Da giovane la Calabria non piaceva ad Adriano, per questo, forse, ha imparato ad amarla. Da lontano aveva in qualche modo capito che il vero amore consisteva nell’amare ciò che non piaceva per poterlo aiutare a cambiare.
Ancora oggi Adriano aspetta in silenzio qualcosa,seduto con i capelli al vento e la malinconia di chi aspetta il ritorno di qualcosa che la Calabria ha perduto.
Nei pomeriggi d’estate, quando soffia il fresco maestrale e le onde si infrangono su i due scogli, chiunque,si ritrovi a passeggiare sul lungomare, riesce a udire, con un piccolo sforzo, il pianto delle donne calabresi che si confonde nel leggero rumore del mare di Ulisse che scongiurail tempo che passa per qualcosa che, forse, non tornerà più.
Quando Adriano capirà che gli esseri umaninecessitano essere al servizio della gioia di tutti, allora tutti i meridionali come luisaranno la più felice di tutte le procreazioni, perché avranno in mano dei mezzi che mai l'umanità ha avuto per liberare i poveri dalla miseria.
Talvolta Uma, il labrador nero di Zuby, figlia di Adriano,era contento e voleva bene a tutti. Tagliava l'aria con la coda perché in lei era assente ogni sospetto e sapeva che non c’era nessuno che voleva pigliarla per quella parte indifesa. A volte, però, veniva assalita da un dubbio: Forse qualcuno non le voleva bene. Ma era solo un attimo, anche se sembrava una eternità, il dubbio veniva domato dalla sua coda che ululava al vento: “Adoro questo mare antico e questa gente”.
Gigino A Pellegrini & G elTarik in collegamento da un veliero