e va sprecato, a causa della corruzione, circa il 3 per cento del Pil mondiale. Applicando questa percentuale all’Italia, si calcola che annualmente l’onere sui bilanci pubblici è nella misura di 50-60 miliardi di euro l’anno, come una vera e propria tassa immorale e occulta pagata con i soldi prelevati dalle tasche dei cittadini.

 

Una situazione disastrosa e appesantita dai danni politici, sociali e ambientali, nel panorama italiano logorato in ogni settore. Sempre più spesso, infatti, attività illegali come il traffico illecito di rifiuti o l’abusivismo edilizio, magari “rivestito” con il rilascio di concessioni illegittime, sono accompagnate da un sistematico ricorso alla corruzione di amministratori pubblici e rappresentanti politici, funzionari incaricati di rilasciare autorizzazioni o di effettuare controlli.

Questo il dato che si riafferma senza troppi stupori nel 2014, che vede la Calabria in testa alla classifica nazionale per il numero di persone arrestate: 224, seguiti dai 210 in Piemonte, dai 154 in Toscana, dai 130 in Campania e dai 209 arresti in Lombardia dove sono state eseguite ben 15 inchieste, concentrate nella cosiddetta “zona grigia”, l’élite fatta di colletti bianchi, tecnici compiacenti e politici corrotti.

La corruzione è stata ed è uno dei problemi più gravi della vita politica e sociale italiana. Machiavelli la detestava con tutto se stesso, e ci ha lasciato una descrizione della città corrotta che merita di essere letta: “Di qui gli ordini e le leggi, non per pubblica, ma per propria utilità si fanno; di qui le guerre, le paci, le amicizie, non per gloria comune, ma per soddisfazione di pochi si deliberano. E se le altre città sono di questi disordini ripiene, la nostra ne è più che alcuna altra macchiata; perché le leggi, gli statuti, gli ordini civili, non secondo il vivere libero, ma secondo la ambizione di quella parte che è rimasta superiore, si sono in quella sempre ordinati e ordinano” (Istorie, III. 5)

Un popolo non corrotto, al contrario, dovrebbe essere saggio, e saper guardare lontano, dovrebbe porre il bene comune al di sopra del bene individuale e immediato e in questo modo difendere l’uno e l’altro.

Quale esempio Machiavelli citava (oggi farebbe ridere), la città di Roma.,….

Finché il politico di turno calabrese lavorerà in questo o quell'ufficio amministrativo pubblico, egli immaginerà che ciò gli dia il diritto di fare e disfare a suo piacimento.

Questa è, invece, pura e semplice prepotenza. Si tratta di imparare a insegnare politicamente, e noi non l'abbiamo imparato, non solo; ma non sappiamo ancora neanche affrontare in modo giusto il problema.

L'altra grande tumescenza è l'analfabetismo attuale. Mi viene da dire che finché nel nostro paese esisterà un fenomeno come questo, sarà difficile parlare di educazione politica. Non si tratta qui di un problema politico, ma di una condizione senza la quale parlare di politica non è possibile. L'analfabeta moderno è al di fuori della politica, dovrà prima imparare l'alfabeto. Senza di questo non può esservi politica, senza di questo vi sono soltanto chiacchiere, pettegolezzi, favole, pregiudizi, ma nessuna politica. Infine, se esiste un fenomeno come la corruzione, se è possibile una cosa di questo genere, non si può parlare di politica. E qui non ci si avvicina neppure alla politica. Con tali presupposti, in Calabria non si potrà fare della politica perché tutte le misure rimarranno sospese in aria e non daranno alcun risultato. Una legge, se applicata in pratica in un ambiente dove è permessa e diffusa la corruzione, non farà che peggiorare le cose. In condizioni simili nessuna politica è possibile; qui mancano le condizioni fondamentali perché ci si possa occupare di politica. La realtà meridionale, nei suoi centri decisionali, non è statica, ma è, al contrario, animata costantemente da correnti e processi, vecchi e nuovi, che si indirizzano soltanto in una direzione, con un unico fine: una gestione ottimale del sottosviluppo meridionale, al fine di garantire la riproduzione delle classi dominanti e il mantenimento dei ruoli di forza che le vedono protagoniste. Più di una vera e propria marginalizzazione del Mezzogiorno nello scenario nazionale, è più probabile che si tratti di un processo di progressiva subordinazione. Non è vero, infatti, che il sottosviluppo meridionale sia, come si dice, apparentemente statico. Solo superficialmente la situazione (politica ed economica) meridionale è quella di una infinita stazionarietà, di un immobilismo secolare. In Calabria, l'attività corruttiva sembra avere assunto una configurazione di "sistema" che oltretutto contribuisce a impedire la correzione di mali antichi che hanno frenato lo sviluppo del Paese e sbilanciato la struttura della società italiana e del suo sistema politico. La situazione calabrese è disastrosa. Non c’è più posto per l'onestà, la correttezza, l'affidamento, l'osservanza delle norme liberal democratiche. La violazione "legale" della legalità ha assunto, in misura dilagante, una delle peggiori e più deleterie delle sue manifestazioni: la corruzione!

