Il Papa cioè non lo chiama señor Presidente.
Sembra l’epilogo della posizione assunta all’inizio del 2019, dall’uruguayano Guzmán Carriquiry Lecour, vicepresidente della Commissione pontificia per l’America Latina, uno degli uomini più ascoltati dal Pontefice, il quale sul bollettino ufficiale della Commissione ha scritto: «Che peccato che la parola d’ordine e l’utopia di un “socialismo del XXI secolo” siano degenerati nel regime autocratico e sempre più liberticida del presidente Maduro, in un totale fallimento economico e nella miseria sociale».
Non solo ma ha anche chiesto «un grande progetto alternativo di ricostruzione nazionale e di mobilitazione popolare» per il Venezuela.
Prudente allora Francesco, come un Capo di Stato.
Una prudenza sembra rispondere alla volontà di mantenere una posizione mediana tra :
-Stati Uniti e Europa, favorevoli al riconoscimento del capo dell’Assemblea legislativa, Juan Guaidó, come legittimo presidente ad interim, proclamato dopo una manifestazione del 23 gennaio scorso;
-e Cina, Russia, Turchia e Iran che invece puntellano il traballante regime di Maduro, guidati da corposi interessi economici e geopolitici.
Questi paesi insieme a Cuba, sono i maggiori finanziatori e dunque creditori del regime.
E’ solo un problema di carburante come è stato per la Libia?
Finirà come la Libia? Difficile dirlo!
Certo che non sembra che il papa conceda molto.
In specie quando Jorge Mario Bergoglio ricorda che “Purtroppo, i tentativi di trovare un’uscita dalla crisi venezuelana si sono tutti interrotti perché quanto era stato concordato nelle riunioni non è stato seguito da gesti concreti per realizzare gli accordi».
Ed osserva il Pontefice che «E le parole sembravano delegittimare i buoni propositi che erano stati messi per iscritto».
Il senso è chiaro. Maduro ha cercato il dialogo, utilizzando anche lo schermo vaticano, per poi disattendere gli impegni presi. E il Papa glielo fa presente.
In quella missiva, rammenta Francesco, «la Santa Sede segnalò chiaramente quali erano i presupposti perché il dialogo fosse possibile».
E avanzò «una serie di richieste che considerava indispensabili affinché il dialogo si sviluppasse in maniera proficua e efficace».
Ebbene oggi, secondo il Papa, quelle richieste e «altre che da allora si sono aggiunte come conseguenza dell’evoluzione della situazione», sono più che mai necessarie.
Ad esempio, aggiunge, «quella espressa nella lettera che le indirizzai sull’Assemblea nazionale costituente».
Nelle sue parole si avverte l’eco della resistenza sempre più aperta della conferenza dei vescovi del Paese verso Maduro, i suoi metodi e le sue minacce.
E l’esigenza che «si eviti qualunque forma di spargimento di sangue».
Basterà questo richiamo del Papa?
Noi pensiamo di no, ma ci auguriamo di si!