Oggi, 20 luglio 2020, è l’anniversario dell’Allunaggio, i 51 anni dallo sbarco dell’uomo sulla luna.
Una data importante, celebrata nel mondo in modi diversi.
La figura di Neil Armstrong, comandante della missione Apollo 11, e di Buzz Aldrin, mentre il loro compagno Michael Collins controllava il modulo di comando Columbia, è entrata nella storia.
Ma la luna era già nella storia, da sempre.
Quel satellite era stato un prezioso alleato del genere umano, con la sua luce che rischiava le notti come regalo del cielo, già prima del fuoco.
Le sue fasi avevano insegnato agli umani il concetto di tempo.
Poiché la sua rotazione è sincrona rispetto a quella del nostro pianeta, noi possiamo vederne esclusivamente una faccia, mentre il suo lato “nascosto” è rimasto sconosciuto fino a pochi decenni fa , creando dubbi e domande.
La Luna è anche il simbolo della luce nell’oscurità, della nostra interiorità, di magia.
È legata al ciclo della vita e anche alla femminilità.
È impossibile dire in quante lingue i poeti abbiano cantato la luna.
In tutte le lingue e in tutte le epoche della storia della civiltà.
Uno solo è il satellite naturale della Terra, ma più di mille forse sono le lune che gravitano intorno al pianeta della poesia, della musica, dei proverbi e delle frasi che usiamo quotidianamente.
Dante, come tutti i suoi contemporanei, vi intravedeva i lineamenti di Caino.
Gli Scapigliati, i Crepuscolari e ii Futuristi non l’amarono: Marinetti ne fece l’oggetto di una sua celebre invettiva: “Uccidiamo il chiaro di luna!”.
La luna venne dissacrata, contro il Romanticismo.
Ben altro rappresentava la luna in Leopardi Nell’opera del genio di Recanati la luna è presenza silenziosa, interlocutrice dell’anima, lontana dal dramma umano. Si ritrova nell’Ultimo canto di Saffo; la luna posa “queta” nella Sera del dì di festa; è “graziosa” nell’idillio Alla luna. Raggiunge vette di poesia profondissime, ma infine, come succede agli uomini talvolta di immaginare, la luna si stacca dal cielo e precipita nel prato del pastore Alceta, nello splendido e misconosciuto Frammento XXXVII.
Su questa linea si colloca, per esempio, il clima favoloso dell’Assiuolo di Pascoli, (“Dov’era la luna? Ché il cielo / notava in un’alba di perla). La luna a volte partecipa alle vicende umane; altre volte le sovrasta e resta impassibile di fronte al Male e allo sfortunato destino umano.
Luna esistenziale è quella di Ungaretti, che in Veglia ricorda una notte passata “vicino a / un compagno / massacrato / con la sua bocca / digrignata / volta al plenilunio”.
Nella vita di tutti noi, come nella poesia e nella musica, c’è una luna. L’ultima luna di Lucio Dalla rende sospesi anche noi a quei ricami di luce e a quel cielo ignoto. Sì, perchè a dispetto della scienza e dell’allunaggio, la luna continuerà sempre ad essere musica e poesia.
fonte: https://www.lamiacittanews.it/