PECHINO - Migliaia di manife stanti hanno bloccato le strade attorno al quartiere governativo di Hong Kong questa mattina, per protestare
contro una legge che permette l'estradizione dei sospetti verso la Cina. I manifestanti, molti dei quali hanno passato la notte accampati a Tamar Park, un parco adiacente ai palazzi del governo e del Parlamento dove oggi dovrebbe ricominciare la discussione della norma, hanno invaso di prima mattina alcune delle principali arterie che tagliano la città da Est a Ovest, mandando in tilt il traffico dei pendolari e il trasporto pubblico.
Sono le stesse zone che erano state occupate durante il Movimento degli ombrelli del 2014, la grande protesta per la democrazia che paralizzò per 79 giorni il centro di Hong Kong. Finora non ci sono stati scontri, ma livello di tensione è molto alto: centinaia di agenti in tenuta antisommossa sono schierati attorno ai palazzi del governo. Tra i manifestanti molti sono giovani e indossano delle mascherine. Le immagini mostrano che alcuni di loro stanno "smontando" dei pezzi di marciapiede e ammucchiando i mattoni.
La riunione del consiglio legislativo prevista per le 11 è stata al momento rimandata senza nessuna indicazione di orario.
Questo nuovo focolaio di protesta contro la norma, vista come un pericolo per l'autonomia di Hong Kong da Pechino, era ampiamente atteso. Domenica una folla impressionante, oltre un milione di persone secondo gli organizzatori, ha marciato nelle vie del centro chiedendo di ritirare la legge. Nonostante questo la chief executive Carrie Lam, la leader filo-cinese di Hong Kong, ha annunciato che l'iter va avanti con procedura espressa: la discussione al consiglio legislativo, il parlamento locale controllato da forze pro-Pechino, dovrebbe riprendere oggi, il voto è previsto per giovedì 20.
Una accelerazione di fronte a cui il campo democratico ha annunciato nuove manifestazioni in settimana. La protesta di questa notte è in realtà una reazione spontanea da pare di alcuni dei gruppi più irriducibili. Si parla anche di uno sciopero per la giornata di oggi, ma non è ancora chiaro il livello di adesione. Molte delle multinazionali con sede nei grattacieli di Admiralty, il quartiere degli affari bloccato dalla protesta, hanno previsto per oggi attività limitata.
La legge della discordia regola le procedure di estradizione tra Hong Kong e i governi con cui oggi non ha accordi in materia. Tra questi c'è anche la Cina continentale, dove i tribunali dipendono dal Partito comunista: se entrasse in vigore Pechino potrebbe ottenere la regolare estradizione dei sospetti (o dei nemici) da processare. Carrie Lam ha detto che la norma serve a colmare un vuoto normativo, impedendo che Hong Kong diventi un rifugio per i criminali.
Ma per il campo democratico il testo è stato dettato da Pechino, che del resto lo ha esplicitamente appoggiato: per molti è un nuovo tentativo da parte della Cina di Xi Jinping di cancellare libertà e stato di diritto garantiti all'ex colonia britannica dal principio "un Paese, due sistemi". Contro la legge si sono espressi avvocati, organizzazioni imprenditoriali, anche internazionali, e diversi governi stranieri, tra cui quelli di Stati Uniti e Regno Unito.
12 giugno 2019 dal nostro corrispondente FILIPPO SANTELLI
Ecco invece cosa scrive Le Presse : Hong Kong, oltre un milione alla marcia contro l'estradizione in Cina.
Foto Vatican news