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Redazione TirrenoNews

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Il Castello di Cristallo di Tina Lojacono

Domenica, 09 Marzo 2014 14:12 Pubblicato in Cronaca

Il romanzo di Tina Lojacono si legge tutto d’un fiato : la capacità di coinvolgere nella trama della storia, la fluidità del linguaggio e lo stile snello e agile sono tali da non permetter di sottrarsi all’incalzare degli avvenimenti che oscillano continuamente tra realtà e finzione.

Ho iniziato a leggere le vicende di Marta, Daniele, Caterina e Marco una domenica mattina e man mano che le pagine scorrevano, la mia mente veniva trascinata in una dimensione di cammino, di viaggio verso la conoscenza di sè e di scoperta dell’animo umano ,con le sue sofferenze,i suoi stupori, le sue insicurezze.

Quella domenica la mia immaginazione , sollecitata da suggestivi , intensi e drammatici flashback su vicende della nostra storia contemporanea , ha percorso ,in punta di piedi e trattenendo il fiato , la vita dei quattro personaggi del romanzo e ha condiviso la fatica della loro crescita.

Marta, abbandonata da due genitori disattenti e ripiegati su se stessi alle cure di una tata, cresce in solitudine e da bambina inconsapevole si trasforma in adolescente spigolosa, ribelle ,dallo sguardo imbronciato e soffocato dalla delusione dei tanti no e dalla rabbia del rifiuto. A fatica ed alternando momenti di sconforto a momenti di euforia, sceglie di camminare con le sue gambe , di diventare medico e di dedicare la sua vita alla cura degli altri.

E percorrendo la strada che conduce alla conoscenza di sè , incontra Fabio, l’amore di una vita, nato per caso ma destinato a interrompersi bruscamente, cancellato dallo sparo di un cecchino serbo.

Marco e Caterina si conoscono da sempre, da quando, bambini vivaci e solidali, si infilavano tra le siepi confinanti i loro giardini per giocare insieme. E poi insieme a scuola, alle feste condividendo gli amici , alle gite fuori porta e insieme anche la decisione di intraprendere gli studi di medicina.

Un percorso comune interrotto , in una giornata piovosa, dall’incontro con Rebecca , top model affascinante ma inaffidabile e sempre pronta a fuggire davanti alle responsabilità .

Daniele, bimbo adottato e figlio naturale di un’adolescente hippy diventata grande troppo in fretta , cresce in un ambiente familiare sereno ed equilibrato e l’abitudine al confronto ed al dialogo , lo convincono a scegliere , ormai adulto , gli studi di psicologia.

Anche lui però sarà costretto a rivedere i suoi progetti di vita a causa dell’incontro con Margaret, donna complicata, molto somigliante, in quanto a vicissitudini esistenziali, alla sua “ mamma di pancia” , quell’adolescente figlia dei fiori che lo aveva abbandonato senza troppi scrupoli.

E’ a questo punto che le traiettorie di vita dei quattro personaggi si incrociano: ognuno di loro deciderà di intraprendere un viaggio destinato a cambiare l’ esistenza e a far vacillare le certezze.

Un viaggio che, attraverso l’esperienza del volontariato, sarà anche riscoperta di sé e dell’altro, del piacere di donarsi superando quelle barriere umane che generano egoismo, incuranza, intolleranza e solitudine.

Perché , come affermava Marcel Proust, l’unico vero viaggio verso la scoperta non consiste nella ricerca di nuovi paesaggi , ma nell’avere nuovi occhi.

“ le nostre valigie erano ammucchiate sul marciapiede : avevamo molta strada da fare….. Ma non importava …la strada è la vita “ Jack Kerouac

Ieri è stata la giornata della donna. Ma non dappertutto.

Domenica, 09 Marzo 2014 09:35 Pubblicato in Mondo

8 marzo è nel mondo la giornata della donna.

La giornata della libertà della donna.

La giornata dell’affrancamento da ogni vessazione, da ogni differenza( in negativo), dal dolore, dalle privazioni, dalla sofferenza.

Ma è anche la giornata del riscatto della donna e soprattutto della donna-madre.

Tante le celebrazioni un po’ dappertutto

Tante le mimose anche se un po’ passate, sfiorite, come sembra sfiorita questa celebrazione che appare sempre più doma ed antica.

Pochi hanno ricordato le donne del Venezuela.

Le nostre donne, le nonne, le madri, le studentesse. Italiane di prima, seconda o terza generazione che soffrono i problemi di un paese che si trova ad una svolta.

Un paese che vede da un lato un legittimo governo, quello di Maduro , post Chavez, e dall’altro le altrettanto legittime proteste e democratiche opposizioni di una grande parte del popolo venezuelano per una situazione difficile.

