Il giorno di Pasqua nella ricca e opulenta Milano, in quella Milano da bere, è stato abbandonato un bambino nato appena una settimana fa forse da una giovane mamma essendo in gravi difficoltà che, a pensarci bene, avrebbero potuto essere superate. Il piccolo ha già un nome, Enea si chiama. E’ stata la sua mamma a scrivere il suo nome in una letterina che ha lasciato accanto al bimbo quando lo ha depositato nella “Culla per la vita” al Policlinico di Milano. Ora il bimbo che sta bene, fra una settimana, sarà affidato ad una famiglia che ne ha fatto richiesta. Questo abbandono di un bebè appena nato ha suscitato in me molta emozione ma anche molta tristezza. Enea, bel bambino appena nato, senza una mamma e un papà. Un figlio che nasce deve stare con la sua mamma. E’ lei che lo deve allattare. Non è naturale per una mamma separarsi dal proprio bimbo. Nella culla è stata trovata anche una lettera firmata dalla madre del bambino, piena di parole di grande affetto. Un doloroso e affettuoso addio da chi gli ha dato la vita. Con questo estremo gesto la sua mamma ha pensato così di potergli garantire un futuro migliore. Nella lettera la madre ha scritto di volere molto bene ad Enea, ma non potrà occuparsi di lui, non potrà tenerlo con sé. Una decisione drammatica. La speranza del Direttore della Neonatologia è però ancora che la sua mamma ci ripensi. Noi siamo pronti ad aiutarla. Sappia che non sarà più sola. Enea è un bambino sano, ben accudito e molto amato. Eppure la madre lo ha dovuto abbandonare. Perché? Forse è una giovane madre, forse è sola, forse i suoi genitori non sanno nulla della nascita del bambino, forse è il frutto di uno stupro, forse è stata abbandonata dal compagno che l’ha messa incinta, forse è senza occupazione, forse ha perso il lavoro? Per compiere questo estremo gesto di abbandonare un figlio appena nato ci vuole molto coraggio. Non la condanno. Forse siamo noi che dovremmo recitare un mea culpa. Forse siamo stati noi che abbiamo sbagliato qualcosa. Forse non siamo stati in grado di intercettare il grido di dolore che proveniva da questa giovane madre costretta, i veri motivi non li sapremo mai, a compiere questo gesto doloroso e disperato. Si è accorta ora che è nato Enea che da sola non avrebbe potuto allattarlo, che non gli avrebbe potuto assicurare un futuro. Ha capito che il suo futuro è altrove. Si è sentita abbandonata e allora lo ha affidato ad un luogo sicuro, non l’ha abbandonato per strada al freddo e al gelo o nei cassetti della spazzatura come spesso accade. E’ stato affidato ad una clinica e deposto in una culla perché qualcuno prendesse cura di lui. Chi ha compiuto questo gesto ha voluto salvare il bambino. In silenzio e in anonimato ha chiesto aiuto e protezione per la piccola creatura.
Il direttore:- Vivo questo evento come una sconfitta a livello sociale, perché in questo mondo non siamo stati in grado di intercettare una madre in grande difficoltà-. Enea sta bene, ha già trovato una famiglia.
O mamma, o mamma, che ti sei privata del bambino che hai messo al mondo non temere. Il tuo bambino sarà allevato, curato, assistito, da una famiglia che ha sempre desiderato avere un figlio. Sarà bene accolto e soprattutto amato. Ma se tu lo vorrai, sei ancora in tempo a riprenderti il tuo bambino che lo hai fatto nascere e che non l’hai ucciso quando ancora era nel tuo grembo.