La metastasi di questo mortale melanoma ha ormai raggiunto moltissimi settori di attività, dove pubblico e privato incrociano e condividono interessi ormai di natura criminale. Al continuo perpetrarsi di truffe e raggiri per ottenere illeciti finanziamenti, corrisponde, per converso, la incapacità, specialmente nel Sud, di spendere i ricchi stanziamenti europei per legittimi progetti di sviluppo.

In tale contesto, l'Italia è primatista delle frodi comunitarie, con in testa Calabria e Sicilia. In risposta a tutto questo e a quello che sta succedendo nel parlamento calabrese, il presidente della Regione, Mario Oliverio elevandosi a geniale giudice sportivo, pensa di aver trovato la soluzione: "Alzare l’asticella della legalità”.

Lanzetta finalmente “parla” ma non convince

Lunedì, 29 Giugno 2015 10:29 Pubblicato in Italia

Avevamo  scritto proprio ieri sulla necessità-opportunità che Maria Carmela Lanzetta parlasse della vicenda della giunta regionale ed ecco che stamani si coglie la sua dichiarazione sul Corriere della Sera.

“Furono considerazioni di carattere politico a motivare il fermo no ad un posto in giunta offerto dal governatore Mario Oliverio”.

Spiega l'ex ministro, Maria Carmela Lanzetta, in un'intervista rilasciata al Corriere della Sera:

«De Gaetano non era stato candidato alle regionali, salvo, poi, inspiegabilmente, essere nominato assessore.

Una scelta sui cui ho chiesto precisi chiarimenti, senza tuttavia ricevere, mai, alcuna risposta.

Eppure il quadro intorno a De Gaetano era conosciuto.

Suoi santini erano stati trovati a casa dei Tegano e la stessa vicenda rimborsopoli era nota a tutti”

E qui Lanzetta non convince.

Primo. Perché trovare santini nelle case dei mafiosi non può essere considerata certamente una prova della collusione tra politica e ‘ndrangheta. Se fosse così quasi in ogni comune sono stati trovati santini nella case dei mafiosi e nessuno è stato arrestato. Prova ne sia che De Gaetano è stato arrestato per “rimborsopoli e non per i santini.

Secondo. Rimborsopoli non ha interessato solo De Gaetano e che la vicenda fosse nota a tutti( ???) non significa che Oliverio potesse anticipare le conclusioni della magistratura . Se lo avesse potuto fare avrebbe dovuto escludere non solo De Gaetano( come ha fatto) ma tantissimi altri!!!

Continua, inoltre, la Lanzetta :”Ma per la mia scelta ho dovuto subire anche attacchi molto duri, anche all'interno dello stesso Pd, senza dimenticare la convocazione in commissione antimafia, uno dei tanti scivoloni a cui la Bindi ormai ci ha abituato».

Infine afferma: “Fui travolta dalle critiche per il mio no all'ingresso nella giunta Oliverio.”

Già! Ed adesso perché queste voci , allora, contrarie stanno zitte?

Per ultimo Maria Carmela Lanzetta dichiara” Adesso potrei anche tornare in politica, ma solo se ci dovessero essere determinate condizioni”.

Ed è questa la affermazione più rilevante .

Basterà alla Lanzetta la esclusione dalla Giunta di Nino De Gaetano?

Rimborsopoli, allora non significa niente per lei?

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