Un popolo in piazza per ragioni sociali ed economiche prima che politiche

Ad iniziare dalla insicurezza.

Nella sola Caracas si registrano oltre 150 morti di morte violenta solo nei fine settimana.

Non solo , ma da molti mesi mancano generi alimentari di prima necessità: latte, zucchero, farina, pane, carne ecc...

Non solo, mancano anche medicine per la dialisi, le cardiopatie ecc...

E giovani e donne protestano

Sono donne dalla forza immensa come le Madri di Plaza de Mayo che magari semplici casalinghe, spesso analfabete, hanno combattuto da una posizione di disparità assoluta rispetto al potere e senza ricorrere alle armi una battaglia dando luogo ad movimento che vive ancora oggi

A loro ed alle donne tutte del Venezuela l’augurio di Buon 8 Marzo insieme all’augurio di un futuro migliore per se se stesse , per le loro famiglie, per i loro figli.

A loro ed alle donne tutte del Venezuela l’augurio di non dover più scendere in piazza per avere pane, medicine e sicurezza.

 

 

Marco Rizzo, l’ultimo stalinista in guerra. Con la realtà

Domenica, 09 Marzo 2014 09:32 Pubblicato in Mondo

Ci sono i fatti e le interpretazioni. I primi sono lì da vedersi, oggettivi, crudi nella loro nudità; le seconde invece sono per natura personali e Rizzo Stalin cambiano a seconda dei soggetti. Un morto è un morto, un morto innocente è un morto innocente ma c’è chi pensa che – nel caso delle foibe – gli uomini, le donne crivellati di colpi e lasciati cadere mezzi vivi in buche profondissime a morire di inedia, meritassero quella fine. Qualcuno la pensa così, anche nelle civilissime e moderate istituzioni milanesi.

Stalin fu uno dei più feroci dittatori della storia dell’umanità, forse il peggiore per il numero di vittime. In trentun anni di governo col pugno di ferro – anzi d’acciaio (da cui il soprannome) – fece morire fra le 20 e le 60 milioni di persone fra gulag, fucilazioni di massa e la carestia Ucraina, privata di tutto il grano a disposizione.

Josif Džugašvili, questo il suo vero nome, passava le nottate a firmare condanne a morte, cui alla fine aggiungeva un numero in matita rossa (+5.000, +6.000): altre persone che il Kgb doveva fucilare, scegliendole a caso, solo per dimostrare la potenza del Capo supremo.

Ma le interpretazioni, come sempre, differiscono: «61 anni fa moriva. Oggi è un reciproco di Hitler, il suo nome serve a combattere il Comunismo. Il solo suo ricordo fa però tremare i padroni, ha edificato il primo paese socialista, senza di lui il nazismo avrebbe vinto. La sua esperienza non è fallita, è invece fallita la sua revisione. Il suo nome russo si traduce in “acciaio”. STALIN. Terrore dei fascisti e dei falsi comunisti. Onore e Gloria a te!!!».

Così scriveva oggi sulla sua bacheca l’ex deputato (nel senso che non siede più nei banchi di Montecitorio, ma prende il vitalizio di 4.500 euro netti al mese in barba alla solidarietà proletaria), oggi europarlamentare, Marco Rizzo. Ora noi siamo per la libertà di pensiero e di parola, non vogliamo certo una legge Scelba al contrario: Rizzo può vedere la storia come vuole, è libero di idealizzare figure come Stalin, Kim Jong Il (per la cui dipartita espresse dolore e presentò le proprie condoglianze al popolo nordcoreano), Chavez e Maduro. È libero di non vedere la realtà preferendole un feticcio estraneo. Del resto in tanti cercano di sfuggire al mondo: chi con l’alcol e la droga, chi con l’immaginazione e chi con l’ideologia.

Rizzo StalinA farci schifo, semmai, è la generale accettazione di opinioni folli come queste. Chi inneggia a Hitler o a Mussolini viene giustamente stigmatizzato se non deriso nella sua ignoranza. Chi inneggia, oltre a Stalin, a Lenin o Che Guevara – dimenticandosi che il primo diede vita a repressioni sanguinose per mezzo del suo braccio armato, la Čeka mentre il secondo era solito far fucilare gli omosessuali senza alcun motivo – viene graziato. Sì, magari gli si dice che sbaglia ma l’indignazione non arriva da ogni parte.

Specie dalle parti della sinistra moderata – quella che imbarcò Rizzo nella sventurata avventura del secondo governo Prodi – dove, pur con tutti i distinguo, continuano ad esistere morti di serie A e di serie B. di Matteo Borghi da L’intraprendente.

NdR Feticci, idoli che da destra a sinistra diventano dei per un popolo che non accetta le verità.

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