In questo rovente Agosto, mi tornano alla mente frammenti di pensieri, stelle cadenti. E poi, e poi…la nascita del padre degli Dei. Il Pargolo, per volere della madre Rea, fu nascosto in una ‘Grotta’ per sfuggire alla fame divoratrice del padre Cronos.
Nella Grotta protetta da piante di banano, Zeus venne nutrito con latte caprino e miele, dalla Ninfa Amantea e dalla Ninfa Melissa. Crono è stato anche il precursore di una terribile malattia la "sindrome di Crono", la patologia psichica di un padre che desidera, o addirittura esegue, l'omicidio di un proprio figlio. Così come suo padreUrano, infatti, anche Crono voleva uccidere i suoi figli. Un oracolo gli aveva predetto che uno dei suoi neonati, una volta cresciuto, lo avrebbe prima o poi spodestato. Per impedire questo, essendo anch'essi degli immortali e non potendo semplicemente ucciderli, appena nati li ingoiava.
Un giorno però sua moglieRea, incinta di Zeus, decide di partorire di nascosto, consegnando a Crono una pietra che quest'ultimo divorerà pensando che sia il proprio ultimo figlio. Sarà proprio Zeus, una volta cresciuto, a spodestare Crono, divenendo il re dell'Olimpo.
Diventato adulto, il Dio dell’Olimpo, decise di premiare le sue meravigliose nutrici, trasformando la prima in Capra la seconda in Ape. Lo stesso si mise all’opera, e la Calabria uscì dalle sue mani più bella della California e delle Hawaii, più bella della Costa Azzurra e degli arcipelaghi cinesi.
Dopo l’istante magico, di un lontano 28 agosto, in cui i miei occhi si aprirono per la prima volta sul mare di Ulisse grazie alla respirazione bocca a bocca della nordica “Mammana”, non mi è stato più possibile vedere, pensare, vivere come in quello spazio ristretto del ventre di mia madre.
Tu, grande Mare sei diventato la mia musica, e simile alle Tue fattezze, dove contieni e susciti tutti i sogni della mia anima. Questo mio cuore è molto simile alle tue tempeste, le tue maree; e nelle Tue profondità vi si trova anche qualche piccola perla che in passato emerse prepotentemente, 'Nimpha quasi per arenamcurrens': Amantea.
All’interno del borgo antico di Amantea, questo è il nome della Perla, si diramano piccole stradine che trasportano all’interno i sapori e i profumi del mare, seguite da ripide scalinate che terminano direttamente sul mare di Ulisse. Il tutto, attorniato da alti caseggiati suggestivi e pieni di colore. La città è sormontata, in cima alla vetta di un promontorio, dall’antica chiesa di San Francesco e dall’imponente castello Normanno, i quali, permettono una veduta mozzafiato del paesaggio sottostante.
Impossibile non lasciarsi cullare dal suono delle onde che si infrangono sugli scogli di Coreca, creando un ambiente di riflessione e di tranquillità.
Ad esserne affascinato fu anche il famoso scrittore anglo-tedesco Norman Douglas , conosciuto dal grande pubblico semplicemente con il nome del suo inno d’amore “Vecchia Calabria”. Vorrei tanto che qualcuno dedicasse la via dove sono nato a quest’uomo che amò tanto questa terra di Calabria, da percorrerla a piedi ben due volte subito prima della Grande guerra.
Oggi, l'Omerico mare, che bagna Amantea, oltre che una risorsa per i residenti, per i quali sarebbe assurdo andarsene in vacanza in altre località marine, lo è anche per una città, come la nostra, che vuol fare del turismo il settore trainante delle propria economia. La cittadinanza e gli addetti al settore commerciale, artigianale, alberghiero e balneare dovrebbero indignarsi e ribellarsi sul come è stata maltrattata e continua ad esserlo, questa ‘Perla’. Dai propri figli dovrebbe nascere un’azione finalizzata a scuotere questa “Amministrazione” e gli organi deputati al controllo del territorio. In modo duro e risoluto, i cittadini dovrebbero ribellarsi a questa “classe dirigente” che continua a mandare in giro “Sparaballe” a divulgare il verbo del tutto OK! : “ Si tratta di stupide leggende metropolitane. Non si può parlare per sentito dire. Non possiamo più tollerare interventi di un folle che parla di cose che non sa.
Gigino A Pellegrini